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Francisco Franco (2a parte)
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Dalle elezioni del 1933 all’inizio della Guerra civile

Le elezioni del 1933

Le elezioni del novembre del 1933 segnarono una svolta nella vita della Spagna. I partiti di destra, guidati da Gil Robles e da Lerroux, riuniti in un’unica coalizione, conquistarono una maggioranza assai ampia, specialmente grazie alla legge elettorale allora vigente, che favoriva le coalizioni a discapito dei singoli partiti. Infatti le sinistre si presentarono divise in una miriade di partiti in polemica tra di loro e le centrali anarco/sindacaliste (che in Spagna erano molto potenti) decisero l’astensione dalle votazioni. L’orientamento della precedente legislatura fu completamente rovesciato: i decreti contro la Chiesa non vennero applicati, gli espropri aboliti, l’Esercito rafforzato, Sanjurjo fu amnistiato ed espatriò nel Portogallo di Salazar (Gianni Rizzoni, Franco, Milano, Mondadori, 1973, p. 58).

La reazione delle sinistre fu immediata: si predicò la rivoluzione armata e fu indetto uno sciopero generale rivoluzionario in tutta la Spagna. Proprio in quei giorni il giovane generale Franco si trovava a Madrid e fu incaricato dal ministro della Guerra (Diego Hidalgo) di ristabilire l’ordine. Franco s’installò al ministero della Guerra e de facto per due settimane fece le veci del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito. Lo sciopero venne soffocato rapidamente nella Spagna intera, solo ad Oviedo i rivoltosi sostenuti da numerosi anarchici riuscirono a continuare la rivolta.

“La Spagna, contrariamente all’Urss e agli altri Paesi europei, fu più sensibile agli insegnamenti dell’anarchico Bakunin che a quelli del comunista Marx. L’anarchismo spagnolo era molto più forte del comunismo, tanto da diventare un vero e proprio movimento di massa. La diffusione dell’anarchismo organizzato in Spagna risaliva al 1868 ed era dovuta alla predicazione di un anarchico italiano di nome Giuseppe Fanelli” (César Lorenzo, Les anarchistes espagnoles et le pouvoir, Du Seuil, Parigi, 1969). Fu per questo motivo che dal 1936 al 1939 le truppe rosse guidate dai sovietici stalinisti si accanirono non solo contro i nazionalisti, ma anche contro gli anarchici uccidendone parecchi.

Franco richiamò la Legione dal Marocco e in 15 giorni soffocò anche quest’ultimo bagliore di sedizione. Il 24 ottobre Franco accompagnò i ministri della Guerra, della Giustizia e del Lavoro a visitare Oviedo pacificata. Egli venne salutato dai media come “l’eroe del giorno e il salvatore della Patria” e gli venne assegnata la Gran Croce al merito militare. Nel febbraio del 1935 (a soli 43 anni) venne promosso Comandante in capo delle Forze Armate in Marocco e tre mesi dopo divenne il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito spagnolo. Franco allontanò dai posti di comando i militari di tendenza repubblicana e reinserì nelle loro funzioni i monarchici precedentemente defenestrati.

Le elezioni del 1936

Il 16 febbraio del 1936 gli spagnoli furono chiamati a nuove elezioni, ma questa volta la campagna elettorale fu durissima e accompagnata da scontri armati tra gruppi rivali. Nel ’36 successe il contrario di quel che era capitato alle elezioni del ’33: le destre si presentarono disunite e le sinistre compatte nel Fronte Popolare, appoggiato non solo dai comunisti staliniani, ma anche dagli anarchici e dai trotzkisti, che vedevano in queste elezioni la prova generale per arrestare l’avanzata del fascismo in Europa. Il Fronte Popolare vinse con 286 seggi contro i 132 delle destre.

Franco ordinò al generale Mola, in Marocco, di tenersi pronto con la Legione ad intervenire in Spagna. Inoltre chiese al ministro della Guerra di dichiarare lo stato d’assedio, dichiarandosi pronto a sostenere con le armi un governo d’ordine, ma nessuno volle prendersi una tale responsabilità. Franco avrebbe annullato il verdetto delle urne solo se appoggiato legalmente dal governo allora ancora in carica, non era un tipo da avventure, data la sua proverbiale prudenza galiziana. Tuttavia venne accusato egualmente di preparare un golpe e fu inviato alle Canarie ove fu accolto da rumorose proteste popolari.

L’inizio della guerra civile (1936-1939)

Molti generali, sotto la direzione di Mola e Sanjurjo, aderirono all’idea del colpo di Stato non ancora sopita, mentre Franco mantenne ancora una certa distanza da questo progetto. Il nuovo governo aprì un’inchiesta e si scatenarono disordini contro l’Esercito, favoriti dal nuovo governo. Franco allora si schierò apertamente a favore dell’Esercito, scrivendo una lettera al nuovo Capo del governo (Casares Quiroga) in cui affermò: “Coloro che vogliono vedere segni di cospirazione nel patriottismo degli ufficiali rendono un ben misero servizio alla Patria”. L’insurrezione era stata fissata alle 17h del giorno 17 di luglio, in séguito all’uccisione di Calvo Sotelo per opera dei comunisti il 13 luglio. Franco si schierò con gli insorti e il 16 lasciò Tenerife per le Gran Canarie ove apprese che il Marocco era insorto. Alle 5h, 15 del 18 luglio Radio Tenerife trasmise un suo proclama alla nazione in cui disse che l’Esercito si era assunto il “glorioso compito di salvare la Spagna dalla sovversione e dall’anarchia” e nel pomeriggio Franco volò in Marocco a bordo di un deltaplano, il giorno dopo atterrò a Tertuàn e assunse il comando dell’Esercito in Africa. La guerra civile era cominciata.

Il 18 luglio del 1936 Radio Ceuta trasmise la seguente frase in codice: “Su tutta la Spagna il cielo è senza nubi”. Era il segnale dell’alzamiento. Gli ufficiali che non si schierarono con i nazionalisti vennero fucilati. Dove non c’erano militari vi furono i falangisti o alcuni elementi della Guardia Civil. In poco tempo gli insorti s’impadronirono di intere regioni. Le città di Siviglia, Cordova, Granada, Barcellona e Madrid furono conquistate dai repubblicani e il restante rimase nelle mani dei governativi. Il 20 luglio il general Sanjurjo morì in un misterioso incidente aereo. I nemici di Franco lo incolparono di aver causato l’incidente per prendere il posto di Sanjurjo (cfr. Juan De Iturralde, El Catolicismo y la Cruzada de Franco, Editorial Eguì-Indarra, Tolosa, 1955).

L’Aviazione e la Marina nella grande maggioranza si schierarono con i repubblicani. Franco aveva bisogno delle navi per trasportare il suo efficientissimo esercito (circa 35 mila uomini ben armati e addestrati) dall’Africa in Spagna e dovette chiedere aiuto a Mussolini e a Hitler. Il primo mise a disposizione di Franco 81 aerei Savoia-Marchetti e il secondo 52 Junker, che formarono a partire dal 2 agosto un vero ponte-aereo, trasportando in Spagna 500 uomini al giorno e tonnellate di materiale bellico. Inoltre Franco riuscì a far espellere dal porto di Tangeri le navi schieratesi con la Repubblica, liberando così lo stretto di Gibilterra e il 15 agosto poté far trasportare il primo convoglio franchista, scortato da trimotori italiani, che misero in fuga le restanti navi repubblicane, trasportando in Spagna 4 mila uomini e 4 batterie di cannoni. Appena sbarcati i franchisti puntarono su Madrid verso la quale stava già convergendo l’Esercito del Nord comandato dal generale Mola.

Tuttavia, il 21 settembre, arrivato a circa 70 km da Madrid Franco, contro il parere di altri generali, decise di dirigersi prima a Toledo ove nell’Alcàzar da oltre un mese resistevano asserragliati il colonnello Moscardò con 1. 300 uomini. Il 27 settembre l’Alcàzar fu liberato e l’immediata conquista di Madrid fu rinviata (cfr. Manuel Aznar, El Alcàzar no se rinde, Ed. Ograma, Madrid, 1957; Eby, L’assedio dell’Alcàzar, Milano, Mondadori, 1967).

Le diplomazie europee si affrontano

In Spagna i due campi si combattevano accanitamente e in Europa le diplomazie e le nazioni, da dietro le quinte, si combattevano non meno aspramente. Germania, Italia e Portogallo con Franco; Francia, Urss, Messico e più distaccatamente GB con i repubblicani. Molti storici hanno visto in questa lotta le prove generali per l’affrontamento della Seconda Guerra Mondiale.

Franco viene nominato Generalissimo

“Mentre in Europa i grandi discutono, in Spagna Franco si avvia a conquistare la leadership del suo campo, battendo la concorrenza di Mola. Forte dei successi delle sue truppe marocchine e dell’aureola che gli aveva dato la liberazione dell’Alcàzar, Franco riesce ad imporsi quale capo supremo dell’Esercito nazionalista nel giro di due mesi” (Gianni Rizzoni, Franco, cit., p. 85). Occorre dire che le truppe di Franco erano le più preparate, le meglio organizzate e le più risolutive nella lotta. Inoltre il monarchico legittimista generale Kindelàn fece nominare Franco Comandante unico delle truppe di mare, di terra e di aria, Generalissimo e Capo dello Stato per tutta la durata della guerra. Franco a soli 43 anni si ritrovò Capo di Stato, ma non ancora conquistato interamente. Occorreranno ancora circa due anni per arrivare alla conquista completa della Spagna repubblicana. Madrid non era stata ancora conquistata. Il 7 novembre si scatenò il grande attacco della capitale da parte dei nazionalisti, sostenuti dall’aviazione italiana e tedesca e da una compagnia di carri armati italiani. I repubblicani furono sostenuti attivamente dagli aerei, dai carrarmati e dalle mitragliatrici inviate dall’Urss e dal Messico. Madrid barcollò ma non cadde. Franco in un’intervista rilasciata al Diario de Noticias di Lisbona (30 dicembre 1937) dichiarò che la vera responsabile della guerra civile spagnola era stata la massoneria francese e che Madrid si sarebbe potuta occupare sùbito solo distruggendola perché gli elementi “internazionali” accorsi avevano fatto di ogni casa una trincea. Madrid cadrà solo alla fine della guerra, in realtà fu “salvata” dai sovietici.

A partire dal 1937 Franco dovette affrontare due nemici: i rossi all’interno; le nazioni alleate dei rossi all’esterno e dovette pacificare le diverse fazioni politiche che lottavano assieme a lui (monarchici carlisti, falangisti antimonarchici, monarchici legittimisti).

Il 19 aprile il Generalissimo annunziò alla radio la dissoluzione di tutti i gruppi politici di destra e la costituzione di un partito unico: il Movimiento. Non tutti i leader della destra furono d’accordo con l’unificazione franchista, ma il Caudillo mandò in esilio tutti coloro che l’avversarono. Nel corso del 1937 Franco ottenne l’appoggio della Chiesa. infatti la Lettera collettiva dei Vescovi spagnoli del 1° luglio 1937 fece della guerra civile dei nazionalisti una Crociata per la salvezza della Spagna, della Chiesa e della religione perseguitate “dall’Anticristo rosso”. In realtà sin dai primi giorni del sollevamento i cattolici spagnoli si erano schierati con i nazionalisti, tranne i baschi fedeli alla Repubblica perché favorevole alla loro autonomia dalla Spagna avversata dai nazionalisti. Il 1° ottobre del 1937 il Nunzio Apostolico Mons. Antoniutti presentò a Franco le sue credenziali. Papa Pio XI nella sua Enciclica di condanna del comunismo (Divini Redemptoris, 19 marzo 1937) condannò severamente gli eccidi dei comunisti perpetrati da costoro anche in Spagna (la persecuzione rossa in Spagna causò la morte di circa 7 mila religiosi). Inoltre il Vaticano fu uno dei primi Stati a riconoscere il governo Franco il 28 agosto del 1937, preceduto da Italia e Germania (8 novembre 1936) e seguito dal Portogallo (1938). Franco da parte sua legiferò a favore della religione, revocando la legge sulla separazione tra Chiesa e Stato, abolendo il matrimonio civile e il divorzio, rendendo di nuovo obbligatoria l’istruzione religiosa e riammettendo i Gesuiti.

d. Curzio Nitoglia

Fine della Seconda Parte

(Continua)

 
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