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Contrordine in USA: l’Iran non si fa la Bomba
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Gli USA si concedono un anno di tregua, aveva giusto scritto Thierry Meyssan.
Ed ecco la conferma immediata.
Un rapporto d’intelligence americano rassicura: «L’Iran ha interrotto il suo programma di armi nucleari del 2003».
La frase si legge nel National Intelligence Estimate, (NIE) un documento ufficiale emesso lunedì, ed elaborato congiuntamente da tutte le agenzie d’intelligence USA.
Inutile dire che esso smentisce apertamente, e con sfida, le ripetute affermazioni contrarie di Bush, Cheney, dei neocon e di Israele.
Cambio di linea, dunque.

Il pericolo Iran è rimandato, e con esso la terza guerra mondiale minacciata dal presidente e tentata (col B-52) da Cheney in proprio.
Anche se Bush smentisce la smentita («L’Iran resta un pericolo, tutte le opzioni restano sul tavolo»), in Israele ci si domanda: «Dobbiamo andare noi soli contro l’Iran?» (Jewish Telegraphic Agency). Ecco, giusto: vadano loro.

L’occasione è però preziosa per un altro motivo: ci consente di dare un’occhiata a come vengono create e diffuse le «informazioni sicure» dai liberi Stati Uniti ai media che se le bevono.
Lo racconta il New York Times, con un titolo che dice tutto: «Gli USA hanno esibito l’indizio A al mondo, la minaccia nucleare iraniana; ora l’indizio B lo rovescia».
L’allusione è all’esibizione delle prove (exhibits) che vediamo nei telefilm giudiziari: «Exhibit B» è il rapporto del National Intellligence Estimate.
Ma cos’è l’exhibit A?

Ecco come lo racconta il New York Times: «Nell’estate del 2005, i più alti esponenti del controspionaggio americano cominciarono a percorrere il mondo con un segretissimo programma di diapositive, tratto da migliaia di pagine che dicevano scaricate da un computer portatile iraniano rubato, dove si provava che l’Iran mentiva quando diceva che non aveva alcun interesse a fabbricarsi un’atomica».
Si mostravano addirittura delle foto di quella che sembrava una testata miniaturizzata o compatta da adattare ad un missile, e gli esperti americani  spiegavano come le forze armate iraniane stessero lavorando a risolvere il problema tecnico relativo.
Altissimi dirigenti dell’intelligence, perciò autorevolissimi, mostravano in giro per il mondo ad esponenti dei governi una «prova» in power point (diapositive) ben congegnata, che dicevano ricavata rubando un segretissimo laptop iraniano.
Tutto falso e tutto fabbricato, non c’era nessun laptop, non c’era nessuna documentazione di fonte certa; ma tutto autorevolissimo.

Ora il rapporto del National Intelligence Estimate conferma la falsità: se l’Iran ha smesso ogni ambizione militare nucleare dal 2003, chi nel 2005 andava in giro a mostrare i documenti e le prove provate, mentiva sapendo di mentire ed esibiva prove deliberatamente false per ordine del governo americano.
Può darsi che ad essere falso sia il rapporto più nuovo, e che questo sia stato diffuso giusto perché gli USA vogliono concedersi un anno di tregua, e magari sono riusciti a mettere sotto controllo Bush e Cheney.
Ma siccome l’agente Magdi Allam è stato fatto apparire al TG di Canale 5 a proclamare che il rapporto nuovo non smentisce, ma «conferma la pericolosità dell’Iran» perchè afferma che «entro tre anni è in  grado di farsi la bomba», sarà bene ricordare che questo tipo di giornalisti ha preso sempre per buone le notizie da quelle fonti autorevolissime.
Ora Magdi Allam mette in dubbio l’autorevolezza del NIE, cui collaborano 16 enti di intelligence americani; ed anzi, ne distorce il senso.

Il NIE non dice che l’Iran si farà la bomba entro tre anni.
Dice che non sarà tecnicamente in grado di produrre abbastanza materiale fissile – e non parliamo di una bomba – «fino almeno al 2010-2015».
A nome di chi Magdi Allam si sente autorizzato a ridimensionare il senso delle parole del NIE?
E perché non ha mai ridimensionato le menzogne allarmiste che venivano diffuse prima dalle stesse fonti autorevoli?
Magari la risposta è nel titolo del suo libro di immenso successo: «Viva Israele»
Fra un anno, a tregua finita, questi individui ci torneranno a cantare la canzone che avranno avuto l’ordine di cantare al momento.
Sarà bene ricordarcelo.

Il febbraio 2005 fu ucciso da un mega-attentato in Libano il presidente Rafik Hariri.
L’inchiesta fu condotta sotto mandato Onu (quindi autorevolissima) e il procuratore scelto dall’ONU fu il tedesco Detlev Mehlis, dunque assolutamente indipendente.
Mehlis, casualmente ebreo, e il suo gruppo di investigatori, affermarono nel loro rapporto siglato ONU che «l’inchiesta ha stabilito che molti indizi puntano verso la sicurezza siriana come mandante dell’assassinio».
Mehlis aggiunse che le autorità siriane «collaborano solo fino ad un certo punto», anzi «hanno cercato di sviare l’indagine». La Siria divenne il paria internazionale; dovette anche ritirarsi dal Libano.
Accadde poi che Mehlis dovette andarsene perché aveva subornato testimoni, e fatto pressione ed offerto denaro ad alcuni di essi.
Magdi Allam non diffuse la notizia.

Oggi che l’America si è concessa una tregua, e sta cercando di dividere la Siria dall’Iran fra le cui braccia l’ha gettata, ammette ufficialmente che la Siria non c’entra affatto.
Lo ha detto Serge Braemmertz, il capo della missione investigativa ONU che ha sostituito il procuratore-falsario Mehlis: nessuna responsabilità di Damasco nell’omicidio di Hariri.
Una fonte autorevole.
Ma non risulta che Magdi Allam la consideri tale; la notizia, lui, non l’ha data.
Sarà bene che ce lo ricordiamo, quando ricomincerà a ripetere, sulla base di autorevoli fonti d’intelligence, che l’Iran è pericolosissimo.

Il 5 febbraio del 2003, davanti all’assemblea dell’ONU, Colin Powell mostrò foto satellitari di un enorme autoarticolato iracheno, che assicurò essere un laboratorio per armi biologiche.
Colin Powell era il ministro degli esteri USA: quale fonte più autorevole?
Dopo l’invasione, l’auto-articolato della foto risultò essere un generatore di elio per gonfiare palloni aerostatici meteo, venduto a Saddam dagli inglesi.
In quella sede, Colin Powell asserì «da fonti di intelligence» che Saddam nascondeva 8.500 litri di antrace liquido, mai trovato.
Mostrò un flaconcino di antrace in polvere, prova suprema che nessuno osò mettere in dubbio (ma non era liquido?).
Mostrò foto di supposti impianti iracheni di armi di distruzione di massa, prese da un satellite che – si scoprì poi – non era più operativo.
Parlò di tubi speciali di alluminio con cui Saddam intendeva fare non si sa quali armi segrete, e che risultarono tubi di alluminio.
Il presidente Bush, nel discorso sullo stato dell’Unione del 2003, citò «fonti di intelligence», precisi «documenti», i quali provavano che l’Iraq aveva comprato tonnellate di uranio (in forma di yellow cake) dal Niger.
I documenti erano stati scoperti dal nostro servizio, il SISMI, dunque erano autorevolissimi… ora sappiamo che fu tutto un falso orchestrato da Michael Leeden, Ahmad Chalabi ed altri, nel corso di una operazione sporchissima in cui fu «bruciata» l’agente Valerie Plame, che per la CIA indagava seriamente sul commercio clandestino di materiale fissile, la quale non aveva appoggiato la credibilità della rivelazione di Bush.
Non c’era nessun uranio del Niger e nessun programma atomico di Saddam.
 
Sarà bene ricordare che persone oneste sono state moralmente linciate perché non appoggiavano le «documentate verità dell’intelligence americano»: da El Baradei, il capo della AIEA, all’osservatore dell’Onu Hans Blix, che nelle sue ispezioni in Irak non aveva mai trovato segni di armi di distruzioni di massa, e che fu accusato di essere stato pagato da Saddam.

John Bolton l’ebreo-neocon fece espellere il capo della Organizzazione dell’ONU per le armi chimiche, perché Bustani voleva mandare altri ispettori a Baghdad.
Ora sappiamo che ad avere le informazioni vere erano El Baradei, Hans  Bilx, Bustani, e che le informazioni false erano quelle del governo americano.
Non informazioni «sbagliate», ma false: con documenti falsificati, con prove fabbricate in perfetta malafede.

I grandi media non ne hanno preso atto.
Magdi Allam non ne ha dato conto.
Anzi i brandi media continuano a ripetere che l’attentato dell’11 settembre è opera di 17 terroristi armati di taglierini mandati da Bin Laden, e che coloro che affermano il contrario sono complottisti screditati, marginali, folli negazionisti dell’olocausto, antisemiti per giunta.
Non ci aspettiamo che prendano atto che a mentire, sistematicamente e in piena coscienza, dall’11 settembre è il governo americano, lo steso che ora smentisce se stesso perché c’è la tregua.
Ma basta che ce lo ricordiamo, quando verrà il momento.

I media mentono sapendo di mentire.
Viva Israele, caro Magdi Allam.


 
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