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Embargo all’Iran: ecco cosa ne pensa il mondo
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Il gigante svizzero dell’energia EGL sta per firmare con Teheran un contratto per l’acquisto di 5,5 miliardi di metri cubi di gas iraniano. Il contratto avrà durata di 25 anni, andrà in vigore dal 2011, e «vale», si dice, 18 miliardi di euro. Ne dà notizia, fremente di rabbia, il Jerusalem Post (1): la Svizzera osa disubbidire alla risoluzione ONU che intima a Teheran di smettere l’arricchimento nucleare, sotto pena di sanzioni!

Peggio: la confederazione elvetica si infischia dello «Iran Sanctions Act», ossia della legge americana, approvata unanimemente dal Congresso, che intima feroci ritorsioni commerciali americane contro quei Paesi che non interrompono i loro rapporti con l’Iran! Ma evidentemente in Svizzera si sono prese le misure della superpotenza USA, e si è constatato che esse sono parecchio diminuite (la grande depressione incombe), e le ritorsioni commerciali di un Paese in via di implosione non sono più tanto temibili.

«Lo Iran Sanctions Act si applica a chi investe in Iran, ma noi non investiamo, semplicemente compriamo gas dall’Iran», ha risposto serafico Bogdan Preda, il portavoce della EGL, al giornalista del Jerusalem Post che chiedeva spiegazioni. Preda si è detto consapevole delle critiche che il contratto riceverà, «ma l’Europa ha bisogno di diversificare le sue forniture energetiche».

Particolare politicamente significativo: alla firma del contratto tra EGL e la National Iranian Gas Export Company sarà presente la ministra degli Esteri elvetica, Micheline Calmy Rey. E ciò proprio nel momento, si sdegna il giornale sionista, in cui «altri Paesi europei e gli USA stanno cercando di limitare gli scambi con i settori energetici e bancari iraniani». Quegli altri Paesi europei ligi ai diktat neocon non comprendono l’Austria.

La compagnia petrolifera austriaca OMV ha firmato una lettera d’intenti con Teheran per una fornitura ancora più gigantesca di quella svizzera, pari a 22 miliardi di euro: gas che dovrà essere poi distribuito in Europa. «Il governo americano sta controllando da vicino la legalità dell’accordo della OMV», informa minacciosamente il Jerusalem Post.

«Un numero crescente di contratti Euro-iraniani su gas e greggio» si stanno concludendo; gli europei non si curano del fatto che «Teheran può usare i profitti per il suo programma di armamento nucleare», scrive il Jerusalem Post.

Il programma nucleare militare iraniano è una menzogna ampiamente smentita dal rapporto americano NIE, e vale tanto quanto le rivelazioni sulle armi atomiche di Saddam. Ma così si continua a ripetere in Israele, che si affeziona alla sua propaganda. Il ministero degli Esteri israeliano, attraverso un portavoce, ha definito i contratti con Teheran «controproducenti e sciagurati»: la posizione di Israele resta quella che un embargo commerciale severo «può avere un impatto reale sulla politica nucleare iraniana».

Se Svizzera ed Austria sono sulla via di essere messi nella lista degli «Stati-canaglia» invisi ad Israele e perciò a Washington, almeno non sono i soli. Nientemeno che l’imperatore del Giappone, Akihito, ha auspicato «più stretti legami fra i due Paesi». L’ha detto mentre il nuovo ambasciatore iraniano, Seyyed Abbas Arakchi, presentava le credenziali.

«Durante l’incontro», scrive soddisfatto Teheran Times, «l’imperatore ha rivolto i suoi saluti al presidente iraniano, al governo e alla nazione, sottolineando la ricca cultura di entrambi i Paesi» (2). «Akihito ha espresso la speranza che i legami tra Teheran e Tokio siano ulteriormente intensificati». Certo anche il Giappone ha bisogno di «diversificare le fonti energetiche». Ma l’eccezionale atto di cortesia imperiale - del tutto insolito - ha evidentemente un significato politico che va oltre il puro calcolo di interessi.

E’ ancor fresco l’inchiostro sulla Risoluzione 1803 del Consiglio di Sicurezza ONU, che ha condannato l’Iran per le sue attività nucleari, su pressante richiesta degli USA; evidentemente il Giappone ha voluto far sapere che cosa pensa di quella ennesima risoluzione, e delle sanzioni commerciali intimate dagli USA, con relative minacce ai Paesi che osassero violare il divieto di rapporto con Teheran. Palesemente anche a Tokio sanno quanto possono valere, oggi, le minacce della ex-superpotenza, che sta avvitandosi nel crollo a catena del suo sistema finanziario.




1) Benjamin Weinthal, «Switzerland to sign huge Iran gas deal», Jerusalem Post, 17 marzo 2008.
2) «Japanese emperor calls for stronger ties with Iran», Teheran Times, 13 marzo 2008.


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