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Chi ha cambiato volto nell’ambiente ecclesiale durante il Concilio (2)
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Introduzione

La volta scorsa abbiamo visto il ruolo giocato da Isaac, Goldman, Bea e Congar nella genesi di Nostra aetate (d’ora in poi “NA”). Nel presente “articoletto riassuntivo” vediamo gli altri personaggi “maggiori”, che hanno contribuito a cambiare la dottrina cattolica sul Giudaismo talmudico, preparando il terreno a “NA. Essi sono: i coniugi Maritain e i coniugi Fumet, attorno ai quali si son mossi tanti altri personaggi, che tratteremo solo brevissimamente.

Per raccogliere informazioni serie su costoro mi sono servito della rivista francese Histoire du Christianisme Magazine (2003, n. 16, pp. 48-71, a cura di Michel Fourcade), in cui si parla – in generale di alcuni «Ebrei convertiti al Cristianesimo, Cristiani giudaizzanti ed Ebrei cristianizzanti»[1], che dettero luogo alla formazione del documento conciliare “NA e poi – in particolar modo e in maniera molto coscienziosa – dei Maritain e dei Fumet.

I Coniugi Maritain

Secondo l’autore dell’articolo: Michel Fourcade (molto ben informato) Raïssa Maritain, nata ebrea e «impregnata di chassidismo [la mistica o Càbala ebraica luriana, ndr]»[2], ebbe un influsso notevole sul suo sposo Jacques Maritain.

Attorno ai Maritain si formò un cenacolo di esteti e falsi mistici (più o meno degenerati intellettualmente e moralmente), che ebbero un ruolo fondamentale nella revisione della Teologia della sostituzione della Sinagoga da parte della Chiesa. Uno di essi fu Léon Bloy «la cui influenza sarà importante sulla coppia Maritain»[3], un altro fu «Charles Péguy, che dopo Bloy, è stato uno dei grandi ispiratori del filosemitismo in ambiente cristiano»[4].

Raïssa Umanshoff, nacque in Russia nel 1883, dopo esserne emigrata incontrò Jacques Maritain nel 1901; nei primissimi anni del Novecento essi conobbero Léon Bloy e nel 1906 ripubblicarono a proprie spese il libro di Bloy intitolato Le Salut par les Juifs[5] (J. L. Barré, Jacques e Raïssa Maritain. Da intellettuali anarchici a testimoni di Dio, Paoline, Milano, 2000, p. 88).

Bloy rivelò a Raïssa che tra Cristianesimo e Giudaismo postbiblico «non c’è che unità, continuità, perfetta armonia»[6].

Attorno ai coniugi Maritain, ma specialmente sotto la ferrea direzione di Raïssa, si formò un cenacolo di artisti, (dacché Raïssa pensava che la cultura e l’arte assieme alla “mistica” chassidica luriana, potessero “rinnovare” il Cristianesimo). Gran parte di questi personaggi, esteti e bizzarri, erano dei deviati intellettualmente e moralmente (Jean Desbordes, François Mauriac, Julien Green e Jean Cocteau erano omosessuali dichiarati, qualcuno era tossicomane e scrivevano romanzi incitanti alla perversione morale), essi hanno creato uno stato di spirito e un atteggiamento mentale, decadente, dandy, pieno di disfacimento intellettuale e morale, dacché si pensa come si vive. Purtroppo da tale cenacolo è uscito il Cristianesimo/giudaizzante rifacentesi al Giudaismo talmudico che, pian piano, dagli anni Venti si è sviluppato sino a crescere e a primeggiare nel 1965 con NA.

I Coniugi Fumet

Mi sembra, tuttavia, che la figura di spicco, anche se poco conosciuta, sia quella di Stanislas Fumet[7] (1896-1983), vissuto sino al pontificato di Giovanni Paolo II e «amico ardente d’Israele». Egli voleva conciliare l’avanguardia artistica, la vita mistica [“chassidica o cabalistica e lo Zohar”, ndr][8] e il rinnovamento del Tomismo [in chiave “umanistico-integrale maritainiana”, ndr]; convertitosi verso gli inizi del Novecento, proveniente dall’occultismo ebraico, «transfuga dall’anarchia e dallo spiritismo verso un Cristianesimo alquanto esoterico... si sente vicino al Sillon»[9].

Egli introdusse in ambiente cattolico, a partire dal 1920, una nota di non-conformismo e uno stile fortemente bohémien alla Oscar Wilde. Anche il suo itinerario è passato attraverso Péguy e Léon Bloy; «un altro libro che risente dell’influsso di Fumet è quello del giovane Ebreo di origine egiziana, divenuto poi frate Domenicano, Jean de Menasce, Quand Israel aime Dieu (1931)»[10]. Nel 1976 il futuro cardinal Jean Marie Lustiger, ebreo “convertito” ma giudaizzante, scrisse a Stanislao Fumet per avere maggiori informazioni sul padre Domenicano Jean de Menasce, «il cui libro lo aveva affascinato»[11].

«Come il suo amico Jacques Maritain, Stanislas Fumet ha sposato (1919) un’Ebrea convertita d’origine russa, di nome Aniouta Rosenblum, che assieme a Raïssa Umanshoff-Maritain hanno trasmesso ai rispettivi sposi l’amore per l’oriente russo-ebraico..., per il filosemitismo ardente che si prolunga nel filosionismo»[12].

Conclusione

Il Vangelo insegna che l’albero si vede dai frutti che produce: “Ogni albero buono produce frutti buoni” (Mt., XII, 33); “Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi” (Mt., VII, 18). Se i frutti sono buoni o commestibili (mele/arance), significa che l’albero è buono, ossia fruttifero e non selvatico (melo/arancio). Al contrario da un albero cattivo, velenoso e tossico (spini/cicuta/hashish) non possono venire frutti buoni, ma solo cattivi, velenosi e tossici (punture/morte/intossicazione); quindi se i frutti sonO cattivi significa che l’albero è cattivo.

Ora 1°) se si considera l’albero dal quale è nata NA (gli “intellettuali” pervertiti amici dei Maritain e dei Fumet; il Bené Berìth, il patto segreto nel sotterraneo della sinagoga di Strasburgo), esso è un albero degenerato intellettualmente e moralmente, che vuole aderire all’errore per poi propagarlo e vivere nel peccato; 2°) se si considerano i frutti prodotti da NA, ossia la giudaizzazione dell’ambiente cristiano e specialmente ecclesiale (“Antica Alleanza mai revocata”, 1980); “Ebrei Fratelli maggiori dei Cristiani nella fede di Abramo”, 1986…), si deve riconoscere che essi sono velenosi in quanto apostatici: vale a dire il passaggio da una Religione vera (Cristianesimo) ad una “religione” falsa (Giudaismo postbiblico) o il tentativo di conciliare “Cristo con Beliar” (II Cor., VI, 15). Per cui da qualsiasi parte si guardi NA (l’albero che l’ha prodotta oppure i frutti che sono stati prodotti) essa risulta intrinsecamente cattiva, non “commestibile” o “ricevibile”, sotto pena di avvelenamento spirituale e di perdita della fede cristiana.  

d. Curzio Nitoglia

Fine Seconda Parte



[1] Ibidem, p. 48.

[2] Histoire du Christianisme Magazine, ibid., p. 50.

[3] Histoire du Christianisme Magazine, ibid., p. 50.

[4] Histoire du Christianisme Magazine, ibid., p. 52.

[5] Questo titolo (Salus ex Judaeis / La Salvezza viene dai Giudei) si rifà al Vangelo di San Giovanni (IV, 5-42), in cui l’Evangelista riporta il dialogo tra Gesù e la Samaritana presso il pozzo di Giacobbe. La Samaritana chiede a Gesù se la salvezza venga dalla Samaria o dalla Giudea e Gesù risponde che, nell’Antica Alleanza, la salvezza veniva dal Tempio di Gerusalemme e dalla Giudea e non dal Tempio di Garizim della Samaria, che si era scissa dalla religione giudaica monoteistica ed aveva accettato gli elementi pagani, politeisti e idolatrici degli Assiri, che l’avevano conquistata circa 700 anni avanti Cristo. Léon Bloy, ha voluto equivocare, facendo dire a Gesù che la salvezza, nella Nuova Alleanza, viene ancora oggi dai Giudei, il che è falso. Infatti Gesù nel seguito del racconto evangelico afferma che è già venuta “la sua ora”, in cui i veri fedeli di Dio, della Nuova Alleanza, lo adoreranno “in spirito e verità” (con il sacrificium Missae, la realtà) e non più sotto ombra di figure (i sacrifici degli animali) nel Tempio gerosolomitano dell’Antico Patto.

[6] Histoire du Christianisme Magazine, ibidem, p. 88.

[7] S. Fumet, Histoire de Dieu dans ma vie, Cerf, Paris, 2002 ; M. O. Germain (a cura di), Stanislas Fumet ou la Présence au temps, Cerf, Paris, 1999.

[8] M. O. Germain (a cura di), Stanislas Fumet ou la Présence au temps, cit., p. 25.

[9] S. Fumet, Histoire de Dieu dans ma vie, cit., p. VI (Introduzione).

[10] M. O. Germain, op. cit., pp. 41-42.

[11] M. O. Germain, ibidem, p. 43.

[12] Histoire du Christianisme Magazine, 2003, n.16, p. 58.

 
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