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L’eroico Tsahal se l’è fatta sotto
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«Tutti i membri di un reggimento della brigata Golani sono stati arrestati dai loro superiori per rifiuto di combattere». Di comune accordo, hanno rifiutato obbedienza in battaglia. Lo ha rivelato il sito israeliano 0404.

Gli eroici soldati di Sion – il quarto esercito del mondo – hanno paura di affrontare i poveri combattenti di Gaza in combattimento ravvicinato. Specie dopo che la brigata Golani, un corpo di commandos d’élite (o creduto tale), ha subìto gravi perdite durante l’offensiva terrestre: ha perduto 13 uomini ed un suo vice-comandante. Un altro sito israeliano, Walla, ha raccolto le confessioni di uno dei soldati superstiti nella trappola in cui la Golani è caduta presso il quartiere Chalayye, ad Est della Striscia di Gaza, in cui ha visto cadere 13 dei suoi. Era uno dei soldati israeliani che scortavano a piedi i blindati.

«Un’operazione durissima, mai vista di uguale», racconta lo spaventatissimo ragazzo: «Abbiamo visto il comandante dell’unità nella pozza del suo sangue con la gamba amputata. Il suo vice è stato ucciso, così come il comandante dell’operazione. Anche il comandante dell’unità dell’intelligence militare è stato gravemente ferito».

A tutta prima, racconta, abbiamo pensato che il blindato fosse stato colpito da un missile anticarro Kornet. Invece pare fosse una enorme bomba improvvisata che è stata fatta esplodere al passaggio. «Avevamo di fronte dei fantasmi che sorgevano dalla terra e attaccavano i veicoli e i soldati senza dare attenzione ai carri armati; e noi non sapevamo che fare, sparavamo in tutte le direzioni su obiettivi invisibili».

Il panico, il terrore. Non c’è male per una brigata d’assalto d’élite. Certo, sparare per anni contro ragazzini che tirano le pietre non è un addestramento sufficiente davanti a combattenti determinati e pronti a morire (possiamo dire eroici?).

Infatti il milite della Golani prosegue il racconto così: «I soldati feriti o uccisi giacevano al suolo, difficili da identificare a causa delle mutilazioni. I soldati gridavano, non avevano mai visto una scena simile in vita loro. Quando la battaglia è finita non eravamo capaci di distinguere fra i corpi quelli dei nostri amici, per sapere se erano vivi o morti».

Un altro soldato presente al disastro ha chiamato al telefono la mamma (eh sì...) raccontandole: «Ci hanno bombardato, ci hanno distrutto, ci hanno bruciato... abbiamo dovuto strisciare ventre a terra a cercare i pezzi lacerati dei nostri camerati uccisi dopo il combattimento, un ufficiale ci ha ordinato di ‘pettinare’ il campo di battaglia... era molto duro vedere tanti corpi mutilati, queste immagini mi ossessioneranno per sempre».

Qui sotto, il carro armato caduto nella trappola. È un Merkava, ritenuto invulnerabile.



Qui sotto, il cadavere di un israeliano dentro il Merkava.



Secondo varie fonti, il vero motivo per cui Netanyahu ha ordinato «il ritiro unilaterale» o «la tregua umanitaria» è il numero crescente di effettivi che rifiutano obbedienza ai loro ufficiali. Il numero ufficiale dei soldati morti (62) è eccezionalmente alto per Tsahal, che evidentemente non si aspettava una resistenza così efficace da parte dei militi di Hamas, che sono apparsi così ben addestrati per la prima volta; ancor più se si avvicinassero a 130, come sostengono i comandi palestinesi. Nell’operazione Piombo Fuso del 2008, l’armata ebraica aveva accusato 8 morti, la metà dei quali per fuoco amico.



Qualcosa non è andato come previsto per Israele: lo stesso DEBKA File (ventriloquo del Mossad) riconosce che «le truppe escono da Gaza senza aver ottenuto tutti i risultati» sperati.

«A dispetto delle settimane di battaglia, lo IDF non è entrato nel territorio più a fondo di 1- 3 chilometri, lasciando molte aree occidentali intatte. Così i soldati possono trattare solo i tunnel che escono nel settore Est o traversano il confine con Israele. (...) Hamas, con l’aiuto dei genieri iraniani ed Hezbollah (sic) ha costruito un sistema di labirinti tale che ogni tunnel si biforca in un nuovo passaggio ogni decina o centinaio di metri. Alcuni di questi passaggi interconnessi portano sotto il confine in luoghi di Israele. Il sistema è sconcertante (...) I portavoce dello IDF ed i politici sono ansiosi di alleviare il terrore viscerale della gente di feroci nemici che saltano fuori dalle viscere della terra nei cortili dei kibbutz, terrore che ha fatto spostare più gente a Nord che i razzi stessi».

Terrore, panico. «Le sorprese continuano», scrive DEBKA: «Un ampio tunnel con fondo di cemento che portava ad Israele è stato scoperto sabato notte, con due motocicli parcheggiati dentro, pronti per i terroristi per assaltare la loro preda»


Altro Merkava colpito da un anticarro


I combattenti di Gaza hanno colpito soldati. I soldati israeliani, per bassa rabbia e per vendicare da vigliacchi i camerati morti, hanno ucciso deliberatamente ancora un maggior numero di civili, prendendoli di mira coi cecchini od in altro modo. Alcune di queste eroiche rappresaglie sono state denunciate da Human Right Watch. Nella cittadina di Khuza, dopo aver gridato alla popolazione di andare via dagli edifici, hanno sparato quelli che scappavano fuori, uccidendone un numero imprecisato. «Il primo ad uscire dalla casa, Shahid al-Najjar, aveva le mani alzate ma un soldato israeliano gli ha sparato, ferendolo gravemente alla mascella. Soldati israeliani hanno trattenuto uomini e ragazzi di 15 anni (...) a un gruppo che camminava disarmato a Khan Younis, i soldati israeliani hanno sparato uccidendone uno e ferendone due altri». Eccetera. Il resto di questi disgustosi delitti potete leggerli qui.

Sempre a Khuza (che per metà entra nella zona vietata che gli israeliani hanno allargato a 3 chilometri dal Muro) Jesse Rosenfeld, inviato che lavora per il Guardian e the Daily Beast, ha visto coi suoi occhi i cadaveri decomposti di una esecuzione di massa: gli esecutori li avevano ammassati nel bagno della loro modesta abitazione almeno in sei, prima di «spazzarli con un mitragliatore a livello della vita». «Le pareti sono impregnate di sangue. I bossoli attorno erano siglati IMI, Israel Military Industries». Il massacro sembra risalire all’inizio delle operazioni, tre settimane prima; solo ora si è potuti entrare nella zona.


L’ultimo dei cadaveri è portato via dal bagno in cui pare essere avvenuta un’esecuzione di massa


«In questo conflitto a Gaza – ha scritto il professor As’ad AbuKhalil (scienze politiche all’Università di California) – «Hamas e gli altri gruppi combattenti hanno dimostrato una strategia efficace per contrastare Israele e impedirle di avanzare rapidamente nella Striscia come facevano in passato». Secondo lui, non c’è dubbio che «l’intelligence di Hamas ha appreso dall’esperienza dell’enorme apparato di informazione di Hezbollah. Per Hezbollah, la resistenza è una scienza esatta: studia meticolosamente e con rigore il nemico e studia altrettanto meticolosamente la preparazione alla resistenza. Hezbollah ha creato una scuola interna per insegnare l’ebraico, e centinaia di combattenti si diplomano ogni anno. Tutto ciò che ha Israele sono armamenti sofisticati e la disposizione a violare tutte le leggi di guerra, più un totale disprezzo per i civili dell’altro campo. Ma avrà ancora delle sorprese...».

Soldati ucraini chiedono asilo in Russia



In un’interessante parallelo coi fatti di Gaza, 438 soldati ucraini, coi loro ufficiali, si sono arresi e sono riparati in territorio russo. Sono i sopravvissuti della 72ma Brigata meccanizzata; sotto il tiro dei Grad del Donbass, hanno finito le munizioni e le razioni alimentari, che il comando a Kiev non gli ha mandato... sicché sono sconfinati nel territorio della Federazione russa, all’inizio alla spicciolata, poi da tutti i restanti della brigata. L’armamento pesante è stato lasciato indietro, nelle mani delle truppe che non si sono arrese – ma a quanto pare senza più proiettili. I soldati che si sono arresi avevano ciascuno, al massimo, due caricatori per i fucili d’assalto.

I militari russi hanno distribuito loro abiti asciutti e curato alcuni di loro, feriti. Circa 180 di loro hanno chiesto di rientrare in Ucraina e vi sono stati riaccompagnati in autobus: sono – guarda caso – polacchi, mercenari o volontari che siano. Per gli altri, i russi hanno allestito un campo di tende militari.

Da settimane si sa che la mobilitazione generale ordinata dalla giunta di Kiev ha incontrato ampie ostilità e rifiuto di obbedienza fra la popolazione. Il numero dei disertori, o passati a farsi prendere prigionieri in Russia, sarebbe di oltre tremila.

Il regime non solo non riesce a radunare uomini per la sua guerra civile; non riesce a raccogliere i fondi. L’asta dei titoli emessi dal ministero delle Finanze è andata deserta; il Governo ha imposto nuove tasse «di guerra», mentre l’economia precipita (-6%) e l’inflazione sale (19%), e il sistema bancario (secondo il locale dirigente di Citigroup) è praticamente fallito, con il 40% dei prestiti concessi che «non funzionano».

In questa situazione – disperata per il regime americanista di Kiev – va preso sul serio l’allarme apparso su Novorossia.su:

«L’esperto militare, il colonnello Alexandr Zhilin, si rivolge al pubblico mondiale con la richiesta di proteggere l’Ucraina da una imminente catastrofe ecologica

Mi appello a tutte le persone con la richiesta di proteggere l’Ucraina, - ha dichiarato Alexandr Zhilin. - Ieri alle 03:00, abbiamo ricevuto conferma da Kiev che stanno pianificando una grande provocazione. Gli USA per le mani delle loro creature di Kiev si accingono a compiere un attacco su un impianto di depurazione del Donbass, per questo stanno immagazzinando ammoniaca. Dopo di che, a breve, ci sarà un attacco con autentiche armi chimiche. Joe Biden, ieri, ha dato questa notizia sotto copertura affermando che la Russia bombarderà il Donbass con missili potenti. Questa falsità è stata diffusa per gettare poi la colpa sulla Russia. Perché dico questo? Se noi daremo massima pubblicità, a questa informazione, allora toglieremo la terra sotto i piedi ai provocatori. Non ci saranno più ragioni nel portare avanti questa inqualificabile operazione. Alziamoci gli uni accanto agli altri per difendere l'Ucraina! Le guerre terminano, ma le persone e i risultati rimangono. Non acconsentiamo alla distruzione del nostro granaio”.



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