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Schizofrenia ortodossa
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Le chiese ortodosse costituiscono un fenomeno affascinante e doloroso ad un tempo per la Chiesa cattolica.
Esse si ritengono depositarie autentiche della Sacra Tradizione, che difendono contro ciò che per loro costituisce il massimo pericolo per la Fede: il Papato.
Il portamento anticattolico, meglio antiromano, della gerarchia e della teologia ortodossa, al di là di ogni ipocrita risvolto di incontri ecumenici, sigillano l’atteggiamento di base dell’ortodosso moderno (specie se il fedele è occidentale e diviene «ortodosso» dal cattolicesimo), quasi come uno sfondo scenico sul quale è possibile veder transitare le singole immagini delle diverse posizioni dottrinali.

Premettiamo che chi scrive è perdutamente innamorato di parte di quel mondo [le icone orientali,
la Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo, la preghiera continua nell’invocazione del Santissimo Nome di Gesù, la lettura meditata di sacri Inni alla Vergine, il rigore nei digiuni e la serietà nelle celebrazioni] ortodosso (propriamente costituito da elementi di autentica cattolicità, benché illegittimamente sequestrata dal clero ortodosso, con falsa pretesa di esclusività), disapprovando tuttavia le palesi incoerenze di cui si fa portatrice il Magistero di tali chiese sia con la Sacra Scrittura sia con la Santa Tradizione.

Fatta questa precisazione, vorremmo non soffermarci sulla questione storica del «Filioque», al cui esito finale hanno certamente contribuito e non poco le incomprensioni e la mancanza di autentica carità nella verità, da parte di molti dei protagonisti coinvolti; siamo in obbligo tuttavia di precisare che la procedenza dello Spirito Santo dal Figlio, pur non essendo parte della stesura originaria del Credo niceno-constatinopolitano, è comunque una verità desumibile chiaramente dagli stessi santi Vangeli: se è vero, ad esempio, che in San Giovanni si parlerà dello «Spirito che procede dal Padre», è anche vero che Gesù dichiarerà di «possedere» tale Spirito tanto da poterLo inviare!
Si tratta di una «spirazione» differente nel Padre - unica Fonte della Vita Divina (e creata) - e nel Figlio, Persona Divina che invece riceve tutto dal Padre.
In tal senso, e spesso, i teologi ortodossi accusano i cattolici di avere «due teste» nella spiegazione del Mistero Trinitario, ma questo è profondamente falso; il Padre resta infatti «l’unica origine», mentre il Figlio se diviene tale, è impropriamente, solo ed in quanto generato.

Ma affrontiamo senza ordine sistematico alcune delle questioni più importanti.
Abbiamo già avuto modo di sottolineare l’eresia palamita, oramai divenuto credo e dogma della teologia ortodossa, ma che invece costituisce un’autentica deviazione dalla retta Fede: presumere in Dio l’esistenza di energie divine incerate, distinte dalla sua Essenza è portare la divisione nella semplicità infinita dell’Essere, che si comunica all’uomo, come Egli è, senza mediare in alcun modo.
L’ortodosso fonderebbe la sua teologia palamita su riferimenti ai Padri della Chiesa, che a ben vedere però restano privi di un unanime riscontro: ecco un primo sintomo di schizofrenia: mentre da una parte essi accusano la Chiesa cattolica di aver mutuato troppo da Sant’Agostino, essi stessi
(i teologi ortodossi) sponsorizzano soltanto alcune e parziali tesi portate avanti dai Padri, lasciando alle ortiche l’invocata concordantia patrum.

Un esempio non è soltanto la questione dell’essenza e delle energie, che viene appena accennata nei Padri e non secondo l’accezione palamita, ma anche quella remissione del peccato dei dannati; le chiese ortodosse sposano sempre più e sottilmente il convincimento di San Gregorio di Nissa di una sorta di apocatastasi finale, non generalizzandola (come il grande padre, che non dobbiamo giudicare per questo: egli infatti avanzò tale teoria senza avere la pretesa di contraddire la Chiesa; non scordiamoci che viviamo in un’epoca in cui la teologia dommatica ancora non esiste; e non dimentichiamoci che anche San Tommaso credeva la Madonna non immacolata: la Chiesa non muta, i santi possono tuttavia non essere infallibili), ma circoscrivendola alla situazione del singolo dannato, che, per le preghiere della Chiesa, uscirebbe dal grande abisso!
Non v’è chi non veda una forte contraddizione con le parole forti di Cristo e con quelle di San Paolo, ed in ultimo con quelle messe in bocca ad Abramo nella parabola del vecchio epulone. Schizofrenia ortodossa, appunto.

La contraddizione aumenta se si considera il forte rifiuto che gli ortodossi da sempre hanno mosso alla verità del Purgatorio: sarebbe invenzione tutta latina!
Salvo poi confermarne la bontà, proprio riducendo l’inferno eterno ad una sorta di periodo di purificazione, che passi «per il fuoco»; da un lato si nega l’eternità dell’inferno (attestata dalla Sacra Scrittura) e dall’altro si rifiuta l’idea del Purgatorio (di fatto predicato nella liberazione dei dannati).

Altra dimostrazione di schizofrenia la rinveniamo nella dottrina del «peccato originale».
Gli ortodossi non applicano il peccato d’origine ad ogni essere umano, nuovo nato, ma subordinano la sua contrazione ad un atto libero della volontà (per lo stesso motivo rifiutano l’Immacolata Concezione!), con ciò stesso rendendo del tutto inutile la somministrazione del Santo Battesimo (attraverso cui si cancella proprio il peccato originale, come attestato dagli stessi Padri della Chiesa); la contraddizione è evidente allorché si confrontino non soltanto i contenuti della Santa Tradizione, ma altresì la prassi strenuamente difesa di impartire i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana ai neonati.
Quanto alla modalità di «battezzare», anche qui gli ortodossi urlano e strepitano contro l’aspersione «latina», dimenticando però che nella stessa Didachè Apostolica (un pilastro della Tradizione) questo rito era ammesso e previsto.
Schizofrenia, appunto.

Restiamo in ambito sacramentale: sul matrimonio è interessante sottolineare come, pur rifiutando canonicamente il quarto matrimonio del vedovo, si accetti poi il divorzio per «estinzione spirituale» del vincolo tra i coniugi, a causa, per esempio, di reiterato tradimento, dimenticando il rigore,
la chiarezza e la bellezza delle parole di Cristo, che vincola il donante (nel matrimonio si dona se stessi) senza condizioni.
Schizofrenia.

Sulla Santissima Eucaristia, si stracciano le vesti per l’uso dell’azzimo e per la sottrazione del Calice ai fedeli (giustamente, convengo, in questa seconda ipotesi, pur ricevendo tutto Cristo, anche nel solo Pane o nel solo Vino), ma poi riducono la possibilità di Comunicarsi al Santissimo Corpo e Sangue del Signore soltanto raramente e di fatto, illegittimamente sottraendo il Divino Sacramento al popolo.
Non c’è la pratica universalmente diffusa della Santa Messa diurna.
Inoltre condannano, quale sorta di «idolatria sacramentale» (termine da loro coniato), l’adorazione al Santissimo Sacramento, quasi protestantizzando la fede nelle Specie Eucaristiche, che restano tali, anche fuori dalla Celebrazione, per volontà di Cristo stesso che trova riscontro nella prassi bimillenaria nella Santa Chiesa.
Schizofrenia.

Considerano riduttivo l’amore al Sacratissimo Cuore di Gesù, ritenendolo una sorta di sentimentalismo di basso livello, dimenticando in pieno il contenuto dei primi Concili Ecumenici,
i quali, asserendo la piena umanità e la vera Divinità del Verbo incarnato, fanno di Lui oggetto di adorazione legittima anche nella sua umanità santissima ed in ogni sua parte.

Rifiutano il Primato di San Pietro, riconoscendone tuttavia uno di «onore», attribuendo al Signore l’intenzione infantile di voler far primeggiare l’uomo Simone, piuttosto che il Papa principe degli apostoli, baluardo visibile (l’invisibile è Cristo stesso) della Fede e della Verità, da Lui stesso trasmessa.

La questione fondamentale consiste proprio nel rifiuto ostinato della prima delle Chiese, la Chiesa di Roma, come Magistero e Tradizione attestato sin dal principio: esempi non esaustivi  come la lettera di San Clemente Pontefice ai Corinzi, alla fine del primo secolo, la testimonianza di Sant’Ireneo, Tertulliano ed altri, i reperti archeologici delle iscrizioni tombali, per non parlare dell’esplicita chiarezza dei Santi Vangeli, lasciano poco spazio alle invenzioni della teologia ortodossa moderna, che tuttavia si rende protagonista delle più abili elucubrazioni.

Stefano Maria Chiari

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