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Belgio: comincia la liquidazione del cattolicesimo
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Irruzioni, perquisizioni, detenzione poliziesca di vescovi in Belgio, tutto «legalmente» sancito dalla magistratura. A quanto pare è cominciata la liquidazione della Chiesa, e non a caso dal Belgio (1).

I circoli massonici sono affezionati alla simbologia nelle loro esecuzioni - del tipo di quella usata per giustiziare il banchiere Calvi sotto il ponte dei Frati Neri - ed hanno voluto dare un messaggio simbolico.

La magistratura belga che ha ordinato le irruzioni persino nella cripta di una cattedrale, mostrando che «la Chiesa non è al disopra della legge» (così il quotidiano fiammingo De Morgen) è la stessa che ha tenacemente insabbiato lo scandalo Dutroux e soprattutto le sue implicazioni con una rete satanista comprendente personalità al più alto livello del governo e dell’eurocrazia.

Ricordo in breve il caso.

(D)Javid Bey
   Marc Dutroux

Marc Dutroux era stato già arrestato nel 1986, quando lui e la sua seconda moglie (avevano tre figli)  furono condannati per il rapimento e lo stupro di cinque ragazzine. Condannato a 13 anni, Marc fu rimesso in libertà dai magistrati dopo soli tre. La sua stessa madre scrisse al direttore del carcere per esprimere i suoi timori per la precoce liberazione del figlio: «Quel che non so, e che tutti coloro che lo conoscono temono, è cosa abbia in mente per il futuro».

Ma le indagini della magistratura oggi così truce, furono lievi. Non indagarono sulle notevoli ricchezze del Dutroux, che campava come prostituto omosessuale, e che fra l’altro possedeva sette appartamenti e ville.

Anzi. Uno psichiatra statale lo dichiarò invalido, e lo propose per una pensione, che gli fu accordata; il servizio sanitario lo fornì di sedativi e psicofarmaci che poi l’individuo avrebbe usato sulle sue vittime.

(D)Javid Bey
   Julie Lejeune e Melissa Russo

Appena rilasciato, Dutroux cominciò a costruire in una delle sue ville un carcere sotterraneo insonorizzato. Lì, nel giugno 1995, portò due ragazzine di otto anni, Julie Lejeune e Melissa Russo (di origine italiana) che stuprò ripetutamente e «usò» per realizzare dei video porno atroci (snuff movies) per i suoi ricchissimi clienti. In agosto, nella stessa casa ma al piano superiore, furono portate due diciottenni, Ann Marchal e Eefje Lambrechts, anch’esse sequestrate dal Dutroux: entrambe furono uccise diverse settimane dopo, in circostanze mai indagate.

Denunciato per furto d’auto, pregiudicato e recidivo, Dutroux fu arrestato, e detenuto per qualche mese (6 dicembre 1995-20 marzo 1996). Nessun magistrato ebbe allora l’idea di irrompere nella cripta laicissima dove Dutroux deteneva le due ragazzine di otto anni. Si ritiene che le avesse affidate alla cure di suoi complici. Le due bambine non ricevettero cibo durante l’incarcerazione di Dutroux: furono lasciate morire di fame.

(D)Javid Bey
   S. Dardenne e L. Delhez

La cripta nella cantina fu così di nuovo libera. Accolse altre due piccole vittime, Sabine Dardenne di 12 anni, rapita il 28 marzo 1996, e qualche mese dopo, la quattordicenne Laetitia Delhez, sequestrata sulla pubblica via il 13 agosto mentre tornava dalla piscina. Stavolta, un testimone oculare fu in grado di fornire parte del numero di targa dell’auto dei rapitori. La polizia dovette arrivare a Dutroux, che fu arrestato (con due complici, Martin e Lelievre) il 13 agosto. Ci fu anche una perquisizione della villa, durante la quale gli agenti e i magistrati «non trovarono» il carcere sotterraneo, dentro al quale erano chiuse le due ragazzine, nonostante la parete nuova e dipinta di fresco nella cantina per il resto fatiscente (solo anni dopo uno degli agenti avrebbe ammesso di aver sentito, durante la perquisizione, un pianto infantile: «Pensai venisse dalla strada», disse).

Fu lo stesso Dutroux, giorni dopo, a confessare i delitti e a portare i poliziotti nel sotterraneo dove le due ragazze furono trovate ancora vive, e a condurli nel luogo dove aveva sepolto le due lasciate morire di fame. Li condusse anche alla sepoltura di Bernard Weinstein, un suo complice che aveva seppellito vivo, dopo averlo torturato schiacciandogli i testicoli.

L’istruttoria rivelò che un informatore della Polizia aveva segnalato da mesi agli inquirenti che Dutroux gli aveva chiesto, offrendogli un compenso, di procurargli ragazze che intendeva tenere in una cella che – disse – stava costruendo. Si scoprì che la madre del criminale aveva scritto una seconda lettera, stavolta alla Polizia, in cui diceva che suo figlio teneva prigioniere delle ragazze in casa sua; due precise indicazioni, stranamente trascurate.

Risultò che il giudice istruttore Connerotte, che stava investigando seriamente ed aveva preso a cuore il dramma delle famiglie delle fanciulle rapite, era stato sollevato dall’incarico perchè aveva partecipato ad una cena organizzata dalle famiglie delle ragazze per raccogliere fondi. Ascoltato come testimone, Connerotte denunciò in udienza le pressioni e le vere minacce subìte da «personaggi oscuri decisi a non far emergere lintera verità», fra cui il fatto che «la Polizia gli aveva comunicato che erano stati prezzolati dei sicari a contratto» per eliminarlo. «Mai ho visto tanta energia spesa per bloccare uninchiesta», da parte di uomini di governo.

Lo stesso Dutroux dichiarò più volte che era solo un esecutore per conto di una rete pedofila europea, in cui erano implicati politici, uomini d’affari, alti funzionari di Polizia. Sotto la pressione dell’indignazione popolare, si dovette allestire una commissione parlamentare d’inchiesta sulla natura degli ostacoli posti all’indagine: 17 mesi dopo, la commissione sancì che Dutroux non aveva complici, e che le smagliature e le insabbiature erano dovute a semplice incompetenza degli inquirenti.

Nell’aprile 1998, mentre veniva trasferito da carcere al tribunale, Marc Dutroux strappò la pistola a un agente della scorta e fuggì. Fu trovato ore dopo, non dagli agenti ma da privati cittadini;
l’opinione pubblica scoprì che durante il trasferimento, al criminale non erano state messe le manette. Si voleva farlo evadere? Due ministri dovettero dimettersi per calmare il furore popolare.

(D)Javid Bey
   Jacques Delors

Durante il processo, dapprima la Polizia vietò la stampa di foto di Dutroux sui giornali belgi, per «ragioni di privacy». La pista della setta satanica di altissimi personaggi che avevano commissionato i crimini a Dutroux fu sistematicamente negletta: si parlava di film porno, girati dallo stesso Dutroux, in cui comparivano personalità del più alto livello, fatti sparire; si sussurrò il nome di Jacques Delors, il capo storico della Commissione Europea, che non smentì mai le voci e si ritirò invece di colpo a vita privata; fu sfiorata dal sospetto la famiglia reale. Il presidente della Corte Stephane Goux si comportò in tal modo nella gestione delle udienze e negli interrogatori delle vittime, da suscitare – fatto inaudito – la protesta ufficiale della giuria popolare. Infine, Dutroux fu condannato all’ergastolo.

   Stephane Goux

Tutto lo zelo che la magistratura belga si risparmiò allora, lo esibisce oggi irrompendo nella Conferenza Episcopale in seduta, e sequestrando i vescovi e il personale laico per nove ore. Tutto lo scrupolo che la Polizia belga trascurò quando «non vide» la parete nuova e pitturata di fresco dietro cui stavano prigioniere due giovani vittime, e «equivocò» il loro pianto per una voce dalla strada, e sbadatamente trasferì Dutroux senza manette facilitandone l’evasione, è giunto oggi, ingigantito, a violare la tomba di un vescovo nella cripta della cattedrale di Mechelen con l’uso di martelli pneumatici.

Allora non si seguì la pista dei film girati da Dutroux e fatti sparire; oggi si cerca in quella cripta un nascondiglio segreto dove, secondo uno spretato, dovevano esserci documenti compromettenti. Allora si fece ben attenzione, nell’indagine, a non arrivare «troppo in alto»; oggi s’è perquisita la casa dell’ex primate del Belgio, cardinale Danneels, e il giudice che conduce l’inchiesta, Wim De Troy, ha dichiarato di voler stabilire se il comportamento degli ecclesiastici costituisca «complicità in senso penale» – pronto evidentemente a trattare l’intera Conferenza Episcopale come associazione a delinquere. La molle negligenza di allora s’è di colpo trasformata in durezza d’acciaio.

E’ troppo evidente l’aspetto simbolico, di contrappasso massonico, di questa operazione, per non leggervi il messaggio che contiene: Siamo «Noi». Siamo quelli che nessuno osò incolpare di delitti pedofili e atroci, e che ora accusano voi di quei delitti. Noi che vi inchiodiamo ai vostri peccati inconfessabili, che noi eseguiamo come riti iniziatici, qualificanti a più alte sfere. Noi che rendemmo inefficace la giustizia, che ora scateniamo contro di voi. Siamo noi, impuniti e perennemente rispettabili dietro l’usbergo del nostro potere occulto, che vi trasciniamo nel fango (2). E vi liquidiamo, voi spettrale residuo di un’autorità per secoli odiata, che oggi non conta più nulla, non ha più fedeli capaci di insorgere a difenderla.

Siamo quelli dello stupro inizatico, quelli della «salvezza attraverso il peccato», del «tradimento contro chi si fida» – il peccato dell’ultimo cerchio dantesco. Siamo «Noi».

Post Scriptum

Letti i primi  commenti dei lettori, e l’agghiacciante documentazione sulla Chiesa belga fornita dal sito www.messainlatino.it, (3) devo aggiungere una considerazione che avevo tralasciato.

Ovviamente il clero belga è indifendibile. E’ il clero più «progressista» e «conciliare» e proprio per questo la Chiesa belga è - come quella olandese - la più  depopulata, devastata dall’apostasia generale. Anzi, le sue deviazioni lumeggiano fin troppo bene che il «progressismo» clericale è stato una copertura e una giustificazione delle sue perversioni, e che queste sono in qualche modo il frutto ultimo dello «spirito del Concilio».

Il rimprovero può essere facilmente elevato alla stessa gerarchia vaticana, per la sua ostinata e volontaria sordità ai segni dei tempi. Dallo stolto ottimismo di un Papa che derise come «profeti di sventura» coloro che additavano le parole della Vergine che, in tante apparizioni, avvertiva dell’apostasia imminente all’interno della Chiesa prelatizia, passando per le neo-invenzioni teologiche relative alla doppia via di salvezza (una per gli ebrei, e al loro «diritto» di aspettarsi un nuovo Messia), l’accettazione della Shoah come sacrificio sacrale, l’aver celato ed equivocato il segreto di Fatima,  il farsi dettare encicliche dal B’nai Brith, l’adesione alla «sola religione pubblica rimasta» con le richieste di perdono ad Auschwitz e al Muro del Pianto, fino al rifiuto di riconoscere umilmente «dai frutti» il disastro conciliare, onde un Concilio autodefinitosi «non dogmatico» è diventato il dogma totalizzante a cui si sono piegati due millenni di Tradizione fedele e concorde,  tutte queste (ed anche di più) sono le azioni che hanno creato le condizioni dell’attacco odierno. Il sale diventato insipido, viene ora calpestato.

Fosse solo per cardinali e vescovi, potremmo dire: se lo sono meritato. Il punto è che, per i peccati di alcuni (e forse anche di tanti) l’attacco mondiale e concertato punta oggi a raggiungere l’ultimo risultato, dopo che ha vinto già su tutti gli altri fronti.

Punta a paralizzare la Chiesa sacramentale, onde cancellare sulla Terra la presenza reale di Cristo. Del Cristo eucaristico.

Non siamo lontani, temo, dalla «settimana e mezzo» predetta da Daniele (9, 24-27) in cui verrà sospeso a forza il sacrificio e l’oblazione per volontà del Devastatore.

Il tremendo periodo durante il quale, su un mondo privato del Pane di vita, il solo che davvero nutra, si dovrà chiamare sacramento lo sgozzamento di agnelli nel tempio ricostruito.





1)
Viaggiando verso il Portogallo papa Benedetto XVI ha detto ai giornalisti che le attuali «sofferenze» della Chiesa, in conseguenza degli abusi su minori commessi da sacerdoti fanno parte di quelle annunciate nel Terzo Segreto di Fatima. Oggi nell’omelia ha ripetuto che la profezia del Terzo Segreto di Fatima non si è esaurita. Vaticanisti importanti tuttavia non ritengono che Benedetto XVI possa tornare sul Terzo Segreto di Fatima per dare una nuova interpretazione.
2) La giustizia ha finalmente lanciato un «segnale chiaro: la Chiesa non è al di sopra della legge», ha commentato il quotidiano fiammingo «De Morgen», riassumendo bene la posizione espressa dalla maggior parte degli opinionisti belgi intervenuti sullo scontro tra Vaticano e Belgio innescato dalle modalità con cui magistratura e polizia hanno condotto le perquisizioni di giovedi scorso. In un  Paese di antica tradizione cattolica, ma dove la laicità dello Stato è sacrosanta e inviolabile e la pedofilia è un incubo, i media - come fa anche l’altra grande testata fiamminga «Der Standaard» - riconoscono che in alcuni casi le iniziative prese durante le perquisizioni effettuate nell’arcivescovado di Mechel-Bruxelles e nella cripta della cattedrale di Saint-Rombaut sono state «sproporzionate». Detto questo, però, nell’editoriale pubblicato sul principale quotidiano francofono, «Le Soir» ci si chiede a quale «gioco stia giocando la Chiesa quando sostiene che nel cercare di identificare i preti che hanno abusato di minori, la giustizia si rende colpevole di una doppia violenza».
3) Ne riporto qualche passo: «Nel Belgio fiammingo, la percentuale di preti contrari al celibato è l’80%, e il 56% è per l’ordinazione femminile; senza contare il sostegno alle cause gay e divorziste; per contro la pratica religiosa del fu cattolico Belgio ha conosciuto un crollo spettacolare, peggiore perfino della Francia) (...). E per concludere: negli anni Novanta il cardinale Danneels ha fatto adottare un abominevole testo di catechismo dal titolo Roeach, scritto dal professor Jef Bulckens dell’Università Cattolica (!) di Lovanio e dal professor Frans Lefevre del Seminario (!) di Bruges. Ecco come questo ‘catechismo’ spiega la sessualità dei bambini (che cosa c'entra col catechismo?): ad esempio con la fotografia, riprodotta qui sotto, di una bambina nuda i cui fumetti dicono:

pedofilia_belgio1

«Stimolarmi la patatina mi fa sentire bene»; «Mi piace togliermi le mutande con gli amici»; «Voglio restare nella camera quando mamma e papà fanno sesso». Un altro disegno mostra un bambino e una bambina nudi che ‘giocano al dottore’ e il maschietto che dice: «Guarda, il mio pisello è grosso». Altro disegno mostra tre tipi diversi di genitori. Sono riprovati quelli con atteggiamenti puritani; quelli con la dicitura: «Corretto» sono naturalmente coloro che così reagiscono: «, sentire e stimolare quelle parti è un bel divertimento» (se volete saperne di più di questa vicenda, e del rifiuto sdegnoso di Danneels di ascoltare le proteste dei fedeli, leggete qui). Quello era il Catechismo cattolico della Chiesa belga, ancora dieci anni fa. Niente di meno che una tentata corruzione di minorenni, un’apologia di pedofilia: anziché trasmetter la Fede, serviva a far capire ai ragazzini che «certe cose» sono belle e raccomandabili, anche alla più tenera età».


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