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Culto del dio sole e Gesù
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A seguito della segnalazione di alcune perplessità di un lettore, causate da cattiva controinformazione presente a iosa su stampa e diversi mezzi di propaganda, forse vale la pena approfondire la tematica legata alla tesi dell’origine «pagana» del cristianesimo.

Molti sono i riscontri su unternet della suesposta posizione: basta avviare il motore di ricerca immettendo parole tipo «Mithra» oppure «Horus», con l’aggiunta di «cristianesimo» ed ecco per miracolo apparire una serie di siti, discussioni su forum, video di film interi, tutti intenti a dare la notizia del secolo: il cristianesimo è una religione completamente copiata da precedenti culti pagani.

In realtà lo «scoop» appartiene alla letteratura, che non ha lesinato nel merito produzioni di carattere complottista, in cui il colpevole non presunto ma dichiarato è la Chiesa.
I parallelismi fatti riguardano diverse divinità.
Le maggiori ipotesi sono riferite a Mithra, Horus ed Ittis; nessuna meraviglia se in futuro la compagnia dovesse espandersi.
Già scrivemmo in un recente articolo la convinzione per la quale, anche solo esaminando un aspetto del messaggio di Cristo (come l’amore), dovessimo constatare la totale e radicale novità della Buona Novella.
Ora dobbiamo necessariamente entrare nel merito delle cosiddette paludate verità che inchioderebbero il cristianesimo al banco degli imputati.

L’argomentazione è costituita dal rinvenimento di una serie di coincidenze e parallelismi tali da far urlare al plagio da parte della Chiesa di credenze precedenti tutte fondate sul culto del dio sole.
Esaminiamo uno alla volta questi cosiddetti parallelismi.
In primo luogo, si afferma, la nascita di Gesù è festeggiata niente meno che il 25 dicembre.
Questo giorno era anche quello dedicato alla nascita del dio Mithra, come di Horus, tutte rappresentazioni del dio sole.
Quindi l’adorazione dovuta a Cristo è addirittura l’adorazione da sempre tributata a questa divinità.
La religione cristiana sarebbe, pertanto, reiterazione del precedente culto, finalizzata al controllo di larghe masse della popolazione, attraverso minacce di peccato ed inferno.

Ancora: queste divinità nascono per concepimento verginale da madri immacolate.
Inoltre: al loro seguito hanno dodici apostoli, figure delle dodici costellazioni, che ruoterebbero intorno al sole.
La loro attività, densa di miracoli, prodigi e profondi insegnamenti, avrebbe apportato all’uomo l’insperata salvezza.
La vita di costoro (almeno di Mithra ed Horus) terminerebbe con la morte (in caso di Horus per crocifissione), seguita, dopo tre giorni, dalla resurrezione, non senza instaurare la pratica battesimale ed una sorta di banchetto eucaristico, successivamente copiato dai fedeli cristiani.
Iniziamo a verificare quel che c’è di vero.

Premettiamo che l’accostamento è operato genericamente con i cosiddetti culti misterici nelle zone dell’Asia Minore (genericamente intesa).
Essi ebbero origine intorno al VII secolo avanti Cristo, per trovare pieno sviluppo in epoca ellenistica, fino ad essere importati (dal III secolo avanti Cristo) a Roma.
La parola greca mysterion, etimologicamente ricollegata myein (vale a dire «chiudere occhi e labbra»), è relativa ad un percorso esoterico di progressivo disvelamento, al quale hanno accesso soltanto gli iniziati mystoi, guidati da maestri sperimentati (mystagoi).
Solitamente si tratta di culti incentrati sull’adorazione di una coppia o una triade di divinità (padre/madre/figlio; madre/figlio; moglie/marito, ecc.); esse - questo è un dato acclarato - rappresentano mitologicamente la natura e le relative fasi stagionali (l’elemento femminile della dea-madre raffigura la natura in senso lato intesa, gli altri, invece, i frutti della medesima), quest’ultime soggette al dinamico alternarsi di vita/morte, nascita/estinzione/rinascita.

Occorre ancora ricordare un ulteriore elemento utile alla comprensione di quanto andiamo scrivendo: «Normalmente il mito racconta di un evento (o di una serie di eventi come nel caso di un ciclo mitico) che si sarebbe verificato tanto tempo fa a seguito di azioni di personaggi extraumani. Un mito è un racconto che ha per oggetto personaggi meravigliosi e fantastici che compiono azioni straordinarie oggi irripetibili. Il mondo in cui questi personaggi vivono è completamente diverso dal mondo attuale: si tratta di un mondo in fieri, senza regole e senza nulla di stabilito, nel quale tutto è possibile proprio perché non esiste ancora nessuna norma.
E’ un mondo che a confronto con quello di oggi appare disordinato, informe, precosmico.
E’ da questo mondo caotico, dal mondo del mito, che grazie proprio alle azioni meravigliose e irripetibili dei personaggi mitici, si origina il mondo ordinato di oggi, la Il mondo quale oggi appare ai nostri occhi è infatti il risultato ormai immutabile delle azioni compiute nel tempo mitico. Queste azioni hanno portato alla trasformazione del caos che era in principio instaurando nuove condizioni, quelle attuali nelle quali vive la società che racconta il mito. […] La funzione del mito è quella di attribuire alla realtà un senso, di giustificarla, di dare significato al mondo. Alla pura casualità naturale, al caos incommensurabile e incomprensibile, privo di ragionevolezza, il mito sottrae ciò che è essenziale per l’uomo rendendolo stabile e significativo. Tutto acquista un senso che si fonda sui tempi delle origini, tutto acquista una necessità: sottratta la realtà al caso la società può adattarvisi. Non dunque una curiosità intellettualistica astratta ma un bisogno vitale di donare significato all’esistenza spinge l’uomo a narrare i miti. Raccontando come nel tempo mitico azioni ed esseri irripetibili hanno dato origine al mondo così come è attualmente, la società fonda se stessa e le sue condizioni. Il mito fonda le cose non solo come sono ma anche come debbono essere: infatti la realtà attuale è quella che è perché così è diventata in quel tempo lontanissimo nel quale tutto si è deciso. Il mito garantisce così al gruppo umano il controllo su ciò che altrimenti apparirebbe incontrollabile e rende accettabile ciò che si deve accettare (per esempio: morte, malattie, lavoro, sottomissione) assicurando stabilità alle istituzioni e offrendo modelli corretti di comportamento normalità quotidiana che costituisce la stabile cornice della nostra esistenza
» (1).
Il cristianesimo si colloca in ben altra dimensione; ma ci torneremo più avanti.
Esaminiamo i singoli culti richiamati.

Cominciamo con il dio Horus.
Avvaliamoci di quanto attestato dalla laicissima wikipedia: «Horo (o Horus) è la forma latina del nome egizio Hr (nella scrittura egizia non sono rappresentate le vocali) la cui lettura è Heru oppure Hor. Il culto di Horo è attestato dal periodo predinastico fino all’epoca romana quando il suo culto viene unito a quello della madre Iside. In epoca predinastica si ebbero, con molta probabilità, diverse divinità falco la più importante delle quali era il dio-falco venerato nell’Alto Egitto. Quando i sovrani del Basso Egitto unificano le Due Terre, Horo assume il carattere di Unificatore dell’Alto e Basso Egitto. Il sovrano egizio è considerato la personificazione di Horo, ossia l’ Horo vivente; la prima tra le molte titolature che identificano un sovrano dell’Egitto è il serekht ossia il nome-Horo caratterizzato appunto dal falco» (2).
Hor, «il lontano», precisiamo, non è precisamente il dio del sole; è il dio del cielo, i cui occhi, di fatto rappresentano il sole e la luna (il secondo perso a seguito del combattimento con Seth). Soltanto in un periodo più tardo, tale figura verrà associata a quella del dio Ra (dio del sole), dando vita alla divinità Harankhte (dio del sole nascente, Horus dei due orizzonti), contrapposto al fratello Seth (dio dell’oscurità) ed i particolare al dio Atum (il sole che tramonta).

In realtà il culto di Hor è legato a quello di Osiride ed Iside, genitori di Horus.
Sfatiamo subito la menzogna per la quale Horus sarebbe nato da concepimento verginale: i diversi miti che narrano la nascita ignorano questa ipotesi: la versione più accreditata è la nascita del dio da Iside, che (sotto forma di sparviero) è fecondata dal cadavere di Osiride.

Ma veniamo all’esame di alcuni elementi distintivi, notevolmente differenti rispetto al cristianesimo, che impediscono di ipotizzare la fantasiosa tesi del plagio.
Horus non ha alcun ruolo sacerdotale né salvifico; non è lui ad essere mediatore dell’uomo; anzi!, neppure il giudizio sull’uomo gli appartiene (chi, invece può dimenticare la raffigurazione di Michelangelo del giudizio universale in cui è Cristo a retribuire secondo le opere?); esso spetta ad Osiride, divenuto dio dell’oltretomba.
Ma - fatto ancor più rilevante! - l’uomo non si redime né si salva per i meriti di un dio incarnato,
ma soltanto per semplice adempimento dell’ordine universale di Ra: maat.
Si tratta della testimonianza riportata nel Libro dei Morti, in cui il defunto, giustificandosi, dichiara di non aver commesso alcuno dei 42 peccati, ivi previsti.

Inoltre la concezione del paradiso egizio molto somiglia piuttosto ad una visione monistica che cristiana dell’esistenza.
Il Ba, principio primordiale di ogni cosa (anche dell’uomo, che, si suppone composto da un corpo e da tre componenti spirituali: Ka, nucleo centrale dell’anima, Ba, come detto e Akh, parte spirituale che avrà massimo sviluppo nella vita eterna), rappresenta la divinità in essenza, nella quale tutto ritorna, così come si legge nella frase del defunto, riportata nel già citato Libro dei Morti: «Io sono il più antico tra gli dei primordiali. O mio Ba, questi sono gli dei: quelli della tua eternità». Basterebbe quanto attestato per far cadere ogni fantasioso accostamento con la verità
del cristianesimo.

Passiamo ad Attis.
Il culto (di Attis e della moglie/madre Cibele) è originario dell’Asia Minore.
Tale culto rappresenta evidentemente l’alternarsi delle stagioni e dei processi generativi legati alla primavera: a questo si deve la morte e poi rinascita di Attis.
Invero si tratta di 2 Attis, quindi nessuna resurrezione, ma solo nuova procreazione: il primo nasce da Cibele, violentata da Zeus, che disperde il seme sulla terra (Cibele è anche dea-madre), e muore autoevirandosi, ingannato da Dioniso.
Il secondo, nasce dall’albero sorto dal sangue dell’evirazione, e feconda la figlia del dio fiume Sangario.
Questo secondo Attis, sarà oggetto di desiderio di Cibele, che però egli rifiuterà, preferendo una principessa: a causa di ciò, Attis, indotto alla follia da Cibele, morirà nuovamente castrato e dissanguato.
Vorremmo tanto domandare: quale sarebbe il parallelismo con Cristo?
La festività dell’equinozio di primavera?
Scusate, ma ci vorrebbe qualche altro argomento!

Giungiamo infine a Mithra, dio di origine persiana ed indo-iranica, poi importato anche a Roma e diffuso soltanto presso l’esercito romano.
Precisiamo subito: la convinzione del Cumont, per la quale ci sia continuità tra i caratteri della divinità del periodo persiano e quella del periodo romano, è stata completamente smentita (basti pensare che il primo Mithra è dio secondario al servizio di Ahura Mazda ed è un pacificatore, il secondo invece è un amante della forza e della lotta ed è dio principale del culto).
In realtà ad essere comune è soltanto il nome, non anche le caratteristiche del dio.
Questo crea già qualche problema ai sostenitori del plagio, che devono postdatare di molto le credenze oggetto di culto del mitraismo e collocarle quasi a ridosso del cristianesimo, se non addirittura ad esso coeve.

Un esempio per tutti: il Mithra persiano ignora del tutto la tauractonia (l’uccisione del toro primordiale), il cui sangue (attenzione: il sangue del toro e non di Mithra, come nel caso di Gesù!) purifica e benedice l’umanità.
Il percorso iniziatico (attraverso sette successivi avanzamenti) suppone la purificazione dell’anima dalle scorie della materia, accumulate nell’incarnazione attraverso «le sfere dei pianeti»
Fino alla terra.
Tale elemento è certamente di matrice gnostica e male si concilia con l’idea sacra che del corpo ha il cristianesimo: per tutti valga San Paolo, che insegna il corpo quale tempio dello Spirito Santo.
Il concepimento di Mithra avvenne da una roccia (anche se il Mithra iraniano nasce da un incesto), qualificata come vergine!
Non da donna vergine, ed è cosa ben diversa dell’Incarnazione!
Inoltre, nacque già adulto!
Questi sono i fatti documentati; il resto, pura invenzione!

Ma proseguiamo: di Mithra, come di nessuno dei due precedenti (Horus e Attis) è dato rinvenire il seguito di dodici apostoli (per Mithra, è dimostrato!, erano solo due!); ancora di nessuno è possibile trovare riscontro in passi di San Paolo: quelli citati dai sedicenti studiosi, diffamatori della Chiesa, sono senza alcuna prova documentale: frasi asserite, ma non comprovate.
Illazioni.
Di nessuno è possibile trovare tracce di una vera risurrezione di un uomo-Dio, se non come figura della nuova vita che sorge a primavera.
Accettiamo tra i parallelismi - ed è logico che sia così - eventuali coincidenze iconografiche; ma il cristianesimo ha sempre usato del precedente per illustrare il Mistero di Verità di cui è apportatore.
Ma non è sufficiente l’utilizzo della croce o dell’aureola per significare che Cristo sia mera invenzione (non vissuto storicamente), e che, quindi, la Chiesa riproporrebbe sotto altre vesti il culto del dio sole.

Gesù è un personaggio storico.
Questo già basta per buttare all’aria tutte le ipotesi mitologiche.
E che sia storia, è difficile che sia messo in dubbio anche dal più laico degli studiosi seri.
Il cristianesimo crea una novità dirompente.
Demitizza il contesto della religione.
Lo colloca ad un evento; all’evento salvifico dell’Incarnazione, passione, morte e risurrezione di un uomo: dell’uomo-Dio!
L’annuncio evangelico è centrato su questo messaggio.
La celebrazione del Santo Natale (il 25 dicembre), che riprende e dà vero significato alla nascita del dio sole, in concomitanza col solstizio d’inverno, è tardiva e non fa parte della premura urgente dell’annunzio apostolico.
Già questo basta per smontare le illazioni del plagio.
Agli apostoli non interessava la coincidenza, ma la divulgazione di un fatto, di un evento: Gesù è uomo vissuto, visto risorto, toccato, ascoltato, creduto, adorato da autentici testimoni.
Gesù è vivo e vivente e salva, vincendo il peccato, la morte ed ogni male!
Il cristianesimo adora Gesù, è vero!
Ma non solo; il cristianesimo - cosa che non dice nessuno di tali sedicenti studiosi - adora la Santissima Trinità!
Gesù è una delle Persone Divine; un solo Essere, ma in Tre Persone.

La rivelazione Trinitaria, centro dell’annuncio evangelico, insieme all’Incarnazione, morte e risurrezione di Cristo, è centrale nella predicazione: ed è un unicum assoluto rispetto ad ogni altra credenza religiosa.
Che posto ha qui il culto del dio sole?
Pure illazioni: mala fede o ignoranza?
Non ci interessa.
Quel che interessa è che si tratta solo di menzogna!

Stefano Maria Chiari




1) Da www.clerus.org/clerus/dati/2000-01/20-2/StRCap3.rtf.html
2) Da http://it.wikipedia.org/wiki/Horo




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