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Il vero volto di Hans Urs von Balthasar
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I tre articoli di “Si Si No No”

Purtroppo la falsa Nouvelle Théologie di Hans Urs von Balthasar, rilanciata recentemente da don Alessandro Minutella, sta cercando di penetrare e d’inquinare anche l’ambiente cattolico tradizionalista.

Per far fronte a questo errore pernicioso - che nasconde il veleno del modernismo/moderato (balthasariano/ratzingeriano), sotto le apparenze di conservatorismo teologico - ripubblichiamo tre articoli su von Balthasar, apparsi sulla Rivista quindicinale antimodernista “sì sì no no”  (www.sisinono.org), nel 2009/2010 (articoli linkati in pdf in fondo alla pagina).

Non è un caso che von Balthasar fosse vicino alla scuola teologica - moderatamente modernista - raggruppatasi attorno alla Rivista Communio che era capitanata da Joseph Ratzinger, Henry de Lubac e Jean Daniélou; mentre Blathasar (come Ratzinger) era in disaccordo accidentale, ossia quanto al modo e non quanto alla sostanza, con la scuola radicalmente modernista - raggruppata attorno alla Rivista Concilium - di Karl Rahner, Hans Kung, Edward Schillebeechkx, Dominique Chenu e Yves Congar[1].

Il fatto che don Minutella inquini oggettivamente[2] - non voglio assolutamente fare un processo alle intenzioni soggettive di nessuno[3] - la teologia cattolica tradizionale in questi tristissimi tempi di pontificato bergogliano (2013-2021), rifacendosi a von Balthasar e a Joseph Ratzinger la dice lunga.

Per capire il pensiero apparentemente tradizionale, ma sostanzialmente modernista di don Minutella, occorre studiare il pensiero conservator/modernistico di von Balthasar e di Joseph Ratzinger.

Benedetto XVI non è San Pio X e neppure Pio XII; infatti egli ci ha presentato, per tutto il tempo del suo pontificato (2005-2013), la dottrina dell’Ermeneutica della continuità - “sempre asserita e mai provata” come scriveva monsignor Brunero Gherardini[4] - tra Concilio Vaticano II e Tradizione apostolica, teoria - questa - non conforme alla realtà.

Si può fare, dunque, la seguente analogia: Benedetto XVI sta a von Balthasar come Bergoglio sta a Rahner e come don Minutella sta a Ratzinger contro Rahner.

Don Minutella si accanisce contro il progressismo radicalmente esasperato di Bergoglio, ma gli oppone il modernismo conservatore di Ratzinger e la teoria del “Concilio Vaticano II, letto alla luce della Tradizione”; tuttavia “un errore” (post/concilio, Bergoglismo) “non si corregge con un altro errore” (Vaticano II, Ratzingerismo).

Don Minutella, inoltre, sostiene, in maniera eccessiva e non teologicamente fondata, 1°) che Francesco non è il Papa regnante, poiché Benedetto XVI non sarebbe “Papa emerito”, ma Papa in atto; 2°) che, chi cita nel Canone della Messa (anche tradizionale) il nome di Francesco come Papa regnante, renderebbe invalida la Messa; ossia in questa Messa in cui si cita in nome di Francesco al Canone, non avverrebbe la transustanziazione, non ci sarebbe la presenza reale di Gesù sotto le apparenze del pane e del vino e non sarebbe lecito partecipare a essa.

Tuttavia Benedetto XVI ha dichiarato numerose volte, dopo le sue dimissioni, che il Papa regnante, cui lui stesso (che è solo “Papa emerito”) è sottomesso, è Francesco. Inoltre per la validità di un Sacramento occorre la materia (pane e vino); la forma (“Questo è il Mio Corpo”, “Questo è il Mio Sangue”) e l’intenzione del Sacerdote, validamente ordinato, di fare un Rito sacro, anche se non ci crede, se reputa che sia sbagliato oppure se celebra o vive nel peccato grave.

“Ogni eccesso è un difetto”. Purtroppo in don Minutella si trova l’eccesso rigoristico dell’invalidità della Messa “una cum papa Francisco” e il difetto del neomodernismo del Vaticano II letto alla luce della tradizione balthasariana e ratzingeriana.

Buona lettura dei tre articoli di “sì sì no no”!

Articolo1 | Articolo 2 | Articolo 3

d. Curzio Nitoglia



[1] Il lettore che fosse interessato a conoscere il pensiero di questi teologi più o meno radicalmente modernisti, può leggere i numerosi articoli pubblicati da “sì sì no no” su di essi; basta andare sul portale web www.sisinono.org e trovare con il motore di ricerca i nomi di costoro.

[2] Il “finis operis”, ove termina oggettivamente l’azione o l’operato; per esempio fare l’elemosina, recitare un rosario, celebrare Messa.

[3] Il “finis operantis”, lo scopo soggettivo che l’agente si propone di ottenere, ponendo oggettivamente tale azione; ad esempio, farsi lodare dagli uomini o da Dio per avere fatto l’elemosina, aver detto il rosario o celebrato Messa.

[4] Brunero Gherardini, Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare, Frigento, Casa Mariana Editrice, 2009; Id., Tradidi quod et accepi. La Tradizione, vita e giovinezza della Chiesa, Frigento, Casa Mariana Editrice, 2010; Id., Concilio Vaticano II. Il discorso mancato, Torino, Lindau, 2011; Id., Quaecumque dixero vobis. Parola di Dio e Tradizione a confronto con la storia e la teologia, Torino, Lindau, 2011; Id., La Cattolica. Lineamenti d’ecclesiologia agostiniana, Torino, Lindau, 2011.