La risposta di Israele alla sfida iraniana è stata fuori sincrono con le realtà che nel tempo si stavano sviluppando. Di recente poi è diventata pericolosamente controproduttiva, ancorata come è nel suo rifiuto. Mentre Israele insiste sul proprio ruolo di “principale minacciatore” e rimane attaccata ancor più alla logica di "più bastoni, e più grandi", gli eventi tutto intorno si stanno muovendo.
C’è una triplice pretesa logica dietro l'aumento delle minacce di Israele, che fa pensare che sia pronta ad andare in guerra da sola. Mette pressione sull'Iran, aumentando così la leva internazionale sui negoziati; un mondo nervoso si sente spinto ad aumentare le sanzioni e a produrre risultati; e tutto il cammino viene modellato verso l'accettazione di possibili azioni future israeliane. Eccetto che la logica, sempre molto tenue, viene adesso ripudiata su tutti e tre i fronti.
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