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Il teppista istituzionale
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Due o tre parole alle sinistre che applaudono Gianfranco Fini perchè contro Berlusconi.

Non avete notato, o sinistre dei miei calzini, che i due si somigliano come gemelli omozigoti? Rimproverate a Berlusconi di essere entrato in politica «per fare i suoi interessi». D’accordo: ma per che cosa Fini è in politica?

Per fare i suoi interessi personalissimi. Che riguardano lui e nessun altro. Nel pieno di una crisi economica globale, che richiede un governo per non farsi attaccare dalla speculazione mondiale, Fini sta sabotando il governo da cui è stato messo al posto in cui è. Ma non finge nemmeno di proporre un programma alternativo di governo, nè una qualunque visione e preoccupazione del bene comune (perdonate la ridicola antiquata espressione): palesemente, agisce per sè, per odio personale e per caso personale. Per suo vantaggio privato.

Lo fa con un cinismo che toglie il fiato, proteggendosi per il proprio vantaggio personale dietro la carica istituzionale pubblica che ricopre, che lo rende inamovibile e lo esime dall’esporsi al giudizio politico dell’elettorato. E naturamente gode della protezione aggiuntiva dei media di voi sinistre, che sono dominanti e lo adulano e gli inventano nobili motivi inesistenti. Fini, furbamente, ripete le frasi che gli avete messo in bocca, e che mascherano il caso personale e l’assenza di ogni idea politica.

Fini dice (perchè l’avete detto voi) che è sceso a difesa delle istituzioni, e della legalità, minacciate dal Caimano e dalle sue cricche di yes men. E’ noto infatti che il Salame è il capo della mafia, il mandante degli attentati a Borsellino, della P2 e della P3, nonchè della strage di Bologna. Come dicono o insinuano l’Unità e Il Fatto.

Benissimo. Solo che oggi in Italia difendere le istituzioni non è altro che immobilismo. Perchè in Italia sono proprio le istituzioni che vanno rivoluzionate (ed è questa la colpa del Salame, non averlo fatto). Significa difendere la magistratura irresponsabile, e tutte le altre caste strapagate inadempienti e i loro compari di sottogoverno centrale e locale, idrovore del pubblico denaro.

Fini
   Si, la kippà è ben salda
Quanto alla «egalità come la intende Fini, non vi basta lo scoop di Feltri? Quello sulla villa di Montecarlo, lasciata in eredità ad AN (non a Fini, al partito) dalla contessa Colleoni per fede fascista, del valore di qualche milione di euro, e che dopo essere passata a prezzi sempre calanti a due società-fantasma estere, fino a valere 62 mila euro, risulta ora nella disponibilità di GiancarloTulliani, fratello di Elisabetta Tulliani, la velina che Fini ha portato con sè nella residenza molto istituzionale che occupa a Montecitorio.

Vedo che la cosa vi imbarazza un po’, care sinistre, tant’è che ignorate la notizia più che potete. Pensate a cosa avreste strillato se questo inghippo avesse avuto come protagonista, anzichè il vostro Fini, uno Scajola. Invece silenzio, pesce in barile. Il che dà una certa idea di cosa si riduca il vostro culto della legalità, e del vostro concetto di onestà. Onesto è il politico che i magistrati evitano di intercettare, su cui non aprono fascicoli, che non iscrivono nel registro degli indagati. Una onestà alquanto provvisoria.

Va ricordato che la famiglia Tulliani, da quando è diventata intima del presidente della Camera e delle Istituzioni, ha trovato molte strade aperte. Giancarlo Tulliani, oltre che occupare la villa scippata ad AN, s’è scoperto una vocazione televisiva subito esaudita da RAI2: ha prodotto un programma, Italian Fan Club Music Awards, andato in onda con epocale insuccesso: 267 mila spettatori, e una share del 6,8%. Non è un indice di ascolto ma, come dice Dagospia, un mignolo di ascolto.

Ma la famiglia non si scoraggia. Anzi, la stessa amata mammina di Elisabetta, suocera del Fini, a 63 anni, ha creato una società di produzione televisiva – AT Media, si chiama – che manda in onda un programmino pomeridiano su RaiUno. Molte puntate, titolo Per capirti, audience zero.
Introito pagato alla AT Media della suocera: 1 milione e 485 mila euro. Quanto a Giancarlo, ha proposto alla RAI una serie di film da vendere.

Il cognato è dunque una delle istituzioni che Fini sta difendendo? E la suocera è un'altra istituzione? Beh, sì. Ma anche Elisabetta Tulliani, l’amata show-girl, ha una bella pratica in affari patrimoniali. Almeno a sentire il suo fidanzato di prima, l’obeso finanziere Gaucci, che accusa: le avevo intestato una quantità di immobili per sottrarli ai creditori che mi braccavano, e lei se li è tenuti. La Elisabetta ha querelato, attendiamo lumi dalla legalità. Magari qualche intercettazione della bella famiglia sarebbe di aiuto a determinare i confini della onestà come la intendono i Fini-Tulliani. Ma non ci spero: Fini non viene intercettato, dunque è onesto e i giudici lo vogliono paladino della legalità.




La Tulliani al tempo di Gaucci



Care sinistre, fate bene a ripeterci che Berlusconi ha «una concezione proprietaria della politica», del governo e del partito. Ma Fini, scusate, no? Concezione proprietaria del patrimonio di AN, si può dire? E concezione proprietaria della carica di presidente della Camera, non vi pare?

Se volete avere un’idea delle concezioni proprietarie di Fini sul partito, magari chiedete ai suoi colonnelli ed ex colonnelli. Ritengo che abbiano qualcosa da dire. Oppure chiedete ai Vigili del Fuoco che accompagnarono il presidente della Camera, qualche estate fa, a fare immersioni in una riserva marina naturale dove le immersioni sono vietate. Vietate a tutti, ma non alle Istituzioni incarnate. Concezione proprietaria del mare e dei parchi naturali.

Berlusconi stravede per la gnocca, trascina nel fango la sua carica istituzionale a forza di nottate con escort e veline pagategli da gente che vuole appalti pubblici. Verissimo. Ma anche Fini appare succubo della gnocca, anzi della famiglia della gnocca che s’è scelto ed ha portato a Montecitorio. No, non sono diversi, lui e il Caimano. Nemmeno in questo.

Lo stato di succubo dei Tulliani, in più, rivela una nullità caratteriale speciale: Fini è furbastro e cinico, ma intelligente no. Come politico, è succubo di altri e più alti poteri, che gli dettano persino le frasi che pronuncia.

Qui, mi limito a riportare un passo del blog di Andrea Carancini, perchè è esemplare e non richiede aggiunte. Carancini rievoca «... un articolo dellanno scorso apparso sul quotidiano della Confindustria in cui - riferendo i giudizi sul premier italiano espressi dal Financial Times - si diceva che Silvio Berlusconi è diventato un alleato difficile per i partner USA e UE, specificando che sotto tiro’, in particolare, era laccordo con la Russia per il gasdotto South Stream e le recenti aperture allIran’. Lappoggio di Berlusconi al South Stream sta provocando molta rabbia a Washington e a Bruxelles’, riferiva larticolista. E ancora: lItalia, è sempre il Sole24Ore che parla, questanno ha fatto infuriare la Gran Bretagnacercando di stabilire un dialogo diplomatico con lIran. (...)

Torniamo indietro di qualche mese. Dopo la rabbia degli americani e degli eurocrati per i - fruttuosi - rapporti dell
Italia con la Russia di Putin e lIran di Ahmadinejad, ecco unaltra breaking news apparire sui giornali: ‘E ora gli americani puntano su Gianfranco - A febbraio viaggio in USA da interlocutore privilegiato’, titolava il 25 novembre 2009 la Stampa. Nel pezzo in questione si parlava anche di un curioso personaggio, il cui nome ai più non dice nulla: Alessandro Ruben, definito il vero ministro degli Esteri di Fini. Ruben è dal 2004 il presidente italiano della ben nota Anti-Defamation League of Bnai Brith Guarda caso, pochi giorni prima - l11 novembre - dellannuncio del feeling tra gli americani e Fini, quest’ultimo aveva incontrato Abraham Foxman’, direttore internazionale della medesima ADL.

Il viaggio di Fini negli USA, anche grazie a Ruben è un successo
: gli americani sono soddisfatti, anche perché quando il presidente della Camera torna in Italia se ne esce con la frase seguente: Non devono essere gli interessi delle imprese italiane che lavorano in Iran a dettare la politica estera italiana. E aggiunge: ‘Finmeccanica segua lesempio dellENI.  Berlusconi è costretto a inseguire Fini e a tarpare le ali allENI, almeno con lIran.. Ma ormai l’‘uomo degli americani è il presidente della Camera e il premier non può evitare la nascita della fronda interna. Povero Silvio: anche il Bnai Brith gli ha voltato le spalle!». (Silvio Berlusconi: da Cesare a Piccolo Cesare?)

Ma il peggio è che il giornale per eccellenza delle sinistre, L’Unità, il 9 agosto 2009 dava manforte agli americani. Con un articolo intitolato «La Banda del Tubo» in prima pagina, il cui tono era tutto nel sommario: «Berlusconi sensale dellaffare del secolo tra Putin ed Erdogan. Joint- venture per far fuori lEuropa e lAmerica».

Altri articoli di «sinistra» assicuravano che, con quell’accordo sul gas, «Berlusconi lega il Paese ai voleri della Russia di Putin». (La banda del tubo)

Si chiede Carancini: «Come mai la sinistra italiana, a cominciare da quotidiani come lUnità, oltre a opporsi a Berlusconi, come è giusto che sia, si oppone anche a quel minimo di politica energetica autonoma portata avanti da questultimo? Come mai si discute tanto di mafia e di massoneria ma non si discute mai della perdurante sudditanza dellItalia nei confronti degli Stati Uniti, da cui storicamente discende il duplice ceppo - massonico e mafioso - del nostro Paese?».

Giriamo la domanda a voi, care sinistre. Che cosa vi ha preso? Chi difendete in nome della legalità e delle istituzioni?

Maurizio Blondet


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