>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
menu-1
Il potere della sragione
Stampa
  Text size
L’impasse della politica italiana promette di durare semestri e forse anni, lasciando il Paese senza timone nella tempesta mondiale. Eppure ci sarebbe una soluzione evidente e razionale: le dimissioni simultanee e contestuali di Gianfranco Fini e di Berlusconi.

Quest’ultimo ha chiaramente perso la capacità, che ebbe negli anni ’90, di riunire ampie forze diverse in vaste maggioranze; al contrario, è personalmente lui l’ostacolo alla creazione di una nuova maggioranza di cui il governo ha bisogno per governare. Casini ad esempio, che ha interesse ad entrarvi con la sua UDC (si tratta di posizionarsi come erede dei moderati, ossia dell’elettorato berlusconiano), non vi entrerà finchè c’è il Salame.

Quanto a Fini, è evidente che resta alla presidenza della Camera (dove non ha più il diritto di stare) come ultima ridotta dopo la sconfitta, da cui combattere la sua rancorosa guerra politico-personale contro il Salame, ossia indebolendo e minando il governo con le sue pirateria di piccolo cabotaggio. Fini non ha, e non ha mai avuto, un progetto alternativo per il Paese; sta lì solo per disturbare, non potendo dare altra prova della sua esistenza.

Nè l’uno nè l’altro hanno più ragion d’essere sulla scena. Le dimissioni simultanee calmerebbero la paranoia e aprirebbero nuove soluzioni. Ovviamente, nè l’uno nè l’altro le darà, nè le proporrà il presidente della repubblica, nè l’opposizione. Il motivo è evidente, anche se non ha nulla a che fare con la ragione e il bene comune: tenersi stretti al potere. E’ proprio nelle fasi storiche di crisi terminale che il potere manifesta a nudo la sua natura di pura sopraffazione. In un certo senso, getta la maschera: non più grandi discorsi su democrazia, legalità, istituzioni, non più promesse di riforme, risanamento, infrastrutture; ma il puro tenersi aggrappato al potere, senza cederne una briciola, con esibizione plateale e trionfante della malafede che prima si provavano a celare.

Fini sta dicendo, a noi elettori: resto qui perchè nessuno mi può cacciare, resto aggrappato qui per mantenere i privilegi richiesti dalla mia Tulliani’s Family, resto qui per non cadere nell’inferno economico e sociale in cui voi tutti, italiani senza posti parassitari, state sprofondando a causa della crisi mondiale e del debito pubblico impagabile. Berlusconi: resto qui perchè se no i magistrati mi arrestano, perchè mi piace parlare con Putin, perchè sono io il più capace, il più giovane e il più bello; io, io, io. Non più Voi, non più insieme; ma solo io. Il potere senza più alcuna parvenza di giustificazione.

A questo punto, un elettore sarebbe disposto anche ad ascoltare l’opposizione. Se esistesse. Se avesse un progetto comune, anche discutibile. Ma abbiamo una opposizione che (per bocca di Bersani, Franceschini e vari) si rallegra perchè «larea dellopposizione è cresciuta» (con l’entrata dei finiani). Frase insensata: tale larga opposizione non è in grado di fare un governo che duri più di mezz’ora prima di sgretolarsi nelle sue eterne micro-galassie suicide e settarie, e servirà solo a contribuire alla ingovernabilità, a sabotare il timone della nave in tempesta, su cui siamo tutti noi, alcuni alle macchine ad aggottare acqua, e loro al ristorante e alla buvette. Abbiamo un’opposizione i cui capi salgono sui tetti per farsi fotografare «vicini agli studenti che protestano contro la Gelmini». Che hanno mandato in piazza terremotati dell’Aquila, precari statali, ricercatori di 50 anni insieme agli studenti il giorno dello sperato voto di sfiducia, ed ora sperano che siano gli studenti a dare la spallata che loro sono incapaci di dare - non tanto a Berlusconi, quanto al Paese reale che non li vota.

E’ possibile, è ragionevole una simile, svergognata esibizione di subalternità più evidente che questo accodarsi dei partiti storici di sinistra a una piazza, invece del contrario? Si sa che non sono le piazze a dettare un progetto complessivo. Ma bisogna sentirli, i giornalisti e i politici di sinistra, con quanta tenerezza ed eccitazione corteggiano il nuovo movimento dei figli di papà, vi vedono il ritorno del loro passato di ribelli, Che, Mao, Lotta Continua (la sinistra spera sempre nel ritorno del passato). Sono loro i papà, del resto.

Franco Piperno, già leader dell’Autonomia Operaia (setta contigua al terrorismo rosso anni ’70-'80) scrive un pezzo intenerito sul Riformista (e si chiama pure Riformista): Io, in piazza con mio figlio. La violenza no, s’intende, i politicanti si dichiarano contro la violenza; ma poi giù distinguo, sospetti riecheggianti quelli degli studentiI violenti erano poliziotti mascherati»), o giustificazioni reali e strizzate d’occhio.

Impagabili quelle di Niki Vendola, il culattone regionale: vuole «un dialogo con un movimento nascente e adolescenziale che è una immensa speranza in un Paese in cui gli adulti hanno adulterato anche la speranza». Ma allora sta con gli studenti?, chiede scodinzolante il giornalista. «Assolutamente sì. Sto con questa generazione. Sempre contro la violenza, sempre con i giovani che si ribellano». E giù a definire gli spaccatutto come «una generazione che non ha nulla da perdere», che «il Potere» tratta «come vuoti a perdere». Giusto, ma essere governatore di Regione non è il potere? E dov’erano questi esponenti della sinistra quando ci veniva imposta la globalizzazione che avrebbe - ed era prevedibile, anzi previsto - tolto il futuro a questa generazione? Ai lavoratori? Non una parola, non una critica. E adesso ci dobbiamo sorbire pure Vendola che annuncia: «Cè un humus di violenza che attraversa questa fase della storia italiana e della storia europea, che si determina quando il mondo adulto non sa aprire le finestre e impedisce ai ragazzi di guardare il futuro. È questa la bomba di orologeria in sé».

Insomma, siamo a un passo dal giudizio che costoro davano sul terrorismo rosso: «Compagni che sbagliano». Quando vedono le camionette in fiamme, sfogliano l’album di famiglia con l’occhio umido. E intanto, soffiano sul vecchio fuoco.

Come scrisse decenni fa Raymond Aron, l’argomento (vendoliano) secondo cui l’esercizio del potere è violenza, le istituzioni sono violente in sè, il capitalismo è violenza, è esattamente l’argomento su cui si basa - e si legittima - il terrorismo. Così, oltre alla crisi economica e all’ingovernabilità, avremo anche il terrorismo. Che non è un progetto, ma solo disordine aggiunto a disordine, veleno al veleno sociale, rovina alla rovina.

Perchè il capitalismo terminale è frode, soperchieria, abuso di potere inamovibile; ma la diagnosi di violenza è semplicistica ed errata, in malafede. Ed è soprattutto il capitalismo internazionale che va messo in causa; ma quello che non è certo colpito dagli spaccatutto che incendiano cassonetti e blindati. Le sinistre che soffiano sul fuoco dei cassonetti additano un bersaglio sbagliato. Potrebbero dire a quegli studenti che a rubare loro il futuro, qui nella situazione italiana, è l’università che stanno difendendo, i baroni che danno cattedre alle amanti e lauree facili e vuote che li rendono inoccupabili. Ma allora, la sinistra perderebbe i favori che spera dal movimento nascente dei figli di papà.

Allora, soprattutto, la sinistra dovrebbe dichiarare qual è il vero, nudo e crudo problema della politica italiana: è la lotta di quelli che i soldi dallo Stato li prendono, contro quelli che i soldi allo Stato li danno. Dei parassiti pubblici strapagati contro i contribuenti tartassati, costretti a pagare tasse sempre più alte mentre i loro introiti vengono decurtati dalla recessione. Di quelli col posto pubblico fisso e intoccabile contro quelli che si arrabattano per produrre, ostacolati dai primi in tutti i modi.

Esempio: qui a Viterbo la polizia ha arrestato 16 impiegati pubblici che timbravano il cartellino e poi se ne andavano; tra cui tre dirigenti pubblici che sapevano e lasciavano fare, anzi firmavano false trasferte e permessi. E’ una notizia locale? Macchè, questa è la base del parassitismo pubblico, e fa tutt’uno con gli emolumenti incredibili dei mille parlamentari, gli sprechi e la corruzione dilagante nelle Regioni. E’ un problema locale? Scusate, ma se noi contribuenti dobbiamo pagare il più grosso debito pubblico d’Europa, a tassi crescenti e presto insostenibili, provate a domandarvi chi ha creato questo debito pubblico e perchè: per pagare stipendi pubblici, sprechi e inefficiente e corruzioni pubbliche.

Guardate: le tasse coprono meno della metà della spesa pubblica annuale. Quello che manca, i politici e i governi, da decenni, lo chiedono in prestito ai «mercati». Pensate a una famiglia che da tre decenni spende il doppio di quel che riceve, e regolarmente spende a credito quel che manca. E’ una cosa sensata, razionale? No, ma è il potere. Una famiglia privata non potrebbe, il potere sì. E’ il potere che, a debito, s’è creato clientele, favoriti e parassiti, a spese dei produttori e dei non favoriti «privati». E poi fa pagare ai privati i suoi debiti, e i suoi emolumenti ai poveri, che guadagnano nel privato 10-15 volte meno di un deputato. Se la politica fosse razionale, le paghe dei parlamentari sarebbero agganciate a quelle dei loro rappresentati (in teoria), ossia degli operai; invece sono collegate a quelle dei magistrati. Non è razionale, ma è il potere: il potere di farlo. Loro, i soldi dallo Stato li prendono; noi li diamo. E siamo impotenti in quanto li diamo anzichè prenderli.

E’ questa la lotta vera e razionale da fare. Liberare l’Italia dai parassiti pubblici, ridurne le spese che ci hanno costretto ad indebitarci per il doppio di quel che diamo allo Stato. Ma la sinistra non lo farà mai, perchè i parassiti pubblici sono la sua base politica, e sta difendendo i loro stipendi. Non lo farà nemmeno la destra, perchè spera di acquistarsi i favori di questo blocco sociale coeso, ben deciso a difendere i suoi indebiti vantaggi, capace di violenza e di mobilitazione, e che ha pure leve del potere pubblico in mano. Non lo farà Di Pietro, che rappresenta la casta giudiziaria più esosa e inefficiente del mondo. Non Casini. Non la Lega, che da quando ha le mani in pasta ha capito la convenienza a moltiplicare i centri di spesa pubblica (provincie da abolire). Men che meno Fini, che è la quintessenza dello statale strapagato in completino grigio-perla e cravatte da 200 euro.

Così, sono tutti d’accordo per impedire che i cittadini prendano coscienza di chi è il loro feroce nemico interno, il loro avidissimo oppressore. Perchè senza coscienza di classe non c’è lotta politica vera, e ci si divide su scemenze e favole. Tutti sono lì a ripetere che, per pagare i debiti fatti da loro, i lavoratori privati debbono aumentare la loro produttività come i tedeschi. Beninteso, sorvolando sul fatto che sono vent’anni – grazie ai sindacati – che i lavoratori nel privato hanno dato tutto quel che potevano e anche più: con i salari più bassi d’Europa, la flessibiltà più furbesca ed extralegale delle partite IVA e contratti atipici, con la rinuncia forzata all’assistenza sanitaria (che non è più gratuita, di fatto, in molte regioni meridionali), e tagli strutturali alle pensioni; e che – magari – sarebbe ora che alla produttività del Paese contribuissero le caste parassitarie pubbliche, riducendo le loro paghe al livello della loro inutilità, tanto più che invece di agevolare i produttori li strangolano, con la loro cultura del cittadino-come-evasore, del privato come sospetto da indagare, e la loro unica efficienza: quella di estrarre tasse dalle pietre e dai morti. E si capisce: il potere è irrazionale, ma è potere, ossia – in Italia – abuso del potere a danno dei non-rappresentati, degli indifesi, di quelli che non hanno tempo di scendere in piazza. Altrimenti, che potere è?

In questo discorso, ovviamente, entra anche il viscido messaggio di Draghi: per soddisfare i mercati che ci chiedono interessi più alti per il debito pubblico impagabile (fatto da chi?), occore più Europa, ossia più potere trasferito a un governo futuro di eurocrati mai votati, cooptati da lobby e da banchieri. E’ la falsa soluzione di tutte le false soluzioni. Sottratta per di più al dibattito pubblico, come sempre.

Perchè se no, si potrebbe almeno proporre una soluzione razionale, evidente: un governo europeo vero. Ossia che sostituisca i nostri politici laddove si dimostrano inadatti a governare e troppo incompetenti e corrotti per esercitare l’autonomia.

Esempio: perchè l’Europa ci commina multe per la spazzatura a Napoli? A noi che non c’entriamo? Faccia di meglio: si assuma la responsabiliotà di governare. Sostituisca i governanti della Campania con commissari europei, podestà tedeschi, o finlandesi, con la missione di risolvere il problema della rumenta e di rendere la Campania produttiva; carta bianca sui mezzi, non esclusa la legge marziale ormai necessaria in tre regioni italiane in mano ai criminali organizzati in esercito: ossia, processi sommari, decimazioni, fucilazioni in piazza.

Non governino di nascosto, da Bruxelles, tramite i loro Draghi e banchieri; vengano qui. Almeno sarebbe chiaro che – come sempre – gli italiani sono sotto il tallone straniero, come meritano perchè incapaci di governarsi da sè. Chiaro e razionale, finalmente.


La casa editrice EFFEDIEFFE, diffida dal copiare su altri siti, blog, forum e mailing list i suddetti contenuti, in ciò affidandosi alle leggi che tutelano il copyright.   


 
Nessun commento per questo articolo

Aggiungi commento


La Dittatura Terapeutica
L’unica ed estrema forma di difesa da questo imminente, sottovalutato, tragico pericolo particolarmente grave per l’Italia, è la presa di coscienza
Contra factum non datur argomentum
George Orwell con geniale e profetico intuito, previde l’oscuramento delle coscienze, il tramonto della civiltà, l’impostura e apostasia dalla verità che viviamo, quando scrisse “nel tempo...
Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità