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La Germania ha perso la terza guerra per conquistare l’Europa
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La Germania tutta si scopre piena di livore verso l’Italia. Storicamente qualche ragione per odiare l’Italia i tedeschi ce l’hanno. Pur avendo subito la rotta di Caporetto gli italiani dettero un contributo importante alla sconfitta di Germania e Austria nella prima guerra mondiale. Ma un contributo lo demmo anche come alleati nella seconda guerra mondiale, confermando le previsioni di Churchill, che tanto di adoperò perché l’Italia di Mussolini entrasse in guerra a fianco della Germania, che alla fine venne devastata sino a rasentare l’annientamento.

Adesso la Germania è sul punto di raggiungere una posizione di potere che neppure Hitler sognava. Con gli strumenti della finanza, dell’espansione industriale e con la manipolazione dei meccanismi dell’Europa unita la Germania del 2013 sta allargando la sua area di in­fluenza dal Portogallo alla Polonia, dalla Finlandia alla Turchia. Ma ancora una volta l’Italia si mette di traverso. Dei tre leader italiani Bersani, il comunista riciclato simile alla stessa Merkel, non desta alcune preoccupazione, perché ha già dichiarato che con lui l’Italia rinuncerà ad altre quote di sovranità. Questa rinuncia in un consesso in cui gli altri non rinunciano alla loro sovranità significa offrirsi di diventare in toto una colonia del resto d’Europa, dove domina la Germania. Infatti il buon Bersani un mese prima del voto si era recato premurosamente a Berlino per ricevere suggerimenti, in realtà per prendere gli ordini. La nostra stampa lo aveva notato appena, ma ai fedelissimi della sinistra la cosa non era dispiaciuta. Orfani da lungo tempo dell’Unione Sovietica, poco rassicurati dagli USA, occupati a risolvere i loro problemi su scala planetaria, restava la vicina Germania, unico padrone a cui affidarsi.

Ma gli italiani se ne sono andati per la strada dello sberleffo, affidandosi a due comici. Uno è un comico sin dalla nascita, un attore che ha sempre fatto ridere con un retrogusto amaro. L’altro ha esordito intrattenendo e facendo ridere le signore della buona società in gita di pia­cere sulle navi da crociera. Il suo retrogusto è stato sempre improntato al piacere di vivere e di lasciar vivere, ma questo non lo ha salvato dall’odio furibondo delle sinistre e di molti ben­pensanti di varia origine.

Poco seri questi italiani. Ma come non gli è bastato quello che gli abbiamo fatto, noi e gli alle­ati, durante la seconda guerra mondiale?

Allora la prima dimostrazione dell’incapacità dei tedeschi di saper governare gli altri, voglio dire i non tedeschi, ce l’ha fornita platealmente un tale Peer Steinbrueck, candidato per le prossime elezioni del partito Spd. Questo tedesco autentico avrebbe dovuto incontrare Napo­litano, anche lui, guarda caso, occasionalmente in Germania per una visita diplomatica, forse a prendere suggerimenti su come formare il nuovo governo italiano. Ma Peer Steinbrueck è un vero tedesco, e un vero tedesco dice quasi sempre quello che pensa. Che cosa pensa  Steinbrueck ora lo sanno tutti.

In breve il pensiero alato di Steinbrueck: «Sono sgomento che abbiano vinto due clown» riferendosi ovviamente a Beppe Grillo e Silvio Berlusconi. I due personaggi forse prima di questa affermazione non si sentivano molto affratellati. Ma adesso, a pensarci, insieme raggiungono il sessanta per cento dei voti. Steinbrueck dovrebbe essere sgomento della propria stupidità, che, nonostante il suo volto ridanciano, fa ridere solo qual­che tedesco all’uscita della birreria.


Come questo bravo tedesco che guarda caso è proprio Peer Steinbrueck. Guardandolo in questa fotografia Stei­brueck come clown forse avrebbe qualche possibilità di successo. Quello che non si capisce è perché i tedeschi, così seri, gli abbiano dato tanto credito. Si avanza il sospetto che a loro tutto sommato i clown piacciano


Vediamo come ha reagito Napolitano, il nostro capo dello Stato: «Parole fuori luogo, esigiamo rispetto». Poi i due si chiariscono al telefono: «Non voleva essere offensivo». Ma Steinbrueck non smentisce e tanto meno chiede scusa. Da parte della Merkel: «Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha un ruolo centrale in questa fase e darà le sue valutazioni» ha detto il portavoce Seibert. Questo è vero ma nell’interesse della Germania era meglio non dirlo. Tutte finezze che ai teutonici sfuggono.

L’incontro previsto tra il presidente Giorgio Napolitano (che il giorno dopo ha incontrato la cancelliera Angela Merkel) e il candidato premier della Spd, Peer Steinbrueck, è stato an­nullato su richiesta dell’Italia.

Lo ha confermato un portavoce della Spd alla Bild, precisando che il motivo dell’annullamento sono le dichiarazioni dello stesso Steinbrueck, che è stato ministro delle Finanze e che alle elezioni di settembre correrà come candidato so­cialdemocratico alla Cancelleria. Egli aveva aggiunto: «La mia impressione è che abbiano vinto due populisti». Pensate: populisti, che fa rima con fascisti. Tra Napolitano e Steinbrueck, alla fine, c’è stata una telefonata definita chiarifi­catrice dal portavoce dell’Spd. Già una telefonata in cui il valoroso Steinbrueck non ha chiesto scusa, ma anzi pare abbia ribadito il suo pensiero, che tuttavia viene affermato essere non offensivo. Ma allora Napolitano perché ha fatto lo sgarbo di non volerlo vedere a cena?

Wolfgang Schaeuble
  Wolfgang Schaeuble
Napolitano per darsi un contegno dice: parole fuori luogo. «Mi pare non ci fossero più le condizioni per un incontro. Così ha dichiarato il nostro Capo dello Stato ai giornalisti a Monaco di Baviera – viste le sue dichiarazioni del tutto fuori luogo o ancora peggio». Infine la ciliegina: al contrario, per Napolitano le dichiarazioni del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble sono corrette. Schaeuble si era limitato a dire che in democrazia «non servono consigli pubblici da fuori: gli italiani decidono da soli». Lo stesso Schaeuble, che ora anche lui critica: «Il risultato delle elezioni in Italia ha solle­vato dubbi nei mercati sulla possibilità di formare un governo stabile e quando questo genere di dubbi sorge, cè un pericolo di contagio». Ma per Napolitano: «sono un esempio di riserbo e ri­spetto».

Tuttavia è bene ricordare che è stato proprio Schaeuble il più forte sostenitore di una politica di intransigente rigore contro i paesi del sud Europa, quelli che si sono dissanguati, per essere entrati nel gioco delle grandi banche tedesche, costretti a comperare i loro prodotti e a indebitarsi.

«Noi rispettiamo la Germania ma esigiamo rispetto per il nostro Paese» ha poi detto Napoli­tano nel corso dell’incontro con la comunità italiana in Germania, riferendosi, pur senza nomi­narlo, a Steinbrueck. Quanta delicatezza!

«Rappresento unità e dignità nazionale». «Il capo dello Stato – ha detto Napolitano – ha il mandato di rappresentare lunità nazionale, e penso che non sia molto diverso dal rappre­sentare la dignità nazionale, mi sono sentito investito di ambedue questi mandati e doveri».

Napolitano negli ultimi giorni del suo mandato è stato costretto a fare il duro. Ma Steinbrueck, terzo comico involontario, aggiunge: capisco la scelta di Napolitano. «Steinbrueck ha comprensione per la decisione di Giorgio Napolitano» ha detto un portavoce dello sfidante di Angela Merkel all’Ansa, con­fermando che l’incontro di stasera è stato annullato dopo le dichiarazioni fatte sul voto ita­liano. Ma Steinbrueck si è ben guardato dal chiedere scusa: «Quel che è detto è detto» ha aggiunto in seguito Steinbrueck rispondendo alle critiche che lo hanno sommerso dopo le sue parole su Berlusconi e Grillo. Di solito ciò che è detto si può correggere, mentre questa possibilità non è concessa a ciò che è stato scritto.

La telefonata chiarificatrice

Alla fine tra Napolitano e Steinbrueck è arrivata la «telefonata chiarificatrice». Lo ha comunicato un portavoce dell’SPD. «È stata una telefonata di cortesia e di chiarimento della non volontà di essere offensivo», Lo ha detto a TMNews il portavoce di Steinbrueck, Michael Donnermeyer. La questione del mancato incontro - dopo il caso scoppiato per le parole dell’esponente tedesco sui ’clown’ che avrebbero vinto le elezioni in Italia - è stata chiarita, Steinbrueck comprende che Napolitano deve salvaguardare la neutralità, ha spiegato an­cora Donnermeyer. È stato Steinbrueck a chiamare il presidente Napolitano, ha rivelato il portavoce. Poi Napolitano ha aggiunto: «In ogni caso io ho preso atto delle dichiarazioni che aveva reso ieri che non rendevano possibile un incon­tro».

Da Berlino: no comment. «Quella che mi sta raccontando è una storia interessante. Ma non la commentiamo»: così il portavoce del governo di Angela Merkel, Steffen Seibert, ha risposto alla richiesta di un commento sull’annullamento fra Steinbrueck e Napolitano. Dal Mattino: Il punto del direttore Barbano: «L’Italia con la schiena dritta».

All’indomani delle elezioni, Napolitano è corso in Germania dove ha incontrato gli intellettuali tedeschi per rassicurarli sull’affidabilità dell’Ita­lia in Europa nonostante il rischio di ingovernabilità. Ma la stampa tedesca non era andata per il sottile: l’altra sera sera, la Bild aveva riportato le dichiarazioni di Steinbrueck che, dopo aver visionato il ri­sultato delle elezioni politiche, si era detto «sconcertato» e aveva duramente attaccato il leader del Movimento 5 Stelle e Silvio Berlusconi definendoli «due clown», secondo un copione che appare un poco ripetitivo. Il candidato can­celliere della Spd aveva così offeso sia «il comico Beppe Grillo» sia il Cavaliere che era stato definito «uno che agisce sotto limpulso del testosterone».


Giorgio Napolitano e il presidente tedesco Joachim Gauck


Ma il partito di Steinbrueck ha rincarato la dose: «Clown è il concetto più morbido che personalmente mi viene in testa su Silvio Berlusconi in questo contesto», ha detto la se­gretaria generale dei socialdemocratici Andrea Nahles.

L’epiteto clown è stato usato anche da Nikolaus Blome sulle pagine online del quotidiano Bild. In un articolo intitolato «Pizza quattro stagnazioni», l’autore scrive: «Le sorti dellItalia sono nelle mani di due clown: il primo è un vecchio dal volto gonfio come un pallone, talmente potente da poter bloccare qualsiasi legge sensata. Laltro è un clown più giovane il cui unico punto del programma è No a tutto».

Al centro del colloquio con gli intellettuali, invece, l’Unione europea, i «sentimenti dell’Europa» e gli elementi critici che prevede il rapporto tra istituzioni europee e cittadini. Nessun accenno diretto alle elezioni italiane, secondo quanto rivelato dal Presidente della Repubblica, preoc­cupato comunque dal «populismo crescente in Europa» e dal «pericolo di una scarsa legitti­mazione democratica» dovuto anche «agli errori delle classi dirigenti europee».

Le gaffe ricorrenti

Il leader del centro sinistra tedesco Steinbrueck non è nuovo a gaffe di questo tipo. Come quella relativa al com­penso previsto per la carica di cancelliere, 220mila euro l’anno, giudicato dal leader Spd «poco ade­guato» al ruolo (in confronto agli stipendi italiani una miseria).  Battute considerate indicative di una personalità che, secondo i critici, ha ben poco a che fare con i tra­dizionali valori della socialdemocrazia tedesca.

«Lo ha ammesso che i suoi commenti sono stati poco felici», disse a gennaio Frank-Walter Steinmeier, il capogruppo della Spd, cercando di giustificarlo. E lui stesso, quando recentemente gli è stato chiesto se le gaffe rischiano di avere un effetto negativo in vista delle elezioni, aveva promesso che si sarebbe astenuto da commenti controversi. Insomma eviterà di fare il pagliaccio, ma pare che non ci riesca.

«Quello che molti non gli perdonano, al di là di tutto, è una certa ostentazione della ricchezza, che con­trasta non solo con il ruolo di leader socialdemocratico, ma anche con la sobrietà incarnata in questi anni dalla Cancelliera Angela Merkel».

«Come scrive Bloomberg, Steinbrueck partì fin dallinizio col piede sbagliato nella sua corsa alla pol­trona di cancelliere, quando rese pubblici i proventi della ricchissima carriera di conferenziere. Circa un mlione e 250 mila euro guadagnati a partire dal 2009, partecipando a convegni e convention di aziende e banche come Deutsche Bank e JP Morgan».

«Non ha mai smesso di parlare di soldi, dei suoi soldi e del fatto che ha un rapporto quasi erotico con il denaro», spiegò a Bloomberg Daniel Friedrickh Sturm, autore di una biografia del leader Spd.

Sul piano internazionale il candidato Spd aveva già fatto discutere all’epoca in cui era ministro delle Finanze nel governo di Grosse Koalition guidato dalla Merkel, tra il 2005 e il 2009. Varando una stretta sui paradisi fiscali paragonò gli svizzeri a indiani che scappano spaventati di fronte alla cavalle­ria.

Del resto, agli occhi dell’elettore tedesco, Steinbrueck rimane ancora un «oggetto da decifrare». Der Spiegel su una copertina di qualche settimana fa si domandava «perché fa così tanti errori? ».

Questa è una spigolatura sul caso Steinbrueck, pettegolezzi che per ora non pare abbiano troppo impressionato gli italiani. Probabilmente, avanzando la crisi, torneranno in mente a molti.

Raffaele Giovanelli



Copyright Associazione culturale editoriale EFFEDIEFFE


 
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