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I casi Profumo/Unicredit e IOR/Vaticano
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Il lettore Giuseppe F. di Vicenza ci invia questo suo pezzo, per il quale lo ringraziamo e che pubblichiamo volentieri; in esso però si adombra un presunto ruolo della Lega in chiave antimondialista; riteniamo invece la querelle contro Unicredit un tentativo della Lega (legittimo dal suo punto di vista) di acquisire potere nel mondo bancario-finanziario e rimaniamo fermi, per quanto riguarda la Lega, al giudizio espresso da Maurizio Blondet in un suo importante articolo di qualche anno fa pubblicato da Pagine Libere: «Il campanile contro la nazione». In esso Blondet dimostra come il ruolo della Lega sia perfettamente funzionale, combattendo lo Stato unitario, al raggiungimento dell’obbiettivo mondialista di abbattere gli Stati per consentire la libera circolazione di uomini, capitali e merci, preludio dell’instaurarsi del Governo Unico Mondiale.

La redazione


Il caso Profumo/Unicredit ed il caso IOR/Vaticano


In questi ultimi giorni sono accaduti due eventi particolarmente significativi apparentemente estranei l’uno all’altro: il caso Profumo/Unicredit ed il caso IOR/Vaticano.

I fatti:

- Profumo, l’ad di Unicredit, la seconda banca italiana ed una delle più importanti in Europa, dà le dimissioni perchè di fatto sfiduciato dal consiglio di amministrazione dell’istituto di credito stesso.
- La sfiducia giunge ufficialmente a causa della gestione personalistica dell’operazione, che vede l’entrata di finanzieri libici nel capitale azionario della banca, soprattutto su iniziativa delle fondazioni bancarie (in primis quella di Verona) ed il retrostante pressing della Lega Nord (il sindaco di Verona Tosi in particolare). Tra l’altro nei mesi scorsi il governatore del Veneto Zaia aveva negoziato proprio con Profumo affinchè Unicredit assicurasse più sostegno finanziario alle imprese venete.

- In realtà la sfiducia giunge soprattutto per gli utili Unicredit fortemente in calo negli ultimi due anni con conseguenti drastiche riduzioni dei dividenti per i soci e quindi anche per le fondazioni bancarie territoriali. Particolarmente negativa è poi la presenza, nel portafoglio finanziario di Unicredit, di una rilevante quota di titoli tossici di provenienza americana (derivati e mutui sub-prime).

- La direzione passa ad interim al presidente, il tedesco Dieter Rampl, rappresentante dell’azionariato finanziario del suo Paese (ricordiamo che Francoforte è la seconda piazza finanziaria europea dopo Londra).

- Geronzi, ad delle Assicurazioni Generali (un istituto assicurativo tra i più importanti al mondo)
critica aspramente le fondazioni bancarie per il loro «malinteso senso del radicamento con il territorio» e addossa loro la responsabilità di aver fatto cadere Profumo in un modo irresponsabile.

- Il Financial Times di Londra giudica negativamente il fatto e definisce le fondazioni bancarie «anacronistiche»

- Bossi esorta le fondazioni, espressioni del territorio, ad agire congiuntamente per impedire che i tedeschi assumano il controllo della banca.

- Da ambienti vicini al PD si vèntila l’ipotesi che Profumo, che partecipò col suo voto alle ultime primarie del Partito Democratico e amico personale di Prodi, possa essere incluso nel novero dei possibili candidati premier della sinistra alle prossime elezioni politiche.

Era fatale che la Lega Nord, espressione politica del territorio, finisse prima o poi per scontrarsi frontalmente con il potere più elitario che esista. Il sistema finanziario/bancario. Il più potente potere esistente, seppur quasi invisibile agli occhi della massa.

La ventilata candidatura di Profumo alla guida di una coalizione politica di centro-sinistra dimostra, una volta di più, il pesante grado di compromissione del PD con i poteri forti finanziari italiani e soprattutto internazionali. Ricordo, a questo proposito il caso Britannia.

Infatti il 2 giugno 1992 (governo Amato) sotto l’imperativo mediatico delle privatizzazioni delle aziende pubbliche, si dette inizio alla più grande svendita delle aziende italiane di proprietà dello Stato, in gran parte in favore di multinazionali straniere (vedere allegato). L’accordo venne preso sul panfilo Britannia, onori di casa fatti dalla regina d’Inghilterra, al largo di Civitavecchia, tra Draghi, allora direttore generale del Tesoro, Azeglio Ciampi, in qualità di governatore della Banca d’Italia, e un centinaio tra rappresentanti della finanza anglosassoneamericana (Barclays, Warburg, azionista della Federal Riserve, PricewaterhouseCoopers - ex Coopers Lybrand - Barings - oltre alla Goldman, ecc.) e degli ambienti industriali e politici italiani. Il processo delle privatizzazioni continuò negli anni successivi sotto i governi Ciampi, Dini e Prodi (presidente dell’IRI nel 1982-89 e 1993-94, successivamente consulente della superbanca americana Goldman Sachs, poi presidente del Consiglio nel 1996-98, presidente della Commissione Europea nel 1999-2004 e infine ancora presidente del Consiglio nel 2006-2008; da notare come i governi Prodi si siano sempre contraddistinti per l’attuazione di politiche bancocentriche). Inutile sottolineare come Amato, Ciampi, Dini e Prodi in modo più o meno esplicito abbiano sempre mostrato di posizionarsi politicamente a sinistra.

Per quanto riguarda il caso IOR/Vaticano i fatti sono invece i seguenti:

- la Procura di Roma avvia un’indagine sullo IOR, la banca del Vaticano, per presunte violazioni delle norme anti riciclaggio. L’indagine è condotta da un magistrato appartenente a Magistratura Democratica.

- La notizia trova immediatamente grande risalto in Inghilterra dal momento che il Financial Times gli dedica la prima pagina.

- Il fatto desta perplessità presso la Santa Sede in quanto si ritiene che «la natura e lo scopo delle operazioni oggetto di indagine potevano essere chiariti con semplicità e rapidità» senza avviare necessariamente una indagine della magistratura.

- Il quotidiano della CEI Avvenire parla di una «drammatizzazione offensiva ed inspiegabile» e di una «singolare coincidenza con ben altri eventi» riferendosi con tutta probabilità al grande successo ottenuto da Papa Benedetto XVI nel suo recente viaggio nel Regno Unito nonostante esso sia stato turbato dall’arresto di 6 algerini sospettati di attentare alla vita del Papa e dal conseguente alto livello d’allarme annunciato dalle autorità britanniche (alla fine del viaggio i 6 algerini sono stati rilasciati in quanto per la Polizia essi non costituivano una minaccia fondata!).

Il viaggio di Papa Ratzinger nel Regno Unito ha dato molto fastidio all’establishment massonico-finanziario che controlla il Paese. Creando uno stato d’allarme artificiale, le autorità britanniche hanno tentato di scoraggiare la gente dal partecipare in massa alle celebrazioni liturgiche del Papa (cosa che invece è avvenuta oltre ogni previsione). Il successo del Papa nel Regno Unito ha scatenato poi una immediata ritorsione ad opera, guarda caso, di un magistrato di Magistratura Democratica politicamente quindi vicino alla sinistra. Di nuovo abbiamo un ulteriore indizio della vicinanza fra superpoteri finanziari (la City di Londra è considerata da alcuni esperti il vero centro della finanza mondiale) e la sinistra politica italiana (ma la stessa cosa avviene anche nel resto dell’Occidente).

In conclusione la Lega Nord e l’attuale Papa stanno sorprendentemente e contemporaneamente combattendo la stessa battaglia anche se con modalità differenti. Pochi però si rendono conto che questa battaglia è diretta contro l’avvento di un Nuovo Ordine Mondiale che prevede l'instaurazione di un Governo Globale dominato da una ristretta elite di oligarchi (soprattutto megabanchieri) su una umanità ridotta ad uno stato di soggezione fisica, morale e spirituale.

Fortunanamente però è in atto un risveglio dell’umanità a livello globale di cui la Lega Nord è stata incredibilmente l’antesignana avendo riscoperto per prima l’importanza fondamentale dell’identità e delle radici storico/culturali dei popoli. L’esempio recente più eclatante è quello del Tea Party americano, nato spontaneamente negli USA a seguito dello shock della crisi finanziaria del 2008 e che si rifà ai principi costituzionali dei padri fondatori degli Stati Uniti d’America.


«Britannia»: la grande svendita delle aziende pubbliche italiane sotto i governi Amato, Ciampi, Dini, Prodi, con una breve parentesi di Berlusconi

(allegato)

Di seguito sono elencate le più importanti privatizzazioni operate nel periodo 1992-1998. Quando è possibile sono indicati il ricavo, i beneficiari dell’operazione, le dimensioni delle aziende privatizzate, etc.

Per la compilazione dell’elenco, che non ha pretese di completezza né di assoluta precisione, sono state consultate documentazioni di varia fonte (principalmente la Relazione sulle privatizzazioni del ministero del Tesoro e notizie di stampa). Tuttavia dobbiamo rilevare come fino ad oggi manchi una documentazione, accessibile al pubblico, che fornisca l’elenco completo delle innumerevoli privatizzazioni grandi e piccole, indicandone ricavo effettivo, debiti trasferiti, etc.

a) Nell’anno 1992/93 (Governo Amato, poi Ciampi)

- Italgel (IRI-SME) 1.600 dipendenti, quota ceduta 62% per 431 miliardi a Nestlè
- Cirio-Bertolli-De Rica (IRI-SME) quota ceduta 62%, per 310 miliardi, a FISVI poi Unilever e Cragnotti
- Credito Italiano (IRI) 15.800 dipendenti, quota ceduta 55%, per 1.801 miliardi, l’80% a piccoli azionisti, controllo Mediobanca ed altri.
- SIV (vetro EFIM) 3.800 dipendenti, quota ceduta 100%, per 210 miliardi all’inglese Pilkington
- Nuovo Pignone (ENI) 5.100 dipendenti, quota ceduta 70%, per 713 miliardi a General Electric (USA) (ulteriore 9% ceduto a G.E. nel 1997).

b
) Nel 1994 (Governo Ciampi, poi Berlusconi, dal 27 maggio al 22 dicembre 1994; in realtà, nei 7 mesi di governo, Berlusconi non fece nessuna privatizzazione, nde)

- IMI (ministero del Tesoro) 900 dipendenti, ceduta prima tranche 33% per 2.180 miliardi, controllo a banche (San Paolo, Cariplo, Montepaschi)
Banca Commerciale Italiana (IRI) 18.000 dipendenti, quota ceduta 51% per 2.891 miliardi, piccoli azionisti 85%, controllo a Mediobanca, Generali, Paribas, Commerzbank
INA (ministero del Tesoro) 4.600 dipendenti, ceduta prima tranche 47% per 4.530 miliardi, controllo a banche (San Paolo, Cariplo)
Acciai Speciali Terni (IRI) 24.300 dipendenti, quota ceduta 100% per 600 miliardi a KAI (Krupp, Falk, etc.)
SME (IRI) 18.900 dipendenti, ceduta prima tranche 32% per 723 miliardi a Luxottica/Benetton

c) Nel 1995 (governo Dini)

- ItaltelL (IRI-STET) 15.000 dipendenti, quota ceduta 50% per 1.000 miliardi a Siemens (Germania)
- Ilva laminati piani, 18.000 dipendenti, quota ceduta 100% per 1.929 miliardi a Gruppo Riva
- IMI (ministero del Tesoro) ceduta seconda trance 19% per 1.200 miliardi
- SME (IRI) ceduta seconda tranche 15% per 341 miliardi a Luxottica/Benetton
- ENI (ministero del Tesoro) 95.000 dipendenti, ceduta prima tranche 15% per 6.229 miliardi ad azionariato diffuso
- ISE (IRI settore energia) 150 dipendenti, quota ceduta 74% per 370 miliardi a Edison-EDF (Francia)
- Enichem-Augusta (ENI) 1.100 dipendenti, quota ceduta 70% per 336 miliardi a cessionari non noti.
- INA (ministero del Tesoro) ceduta seconda tranche 18,4% per 1.887 miliardi a banche

d) Nel 1996 (governo Dini, poi Prodi)

- Dalmine (IRI) 4.700 dipendenti, quota ceduta 84% per 301 miliardi a Technit/Rocca
-Italimpianti (IRI) 1.200 dipendenti, quota ceduta 100% per 42 miliardi a cessionari non noti
-Nuova Tirrenia (CONSAP navigazione) 900 dipendenti, quota ceduta 91% per 548 miliardi
- SME (IRI) ceduta terza ed ultima tranche 15,2% per 121 miliardi
- INA (ministero del Tesoro) ceduta terza tranche 312% per 3.260 miliardi
- MAC, quota ceduta 50% per 247 miliardi a GEC-Marconi (GB)
- IMI (ministero del Tesoro) ceduta terza tranche 5,9% per 501 miliardi
-Montefibre, quota ceduta 65% per 183 miliardi
- ENI (ministero del Tesoro) quota ceduta seconda tranche 15,8% per 8.872 miliardi azionariato diffuso
- Alfa Romeo Avio (IRI-Finmeccanica) quota ceduta 75% per 200 miliardi a Fiat

e) Nel 1997 (governo Prodi)

- ENI (ministero del Tesoro) ceduta terza tranche 17,6% per 132.309 miliardi ad azionariato diffuso
- Telecom (ministero del Tesoro) quota ceduta 92,5% per circa 26.000 miliardi ad azionariato diffuso, controllo a nucleo stabile (7,5% azioni) costituito da banche, FIAT/IFIL, soci stranieri
- FincantieriI (IRI) ceduto 100% NEW SULZER AG per 151 miliardi a società finlandese
- SEAT (IRI) ceduto 44,7% per 1.600 miliardi a Comit, De Agostini, etc.
- Banco di Napoli (ministero del Tesoro) 60% per 62 miliardi

f) Nel 1998 primo semestre (governo Prodi)

- ENI (ministero del Tesoro) ceduta quarta tranche 14,2% per 13.000 miliardi ad azionariato diffuso (con la quarta tranche ENI risulta privatizzato al 62% con 41.000 miliardi di incasso totale)
Italia Navigazione (IRI-Finmare) quota ceduta 100% per 150 miliardi ad armatori privati italiani (D’Amico)
- AEM (Comune di Milano) quota ceduta 49% per 1.400 miliardi ad azionariato diffuso
Alitalia (IRI) cessione controllo alla olandese KLM (attraverso scambio azioni o cosiddetta joint venture)
- Elsag-Bailey (IRI-Finmeccanica) quota ceduta 100% per cifra non nota ad acquirenti stranieri
Lloyd Triestino (IRI-Finmare) quota ceduta 100% per cifra non nota a gruppo Evergreen (Taiwan)
Banca Nazionale del Lavoro (ministero del Tesoro) quota ceduta 67,8% per 6.707 miliardi ad acquirenti non noti.

Successivamente sono state eseguite altre importanti operazioni di privatizzazione, fra cui quella della società Autostrade (IRI), conclusa nel 1999.

Giuseppe Federici

Allegato Britannia tratto da > Antonio Venier, Il disastro di una nazione. Saccheggio dellItalia e globalizzazione, presentazione di Bettino Craxi, Padova, Edizioni di Ar (Le due bestie 1) 1999.


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