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Pakistan, ovvero Crisistan
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Ricevo lettere del genere:

«Mi sarei quantomeno aspettato un commento da parte sua sul penoso balletto di smentite, contro-smentite e depistaggi sulla presunta morte di Baitullah Mehsud, il capo talebano. E invece mi ritrovo solo un articolo sul penoso Feltri passato alle dipendenze di Berlusca. Oggi, gli USA sostengono che esiste una prova ‘pressoché definitiva’ della sua morte. Quale non è dato saperlo. E poi soprattutto una domanda mi frulla per la testa: non riescono a trovare il Mullah Omar e decine di ‘colonnelli’ della presunta Al-Qaeda sparsi nella porosa frontiera tra Afghanistan e Pakistan e dopo pochi mesi di caccia fanno fuori con un drone Baitullah e sua moglie con una facilità quasi imbarazzante. Non è che Baitullah stava diventando scomodo per qualcuno e  quel qualcuno ha fatto la soffiata? Fonte: http://it.notizie.yahoo.com/4/20090809/tts-oittp-pakistan-usa-prova-ca02f96.html
Saluti. giulgra87
»


Sempre agli ordini dei lettori, specie se altezzosi e sprezzanti... Il  fatto è che non sono sul posto, nè dispongo di droni telecomandati per osservare l’area. Posso al massimo allineare alcuni fatti: Beitullah Mehsud era accusato dagli americani di essere il mandante dell’assasinio di Benazir Bhutto. Un’accusa che Mehsud s’è preso la briga di smentire.

«Il fatto è che noi siamo solo contro l’America, e non consideriamo nemici i leader politici del Pakistan», aveva detto il suo portavoce, Maulana Mohammed Umer, aggiungendo: «Faccio questa dichiarazione su istruzione di Beitullah Mehsud».

Subito dopo l’assassinio della Bhutto, che fu un attentato cosiddetto suicida con decine di morti, la scena del delitto (crime scene) fu ripulita con potenti getti d’acqua. L’autopsia, nonostante le richieste, non venne effettuata. I medici che avevano cercato di rianimarla sono irreperibili, forse si sono nascosti; ma alcuni avevano parlato di un foro d’entrata di proiettile alla nuca. Ci fu un video che mostrava, pochi istanti prima dell’esplosione, un individuo in giacca e cravatta, vestito all’occidentale con una pistola puntata sulla Bhutto. Poi la mega-esplosione, che probabilmente uccise anche il sicario.

Poco prima di rientrare dall’esilio, la Bhutto dichiarò: «Non mi preoccupa Beitullah Mehsud, mi preoccupa la minaccia all’interno del governo. Quelli come Mehsud sono solo pedine. Sono le forze dietro di lui che hanno creato il sorgere dell’estremismo nel mio Paese».

La voce popolare accusa dell’attentato il generale Musharraf; d’altra parte, Mehsud viene ritenuto un elemento dei servizi segreti indiani, da loro finanziato ed armato. Come si ricorderà, la Bhutto parlò anche dell’uomo «che ha ucciso Osama bin Laden» in un’intervista televisiva al giornalista David Frost. Il quale lasciò cadere l’osservazione. E’ ben comprensibile che il semprevivo bin Laden abbia impartito l’ordine ad «Al Qaeda» e ai suoi emissari di far fuori la Bhutto.

Dati i dubbi sollevati da vari ambienti pakistani e no, l’ONU - su richiesta di Zardari, il vedovo della Bhutto e capo del governo - ha allestito una commissione d’inchiesta sull’assassinio della Bhutto. La commissione è guidata da Heraldo Munoz, un diplomatico cileno formato ad Harvard, membro della Brooking’s Institutions (un think tank di Washington, storico centro degli ebrei «di sinistra» o liberal) ed ex viceministro degli Esteri cileno del governo Lagos, post-Pinochet. Il numero due è un magistrato indonesiano, Marzuki Darusman.

mehsud.jpgMolto più interessante, tuttavia, il terzo membro: Peter Fitzgerald, un dirigente della polizia irlandese che partecipò a una simile commissione ONU, quella che «indagò» sull’assassinio del premier libanese Rafik Hariri nel 2005. Fitzgerald fece un rapporto all’ONU in cui accusò gli inquirenti libanesi (al servizio del filo-israeliano Siniora) di aver «fabbricato, falsificato, manipolato e distrutto prove», fino al punto da aver piazzato pezzi di auto sulla «crime scene» come falsi indizi.

Fitzgerald non partecipò più al resto dell’inchiesta.

Quasi certamente l’attentato fu compiuto da agenti israeliani con mezzi elettronici sofisticati, ma «bisognava» dire che il mandante era la Siria, tramite Hezbollah. E il «giudice» Mehlis (ebreo-tedesco, messo a capo dell’inchiesta ONU), trovò infatti testimoni che accusarono chi si doveva accusare. Mehlis ha poi dovuto rinunciare all’incarico quando è stato provato che i suoi testimoni erano stati da lui pagati e imbeccati.

La commissione ONU è arrivata in Pakistan il 16 luglio scorso. Con un mandato, come ha badato a dire il segretario generale Ban Ki-moon, «molto limitato» sia nel tempo (sei mesi) sia nei poteri: «Non innescherà procedimenti penali».

Si vede che questi limiti non bastavano. Probabilmente bisognava, per sicurezza, eliminare Mehsud, un tizio che poteva fare rivelazioni scomode: e così è stato fatto, con modesti effetti collaterali, fra cui la giovane moglie di Mehsud ed una trentina di guardie del corpo, astanti, parenti.

I teleguidatori del drone hanno assicurato che dallo schermo hanno visto benissimo la faccia, era proprio Mehsud.  Il che dimostra che gli USA, che non sono capaci di scoprire il sempre imprendibile Osama bin Mossad, quando serve, sanno colpire giusto.

Questo è quello che so. Non è molto. Mi pare certo tuttavia che sia interesse di USA e Israele di mantenere il Pakistan nello stato di Crisistan, tramite continua strategia della tensione.

Post Scriptum forse utile: la polizia egiziana ha catturato tre terrorisi islamici che progettavano di uccidere l’ambasciatore israeliano al Cairo. Il gruppo appare legato ad Al Qaeda (naturalmente).

Molto indicativa la minacciosa dichiarazione del vice-ministro degli Esteri sionista Danny Ayalon, alla notizia dell’attentato sventato: il mandante è «sicuramente» Hezbollah. E poi ha aggiunto: «Ho un messaggio da dare: se, Dio scampi, cade un solo capello dalla testa di un rappresentante israeliano all’estero, o anche di un israeliano non del governo, a un turista, eccetera, noi considereremo responsabile Hezbollah. Le conseguenze saranno della massima gravità per Hezbollah, e anche per il Libano»

Ma come fa Ayalon ad essere sicuro che i terroristi presi in Egitto, dichiarati come «Al Qaeda» sunniti, sono invece Hezbollah?

Sua risposta: «Non voglio parlare delle questioni d’intelligence che abbiamo là, ma certo c’è un collegamento sia ideologico sia professionale», ha detto.

Si può capire il disappunto per il mancato attentato. In Libano, il capo dei drusi Walid Jumblatt ha appena compiuto uno dei suoi voltafaccia, abbandonando la coalizione filo-americana (e anti-Hezbollah). Con ciò, date le complesse alchimie parlamentari libanesi, Hezbollah entra nella stanza dei bottoni governativi, con 11 ministri di sua fiducia su 30. Ciò sicuramente non piace al Regno di Sion, che cercava una scusa per scatenare una nuova guerra d’aggressione al Libano.

E’ sempre e ancora  il grande Crisistan «made in Judah».



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