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Israeliani in Italia. Fra cui Frattini
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Una piccola serie di notizie brevi, brevissime, non riportate dai nostri media importanti. Tessere di un mosaico che dipinge la nostra sudditanza, occultata, verso lo Stato razzista del Mediterraneo.

Caccia israeliani si addestrano in Sardegna
(
22 novembre 2010)

I caccia israeliani sfrecciano a bassa quota, lanciando bombe e missili sugli obiettivi. Non è una scena dell’operazione Piombo fuso contro Gaza, ma dell’esercitazione Vega 2010 in corso nella base aerea di Decimomannu (Cagliari) dal 16 al 26 novembre. Vi partecipano 30 aerei da guerra e oltre 500 militari italiani e israeliani. L’esercitazione, spiega un comunicato stampa, si inserisce «nel più ampio contesto di cooperazione internazionale allo scopo di confrontare differenti tecniche di impiego e garantire laddestramento avanzato unitamente allo scambio di esperienze fra equipaggi delle aeronautiche militari italiana e israeliana». Sicuramente, nello scambio di esperienze, i piloti israeliani hanno molto da insegnare a quelli italiani. L’aviazione israeliana continua infatti i raid contro la popolazione di Gaza, uno dei quali è stato effettuato il 19 novembre. I piloti israeliani hanno però anche da imparare. La base di Decimomannu, sede del Reparto Sperimentale e di Standardizzazione al Tiro Aereo (Rssta), è dotata delle più moderne tecnologie.

Tra queste un sistema elettronico che, attraverso sensori agganciati ai velivoli, permette di seguire, in diretta su ampi schermi, lo svolgimento del volo come se ci si trovasse a bordo di ogni singolo velivolo. Dopo i dieci giorni di esercitazione, i piloti israeliani saranno quindi in grado di condurre attacchi ancora più micidiali. Perfezionando allo stesso tempo le tecniche per l’attacco nucleare. L’esercitazione di Decimomannu rientra nella cooperazione militare Italia-Israele, stabilita dalla Legge 17 maggio 2005, che prevede anche attività congiunte di formazione e di addestramento. Rientra allo stesso tempo nel Programma di cooperazione individuale con Israele, ratificato dalla NATO il 2 dicembre 2008, circa tre settimane prima dell’attacco israeliano a Gaza. Esso comprende una vasta gamma di settori in cui NATO e Israele cooperano pienamente: aumento delle esercitazioni militari congiunte; connessione di Israele al sistema elettronico NATO; cooperazione nel settore degli armamenti; allargamento della cooperazione contro la proliferazione nucleare. Ignorando che Israele, unica potenza nucleare della regione, rifiuta di firmare il Trattato di Non-Proliferazione ed ha respinto la proposta ONU di una conferenza per la denuclearizzazione del Medio Oriente. (Caccia israeliani si addestrano in Sardegna)


Intanto,
dov’è il ministro Kippà Frattini? A Sderot

«Il ministro italiano degli Affari Esteri, Franco Frattini, ha dichiarato a Sderot che gli israeliani che vivono a ridosso della frontiera con Gaza e i palestinesi sono entrambi vittime di Hamas. Ha dichiarato: ‘Voi, purtroppo, siete vittime del fatto che questa entità estremista prende in ostaggio il suo stesso popolo, e vi attacca’».

E’ una brevissima nota dell’agenzia ebraica Guysen, che non spiega come e perchè il nostro ministro ha voluto portare la sua solidarietà al villaggio nato sopra le rovine di un villaggio palestinese distrutto nel 1948 dagli ebrei (si chiamava Najid), dove durante l’operazione Piombo Fuso, mentre il milione e mezzo di prigionieri di Gaza veniva incenerito da artiglierie al fosforo, il giornalisti dei TG europei erano sollecitati a commuoversi per i nervi della popolazione (99,8% ebrei) che si trovavano «sotto il tiro di migliaia di kassam» che non ammazzavano mai nessuno, tranne qualche lavoratore straniero (lo 0,2% della popolazione: precisione estrema dei razzi Kassam).

La stessa agenzia dà anche una notizia – ancor più breve – dal titolo:

Israeliano in possesso di armi arrestato all’aeroporto di Roma


Traduco: «Un israeliano di 54 anni è stato arrestato giovedì all’aeroporto internazionale di Roma per possesso di armi. Nell’interrogatorio, l’uomo ha dichiarato che era arrivato in Israele con sua moglie appena da una settimana e che la borsa contenente proiettili apparteneva a suo figlio, che è soldato nell’esercito israeliano». (Italie : un Israélien en possession d'armes arrêté à l'aéroport de Rome)

La notizia è breve per un motivo ben chiaro: essa è insignificante. Non è nemmeno una notizia. Un povero innocuo padre, israeliano ma «in Israele da appena una settimana», decide di partire per Roma e nella fretta prende su la borsa di suo figlio, che essendo un soldato israeliano, ha dimenticato nella borsa dei proiettili, come succede a tutti i soldatini del mondo. Un normalissimo equivoco. Si sa che nessun israeliano va mai in giro per il mondo a compiere assassinii mirati, usando passaporti falsi o rubati ai legittimi proprietari; l’esistenza di specialisti dell’omicidio, detti kidonim, e dei loro volonterosi dilettanti che li aiutano nei Paesi dove devono operare, detti sayanim, fa parte della propaganda nera volta a sporcare l’immagine della sola democrazia del Medio Oriente. Non è il caso di fare dell’allarmismo.

Purtroppo, l’estrema laconicità del comunicato ci impedisce di sapere che tipo di proiettili erano nella borsa in cui i nostri poliziotti hanno voluto ficcare il naso (calibro 22 o 0.45? Di M16? Di mortaio?); come il povero padre innocente abbia potuto superare i controlli aeroportuali in Israele notoriamente severissimi; chi doveva incontrare in Italia, eccetera. Anzi, non riusciamo a capire nemmeno se il malcapitato era arrivato a Roma o ne stava partendo... Non ci è dato sapere nemmeno il suo nome e magari la seconda nazionalità (ne hanno sempre un’altra) del viaggiatore: scrupolosa tutela della privacy, si tratta di un innocente solo un po’ distratto. Possiamo immaginare che il sayanim sia stato prontamente rilasciato, su pronto interessamento dell’ambasciata israeliana a Roma. Ed è giusto.

Soltanto un’osservazione: immaginate se il portatore di proiettili sbarcato a Fiumicino fosse stato un iraniano, o anche un marocchino, un siriano, un libanese. Immaginate i titoloni di Repubblica, del Corriere, dell’Unità, dei TG: «Allarme Al Qaeda Attentato islamico sventato a Roma Catturato iraniano con un carico darmiIl terrorista dà una giustificazione incredibile: è la borsa di mio figlio».

E per finire, questa. Anche se la sapete già, completa il quadro

Camera:
Fini, Ben Gurion esempio per far fiorire deserto morale

(ASCA) - Roma, 24 novembre – La testimonianza del fondatore dello Stato di Israele, Davide Ben Gurion, «offre insegnamenti di perenne validità anche alla politica di altri Paesi. Perchè, sempre e in ogni latitudine cè un deserto, spesso morale e ideale, da far fiorire». Lo ha dichiarato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, presentando il libro Ben Gurion e la nascita dello Stato di Israele di Giancarlo Elia Valori (1).

«Edi notevole significato culturale e civile il riproporre allattenzione del pubblico italiano la figura di Ben Gurion. E necessario infatti promuovere, soprattutto presso i più giovani, la conoscenza più ampia e approfondita della storia dello Stato di Israele, a cui lItalia è da sempre legata da solidi vincoli di amicizia», ha spiegato Fini nella Sala del Mappamondo di Montecitorio.

Ben Gurion, conclude Fini, «fu vero statista perchè non si limitò a governare il suo Paese avendo solo riguardo ai problemi immediati, ma a condurlo verso grandi traguardi di civiltà e di benessere riuscendo sempre a mobilitare le energie dellidealità, dellentusiasmo e della dedizione presenti nel popolo. E fu grazie a quelle energie se nacquero terre coltivabili, giardini e tante rilevanti costruzioni civili là dove era il deserto».


Il rabbino-capo Ovadia Yosef intento a mobilitare le energie dell’idealità



1
) Giancarlo Elia Valori, grandissimo amico di Israele, socio P2 (espulso), ha le mani in tante paste. Attualmente è presidente di Sviluppo Lazio, la holding di tutte le società partecipate dalla Regione Lazio. Gioele Magaldi, il massone orgoglioso di esserlo che tiene un sito chiamato Grande Oriente Democratico (da cui in passato ha emanato avvertimenti al Fratello Berlusconi) ha dedicato a Giancarlo Elia Valori un lungo comunicato, sapido di notizie: Non se ne abbia a male il narcisismo del Fratello Antonio Baldassarre se, nel titolo e nel contenuto di questa Velina, è menzionato per secondo, dopo il Fratello Giancarlo Elia Valori. Del resto, non è colpa nostra se l’evergreen Valori ci sembra più in auge del presidente emerito della Corte Costituzionale, nonché ex presidente RAI.

Più in auge e più dinamico nella gestione di quel back-office del potere dove si decidono tante cose con più incisività e solidità di quanto non faccia la politica ufficiale, troppo spesso velleitaria, chiacchierona e priva di reali tattiche. Per non parlare delle strategie… Il Fratello Valori, al contrario, da decenni è sulla cresta dell’onda, trasversalissimo tra destre e sinistre, capace di rafforzarsi e potenziarsi ad ogni cambio di legislativo e/o esecutivo. E il Fratello professor Giancarlo Elia Valori non è solo trasversale nella nostra piccola italietta… No, fedele al principio iniziatico della coincidentia oppositorum, Egli spazia da una tradizionale ed ostentata amicizia con il milieu ebraico internazionale a frequentazioni amichevoli e ravvicinate con importanti esponenti del mondo islamico; si muove con disinvoltura nel bacino mediterraneo, ma ha solidi rapporti anche nelle Americhe e nell’Europa centro-settentrionale. A Oriente come a Occidente. Non sono questi, oltre tutto, i punti cardinali di riferimento per un Massone? Meglio ancora, per un Massone che nel 1963 (a soli 23 anni) era già Cameriere di Cappa e Spada presso la Curia Vaticana e che in seguito è divenuto anche Cavaliere di Gran Croce della Repubblica italiana? Com’è noto, Valori fu iniziato Massone nel Grande Oriente d’Italia nel 1965, presso la Loggia Romagnosi. Lui racconta poi che, già l’anno dopo, a causa del suo progetto di dialogo tra Massoneria e Cattolicesimo, fu sottoposto a processo massonico ed espulso. Ahi, Fratello Giancarlo! Ma i bravi cattolici non dovrebbero raccontare sempre la verità…? Tra il 1961 e il 1970 fu Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Giordano Gamberini, il quale inaugurò un fitto e fecondo dialogo tra Vaticano e Massoneria… Figuriamoci se in quel clima di ritrovata cordialità e collaborazione un pio Cattolico Massone come Valori non sarebbe stato adeguatamente valorizzato… E’ che spesso uno se la racconta un po’ come gli pare. Ma in questa sede non ci interessa concionare rispetto alle vere ragioni della provvisoria uscita di questo Fratello dalla sua prima Loggia. Infatti, era la prima, ma non sarebbe stata l’ultima. Ad inizio anni ‘70, il Fratello Licio Gelli (anch’egli cresciuto massonicamente nella Romagnosi) accolse amorevolmente il Fratello Valori nella P2. E, dunque, di nuovo, a tutti gli effetti, nel G.O.I. di Palazzo Giustiniani. Dopo che nel 1981 le perquisizioni di Castiglion Fibocchi, chez Maitre Gelli, portarono alla luce gli elenchi piduisti (elenchi incompleti, molto incompleti, ve lo garantiamo Noi di Grande Oriente Democratico…) e il nome di Valori vi campeggiava come affiliato ma successivamente espulso, il busillis fu spiegato dallo stesso Fratello in questione ricorrendo a una presunta, quasi immediata, incompatibilità rispetto alla gestione gelliana della P2.

Cioè il pio Valori, turbato dalle occulte trame di potere tessute dal Venerabile Burattinaio (sic!) se ne sarebbe distaccato, dedicandosi alla coltivazione di fiori di loto e viole mammole… Tanto candore floreale, purtroppo, mal si concilia con le voci che corsero e corrono sui pesanti conflitti interni alla stessa P2, in cui la coppia Valori-Pecorelli fu momentaneamente tacitata: il povero Fratello Mino Pecorelli perdendoci la vita, morto ammazzato, l’immarcescibile Fratello Giancarlo Elia Valori costretto solo a mettersi un po’ da parte, in attesa di imminenti rivincite. Che arrivarono prontamente, altroché se arrivarono. E il Fratello Valori risorse come l’aurea Fenice. Buon per Lui.

Ma in questa sede non intendiamo soffermarci troppo lungamente su questa interessante figura di Libero Muratore cattolico, eroe di più mondi, sempre un po’ in bilico tra Roma, Teheran, Beirut e Tel Aviv… Lo faremo in seguito, se e quando lo faremo. In questa Velina vogliamo solo comparare tre intellettuali massoni, tre illustri professori appartenenti alla Libera Muratoria: il citato Valori, Antonio Baldassarre e Claudio Bonvecchio. Eh già, perché il Fratello Valori non è soltanto accreditato come un Massone potente, molto potente, in Italia e all’estero. Il Fratello Valori è anche dotato di un incontestabile valore intellettuale. Prova ne siano le diverse lectiones magistrales tenute in tanti contesti prestigiosi, in ogni angolo del pianeta. Prova ne siano le tante pubblicazioni intriganti e generalmente apprezzate. Come, ad esempio, il recente volume Il Futuro è già qui, Rizzoli, Milano, 2009. Un libro indiscutibilmente interessante, dedicato - tra le altre cose - ad esaltare le grandi potenzialità presenti e future dell’area mediterranea, una regione che dovrebbe costituire un centro di interessi privilegiato per l’Italia ma anche per l’Unione Europea, sotto tutti i punti di vista: politico, economico, culturale. Perciò ci si stupisce che i relatori e gli intervenuti alla presentazione di questo libro fossero dei perfetti sconosciuti, tutte persone di nessun peso nell’ambito degli assetti di potere italioti… Pensate, al Palazzo della Cancelleria di Roma (dove si è svolta la kermesse), a presentare il volume del Fratello Giancarlo Elia Valori c’era soltanto Antonio Catricalà (presidente autorità garante della concorrenza e del mercato), Antonio Martone (avvocato generale presso la Cassazione), Antonio Maccanico (già segretario generale della Camera dei deputati, segretario generale della presidenza della repubblica, presidente di Mediobanca, deputato, senatore, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ministro, attualmente presidente

dell’Associazione Civita), Paolo Savona (presidente Unicredit Banca di Roma) e Tarak Ben Ammar (vice presidente de La Centrale Finanziaria e storico socio e sodale del fratello presidente Silvio Berlusconi). Tra gli intervenuti , personaggi ancora più anonimi e modesti: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta (con delega ai Servizi di Sicurezza), il Generale Giorgio Piccirillo dell’AISI (Agenzia Informazioni per la Sicurezza Interna, Agenzia che ha sostituito il SISDE), Il presidente di Mediobanca Cesare Geronzi, il presidente del gruppo Gmc-Adnkronos, Giuseppe Marra, l’amministratore delegato di Telecom Italia Franco Bernabé, Il presidente dell’ENEL, Piero Gnudi, Andrea Monorchio, ex ragioniere generale dello Stato e presidente della Commissione Controllo Autorità dei Lavori Pubblici, monsignor Natalino Zagotto, direttore e vicario episcopale del’Ufficio per la Vita Consacrata, nonché priore dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, Gaetano Gifuni, già segretario generale del senato e della presidenza della repubblica, il finanziere Roman Zaleski, il presidente dell’Unioncamere Lazio, Andrea Mondello, il presidente del collegio sindacale della Camera di Commercio di Roma, Giovanni Sapia, ex direttore generale INPDAI, il presidente dell’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori, Servizi e Forniture, Luigi Giampaolino ed altri signori di egual blasone…
Ma l’ex procuratore aggiunto della Procura della Repubblica di Roma, Achille Toro, non c’era?

Ma come? Un così grande amico e conversatore telefonico del Fratello Giancarlo Elia Valori, non c’era? Forse, dopo essere stato infine/inquisito/ dopo tante inchieste da lui gestite in modo assai discusso e discutibile, stava a casa a rimuginare su qualcuna delle sue buone opere al servizio della Giustizia (non certo a vantaggio di amici e amici degli amici, come sussurrano i maligni…): buone opere come il sequestro dell’archivio di Gioacchino Genchi (vicequestore della Polizia di Stato e consulente di molte procure italiane in diverse importanti inchieste); archivio dove, guarda la combinazione, si trovavano le intercettazioni di molte telefonate tra lo stesso Achille Toro e il Fratello Giancarlo Elia Valori. Telefonate svoltesi in periodi di tempo in cui il Procuratore Aggiunto Toro era incaricato di indagini relative ad imputazioni che riguardavano molti amici e sodali del Fratello Valori. Addirittura, i due si sentivano quando il Fratello Valori era imputato presso la Procura di Roma per le vicende legate alle licenze Umts… Quando si dice la combinazione e la coincidenza significativa! In ogni caso, lasciamo l’ex procuratore aggiunto Achille Toro alle riflessioni sulla sua vita al servizio della giustizia e alla linea di difesa da assumere rispetto all’inchiesta che lo vede indagato: quell’inchiesta sui Grandi Eventi (Mondiali di nuoto 2009, G8 alla Maddalena, Celebrazioni per i 150 anni dello Stato italiano, etc.) in cui sono coinvolti tanti altri galantuomini, dal sottosegretario Guido Bertolaso a Angelo Balducci, Diego Anemone e altri personaggi della cosiddetta Cricca… E lasciamo il valoroso Fratello Valori alle sue sottili disquisizioni di Filosofia dell’Economia, di Socio-antropologia Teleologica sul Futuro dell’Umanità e di esaltazione retorica dell’Area Mediterranea. Lasciamolo a tali dotte dissertazioni che è meglio… e consente a tutti di volare più alto rispetto a tante altre vicende dai contorni un po’ più prosaici… Ma si sa, certi intellettuali massoni, mentre additano agli altri sublimi volte iperuranie, per se stessi si accontentano di scenari assai più pragmatici, talvolta proprio terra-terra (Velina del 5 luglio 2010: “Giancarlo Elia Valori, Antonio Baldassarre, Claudio Bonvecchio e gli intellettuali massoni tra affari, politica, bugie e RAI Radiotelevisione italiana”)


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