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Salta il tetto allo stipendio dei super manager pubblici
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Si dice che la fortuna sia cieca. A volte però, sembra ci veda benissimo. La dea bendata stavolta ha voluto premiare i manager pubblici che dovranno essere nominati nei prossimi giorni e nei prossimi mesi. Mario Monti, con una norma approvata ad agosto dello scorso anno, aveva stabilito che i capi azienda delle società controllate dallo Stato, non avrebbero potuto guadagnare più del primo presidente della Corte di Cassazione. In pratica un po' meno di 300 mila euro all'anno.

Solo che la norma faceva salvi stipendi milionari come quello incassato da Massimo Sarmi (1,5 milioni di euro) per guidare le Poste, o gli 800 mila e passa euro di Mauro Moretti amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato. Senza contare Anas, Rai, e tutte le altre controllate del Tesoro non quotate in Borsa.

Nel decreto del Fare, provvedimento su cui il governo Letta ha posto la questione di fiducia, in Commissione era stata inserita una norma per allargare anche a Poste, Ferrovie, Anas, etc. il tetto ai compensi. Il limite dei 300 mila euro, diceva l'emendamento presentato dal relatore, si applica anche alle "società che svolgono servizi di interesse generale, anche di rilevanza economica". Poste, Ferrovie, Rai, appunto. Solo che nel passaggio dalla Commissione all'aula, è comparso un "non". Il limite, si legge ora, si applica anche alle "società che non svolgono servizi di interesse generale, anche di rilevanza economica". In pratica è come se la frase non fosse stata aggiunta.

Il misterioso salvagente, tra l'altro, arriva a poche ore dall'assemblea di Ferrovie (prevista per il 25 luglio) che dovrebbe confermare Mauro Moretti al vertice della società, e di quella di Anas che dovrebbe tenersi entro i primi giorni di agosto. Tra qualche mese, invece, toccherà a Massimo Sarmi tentare il rinnovo nelle Poste.

Lo sfortunato caso fortuito non è sfuggito ai deputati che avevano spinto per inserire il tetto. “Stamane – spiegano alcuni deputati della Commissione Bilancio: Simonetta Rubinato, Angelo Rughetti, Andrea Romano e Lello Di Gioia – ci siamo accorti che nell’ambito dell’attività di coordinamento del testo effettuato ieri sera in Commissione è stato inserito alla lettera a) del comma 1 dell’art. 12bis, un ‘non’ che vanifica l’effettiva volontà dei commissari che, nel testo approvato in commissioni riunite I e V ed arrivato lunedì in aula, riportava la volontà di estendere il tetto agli emolumenti già fissato dalla ‘spendig review’ del governo Monti anche ai manager pubblici di tali società. Si tratta di un errore materiale dovuto alla concitazione per l'approvazione in tempi brevi di un testo molto complesso, al quale, aggiungono i deputati, va posto sicuramente rimedio”. Sicuramente.

Andrea Bassi

Fonte > 
Huffingtonpost

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