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Ancora su Steiner. Cenni
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La reazione risentita di esponenti dell’antroposofia a seguito dell’articolo dell’amico Arai (Arai è il nome, lo dico per gli italiani come me che lo ignoravano) Daniele, mi induce a scrivere qualcosa sull’argomento; anche perché sono stato direttamente accusato di non rispondere espressamente alle obiezioni.

Il pensiero cattolico (intendendo con questo il punto di vista della Chiesa che non muta: il Magistero perenne, la santa Tradizione e la sacra Scrittura) può esprimere alla luce della Luce che riceve dal Maestro, per la promessa stessa di Cristo, il proprio punto di vista su posizioni dottrinali differenti da quanto da sempre creduto ed insegnato nella medesima Chiesa.
Non si devono offendere pertanto gli antroposofi, perché si criticherà il pensiero di Steiner (la persona non si giudica, che è già arrivata al cospetto del giudizio di Dio); è lui che si dichiara (più o meno esplicitamente) ispirato al punto da avere la pretesa di dare una lettura più profonda del cristianesimo.
E’ Steiner quindi che deve provare quel che afferma; deve essere lui e non la Chiesa (o il cattolico che pensa come la Chiesa) a dover dimostrare la fondatezza della verità di quel che dice.
Il presente scritto è parte di un lavoro più ampio; si tratta solo di un estratto, che però potrebbe avere carattere esemplificativo di quanto si va sostenendo.

Steiner applica i concetti mutuati dall’evoluzionismo scientifico alla scienza dello spirito, forse inconsciamente.
Li utilizza per spiegare l’evoluzione dell’uomo e del suo corpo fisico (come lo chiama lui); pur condannando il materialismo e l’interpretazione materialista dei testi sacri finisce col commettere proprio il medesimo errore, applicando il pregiudizio ideologico evoluzionista alla scienza dello spirito.
L’evoluzione dell’uomo viene spiegata attraverso successive «incarnazioni», che operano a livello cosmico; si parla dell’antico saturno, del sole e della luna ed infine della terra.
Quest’ultima fase è quella che vede l’«io» aggiungersi ai precedenti corpi (fisico, astrale, eterico).
Il fatto evolutivo coinvolge l’uomo in prima persona e serve a Steiner per dimostrare l’esistenza di «4 arti»nella composizione dell’essere umano.

Egli spiega come in realtà anche il mondo minerale possegga i medesimi 4 arti e che la differenza sostanziale tra uomo e pietra consista nel fatto che nel primo i 4 arti agiscono simultaneamente nello stesso mondo visibile, mentre nel caso della roccia «interpretino» il corpo fisico (minerale) in altri mondi superiori (astrale, devacanico inferiore e superiore, relativi rispettivamente agli altri corpi (eterico, astrale ed «io»), che comunque restano collegati all’oggetto materiale; esso sarebbe come l’estrema parte dell’unghia di un piede, così visibile a chi la può osservare solo come unghia, da parte di chi abbia occhi limitati solo per essa).

Steiner afferma questi postulati come verità indiscusse, ma non si accorge (o finge) di non fornire alcuna prova oltre la propria esperienza esoterica; la quale sarebbe confermata dalla stessa tradizione nascosta risalente a San Paolo (che avrebbe fondato ad Atene la scuola con a capo Dionigi l’aeropagita), ma di tale interpretazione e di tale scuola non v’è alcuna prova, né traccia se non autoreferenziali.
Le premesse di Steiner arrivano ad asserire anche che l’uomo, di notte, viva una sorta di scollegamento con i propri «arti superiori» (corpo astrale ed «io»), che vedrebbe la sostituzione mediante entità divino-spirituali, le quali in vece degli arti dell’uomo, sono attive nel corpo fisico ed eterico.

Quanto affermato desta veramente perplessità estrema: si tratta infatti di una pura invenzione della mente di Steiner; invenzione, però, di cui sicuramente egli aveva prove ed esperienze concrete: ad avviso di chi scrive queste «presenze» potrebbero anche essere segnali probabili di azioni demoniache.
Steiner, indubbiamente geniale, avrebbe potuto di molto contribuire a deviare la retta Fede, infarcendola di elementi esoterici; questo può essere condizione allettante affinché l’inganno luciferino operi con grande potenza e prodigi, magari comunicando anche conoscenze sublimi e certe: somme e grandi verità, che, mescolate con la menzogna, sono in grado di produrre le più ingannevoli e lusinghiere illusioni.
Ma non arriviamo a tanto.
Non sappiamo in che misura l’azione dell’inganno demoniaco operi nell’opera antroposofica; di certo, la misura della bontà dei frutti (da sempre vantati dai seguaci di Steiner) si deve misurare necessariamente sulla fedeltà ed adesione alla vita della Chiesa.

Supporre l’esistenza di buoni frutti prescindendo dal totale accoglimento della Parola di Dio rivelata e spiegata nel cuore del fedele da parte della mozione dello Spirito che opera (per promessa divina) nella Chiesa, è semplicemente falso.
Significa infatti dare del bugiardo a Cristo, che, assicurando la sua presenza durante tutti i tempi, avrebbe pensato bene di velarsi e nascondersi dietro gli enigmi di una lettura esoterica.
L’uomo di oggi sarebbe il risultato dell’evoluzione che l’«io» opera sui corpi in suo possesso.
E’ interessante rilevare come questi corpi formatisi a fasi successive siano il prodotto non della creazione di Dio, ma (forse) di entità spirituali; riemerge la figura di un demiurgo e quella di un mondo delle «idee», di matrice platonica.

In realtà si spiega l’evoluzione come progressiva presa di possesso e di coscienza dell’«io» sui suoi arti: essi, in mancanza di dominio dell’«io» (al principio dell’evoluzione, per esempio) sono compenetrati da entità divino-spirituali (lo Spirito, il Logos; anzi, questo sarebbe il significato del prologo di San Giovanni. Il Verbo che in principio è l’unica entità presente).
Questi postulati tradiscono una concezione quasi atea della divinità, che certamente resta priva di una sua prerogativa essenziale: la capacità infinita di creare e di creare in maniera compiuta.
L’essere umano venuto sulla terra inizialmente sarebbe stata la creatura di entità divino-spirituali, priva di un proprio «io».
La dotazione dell’«io» conferì anche la materialità; prima dell’uomo attuale esisteva un pre-uomo divino.

Abbiamo allusioni forse all’Adam-kadmon (dalla «Dottrina Segreta» della H.P. Blavatsky): «L’Uomo Archetipo, l’Umanità. L’Uomo Celeste» non caduto in peccato; i Cabalisti lo riferiscono ai Dieci Sefiroti sul piano della percezione umana. Nella Cabala Adam Kadmon è il Logos manifestato, corrispondente al nostro Terzo Logos; poiché l’Immanifestato è il primo paradigmatico Uomo ideale e simbolizza l’Universo in abscondito o nella sua ‘privazione’, nel senso aristotelico. Il Primo Logos è la ‘Luce del Mondo’, il Secondo ed il Terzo sono le sue ombre che gradualmente si oscurano. E’ il veicolo dell’Antico dei Giorni, Ain Soph e, come androgino è identico a Sephira, la Luce Spirituale. Come Albero Sefirotico rappresenta l’Universo e corrisponde all’Indù Brahma. E’ composto dalla Legione dei Poteri Cosmici, i Dhyan Chohan Creatori, al di là dei quali tutto è Tenebre. E’ l’Uomo duplice o Elohim differenziato, il che significa prototipo astratto di maschio e femmina. Come Albero della Conoscenza del Bene e del Male, ha attorno a se 7 colonne, o palazzi, dei 7 Angeli Creatori, che operano nelle sfere dei 7 Pianeti, sul nostro Globo. Come Brahma e Marte, è il simbolo del potere generativo e creativo, ossia acqua e terra (un segreto alchemico). E’ il Progenitore della Razza Umana fatta ad immagine di Dio. E’ la Natura in senso astratto, che emana i tre principi addizionali: Natura terrestre inferiore (o fisica manifestata), Materia, Terra».

«Talvolta viene indicato con il Tetragrammaton. Nella religione indù si può paragonare anche a Manu Svayambhuva, la sintesi dei Prajapati che, a loro volta, sono equivalenti ai Sephirot della Cabala, o al Purusha degli indù (al di sopra di tutto è il Brahman-Parabrahman =Essere assoluto, Principio che soggiace ed emana e risuona in tutto: Purusha  è l’uomo cosmico da cui nasce l’universo e che si estende nei cieli, al di là dell’universo stesso. Riassume in sè tutte le cose e al tempo stesso le trascende, dà un senso unitario e divino a tutte le creature. Purusha è Corpo divino del Brahman, Primo Uomo cosmico, anima prima, originaria che crea le anime individuali (l’Atman) di tutti gli esseri, anche degli dèi. Satchidananda (=la mente del corpo Purusha) è la Supercoscienza omnisciente, pura. Egli ha dato la Legge Universale, il Dharma».

Anche il «Logos», nella costruzione steineriana, assume la veste di Purusha.
L’uomo è chiamato ad evolversi attraverso successive incarnazioni formando i propri arti; il risultato finale di tale lavoro sarà la totale spiritualizzazione dell’uomo (il lavoro sul corpo astrale sarà chiamato Manas o sé spirituale (prima fase delle modifiche); sul corpo eterico sarà Buddhi o spirito vitale (seconda fase); su quello fisico sarà Atma o uomo-spirito (ultima fase).

L’obiezione forte che si può muovere è la seguente: se il corpo fisico è tale perché è il frutto della «lavorazione dell’‘IO’», l’umanità vivrebbe un medesimo «livello spirituale» (con differenze più o meno marcate, ma mai davvero essenziali, visto che nessuno modifica sostanzialmente il proprio corpo fisico); questo è contro ogni evidenza palese, per la quale il livello spirituale dell’umanità presenta differenze notevoli e rilevanti disomogeneità.
Questa costruzione dottrinale è pura fantasia dell’autore e degli ingannati ed ingannevoli esoteristi. V’è una verità: e cioè che in tutto quel che esiste, Dio è presente, in presenza, potenza ed essenza (ma è ben altra cosa).
Il tempo lemurico (nel quale l’«io» ed il corpo astrale - così come avviene di notte, durante il sonno - non sarebbero stati di frequente nel corpo fisico; vivendo in una sorta di chiaroveggenza spirituale, attraverso la percezione di vive immagini del mondo dello spirito) sarebbe stato l’inizio dei tempi per l’uomo, secondo la forma che conosciamo.
Il tempo inizia con l’incarnazione dell’«io» nei corpi astrale, eterico e fisico.
Dopo il tempo lemurico ci fu l’epoca atlantea (su Atlantide).

L’evoluzione comporta il passaggio di sempre più tempo nel corpo fisico (da parte dell’«Io» e corpo astrale), con acquisizione di conoscenze ed immagini materiali, fisiche e parimenti perdita di conoscenza spirituale.
L’immersione nel mondo fisico avrebbe comportato la consapevolezza di essere autonomo rispetto alle entità divino-spirituali, di cui, invece, inizialmente si sentiva parte (come la mano col corpo) non autonoma, una sorta di «parte della coscienza divino-spirituale, dell’Io divino».
L’evoluzione dell’uomo passa attraverso una sorta di discesa planetaria (Saturno, Sole, Luna, Terra); ogni evoluzione planetaria suppone l’acquisizione di una virtù; una sorta di compimento di «mission», che, nel caso del pianeta Terra è l’amore, per l’antica Luna fu la saggezza; se la creazione risulta essere così piena di sapienza divina è perché essa è stata preparata sulla Luna.
Tale visione mina alla base l’onnipotenza divina creatrice, che è perfettamente in grado di creare cose buone (cioè nella loro perfezione) e senza necessità di mediare la creazione senza saggezza; infatti l’errore di Steiner, qui, non è tanto quello di supporre un’evoluzione interna al creato (cosa che potremmo anche accettare), ma quello di immaginare un creato senza saggezza; la cosa infatti equivarrebbe ad ammettere l’imperfezione dell’opera creatrice!

Invece ogni singolo step evolutivo (ammesso che ce ne siano stati) deve possedere in sé la saggezza, che Steiner, al contrario, relega solo al periodo post-lunare; afferma infatti: «Se vi riuscisse di guardare indietro chiaroveggentemente all’antica Luna, potreste vedere che allora tale saggezza non era in tutte le cose», significando con ciò che Dio ha creato in maniera imperfetta.
Errore puerile ed inaccettabile.

Stefano Maria Chiari

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