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Farmacologia diabolica
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Presto gli USA avranno soldati perfetti.
Grazie a «farmaci capaci di modificare il comportamento, possiamo creare combattenti senza paura, soldati che possono stare svegli più a lungo, dotati di reazioni più rapide e più pronte».
Lo aveva annunciato Andrew Marshall nel 2002, consigliere strategico di Donald Rumsfeld al Pentagono.
Questi nuovi farmaci sono già in fase di sviluppo, disse allora.
Sono capaci di «influire su specifici recettori del cervello ed agiscono come la normale biochimica cerebrale. Questo tipo di nuova farmacologia può creare un nuovo tipo duomo».

La fantasia iper-scientifica era parte essenziale della «revolution in military affairs» propugnata da Rumsfeld, l’illusione di sopperire con la tecnologia e gli psicofarmaci alle scarse attitudini militari dell’esercito supposto più potente del mondo.
Come sia poi andata a finire con lo sviluppo delle pillole capaci di creare «un nuovo tipo umano», non ci è dato sapere.
Ma lo stesso Rumsfeld non pare essere divenuto più «rapido nelle reazioni» né «più sveglio».
E i soldati americani continuano ad aver paura, e per terrore, rabbia e indisciplina ad ammazzare civili che passano per strada.
Non proprio un nuovo tipo d’uomo.

A meno che quegli studi cui accennò il dottor Stranamore  Andrew Marshall non siano riflessi nelle nuove norme di sostegno psichico-farmacologico proposte per i soldati reduci dall’Iraq e Afghanistan e che rischiano il suicidio per «disordine post-traumatico» e stress da combattimento. Perché come si sa, i suicidi fra i reduci sono stati 6.500 nel solo 2005, al ritmo di 17 al giorno.
E’ stato emanato un protocollo curativo che contempla l’uso sperimentale del propanolo, un beta-bloccante di AstraZeneca comunemente usato come anti-ipertensivo.
Ma il nome scelto per la legge anti-suicidi emanata nel 2007, «Psicological Kevlar Act», fa pensare: il kevlar essendo la fibra dei giubbotti anti-proiettile, sembra che lo scopo del protocollo «terapeutico» sia quello di «corazzare» i soldati dalle conseguenze psichiche dei loro omicidi, ossia di desensibilizzarli di fronte alle atrocità che sono chiamati a commettere.

E’ probabile che questi farmaci-corazza psichica siano già somministrati ai soldati in operazione, che del resto vengono già sottoposti ad addestramento per restare insensibili, ad esempio, alle urla di una donna stuprata (lo scopo è, ufficialmente, di non dare al nemico il vantaggio di usare le urla di una soldatessa violentata per strappare informazioni a un soldato prigioniero).
Infatti, nel 2005 sono stati denunciati 2.374 casi di stupro di colleghe da parte dei soldati maschi in zona di guerra, un aumento del 40% rispetto al 2004.
E secondo il generale di brigata K.C. McClain, responsabile della «Task Foce for Sexual Assault Prevention and Response» (sic), «solo il 5% di queste aggressioni vengono denunciate».

Fra i reduci, la violenza in famiglia è cinque volte più frequente che nella popolazione generale (1).


Gli studi per formare il soldato che non conosce paura non devono procedere bene, tant’è vero che il Pentagono torna adesso ad una pratica antica, e abbandonata per ordine di Nixon nel 1969: ha ripreso a sperimentare armi chimico-batteriologiche e tossine varie non in laboratorio ma nell’ambiente, all’aria aperta.
Lo afferma un esperto di tutto rispetto, Francis Boyle: il docente di diritto internazionale all’università dell’Illinois che ha stilato la legge di applicazione della Convenzione sulle Armi Biologiche per gli Stati Uniti, firmata poi dal presidente Bush- padre.
Già dal ‘72 del resto gli USA hanno firmato il trattato che vieta lo sviluppo di armi che «seminino malattie», come l’antrace militarizzato (2).


Ora, il professor Boyle ha scoperto un passo inquietante nel rapporto del Pentagono presentato al Congresso nell’aprile 2007.
Eccolo:

«Più di trentanni sono passati dal divieto in USA di test allaria aperta di agenti chimici viventi, e da quando lultimo test è stato realizzato, gran parte dellinfrastruttura necessaria per le prove sul terreno, come i rilevatori chimici, non esiste più o è gravemente deteriorata. Laumento attualmente previsto dal bilancio per linfrastruttura ‘Prove e Valutazionimigliorerà notevolmente sia la messa a punto sia lutilizzo delle prove sul terreno, con una migliore rappresentazione delle minacce simulate e la definizione della reazione del sistema».
Per Boyle, queste frasi sono inequivocabili: «O lesercito ha ripreso le sperimentazioni allaria aperta, o si prepara a farlo».

L’amministrazione Bush-figlio s’è data questa facoltà in seguito alle famose lettere all’antrace, che un anonimo «terrorista islamico» spedì, dopo l’11 settembre 2001, a vari giornalisti e a due senatori democratici: i morti furono cinque, i malati 17, e a Washington fu il terrore.
Il Congresso fu svuotato per la disinfestazione, e così la Corte Suprema.
Bush restò senza controllo democratico né giuridico il tempo necessario per emanare i decreti d’emergenza, Patriot Act, che sono tutt’ora in vigore.
Poi si scoprì (non l’FBI, ma dei giornalisti) che l’antrace perfettamente «militarizzato» proveniva dal laboratorio militare americano di Fort Detrick, in Maryland.
E Che a Fort Detrick aveva lavorato uno scienziato militare, colonnelo Philip Zack, israelo-americano e fanatico anti-musulmano, il qualche era stato licenziato per essere penetrato di notte nel laboratorio ed aver sottratto culture batteriche, fatto comprovato dalle telecamere di sorveglianza.
Da allora Bush ha ordinato un aumento dei finanziamenti della ricerca in guerra batteriologica, per difendere la popolazione americana dai «terroristi islamici».
Enormi finanziamenti sono andati in particolare alla modernizzazione di Fort Detrick, che ospiterà uno speciale «campus» per la ricerca nel settore, riservato ad altri laboratori e scienziati sotto contratto per la difesa.
Si ritiene che ben 43 miliardi di dollari siano stati assegnati a centinaia di laboratori universitari per lo studio di agenti patogeni suscettibili di essere usati (dai «terroristi», ovviamente) nel quadro di un attentato batteriologico.
A Fort Detrick in ispecie gli agenti patogeni sono provati e conservati, insieme a grandi riserve di vaccini specifici.
A scopo difensivo.


Ma Richard Novick, docente di microbiologia alluniversità di New York, ha scoperto che a Fort Detrick i germi dell’antrace sono stati geneticamente modificati, a creare nuovi ceppi per cui non esiste rimedio conosciuto.
«Non posso immaginare una giustificazione plausibile che possa spiegare la modificazione genetica dellantrace come misura difensiva», ha detto Novick.


Invece, la creazione di nuovi ceppi ha una perfetta giustificazione offensiva: si tratta di provocare immani stragi ed epidemie nella popolazione nemica, senza che i laboratori del nemico siano pronti a studiare il vaccino o l’antidoto.
Nello stesso senso, le grosse riserve di vaccini e antibiotici contro l’antrace che gli USA si stanno formando servono in caso di rappresaglia nemica con armi simili.
Per questo Boyle ha accusato l’amministrazione di «prepararsi a  intraprendere e a vincere una guerra biologica».


Negli anni ‘50-‘60 simili esperimenti furono condotti su larga scala, all’aria aperta sul suolo americano ed in mare.
«Nel corso di decenni di test segreti di armi chimiche, l’esercito ha liberato nellatmosfera degli Stati Uniti oltre 225 mila chili di neurotossici mortali», scrisse il 5 giugno 1994 il giornalista Lee Davidson su Desert News, il giornale di Salt Lake City.
Davidson era venuto in possesso di documenti del Pentagono che riportavano di ben 1.635 esperimenti sul terreno con agenti neurotossici «VX», «GA» e «GB» tra il 1951 e il 1969.

«Lesercito ha abbandonato le sperimentazioni allaria aperta quando una fuga di gas neurotossici ha apparentemente ucciso 6 mila pecore a Skull Valley», colpendo anche una famiglia di agricoltori.

Esperimenti dello stesso genere, con conseguenze di decessi, sarebbero avvenuti anche in aree metropolitane, New York, Chicago, San Francisco.


Ora lo sviluppo delle armi chimiche e batteriologiche è in piena ripresa.
Qual è il bersaglio della possibile aggressione?
Si può pensare alla Russia.
O alla Cina, con una popolazione così numerosa da far ritenere ai dottori Stranamore che colpirla con un’epidemia di tipo genocida possa essere un’accettabile soluzione strategica.
Ma il primo test a grandezza naturale potrebbe essere l’Iran.


In questo senso, assume un significato sempre più curioso la contraddittorietà dei resoconti del Pentagono sull’incidente di Hormuz il 5 gennaio scorso, quando cinque motoscafi iraniani avrebbero «minacciato» tre potenti navi da guerra americane, l’incrociatore Port Royal, scortato dai due cacciatorpediniere USS Hopper e USS Inghram.
Nella prima versione, un equipaggio in un barchino iraniano (tre persone, con giubbotti salvagente - strano per fanatici pronti al suicidio -, e senza armamento di siluri o missili apparente) avrebbe minacciato gridando in cattivo inglese: «Arrivo, ed esploderai fra due minuti».

In una seconda versione, il Pentagono ha ammesso che le parole erano state «inserite nel video che ha ripreso la scena in un secondo tempo, essendo stati il video e laudio registrati separatamente’».

Sembra il ridicolo fallimento di una goffa operazione di propaganda, con lo scopo magari di creare un po’ di tensione durante la visita di Bush in Medio Oriente, onde dare al presidente la scusa di dire quel che ha ripetuto: «LIran è la più grave minaccia alla pace» (due giorni prima del suo arrivo, il quotidiano saudita governativo Al-Riyadh aveva scritto: «Rifiutiamo di essere la base di lancio per guerre e tensioni con lIran»).


Ma potrebbe essere qualcosa di diverso: che un gruppo dell’apparato militare abbia sventato il pretesto di un attacco, messo a punto da un altro gruppo favorevole alla guerra, rivelando il taglia-e-cuci della «prova-video» della presunta aggressione iraniana.
Come già accadde, forse, con le testate atomiche caricate sul B-52 lo scorso agosto, che qualcuno in grado di scavalcare la catena di comando e le procedure di carico di armi atomiche (Cheney?) poteva utilizzare per un «incidente»  utile a giustificare l’aggressione.


L’incrociatore USS Port Royal è il gemello dell’USS Vincennes, l’incrociatore lanciamissili che il 3 luglio 1988, in piena guerra Iran-Iraq (Rumsfeld allora armava Saddam), valutandosi «minacciato» da motoscafi iraniani mentre era nel Golfo, lanciò i missili AEGIS che abbatterono un aereo di linea iraniano, Iran Air 655, uccidendone i 275 passeggeri, per lo più pellegrini da La Mecca.
Si disse che «per errore» il Vincennes aveva scambiato l’aereo commerciale per un caccia Tomcat in avvicinamento.
La coincidenza di circostanze può essere molto significativa.


E’ possibile che Bush riesca ancora a scatenare una guerra mentre è in uscita e al tramonto?
Certo è che gli Stranamore che l’hanno portato al potere e che lo hanno attorniato e gestito nelle due guerre scatenate dopo l’11 settembre, hanno un progetto vasto che continuano a perseguire con tutti i mezzi.
Per conoscere quel progetto, basta riprendere in mano «Rebuilding the american Defense», il documento preparato per il presidente nel 2000, a cura del PNAC (Project for a New American Century).
Quello stesso documento che auspicava «una nuova Pearl Harbour» per convincere gli americani a combattere la grande guerra futura.
In quel documento, firmato da Cheney, Wolfowitz e Rumsfeld, si raccomandava «la diretta imposizione di basi avanate nellAsia Centrale e nel Medio Oriente, allo scopo di assicurare il dominio economico del mondo, con la capacità di strangolare ogni potenziale rivale o ogni praticabile alternativa alla visione americana di una libera economia di mercato» (3).


Si noti il linguaggio: «Strangolare ogni potenziale rivale»; «ogni praticabile alternativa alla visione americana di una libera economia di mercato».
Non c’è dubbio che, per questi Stranamore, la missione ancora da compiere è enorme, e richiede soldati corazzati psichicamente, guerrieri desensibilizzati con farmaci, armi chimiche, genocidi da batteri e neurotossine.


 

Note

1) Penny Coleman, «Pentagon, Big Pharma: Drug Troops to Numb Them to Horrors of War», Alternet, 10 gennaio 2008.2) Ross Sherwood, «Le Pentagone sapprête à reprendre les essais d’armes chimiques et biologiques à ciel ouvert», Réseau Voltaire, 22 dicembre 2007.3) Ellen Hodgson Brown, «Why is Iran still in the cross-hair?», Globalresearch, 12 gennaio 2008.


 
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