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Sforzi di governo mondiale
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Parola di Henry Kissinger sulla crisi economica: Obama «avrà il compito di sviluppare una strategia d’insieme per l’America in questo periodo, un periodo in cui davvero può essere creato un nuovo ordine mondiale. E’ una fantastica opportunità, non soltanto una crisi».

Le previsioni di Kissinger, membro storico della organizzazione mondialista per eccellenza – il Council on Foreign Relations dei Rockefeller (CFR) – di rado restano sogni vuoti. Il Council si è preparato attivamente per trasformare la crisi in opportunità.

Il primo maggio 2008 ha dato vita ad un nuovo programma, intitolato «The International Institutions and global governance Program» (Le istitutizioni internazionali e il programma di governo mondiale, in sigla IIGG) il cui scopo dichiarato è «valutare i meccanismi esistenti di governance regionale e mondiale». Il programma è sotto l‘egida di David Rockefeller. Ha ricevuto un finanziamento iniziale di 6 milioni di dollari, «una delle più alte sovvenzioni nella storia del Council» (1).

Il programma passa in rassegna numerosi «problemi globali» che a suo dire esigono un sistema di «governance globale»: ovviamente sono «il terrorismo», i «problemi ambientali», la questione energetica, l’economia mondiale.

«Per ognuno di questi settori», si legge, «il programma (di Rockefeller) esaminerà se il quadro più promettente di governo è una organizzazione formale ad adesione universale (ad esempio le Nazioni Unite), un’organizzazione regionale o sub-regionale, o una coalizione più stretta informale di Paesi che condividono la stessa visione».

E’ una vera e propria indicazione delle strategie perseguite storicamente dai gruppi oligarchici: coalizioni «informali» di alti esponenti del business bancario e industriale, e di politici, sindacalisti e giornalisti da loro selezionati, operando dietro le quinte, hanno condotto alla progressiva formazione dell’Unione Europea – che viene citata espressamente nel documento come modello di «riconcettualizzazione (sic) della sovranità nazionale».

In questo senso, il CFR vede gli Stati Uniti come un ostacolo: «Pochi Paesi sono stati altrettanto sensibili alla loro libertà d’azione o gelosi di conservare le loro prerogative sovrane». In particolare, la separazione dei poteri iscritta nella costituzione, e il Congresso, rappresentano altrettante difficoltà a che gli USA assumano «nuovi obblighi internazionali». La prima «protegge la sovranità nazionale contro tutto ciò che è percepito come intrusione da parte di istituzioni internazionali». E il Congresso, «può alzare una voce critica alla ratifica di trattati e all’accettazione di istituzioni mondiali».

Ma queste «complicazioni» stanno per essere spazzate via dalla crisi più gigantesca della storia contemporanea. L’egemonia USA, e la sua coscienza di sè come «eccezione liberale», sta crollando; il dollaro come moneta di riserva mondiale sta implodendo. E’ la grande «opportunità».

Come si configura l’opportunità? Sotto forma della creazione di una moneta di riserva mondiale sintetica e sottratta alla sovranità di qualunque nazione. Esattamente come l’euro.

Già il primo grande storico del CFR, Carrol Quigley della Georgetown University, aveva scritto nel suo fondamentale «Tragedy and Hope» (1966) che le famiglie bancarie internazionali e i politici al loro servizio intendevano il mondialismo come «la creazione di un sistema mondiale di controllo finanziario in mani private, capace di dominare il sistema politico di ogni Paese e leconomia del mondo nel suo insieme (...) controllata in modo feudale dalle Banche Centrali del mondo operanti di concerto, in base ad accordi segreti presi durante frequenti incontri privati».

Ovviamente, chi controlla la moneta controlla i destini di uno Stato, qualunque partito sia al governo.

«Il controllo della moneta e del credito (in mani private, ndr) è un colpo portato al cuore stesso della sovranità nazionale», come disse un presidente della Bank of America, A.W. Clausen. Chi controllasse una moneta mondiale sintetica, controllerebbe i destini del mondo.

Lo scopo del Council on Foreign Relations non è, in questo senso, mai cambiato dall’anno della fondazione, risalente alla prima guerra mondiale. Come ha detto il contrammiraglio Chester Ward, che ha fatto parte del CFR e se n’è allontanato quando vi ha visto una minaccia all’indipendenza nazionale USA: «Una cricca di membri internazionali in senso al CFR comprende i banchieri internazionali di Wall Street, e i loro agenti nei posti-chiave... Vogliono prima di tutto il monopolio bancario mondiale, qualunque sia la potenza che si arroghi il conrtollo del governo mondiale».

Quegli stessi centri di potere che hanno provocato il disastro che tutti ci travolge, stanno strumentalizzando il collasso per governare il mondo, senza controllo democratico. Le resistenze e le «complicazioni» alla cessione di sovranità non sono invincibili, come questi gruppi hanno appreso dalla questione europea. Già nel 2007 Robert Mundell, uno dei «padri dell’euro», ha dichiarato: «La riforma monetaria internazionale diventa abitualmente possibile in risposta a un bisogno sentito e alla minaccia della crisi mondiale».

La crisi mondiale è qui, e il G-20 di Londra – accogliendo apparentemente una proposta cinese – ha autorizzato il Fondo Monetario ad emettere 250 miliardi di dollari di Diritti Speciali di Prelievo. La cifra è piccola, ma fu un piccolo passo verso la UE anche la creazione della CECA (Comunità del Carbone e Acciaio), che sottrasse l’area carbonifera-siderurgica della Ruhr alla sovranità tedesca e francese. Anche nel caso dei diritti di prelievo, si tratta della prima moneta sintetica emessa da un ente sovrannazionale, insindacabile.

L’inizio di «una struttura di riserva monetaria mondiale per rimpiazzare il sistema instabile basato sul dollaro», come ha ammesso il gruppo di studio creato a questo scopo in seno all’ONU.

Secondo la AFP, che ha riportato le intenzioni di tale gruppo di studio, «emissioni regolari o ciclicamente adattate alla quantità delle riserve accumulate (dal FMI) potranno contribuire alla stabilità mondiale, alla potenza economica e all’equità».

Si noti qui l’uso della lingua di legno che siamo abituati a sentire da un insider come Padoa Schioppa: anche lui parla continuamente di «stabilità, prosperità, equità». Sono le espressioni propagandistiche con cui le oligarchie internazionali, e le loro nomenklature, alludono alla loro presa del potere.

In questo senso, è molto indicativo il fatto che il ministro al Tesoro di Obama, Tim Geithner si sia detto «aperto» ad una moneta di riserva mondiale secondo la proposta cinese (e russa); ciò è parso un «lapsus linguae» (ed ha fatto crollare il dollaro e le Borse), ma Geithner, che è stato fino a ieri presidente della Federal Reserve di New York (la «Banca Centrale» USA è composta di 12 Riserve Federali, di proprietà privata), aveva già in quella sede premuto per un nuovo sistema bancario centrale globale, e precisamente dopo aver partecipato alla riunione del Bilderberg del 2008. Più tardi, Geithner ha spiegato la sua «apertura» precisando che era favorevole a una moneta mondiale «nel quadro di una cornice più vasta di governo mondiale».

Anche la politica di Bernanke di creazione monetaria illimitata, ormai criticata come dissennata da più parti (2), può avere un senso come tattica per precipitare il governo mondiale: la FED ha lasciato espandere all’inverosimile un sistema di «generazione del credito» non solo del tutto privato ma del tutto de-regolato – attraverso la «securitization» dei debiti creata dalle banche USA – con operazioni clandestine, fuori-bilancio, che hanno reso impossibile alla FED di controllare la creazione di (pseudo) moneta. Forse questa tattica era voluta?

Oggi la FED sta sostanzialmente cercando di salvare le «securities» (le obbligazioni e i suoi derivati) pompando dollari creati dal nulla. Il tutto, senza esigere le dimissioni dei responsabili miliardari, mentre il governo Obama si rifiuta di varare una regolamentazione mondiale del sistema bancario ombra. Evidentemente, è anche una forma di ripudio del debito.

Gli USA hanno già ripudiato il debito nel 1933, quando Roosevelt svincolò il dollaro dal gold standard; ma allora l’America non era un Paese indebitato, dipendente per sopravvivere dai prestiti dei suoi partner commerciali, Cina e Giappone. Il rischio, oggi, è la sparizione pura e semplice del dollaro, la volatilizzazione del suo valore.

E’ una linea dissennnata, o di un progetto? La vaporizzazione del dollaro renderebbe inevitabile e urgente la «moneta mondiale» del Fondo Monetario.

Addirittura rivelatrice una intervista (3) rilasciata da Etienne Davignon, uno dei membri fondatori del Bilderberg, 77 anni, miliardario e capo del colosso belga dell’energia Suez-Tractebel. Davignon è stato anche uno dei fondatori della Unione Europea negli anni '60; negli anni '80 è stato commissario all'industria della UE. Oggi, dichiara con molta flemma che non c'è fretta a regolamentare le banche; ci vorranno «altri 18-24 mesi prima che i pieni effetti della restrizione del credito diventino chiari». Ci saranno molti altri incontri come il G-20, aggiunge Davignon, «che saranno importanti per ciò che diranno i media; saranno una quantità di chiacchiere mentre tutto peggiora? O forse è l’inizio della presa di coscienza che il mondo non sarà più lo stesso e dobbiamo fare qualcosa per questo».

Insomma, l’esponente del Bilderberg (il consesso si riunirà a giugno) si augura o prepara una politica del tanto peggio: attendere finchè la crisi si aggravi tanto, da costringere gli Stati a rinunciare a quel che resta della loro sovranità, sotto l’urgenza del disastro sociale.

Come ogni membro del Bilderberg, a Davignon preme dire che le soluzioni sanzionali non bastano: «La regolamentazione nazionale del settore finanziario è stata un disastro. Guardate l’Irlanda. Guardate l’Islanda». La BCE, profetizza, sarà autorizzata (dal Bilderberg?) ad emettere «euro-titoli», ossia Buoni del Tesoro sovrannazionali (ancorchè non esista un Tesoro europeo) garantiti dai 16 Paesi dell’euro-zona; ciò, assicura, «non renderà più caro il costo dell’indebitamento per le altre 11 nazioni». La Commissione Europea rilasserà le regole che limitano i debiti pubblici degli Stati membri. Ma l’importante è scongiurare il protezionismo, «è totalmente inaccettabile». Una maggiore integrazione dell’Europa diventerà – profetizza – «irresistibile fra qualche tempo», anche se «singoli Stati» sceglieranno di starne fuori.

Insomma, il Bilderberg farà la sua parte per la creazione del governo mondiale, agendo – come detta il CFR – su «un’organizzazione regionale, o una coalizione più stretta informale di Paesi che condividono la stessa visione».

Davignon nota con soddisfazione il montare di sentimenti di rivolta in Europa: «La gente sente confusamente che c’è un cambiamento nell’aria. Ma nessun governo soddisferà le reazioni popolari. La gente diventa sempre più cinica e senza fiducia verso chiunque abbia responsabilità. Contro il settore del business, per via degli eccessi finanziari. Ma anche la Chiesa è scomparsa. La reazione popolare è la conseguenza del fatto che una quantità di punti di riferimento tradizionali sono scomparsi. La gente cerca un punto di riferimento».

Interessante l’allusione alla Chiesa ridotta all’ombra di se stessa. Davignon ritiene che la moneta unica globale, e il governo delle nomenklature sovrannazionali, potrà fornire il «riferimento» sostitutivo?

La moneta sintetica sovrannazionale metterà nelle mani di questi signori il potere di annullare le libertà, attraverso il potere di affamare: «La Bestia (..) si adoperava a che a tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, schiavi e liberi, fosse impresso un marchio sulla mano destra o sulla fronte, in modo che nessuno potesse vendere nè comprare, se non coloro che portavano il marchio, cioè il nome della Bestia, o il numero del suo nome».



1) Daniel Taylor, «Council on Foreign Relations (CFR) Unveils Global Governance Agenda», Global Research, 31 marzo 2009.
2) Si veda ad esempio Mike Whitney, «Bernanke's Financial Rescue Plan: The growing prospect of a U.S. default», Global Research, 6 aprile 2009. E anche Hossein Askari Noureddine Krichene, «G-20  makes it worse», Asia Times, 8 aprile 2009.
3) Andrew Rettman, «Jury's out' on future of Europe, EU doyen says», EuObserver, 16 marzo 2009. Da notare che Obama si è circondato di uomini del Bilderberg: lo sono Larry Summers, Tim Geithner, Paul Volcker, oltre che i diplomatici Richard Hoolbroke e Dennis Ross. Ultimo acquisto, Kathleen Sebelius, nominata da Obama segretaria per la Sanità.


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