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Ipotesi sull’incombente «Segno di Fatima»
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In questo tredici maggio il mistero di Fatima entra nella sua nona decade e non si può dire che sia stato tuttora recepito.
Anzi, mentre da quel lontano 1917 la vita sulla terra fu avviata ad una vistosa mutazione, il segno soprannaturale, dato per quell’ora cruciale, divenne sempre più misterioso.
Già questo suo contrasto con i poteri del mondo invita ad approfondirlo alla luce dei segni apocalittici.
Qui mi propongo, quindi, di rivedere l’essenziale del «Segno di Fatima» alla luce della Rivelazione, dei Suoi segni e della storia recente, per prospettare un’ipotesi in tre punti sul suo Terzo Segreto.

I segni della Rivelazione

Il Segno e i segni soprannaturali dei tempi, essenziali per guidare gli uomini attraverso i labirinti della vita non sono mai mancati; la Sacra Scrittura ne è il registro.
E parlando di Maria si deve ricordare la presenza della Donna, dal libro della Genesi a quello dell’Apocalisse.
Ad ogni occasione d’afflizione e di pericolo per il popolo di Dio c’è una donna che è segno dell’intervento della Madre
di Dio e nostra.
Nel corso dei secoli tali segni furono trasmessi a tutti: ai giudei come ai Niniviti, ai re come agli schiavi, in una sequenza secolare che, di monte in monte e di profeta in profeta, indicava il Segno del Verbo Incarnato.
Era il gran Segno celeste per guidare gli uomini all’ordine del mondo naturale che prepara la salvezza in quello
soprannaturale.
La Stella di Betlemme fu vista dai re saggi di Paesi lontani come dai pastori vicini alla grotta.
I segni celesti sono dati per guidare gli uomini di buona volontà.
Se, prima dell’Avvento, erano dati per annunciare il Salvatore, poi sono continuati per ricordarLo nei secoli come il Signore della Storia.
Si può dunque dire che per testimoniare il Segno supremo e i conseguenti segni dei tempi Gesù istituì la Chiesa e il Papato perché i falsi profeti e i segni del mondo non confondessero gli uomini in nome della religione, ma salvandoli nel Suo
Segno.
Quindi, soffermarci a scrutare i segni dei tempi in cui noi viviamo non é passatempo ozioso e nemmeno curiosità gratuita, ma imprescindibile necessità per la vita spirituale e sociale di ognuno.
E’ richiamo a rispondere alla Parola divina: è vigilanza su quanto minaccia il nostro corso terreno, in cui si decide il nostro destino eterno.
C’è una questione primaria della nostra religione, che consiste nell’intervento di Dio nella vita umana.
Cos’altro è la Rivelazione, l’Incarnazione e l’istituzione divina della Chiesa?
Cosa sono i sacramenti se non segni ordinari della grazia a cui corrispondono i segni soprannaturali dei miracoli e delle
apparizioni?

1 - Fatima come segno per il nostro tempo apocalittico

Siamo così al primo punto dell’ipotesi proposta, poiché si può dedurre che anche il nostro tempo, che in materia di problemi non è dietro a nessun altro, ha ricevuto un gran segno e che questo, viste le dimensioni cosmiche del miracolo del sole, sia quello di Fatima.
E’ il segno dato nel periodo delle grandi guerre mondiali e alla vigilia della terribile rivoluzione comunista in Russia.
Ma come riconoscere i segni divini per seguirli?
Innanzitutto è evidente che i segni nelle Scritture antepongono il soprannaturale al naturalismo mondano, la parola divina ai progetti umani, l’intervento della Provvidenza ai piani e compromessi mondani: segni in contraddizione coi progetti terreni; ad immagine e somiglianza di Gesù Cristo: «Segno di contraddizione»: cioè di resurrezione o di rovina (Luca 2, 34).
Si capisce quindi che i Suoi segni implicano «contraddizione», ed esplicandosi in quel duplice destino degli esseri umani,
di rovina o di risurrezione, richiedono una risposta da ognuno.
Poiché la storia umana va capita come storia di un’alienante ribellione cresciuta e moltiplicatasi nel senso della rivoluzione terminale dell’Anticristo, questo appare come il tema cruciale di Fatima.
Infatti, già lo era sette decadi prima nell’apparizioni di La Salette, che l’ha preparata con lo spaventoso avviso: «Roma
perderà la fede e diverrà la sede dell’Anticristo».
Alla scalata continua di tale potere si contrappone la legge divina rivelata e gestita da entità religiose e civili centrate nell’ordine naturale: l’ostacolo, il katéchon delle Scritture.
Allora si capisce perché esso può essere identificabile tanto nell’Impero romano come nella Chiesa cattolica e nel suo
Pontefice.

Si tratta del freno per impedire la libertà del disordine e dell’iniquità che aliena la vita degli uomini, delle famiglie, delle
nazioni dal senso spirituale a quello materiale, conseguente all’alienazione originale.
Altrove ho cercato di rilevare che proprio il termine «alienazione», tanto adoperato dalle idee rivoluzionarie contro
il pensiero religioso, aiuta nella decifrazione di questo corso storico.
La libertà umana comporta la rischiosa scelta tra l’adesione al disegno divino di bene e la pretesa letale d’inventarsi
un nuovo utopico ordine del mondo che cambi il destino dell’umanità nel senso materiale.
Potrebbe la sua fase terminale essere altra che l’alienazione dello stesso pensiero religioso che dovrebbe guidarla secondo
il disegno divino?
E la profezia di Fatima potrebbe essere il segno straordinario di questa svolta nefasta?
In ogni modo si è visto che le guerre e le rivoluzioni in atto nel 1917 furono il segno ordinario di questo momento cruciale per l’umanità.
Cosa allora iniziava a declinare favorendo l’avvento di un nuovo ordine?
Non si può negare che la Madonna di Fatima lo prevedeva nella frase del Suo Segreto: «Se ascolteranno le mie domande,
la Russia si convertirà e ci sarà pace
»; se no...
E oggi si sa che la rovina finale era nella visione della virtuale eliminazione del Papa cattolico col suo seguito: l’esito di una profonda opposizione.
Quindi:

2 - Fatima come segno di contraddizione in questo tempo di scristianizzazione

A questa luce le considerazioni sull’autenticità dell’Evento di Fatima e su cosa rappresenti nella storia dell’umanità e della Chiesa possono rinsaldarsi proprio nell’avversità che suscitano nella mentalità mondana e nel clericalismo diretto ad
aggiornamenti derivati da un profetismo di pace, e di progresso secondo un nuovo ordine in questa terra!
La contraddizione sta nel supporre che il Cielo dia segni che gli uomini non riescono a capire, o allora che se pochi
capiscono sia dubbia la sua autenticità.
Non sarà, invece, che il suo mistero è così profondo che perfino tale incapacità umana di decifrarlo in un certo momento storico sia parte del suo contenuto?
Qui vorrei far capire che proprio quest’ultimo pensiero può guidare al vero intendimento del Segreto di Fatima, conforme
alle parole di Gesù che rispose ai Suoi discepoli che domandavano «Perché parli loro in parabole?»: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Così a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: ‘Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani’ ». Matteo 13, 10-15).
Il Signore che ha creato l’uomo libero, così lo vuole conservare, anche di fronte alla Sua Rivelazione e ai Suoi Segni; anche nella sua apostasia, e tutto dimostra che la profezia di Fatima riguarda la generale confusione e apostasia nella fede.
Uno spunto per cominciare a capire il Terzo Segreto di Fatima sta nella solerzia dei capi conciliari, che delle apparizioni mariane curano le adunate e gli introiti, ma offuscando il suo messaggio.

La Madonna sarebbe apparsa solo per chiedere preghiera e penitenza; ha fatto la sua parte, come diceva di Gesù il grande inquisitore di Dostojevskij.
Ora spetta ai grandi sacerdoti guidare il popolo, secondo i «segni dei tempi» svelati dalla psicologia e dalla sociologia
moderne secondo le necessità del progresso.
Ma non è proprio questa la piattaforma di lancio del Vaticano II, facendo il vuoto nelle chiese e il pieno delle sette?
Quali erano allora i veri segni dei tempi? «Sapete dunque distinguere l’aspetto del cielo e non riuscite a distinguere i segni dei tempi?» (Matteo 16, 4).
Un segno celeste, però, è dato per richiamare l’attenzione dei fedeli su qualcosa.
Non hanno fine a se stessi, ma fanno luce sulla volontà divina di cui sono portatori per la salvezza delle anime.
Perciò emblematico è riconoscere un segno divino, ma, considerarlo superfluo o inopportuno e perciò disattenderne
i contenuti!
E qui si apre davanti ai fedeli un quadro inquietante, perché fu proprio questa l’attitudine di Giovanni XXIII.
Una considerazione specialmente grave di fronte all’accumulo impressionante di problemi nella realtà sociale e religiosa d’oggi.
Se è logico che nessun problema può essere risolto senza risalire alla sua causa, la religione insegna che nessuna causa è slegata dalla Causa assoluta.
Ecco la chiave di lettura dell’offerta-richiesta contenuta nel Segreto della Madre dell’eterna Sapienza: le crisi umane
derivano dall’ignoranza e dall’abbandono della Legge eterna di Dio.

3 - Fatima come aiuto ineludibile per affrontare la crisi della Cristianità

I segni divini sono dunque riconoscibili perché rappresentano un chiaro sostegno per le nostre deboli fede, speranza e carità, non per le illusioni ed emozioni puramente umane.
Ma soprattutto perché passano attraverso la Chiesa che li attesta proprio nella misura in cui rivelano un avvertimento divino inteso a liberare gli uomini dagli svianti inganni terreni.
Questa logica, che oggi sembra l’eredità di una cattolicità in declino, resta presente nel segno di Fatima.
E’ vero che un cattolico non cerca altro riferimento per riconoscere l’autenticità di un segno straordinario che il giudizio dell’autorità della Chiesa.
Essa è il segno ordinario istituito dall’Autore dei segni per custodire la Fede.
La luce viene dalla fede ed è custodita dalla Chiesa.
Un segno straordinario è dato per riaccendere la fede nei fedeli, risvegliandola negli increduli, rafforzandola nei tiepidi e,
in caso di crisi, chiedendone conto ai custodi deviati come fece Gesù coi Farisei e i capi religiosi dell’antico Israele.
Ma così come è certo che il giudizio sull’autenticità di un evento come Fatima spetta alla Chiesa e al suo Capo terreno, è
parimenti certo che la Chiesa col Papa, la gerarchia, il clero e tutto quanto in essa, deve servire alla trasmissione e
preservazione della Fede, dono inestimabile suscitato negli uomini direttamente da Dio.
San Paolo insegna ai suoi successori nell’apostolato: «In ogni cosa rendete grazie, poiché essa è Volontà di Dio manifestata a voi in Gesù Cristo. Non spegnete lo spirito. Le profezie tenetele in conto. Tutto esaminate, ritenete il bene»
(I Tessalonicesi 5,18-21).
Avrebbe senso che i ministri del Signore invocassero l’autorità di Dio per cambiare o spegnere segni della Sua volontà?
Nel caso dell’Evento di Fatima, esso fu riconosciuto dalla Chiesa, ma il Segreto, nonostante i suoi termini di profezia
necessaria, perché esprime la volontà di Dio per la nostra generazione, prima è stato disatteso, poi censurato e poi abusato.
Eccoci alla questione essenziale per capire Fatima: le difficoltà dinnanzi ad esso appartengono necessariamente al contenuto del Segreto.
Per capirlo ci vuole la fede, se non lo si capisce non significa che sia inautentico, ma probabilmente che il problema
riguarda una fede debole o mancante di fronte alla Religione.
La questione riguarda non tanto il contrasto tra i segni contraffatti con quelli veri, ma la fede che fa accettare i segni buoni e rifiutare quelli falsi.
Quindi, il senso dei segni sta in una prova dei fede dei credenti: «affinché quelli che non hanno accolto la verità con amore, credano nella menzogna» (II Tessalonicesi 2).

Esempi biblici di profezie divine

Dai segni profetici in generale passiamo alla profezia di Giona in particolare.
Riprendiamo quella profezia ricordata in un articolo precedente, «Lettura biblica e senso cristiano del castigo» (20 febbraio 2008), dove sono esposti essenzialmente i concetti seguenti: - dato che la natura da sola non è sufficiente a spiegare l’esistenza umana, si deve cercare una conoscenza soprannaturale.
Essa è offerta nella Rivelazione divina e nei suoi segni.
Perciò il cristiano si rivolge alla Chiesa custode della Rivelazione divina e guida della lettura biblica, perché se
il cristianesimo è la verità completa, come crediamo, la storia delle società antiche e moderne devono avere il senso di un «ordine cristiano» per essere decifrabili.
Essendo l’ordine il bene più alto per una società, la conoscenza della natura umana è, quindi, premessa dell’ordine.
Perciò la Provvidenza divina ha dotato l’uomo della Rivelazione e dei profeti che La rappresentavano.
E Gesù Cristo ha istituito la Sua Chiesa dove il capo rappresenta Dio stesso per confermare la Sua Dottrina.
Quindi il Nuovo Testamento conferma in ciò l’Antico, per cui il cristianesimo intende la storia alla luce del basilare
conflitto acceso dalla ribellione originale, per ergere un ordine autonomo in opposizione all’Ordine rivelato per la vita
personale e sociale.
Si ricorda l’esempio del profeta Samuele.
L’insegnamento di Gesù Cristo Salvatore è dato per salvare gli uomini, sia ebrei che filistei; per realizzare quella grande famiglia umana che non esclude alcuno.
Ma non sarà che spesso la lettura dell’Antico Testamento è stata distorta a favore di gruppi dominanti o di un’idea
esclusivista a scapito di uno spirito universale?
Non sarà che dalla lettura oggettiva si è passati a quelle soggettive?
In questo caso la stessa Scrittura può chiarire l’inganno in altri suoi brani, come lo fa nel libro del Profeta Giona, che è d’esempio.
I Niniviti avrebbero potuto rifiutare un profeta che si presentava come il più strano dei naufraghi.
Va allora ricordato che il Signore è venuto anche per illuminare la lettura biblica spesso tendenziosa e esclusivista
dei giudei.
Che particolare mancava nella descrizione del segno profetico che operò la conversione nella grande Ninive?
E’ quanto si deve capire alla luce del Vangelo.
 
Il segno di Giona


Il Signore dispose che un grosso pesce divorasse Giona ribelle.
Così Giona rimase nel ventre del pesce tre giorni e tre notti.
Allora il Signore ordinò al pesce di restituire Giona sulla spiaggia e «La parola del Signore fu rivolta a Giona per la
 seconda volta: ‘Su, va’ nella grande città di Ninive e annunziale il messaggio che Io ti dico!’. Giona si mise in cammino per andare a Ninive secondo la parola del Signore. Ninive era una città molto grande, lunga tre giorni di cammino. Giona, dopo essersi inoltrato in città per il cammino di un giorno, si mise a proclamare: ‘Ancora quaranta giorni e Ninive sarà
distrutta!’
».
I Niniviti e il loro re credettero non tanto all’uomo quanto a Dio, che aveva inviato quel profeta miracolato e proclamarono un gran digiuno.
«Ci si copra di sacchi e si invochi Dio con forza! Ognuno si converta dalla sua condotta cattiva e dalla
violenza di cui ha macchiato le mani! Chissà che Dio non si ravveda e cambi, cosicché receda dal’ardore della sua ira e non periamo! Dio vide la loro reazione, che cioè si erano convertiti dalla loro cattiva condotta e sospese il castigo che
aveva detto di applicare a loro
».
E qui si capisce come le profezie divine sono condizionali a causa della libertà umana di poterle accogliere, che è il loro precipuo scopo universale.
Il vero ecumenismo traspare da questa storia dove tutti, dai marinai ai paesani di una Ninive pagana, sono propensi a
conformarsi a quella Legge di Dio che è universale; diretta ad ogni uomo secondo il giudizio perfetto, colmo di amore e di pietà divina.
Tutti meno Giona, il profeta del popolo eletto che seguendo una lettura esclusivista dei disegni di Dio è rimasto roso da quella conversione.
Qui sorge la domanda: Perché mai i niniviti ascoltando Giona credettero a Dio?
Che carisma doveva avere quel profeta malconcio per annunziare tale avviso terminale in una lingua estranea ad una città straniera?

La spiegazione, assente dallo scarno racconto biblico che si dilunga più sull’incapacità dell’ebreo Giona di capire la
misericordia di Dio rivolta ad ogni popolo, è quella del segno miracoloso di Giona vomitato dal grande pesce per predicare la Parola di Dio.
E ciò diviene anche un segno negativo: Giona ricuperato nel terzo giorno dal ventre del cetaceo bastò ai niniviti, mentre la Risurrezione di Gesù morto nel terzo giorno non bastò né basta agli ebrei!
Perciò va ripetuto: la lettura dell’Antico Testamento alla luce del Nuovo fa capire quanto il disegno divino di conversione universale sia stato distorto da una lettura in senso esclusivista e la stessa Bibbia ne indica spesso l’inganno.
Non fu anche per cambiare lo spirito della sua lettura impropria che il Signore s’è incarnato e prese su di Sé tutto l’astio
accumulato da molte generazioni?
Non si legge forse nelle Scritture che Dio non rifiuta l’opera buona di re estranei alla Rivelazione, come quello di Ninive o di Persia o di Roma, affinché l’ordine sia preservato in terra?
La loro giustizia imperfetta non serviva comunque a frenare la sovversione dell’Ordine naturale richiedente un capo fedele ai princìpi fondanti delle società, composta d’anima e corpo.
E così la lettura del libro di Giona non solo si completa, ma è resa universale dall’insegnamento di Gesù.

Il segno di Giona per i nuovi tempi

Matteo 12, 9-21, «Gesù si recò nella loro sinagoga. C’era là un uomo che aveva una mano rattrappita. Domandarono a Gesù: ‘E’ lecito guarire in giorno di sabato?’. Dicevano ciò per accusarlo. Egli disse loro: ‘Qual è fra voi quell’uomo che, avendo una sola pecora, se questa cade in un burrone di sabato, non l’afferra e la tira su? Ora, quanto è più prezioso un uomo di una pecora! Perciò è lecito fare del bene in giorno di sabato’. Allora disse all’uomo: ‘Stendi la tua mano’. Egli la stese, e tornò sana come l’altra. Usciti, i farisei tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo. Gesù, quando venne a sapere la cosa, si allontanò di là. Molti gli andarono dietro ed egli li guarì tutti; ma comandò loro di non diffondere la sua fama. Ciò affinché si adempisse quanto fu annunciato dal profeta Isaia che dice: Ecco il mio servo che io ho scelto, il mio diletto, nel quale si compiace l’anima mia. Porrò il mio spirito su di lui e il diritto annunzierà alle genti. Non altercherà, né griderà; né udrà alcuno la sua voce nelle piazze. Una canna spezzata non la frantumerà; e un lucignolo fumigante non lo spegnerà, finché non porti il diritto a vittoria; e nel suo nome le genti spereranno».
Alla luce della parola di Cristo si può avere la spiegazione d’ogni mistero, senza cercare altri segni come fanno oggi gli
apparizionisti, o ritenerli infantili come pensano oggi i modernisti, come allora certi scribi e farisei interrogando Gesù:
«Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno».
Ed egli rispose: «Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c’è più di Giona! La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall’estremità della terra per ascoltare la sapienza di
Salomone; ecco che ora qui c’è più di Salomone!
» (Matteo 12, 38-42).

Ciò è anche nel Vangelo di Luca (11, 29-32) e ripetuto in Matteo (16, 4), che precede la professione di fede di Pietro:
«Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Matteo 16, 17).
Sul riferimento fatto dal Signore a Giona, dice San Geronimo: «Volevano da Gesù un miracolo del cielo; un fuoco come quello sceso dal cielo sul sacrificio di Elia (4 Re, 1), o come il miracolo di Samuele che, malgrado il clima torrido fece
tuonare una tempesta
» (1 Re, 7-12).
Il segno di Giona era quindi un gran miracolo e la gente d’ogni tempo e luogo ha bisogno di segni divini per convertirsi.
Il guaio è se non bastano e neanche il più grande di tutti: la Risurrezione!
Il segno di Giona è quindi figura del prodigio miracoloso dato alla generazione più dura di cuore d’ogni tempo, per far
credere e convertire: la Risurrezione di Gesù al terzo giorno.
Quel segno dato affinché chi crederà e sarà battezzato potrà salvarsi (confronta Marco 16,16).
Si tratta di credere o perdere per sempre la visione di Colui che dev’essere creduto.
Allora il «Segno di Giona» fu creduto dai Niniviti, non perché veniva da un profeta carismatico, eloquente e bravo, ma
perché riconosciuto inviato da Dio.
Si può allora immaginare i pescatori che hanno assistito all’apparizione di quell’uomo sulla spiaggia, rigettato dal ventre del grande pesce e che come un ubriaco chiedeva la direzione di Ninive, dove doveva portare un avviso di morte.
Lo stupore provocato deve aver fatto radunare intorno a lui un seguito pellegrinante verso la grande città e al loro arrivo la voce della venuta del profeta di Dio era già sparsa; non si trattava di opera umana ma divina.
Era l’opera di conversione ieri della grande Ninive, come oggi potrebbe essere dell’impero russo.
L’essenziale, per il così detto, «dogma della fede», era credere che anche sul più decadente dei mondi pendeva il giudizio di Dio che castiga i perversi ma ricompensa le buone opere di quelli che rimangono capaci di pentirsi riconoscendo nei
miracoli e profezie la Voce di Dio.
Che senso può avere tutto questo per la situazione della Ninive moderna?
Per il nostro mondo c’è stato un gran segno accusando la sua perversità?
Infatti, nel Segreto di Fatima c’era l’avviso più grave per la nostra epoca: «Penitenza, penitenza, penitenza»!
Ma che ha fatto Giovanni XXIII con tale avviso?
Lo ha archiviato per aprire la Chiesa al mondo con il suo Vaticano II.

L’Ipotesi sulla «sfinge» di Fatima

Si deve vagliare la visione del Terzo Segreto attraverso la relazione di quanto fu profetizzato nelle Sacre Scritture con gli eventi presenti.
Viviamo infatti in un tempo estremo per la vita spirituale nel mondo, quando falsi segni di evoluzione e progresso hanno avviato la cristianità verso l’apostasia generale della fede.
Ma la visione del Segreto riguarda l’abbattimento del Papa col suo seguito.
Dove si può trovare nelle Scritture un riferimento a tale evento?
Lo si trova in uno dei passi che sembrano più oscuri nelle Lettere di san Paolo, quello in cui l’Apostolo parla di quanto
avverrà prima del ritorno del Signore: «Prima dovrà avvenire l’apostasia e dovrà esser rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio. Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose?
E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora. Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene
» (2Tessalonicesi 3-7).
San Paolo parla di un potere iniquo che avrà preso il sopravvento su quanto è di Dio a causa dell’apostasia.
Tale attacco contro l’ostacolo che trattiene l’avanzata dell’uomo che si fa Dio è impedito da qualcosa e da qualcuno che lo trattiene; da un potere e da un potente «katéchon» che lo tengono sottomesso.
Cosa e chi?

San Paolo parla di questa lotta e di questo potere dicendo: «In realtà, noi viviamo nella carne ma non militiamo secondo la carne; le armi della nostra lotta non sono carnali, ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze, distruggendo
i pensieri e ogni baluardo che si leva contro la conoscenza di Dio, e rendendo ogni intelligenza soggetta all’obbedienza al Cristo
» (2Corinti 10,4).
Ecco perciò un segno grande per vagliare l’ora finale della salvezza nella storia dell’umanità in quanto fu istituito dal
Signore, poiché ogni potere in terra e ogni autorità nella Chiesa, viene da Dio.
E’ il potere delle chiavi derivato dal Sangue di Gesù Cristo stesso, presente nel Sacramento dell’Eucaristia, la cui autorità è nella carica del Papa, Vicario di Cristo alla testa del Suo Corpo Mistico.
Il Soglio Papale è quindi il segno del potere divino che frena l’iniquità in terra; ma anche il segno profetizzato del Pastore colpito e «tolto di mezzo», segno che sarà manifesto nell’ora cruciale con una misteriosa rimozione ed assenza.
Siamo di fronte a quell’abominazione e desolazione profetizzate per la fine dei tempi di cui il grande segno è la sospensione del Sacrificio perpetuo.
Sì perché il bersaglio finale dei nemici di Cristo e della Sua Chiesa è il Santo Sacrificio; da esso proviene il potere delle chiavi apostoliche.
Allora nel Luogo santo del Soglio Pontificio, da dove fu rimosso il potere che lo ostacolava, compare l’iniquo; l’inviato per cambiare il Sacrificio, i tempi e il diritto dell’autorità divina (Daniele 7, 25 e 12,11).
Si è compiuto quest’evento?

Il segno apostolico democratizzato

Nella storia dell’Europa si è visto degli imperatori che assicuravano nell’ordine secolare i princìpi cattolici difesi dal Vicario di Dio, giudice della legge divina in terra.
E questa saggezza si fondava nella giusta lettura di brani della Rivelazione che, nella sua dimensione di eternità, parla sì del «furore di Dio», ma contro il male, che è parte del Suo infinito voler bene e longanime pietà per la debolezza umana.
La limitata intelligenza degli uomini sarà mai capace d’intendere tanto amore, che è allo stesso tempo rispettoso della libertà umana?
Non pare.
Basta pensare che nemmeno la visione del Terzo Segreto di Fatima, data per essere capita perfino da pastorelli ignoranti, è stata tuttora decifrata.
Eppure, l’intellighenzia conciliare vola verso vasti traguardi ecumenistici.
Infatti il suo odernismo è parte della rivoluzione umanitarista.
Questo era il pericoloso inganno che minacciava il cristianesimo delle ultime generazioni.
Era espresso per esempio da Tolstoj, che riduceva Gesù Cristo a un simbolo dell’manità divinizzata all’insegna del sarete come dèi.
E poiché questa rivoluzione per essere attuata doveva mirare alla somma sede e al sommo capo spirituale, noti autori con spirito cristiano hanno fatto previsioni sull’Anticristo da venire.
Vi furono le previsioni di Soloviev che vedeva un uomo presentarsi con una sì notevole aureola di ascetismo e spiritualità, da essere preso per modello di saggezza ed essere elevato dal mondo come un idolo, assimilato a un dio; quello che nelle Scritture è l’nticristo.
Se Cristo ha diviso gli uomini secondo il bene e il male, esso seduce gli uomini con le idee di pace di unione e di prosperità universale, che mette d’ccordo le religioni ed i sistemi politici più contraddittori.
Insomma, un cristianesimo centrato su una morale ed un’etica tollerante, che accantona la fede che divide ed esalta i
sentimenti d’amore che lavorano per l’unione di tutti gli uomini di buona volontà.
E’ il piano di un ecumenismo massonico dove laicismo e cattolicesimo si comprendono secondo un umanitarismo pacifista e che, alla fine, darà luogo a una specie di ONU religiosa; organizzazione mondiale delle religioni unite.
Allora la Religione divina, senza l’intervento di Dio, sarà finita!

E’ quel che scriveva il sacerdote Hugh Benson, l’inglese convertito che parla del regime umanitarista di un «padrone del mondo» che, nell’era moderna, imporrà una religione universale; un cristianesimo centrato su una nuova morale, vasta,
unitaria... ma innocua, un’etica che abbraccia comportamenti... anche opposti, e una politica che lavora per l’unione degli uomini di buona volontà, per cui le fedi che dividono devono tramutarsi in sentimenti d’amore che uniscono.
Il tutto, quindi, ricompreso in un ecumenismo massonico dove laicismo e cattolicesimo si incontrano e si comprendono.
Insomma, un umanitarismo di comandamenti pacifisti che «alla fine, quasi sicuramente vestirà gli abiti della liturgia e del sacrificio: dopo di che, senza l’intervento di Dio, la Chiesa sarà persa»!
Ecco delineato cos’è questo umanitarismo ecumenista che ormai è davanti a noi.
Il Professor Del Noce aggiunge parole di attualità sulla forza di seduzione di tale rivoluzione che sostituisce la filantropia
alla carità: «... oggi che la rivoluzione sessuale e la combinazione marx-freudiana segnano il passo, la lotta contro
il cattolicesimo avviene proprio sotto il segno dell’umanitarismo. Che cosa si chiede ai cattolici, oggi, da qualsiasi parte se non la riduzione del cristianesimo a una morale, in sé separata da ogni metafisica e da ogni teologia, capace, nella sua
 autonomia e nella sua autosufficienza, di raggiungere l’universalità e fondare una società giusta
»?
Ma si può parlare allora di una «rivoluzione cattolica»?

Ecco un mescolamento finale di acque che, con un estremo inganno, vorrà sostituire l’inevitabile lotta tra il bene e il male, la vera contrapposizione metafisica, con un compromesso che porterebbe, senza colpo ferire, la Chiesa all’autodistruzione. Ecco cos’è l’umanitarismo, l’ultima tappa delle rivoluzioni.
Quando i fedeli saranno stanchi della lotta che separa, quando temendo la violenza rivoluzionaria, seguiranno profeti del buonismo applaudito dal gran mondo, avranno scelto il «male minore» della via larga che è il «suicidio cattolico».
Sì perché l’Anticristo non si presenterà sputando fuoco né bestemmie, ma come un fratello superbuono.
Descritto tale «aggiornamento» modernista, l’ultimo del processo rivoluzionario libertario, vediamo ora come si è innescato nel seno della Chiesa, dopo il suo lungo corso «carsico» nella storia di questa povera umanità decaduta.
Viviamo questi tempi?
E’ quello che si può vagliare, considerando l’introduzione del «fumo di Satana» per la svolta ribelle nella sua meta finale:
la Chiesa di Dio.
Lo si riconosce nel decadente e deviato tono delle prediche religiose, sia dei gran capi sia dei loro predicatori scelti alla
Cantalamessa.

I segni della contraddizione in Vaticano

Ricordiamoci: Gesù è «Segno di contraddizione» solo perché il mondo non Lo ha riconosciuto, ma rifiutato.
Altro è essere in contraddizione con questa Verità.
Ora, Giovanni XXIII ha voluto archiviare per sempre il Segreto di Fatima, racchiudente una «profezia di sventura».
Voleva inaugurare il Vaticano II senza sgradevoli condanne degli «errori sparsi dalla Russia» contrari alla Fede, su cui
versa quel Messaggio.
Da che parte può essere la Verità?
Chi può negare che da allora errori ed offese alla Verità si sono sparsi sempre più, fino a causare la grande apostasia attuale? E che a pari della crisi universale della Fede la rievocazione ricorrente del Segreto diviene sempre più bruciante, svelandolo come pietra d’inciampo per la sventurata iniziativa conciliare?
Veniamo ad alcune notizie della scorsa decade riguardanti il Segreto, che si è dimostrato il vero segno di contraddizione per la nostra epoca, tanto è stato avversato e raggirato, ma permanendo un gran segno divino.

Nell’ottobre 1997 la TV e i giornali italiani riferirono parole del noto mariologo francese René Laurentin sul Segreto di
Fatima che hanno fatto notizia: il Segreto riguarderebbe deviazioni della fede nella Chiesa dopo il Vaticano II.
Due giorni dopo, 14 ottobre, la sua dichiarazione fu appoggiata da Vittorio Messori in un articolo su Il Corriere della Sera («Sul terzo segreto di Fatima la censura del Papa buono»).
Ecco che il giorno appresso niente meno che il cardinale Ratzinger scende in lizza sulle pagine di Avvenire dichiarando; «Sono tutte fantasie e fandonie» e solo Giovanni Paolo II, lui e monsignor Capovilla hanno letto il Terzo Segreto e possono dire di che si tratta; cioè che esso riguarda essenzialmente «preghiera e penitenza».
Sì, l’avviso censurato dal «buono».
A questo punto monsignor Capovilla il giorno 20 ottobre, sulla Stampa (pagina 13, «Vi spiego il terzo segreto di Fatima») racconta la breve storia della censura del suo capo Giovanni XXIII quando gli hanno portato la «cosa», cioè il Segreto.
Era molto lunga, domanda il giornalista?
«Quattro o cinque paginette a mano» risponde Capovilla, aggiungendo: «Il mistero? Non è detto che sia una manifestazione divina».

Parlando del Segreto questi prelati hanno inevitabilmente inciampato allora e continuano a farlo nelle solite contraddizioni:
- Quattro o cinque paginette sono di troppo per ripetere il precetto religioso di preghiera e penitenza.
Comunque, i fedeli cercano i capi religiosi per sentire i messaggi che vengono dal Cielo, più che la loro recensione di essi. Che poi un così semplice ricordo debba rimanere sotto censura è incredibile.
- Che il cardinale Ratzinger censuri Messori sul Segreto è tardivo, poiché aveva dichiarato in una intervista (1984) seguita da un libro («Intervista sulla Fede», 1985) che esso riguarda «i pericoli che minacciano la fede e la vita dei cristiani, quindi del mondo. E l’importanza degli ultimi tempi... ma le cose contenute in questo terzo segreto corrispondono a quel che è
annunciato nelle Scritture».
Che esse siano censurate se riguardano il presente è a dir poco inquietante.

Oggi, di nuovo lo stesso Capovilla torna per sollevare il sospetto che il Segreto pubblicato dal Vaticano non sia lo stesso che lui ha letto allora.
Ma non farebbe meglio a dire cosa ha letto allora, se il suo capo non lo ha ingannato.
Rimane che, a parte quest’informazione sulle quattro o cinque paginette del segreto, e il termine «cosa» con cui Giovanni XXIII lo classificava prima di conoscerlo, la realtà corrispondente al periodo a cui esso si riferisce si rispecchia solo nei dati forniti, e parzialmente, da Laurentin: diecina di migliaia di preti e religiosi che apostatarono la fede e la scristianizzazione universale che seguì il Vaticano II.
Ecco la «demolizione» e il «fumo di Satana» che Paolo VI vide poi e che fu ricordato da Vittorio Messori su Il Corriere.
Che dei chierici tentino di censurare la realtà è emblematico di un’avversione alla verità.
Ecco allora un buono spunto per cominciare a capire d’ora in poi il Terzo Segreto di Fatima: la solerzia degli inquisitori conciliari, che delle apparizioni mariane curano le adunate e gli introiti, ma censurando i messaggi.
La Madonna sarebbe apparsa solo per chiedere preghiera e penitenza; ha fatto la sua parte, come diceva di Gesù il grande inquisitore di Dostojevskij.
Ora spetta ai grandi sacerdoti guidare il popolo, secondo i «segni dei tempi» svelati dalla psicologia e dalla sociologia
moderna e dai bisogni del progresso.
Ma non è proprio questa la piattaforma di lancio il Vaticano II, facendo il vuoto nelle chiese e il pieno delle sette?
Quali erano allora i veri segni dei tempi?
«Sapete dunque distinguere l’aspetto del cielo e non riuscite a distinguere i segni dei tempi?» (Matteo 16, 4).

La contraddizione come metro efficace

Veniamo allora alla ipotesi considerando se è vero che la religione rivelata da Dio con la Legge e i Profeti e così affidata
alla Chiesa, come il segno di Fatima, rappresentano segni di contraddizione per la fede suscitata negli uomini.
Innanzitutto è evidente nelle Sacre Scritture che questi segni antepongono il soprannaturale al naturalismo mondano,
la parola divina ai progetti umani, l’intervento della Provvidenza alle tattiche e ai compromessi del mondo: sono segni in contraddizione coi progetti umani miranti a successi terreni; ad immagine e somiglianza di Gesù Cristo: «Segno di
contraddizione»: cioè di resurrezione o di rovina (Luca 2,34).
Si può quindi dire che ogni Suo segno autentico focalizza tale «contraddizione» che esplicandosi in quel duplice destino
degli esseri umani, di rovina o di risurrezione, richiedendo una profonda risposta da ognuno di noi, risposta che va oltre ogni apparenza e confusione.
A questa luce le considerazioni sull’autenticità dell’Evento di Fatima e su cosa rappresenti nella storia dell’umanità e della Chiesa possono rinsaldarsi proprio nell’avversità suscitata nella mentalità mondana e nel clericalismo fondato sui piani di rinnovamento secondo un altro profetismo: di venture!
I segni sono dunque riconoscibili perché rappresentano un chiaro sostegno per le nostre deboli fede, speranza e carità,
non per le nostre illusioni ed emozioni puramente umane.
Ma soprattutto perché passano attraverso la Chiesa che li attesta proprio nella misura in cui rivelano un avvertimento divino inteso a liberare gli uomini dagli svianti inganni terreni.

Può essere Fatima confermata attraverso contraddizioni?


Qui vedremo come questa idea, che oggi sembra un retaggio oscuro di una religione smarrita, splenda attualissimo nel segno di Fatima.
Un segno celeste è dato per richiamare l’attenzione dei fedeli su qualcosa.
Non ha fine in se stesso, ma fa luce sulla volontà divina di cui è portatore per la salvezza delle anime.
Vano è riconoscere un segno divino, ma considerarlo superfluo o inopportuno e perciò disattenderne i contenuti.
E ciò è specialmente inquietante di fronte all’impressionante accumulo dei problemi nella realtà sociale e religiosa presente. E poiché tale situazione deve meritare l’attenzione specialmente dai capi religiosi, ciò non rende forse ancora più attuale e urgente il ricorso ad un intervento di Colui che tutto conosce e solo può guidare gli uomini ad agire sulle cause seconde
di tanto disordine?
Infatti se la logica indica che nessun problema può essere risolto senza individuare la sua causa, che non può essere
indipendente dalla Causa assoluta è qui la chiave per stabilire l’autenticità del Segreto di Maria a Fatima.
Perciò la difficoltà a recepire e ad adempiere alle richieste di Fatima indica la ragione per cui la divina Saggezza le ha date: far vedere a chi ha ancora occhi fedeli che già nel 1917 qualcosa cominciava a smarrissi nella coscienza degli stessi prelati della Chiesa, che perdevano di vista il senso cristiano della storia che guida le anime all’ascolto dei disegni divini.
Ed ecco che fu la storia del mondo e della Chiesa in questo secolo a confermare la profezia di Fatima coi conflitti mondiali causati dagli «errori sparsi dalla Russia», nella sua prima parte.
Ma come spiegare che tanti pastori rifiutarono e rifiutano ancora gli avvertimenti del Messaggio di Fatima, che già si sono avverati tragicamente?
Solo se gli altri suoi avvertimenti sui pericoli della «perdita del dogma della fede» si riferissero alle responsabilità religiose proprio di quei pastori offuscati dalla bontà dei propri progetti.
Ecco cosa non si dimostra più un segreto, anzi impone decisamente una presa di posizione cruciale.

Chi ha paura del Segreto di Fatima?

Quelli per cui esso rappresenta un pericolo o è d’ostacolo ai propri piani.
Ma poiché il Messaggio di Fatima fu dato alla Chiesa per «la salvezza di molte anime e per la pace», chi può sentirsi
minacciato dalle parole materne?
Perché la paura e la sorda avversione a quella parte del Messaggio, che perciò rimase a lungo sotto chiave?
Ora tale paura è riconoscibile nel campo in cui opera chi ha che fare col Segreto.
Può essere d’ordine politico, come accade nel periodo che va fino al 1958; e ha avuto delle conseguenze in questo stesso
ordine, come s’è visto.
Ma la «paura» può riguardare la «profezia» in se stessa, che costituisce una vera barriera alla ventura di un millenarismo,
secondo un progetto mondialista ispirato non solo a un profetismo pacifista, ma addirittura ad un nuovo cristianesimo.
Proposte aliene alla fedeltà cattolica.
Ecco perché i nuovi profeti sono allora in preda di una compulsione all’occultamento; «Si accorsero d’essere nudi;
intrecciarono foglie di fico... si nascosero da Dio... avevano paura perché erano nudi
» (Genesi 3,8-10).
La «profezia di sventure», si pone come pietra d’inciampo per tale piano e paura diviene d’ordine metafisico!
Paura che, dato il suo ordine superiore, è molto più gravida di conseguenze.
La via qui seguita per capire il contenuto della terza parte del Messaggio di Fatima è quella che parte dal suo senso basilare: da quel che esso può rappresentare in tutta la storia e in quella del nostro secolo; nella storia del mondo e nella vita della Chiesa; nei termini del disegno divino che è riconoscibile nel senso cristiano della vita e della storia umana; tale senso il Messaggio non può che ricordare: ne fa parte, richiamandosi al Signore, che è al centro della Storia.

Persecuzione velata della Fede

Nel Messaggio di Fatima è detto: «Dio punirà il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e delle
persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre».
Questa punizione del mondo, persecutore della Fede, proprio per mezzo di persecuzioni contro la Chiesa è soltanto
comprensibile considerando quanto i Papi hanno sempre detto della Chiesa: «sino alla fine dei tempi, è messa sotto il segno della persecuzione».
Tale persecuzione religiosa è oggi palese nella globale scristianizzazione dell’umanità: una persecuzioni della Fede stessa da parte di falsi cristi e di falsi profeti che operano nel centro della cristianità... «Fatta preziosa dal sangue di tanti Martiri... riducendola come sotto i Neroni, o più veramente come sotto i Giuliani Apostati. Sicché Roma, sede venerata della verità, diverrebbe un’altra volta, centro di ogni errore».
E’ una profezia di Pio IX sulla persecuzione attuale contro la Fede a cui non può essere estraneo il Terzo Segreto di Fatima, e per conseguenza l’operazione dei suoi censori.
Che tale censura sia in atto conferma il rapporto tra la causa della crisi che viviamo e il Segreto di Fatima, che non riescono a sopprimere.
Si tratta dunque di una vera persecuzione, ma poiché interna, velata come è quella dei falsari modernisti.

Fatima: pietra d’inciampo raggirata?

Nel mese di marzo 1998 di nuovo i telegiornali e i giornali tornano sul Terzo Segreto di Fatima.
La notizia è diffusa come un bollettino.
Di cosa tratta essenzialmente?
Di un’intervista pubblicata dal giornale ABC di Madrid.
In verità si tratta di un’intervista a suor Lucia e al cardinale indiano Padyiara dell’11 ottobre 1992, ribadita un anno dopo nell’incontro col cardinale filippino Ricardo Vidal, e pubblicata in inglese e portoghese.
I media ne parlarono come se fosse recente perché fa notizia parlare di «Gorbaciov in ginocchio davanti a Giovanni Paolo II», e del racconto della conversione del leader della perestroika, per cui il mondo ha scampato una guerra mondiale nel 1985.
Ma il fatto è che se l’informazione sembra aver servito a certi ambienti clericali per insinuare che suor Lucia, la veggente di Fatima, avrebbe «negato che il Segreto abbia a che vedere col Vaticano II».
Ma nell’intervista suddetta, sull’autodemolizione conciliare suor Lucia taglia corto, dicendo che di ciò non poteva parlare! Che significa proprio l’opposto, cioè che lei deve evitare questo argomento che riguarda il Segreto.
Perciò, per quelli che vogliono capire la posta in gioco è sempre di nuovo, come lo fa notare anche Vittorio Messori, l’89 della Chiesa, la rivoluzione di ottobre nel Vaticano!
Chi, più dei rivoluzionari conciliari può temere il Segreto di Fatima?
La verità è che nel voler occultare il suo contenuto essi inciampano in contraddizioni, come accade nei gialli.
Ma veniamo ai fatti degli ultimi anni.

Il 13 maggio del 1991 Giovanni Paolo II è a Fatima e ha un lungo incontro privato con suor Lucia.
Quanto si sono detti traspare nelle interviste del 92/93 coi cardinali, in cui sorge la questione che sembra un giallo nel giallo. La smentita del portavoce vaticano Navarro Valls sul pentimento del leader della perestroika in occasione del suo incontro con Wojtyla il 1 dicembre 1989: «Il gesto che viene attribuito al signor Gorbaciov non è né vero né verosimile».
Esso risulterebbe da una presunta intervista di suor Lucia, la allora novantunenne veggente di Fatima ad un cardinale
(Avvenire del 3 marzo 1998).
Ebbene, quest’intervista che narra quel fatto è vera, fu registrata, perfino in un video, e il testo di quell’incontro ha ricevuto l’avallo dei due porporati.
Quindi se il pentimento di Gorbaciov non è vero ma inventato, ciò è dovuto: o a suor Lucia, che magari ha ricamato su quanto ha sentito da Giovanni Paolo II; o all’estro di questo suo sommo interlocutore, forse desideroso di convincerla di qualcosa.
A questo punto cadrebbe il dubbio su tutta la questione di Fatima: - o suor Lucia non ha parlato di quella «conversione» e questa, come altre interviste sull’Evento di Fatima, sono false; - o ha parlato senza saper quel che diceva e perciò la
testimone di Fatima sarebbe colpevole di fantasticare; - l’altra possibilità è che abbia allora ripetuto quanto sentito da
Giovanni Paolo II, che se ora lo fa smentire in quell’occasione aveva una arrière-pensée.
Quale?
Ecco il «giallo» che il presente lavoro si propone di affrontare partendo da un sospetto: l’idea di passare dalla paura del
Segreto al vantaggio di espropriarlo.

Si deve quindi risalire al contenuto del dialogo tra suor Lucia e Giovanni Paolo II.
Di fronte alla Veggente, che sa di aver avuto il Messaggio dal Cielo, esso va valorizzato nel senso di riconoscerlo nella sua impressionante statura apocalittica, a tal punto da incutere in Lucia paura per le gravi conseguenze di rivelarlo al mondo.
A questo punto, anche lei sarebbe preda della paura del Segreto.
Ma quali indizi ci sono di questo dialogo per appropriarsi di Fatima?
Lo si trova in quella intervista dell’ottobre 1992, confermata in un video nel 1993.
Qui anche la suora si contraddice in rapporto a quanto è stato detto e scritto prima, come si può facilmente constatare dai
testi pubblici che trattano del Segreto e anche da quanto ha detto al cardinale Ottaviani in proposito.
Quindi c’è il palese tentativo di coprire qualcosa di molto grave.
Cosa?
Divisioni conseguenti al dubbio di demolizione dell’autorità nella Chiesa (materia del Segreto?).

Allora Giovanni Paolo II con molto tatto deve aver chiesto un consiglio a suor Lucia: se convenisse rivelare un segreto sulle profonde rotture nella Chiesa.
E Lucia atterrita dall’enorme responsabilità di testimoniare tale realtà non avrebbe voluto altro che «consigliare» Giovanni Paolo II di non rivelarlo: «Il Papa può rivelare il Segreto, se vuole. Ma io lo consiglio di non farlo. Se decidesse di farlo, gli consiglio molta prudenza».
Dice ciò aggiungendo: «La Madonna non ha mai detto che quella parte del messaggio doveva essere resa pubblica, ma che si destinava solo al Papa».
Se non fosse stato lui stesso a richiedere dalla povera suora un «consiglio» sarebbe stato impensabile che lei si permettesse mai di insinuare pubblicamente di averlo dato.
Tutti questi fatti, che implicano contraddizioni e confusioni hanno un denominatore comune: si riferiscono diretta o
indirettamente al Papato.
Del resto, nessuno può dubitare che la figura del Papa è centrale in questo Segreto della Madonna, come si vede a più
riprese.
Perciò questa ipotesi sul Segreto non eluderà la questione sconvolgente: il destino del Papato.

Un Terzo Segreto falso o mutilato?

Chi segue le recenti vicende attorno al Segreto pubblicato dal Vaticano può giustamente dire che l’ipotesi proposta qui cade per terra se tale testo è falso.
Ma se è falso ne è responsabile proprio l’autorità vaticana che riconoscono.
Quindi Giovanni Paolo avrebbe ordinato una contraffazione a suo vantaggio.
E qui siamo alle contraddizioni dei cosiddetti tradizionalisti e conservatori cattolici che, non meno dei vertici vaticani,
hanno paura del Segreto di Fatima.
Sindrome che del resto, come si è visto, colpì pure Suor Lucia.
In tal modo rischiano di contestare l’onestà di quei vertici e perciò la contraddizione consiste nel fatto che per evitare questa costatazione «sedevacantista» devono incidere in alcune conclusioni strampalate.
Prenderò per esempio l’editore francese Laurent Morlier, autore del libro «Il Terzo Segreto di Fatima pubblicato dal
Vaticano è un falso», sottotitolo: «Eccone le prove» (traduzione di Salpan Editore, Matino, (Lecce), 2005.
Ad esso si riferì l’altro grande contestatore dell’integrità del Segreto in causa, Antonio Socci, che si è spinto ad un duro
confronto col Segretario di Stato, il neo astro del gran buio, Bertone, a cui io scrissi inutilmente nel 2000.
Sull’inconsistenza di tale «prove» mi occupai altrove.
Qui devo solo indicare le contraddizioni di chi mi chiama in causa dicendo che tale «Segreto» sarebbe falso anche perché aperto ad ogni interpretazione simbolica come quella di sedevacantisti come Arai Daniele, che lo applica alle proprie tesi! Ora, non è una tesi la visione dell’eccidio papale né la città mezza rovinata; è quanto risulta dal testo confermato dal
Vaticano e da Suor Lucia.
Nemmeno è una mia tesi che col Papa morto è implicita la vacanza canonica della Sede di Pietro.
Dunque per essere razionali si deve tornare alla sola questione dell’autenticità della visione a cui credo proprio in vista del problema di cui tali illustri autori non vogliono sentir parlare, ma devono affrontare: il falsario del segreto non potrebbe
essere altro che Giovanni Paolo II!
Io non ci credo, ma loro sì.
Ahi che dolore!
Ma ora vediamo a che altro credono nella loro contraddizione.
Morlier crede che Paolo VI sia ancora in vita e ormai pentito dalle sue demolizioni sia prigioniero nelle cave vaticane. L’editore-tradutore di Salpan, confuso da tali assurdi, introduce il lavoro dicendo che Giovanni Paolo II «ha mentito quasi su tutto»... «lo riconosco, sì, Papa, ma tra i peggiori, anzi, il peggiore dei Papi».
Caspita!
Mente, ma dice che è Papa, e da questa verità dipende la salvezza delle anime!
  
Ipotesi inevitabile sul Terzo Segreto di Fatima

In questo mondo di strane contraddizioni che dimostra di aver smarrito non solo il senso religioso della vita e della storia, perché si dovrebbe insistere nel evocare l’evento misterioso di Fatima, che, nella stessa Chiesa, ha trovato una sofferta
accoglienza?
Solo se fosse proprio la sua visione, il segno di contraddizione e la chiave che può introdurre a ciò che ad esso
si contrappone: l’iniquità, l’apostasia e la dimissione dell’autorità nell’ora presente.
Ecco allora il segno per guidare l’umanità fuori dal labirinto umanamente inestricabile cui sta portando quella rivoluzione globale, per altro fogna di ogni ribellione.
A La Salette la Madonna ha dato un lungo messaggio sulle vicissitudini della Chiesa e del Papato nel XX secolo che fece trepidare Pio IX: «Si è spenta la vera fede e una falsa luce si è diffusa sul mondo. La Chiesa sarà soggetta a una crisi
orrenda. Roma perderà la fede e diventerà la sede dell’Anticristo.
I suoi termini sono: l’apostasia, il Papato e l’Anticristo.
La gravità di tali termini, qui riferiti ad un tempo futuro, suscita la domanda: se la Madonna venne nel 1846 a prevenire dell’enorme pericolo, potrebbe non tornare quando esso fosse imminente?
Potrebbe nel Segreto di Fatima ignorare la rovina senza precedenti profetizzata a La Salette per questo secolo?
Se così fosse: o il pericolo sarebbe stato superato, il che è falso di fronte alla presente realtà della scristianizzazione globale e della generale apostasia, o uno dei due messaggi non è autentico.
E’ quanto l’Avversario vuole far credere con ogni mezzo.

Ora il Messaggio di La Salette si dimostrò un segno di contraddizione: avversato e occultato, ma pur sempre approvato.
E il Segreto di Fatima non aveva, forse, i termini per essere giudicato autentico?
Al contrario; ma rivedremo questi termini, lasciando da parte ogni pretesa prettamente apologetica, in favore di una visione storica che più che ricordare la teofania di Fatima, vuole vagliare le questioni religiose essenziali che il suo messaggio
ricorda ma che non furono ancora capite pienamente.
Se è autentico, come crediamo, esso è legato alla fede originale e perciò la sua veracità si sostiene da sé di fronte ai fatti, senz’altro bisogno che la pura verità storica.
Il fatto che un tale messaggio sia stato tralasciato già dice tacitamente quale fosse la realtà religiosa all’inizio del secolo. Vagliando «lo stato di perversione degli spiriti» San Pio X diceva che si può temere di essere (E Supremi, 4 ottobre 1903): «All’inizio dei mali annunciati per la fine dei tempi e che il figlio di perdizione, di cui parla l’Apostolo (2Tessalonicesi,     2,3), sia già presente sulla terra».

Dove si manifesterà il mistero dell’iniquità?


Il fatto concerne chi ha il potere per impedirlo, ma è tolto di mezzo (2Tessalonicesi, 2).
L’assenza di chi ha il potere delle chiavi per impedire l’azione dell’empio Anticristo corrisponde alla sua presenza.
La ribellione finale contro l’autorità di Dio si manifesta dove è costituita l’opera di Redenzione dalla prima ribellione: nella Sua Chiesa.
Ecco il mistero dell’iniquità, che era trattenuto dal potere divino del Papato.
Lo spirito di umanizzazione opera oggi nel silenzio dell’apostasia generale poiché procede da un vertice ecclesiale; il potere che impediva l’iniquità è ormai usato per attuarla.
Ciò indica che il nemico primordiale ha varcato la soglia della Chiesa e... dove fu costituita la sede del beatissimo Pietro e la Cattedra della verità ad illuminare le genti, li hanno eretto il trono della loro abominazione e scelleratezza affinché colpito il pastore possano disperdere anche il gregge (Leone XIII, esorcismo invocando San Michele Arcangelo).
Il Terzo Segreto di Fatima versa sulla cristianità mezza rovinata dall’apostasia che va verso la completa rovina dopo che il suo pastore è tolto di mezzo col suo seguito cattolico.
Qui la visione simbolica s’incontra con la realtà spirituale della Chiesa e perciò l’ipotesi può trovare conferma nella realtà storica.

Il fatto che non si voglia considerare il segno di Fatima come un avviso estremo non fa che confermare la sua validità come «segno di contraddizione» e la sua necessità come segno di salvezza dato per i nostri tempi di cecità spirituale e d’apostasia. Il gran problema è in Vaticano, ma per capire la sua spaventosa dimensione probabilmente ci vorrà un’altra generazione.
Ad ogni modo essa non potrà che tornare a quanto è già svelato dal Segreto: che il Papa cattolico che non mente su
questioni legate alla fede è stato «soppresso» per un tempo, fino a quando l’Immacolato Cuore di Maria alla fine trionferà.

Arai Daniele


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