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Putin, ancora uno sforzo...
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Alla CNN, come già sapete, Putin ha detto: «C’erano cittadini americani nell’area del conflitto durante le ostilità in Georgia. Bisogna ammettere che possono essere stati lì solo su ordine diretto dei loro capi. Qualcuno in USA ha confezionato questo conflitto per creare un vantaggio per un candidato presidenziale».  [Qui l'articolo originale della CNN e il video-intervista]

Poco dopo, il generale Anatoly Nogovitsyn, vice-capo dello Stato Maggiore russo, ha mostrato la copia di un passaporto americano trovato in una cantina in Sud-Ossezia tra materiale militare delle forze georgiane. Il documento è a nome di tal Michael Lee White, «un texano», ha precisato il generale. Sicuramente l’intelligence moscovita può far di più. Di certo ha prove più consistenti del coinvolgimento «americano» (per non dire Katz) nell’aggressione georgiana, a cominciare dalle intercettazioni delle comunicazioni tra gli armati di Saakashvili e i loro istruttori stranieri (1).

Potrebbe esibire armamenti «americani» sequestrati, potrebbe citare gli articoli di Haaretz e le rivelazioni di Debka File sulla parte attiva che gli «americani del Katz» hanno avuto nell’istigare il Gran Kartulo.

L’esibizione delle prove a carico potrebbero dar  luogo a un’interessante seduta del Consiglio di Sicurezza, sicuramente più convincente del flacone di polverina bianca che il povero Colin Powell agitò davanti all’assemblea dell’ONU, sostenendo che era il famoso antrace di Saddam.

Ma Mosca non sembra intenzionata ad arrivare a tanto. Si limita a mandare messaggi, come quello spedito dall’ambasciatore russo all’ONU, Vitali Churkin. Come risposta al rappresentante USA all’ONU, Daniel Wolff  («americano», naturalmente), che rimproverava  per l’ennesima volta la Russia di aver violato l’integrità di uno Stato sovrano, Churkin ha risposto: «Vorrei chiedere all’esimio rappresentante degli Stati Uniti, a proposito delle armi di distruzione di massa. Le avete già trovate in Iraq, oppure le state ancora cercando?».

Puro sarcasmo in stile putiniano. Che però non ha presa nel cosiddetto «Occidente», dove l’umorismo in diplomazia è azzerato da mezzo secolo di politicamente corretto e di paralisi mentale da servilismo. Siccome tutti i giornalisti, analisti, trombette e trombettieri di Katz stanno ripetendo che la Russia si è «isolata», farebbe piacere vederli balbettare di fronte a prove esibite pubblicamente quanto il celebre flacone, nella sede internazionale più alta, delle mene, delle trame, dei complotti, delle «democrazie» pagate dalla CIA, dei false flag «americani» che hanno destabilizzato il mondo a cominciare dall’11 settembre.

Ma Mosca si limita a far sapere alla Casa Bianca che «sa». Chi deve intendere, ha inteso.

Ovviamente i trombettieri di Katz fanno finta di non capire. E si rallegrano perchè la Cina non ha dato la piena solidarietà a Mosca, quindi Pechino sta con «l’Occidente», tutto unito contro Putin…

Naturalmente la Cina è terrorizzata a prender posizione contro gli USA, che sono il suo maggior cliente e il maggior debitore. Ma quel che è avvenuto a Dushanbe durante la riunione dello SCO (Shanghai Cooperation Organization) non è esattamente «l’isolamento» descritto da tormbettieri di Katz.

Il presidente Medvedev ha riferito quanto segue: «Naturalmente, ho dovuto spiegare ai nostri partner ciò che è avvenuto realmente (in Ossezia), perchè il quadro dipinto da certi media occidentali, purtroppo, differiva dalla realtà: chi è stato l’aggressore, chi ha cominciato tutto, e chi ha la responsabilità morale e in definitiva giuridica di quel che è accaduto... I nostri colleghi hanno ricevuto con gratitudine queste informazioni e durante le conversazioni abbiamo concluso che tali eventi di certo non rafforzano l’ordine del mondo, e che la parte che ha cominciato l’aggressione deve ritenersi responsabile delle conseguenze... Sono molto lieto di aver potuto discutere con i colleghi e di aver ricevuto da loro questo genere di sostegno ai nostri sforzi. Confidiamo che la posizione degli Stati membri dello SCO produca una risonanza adeguata attraverso la sicurezza internazionale, e spero che ciò darà un forte segnale a coloro che cercano di giustificare l’aggressione che è stata commessa».

Che fra le informazioni fornite ai «colleghi» cinesi ci siano anche le prove del coinvolgimento americano in Georgia, è più che probabile. Si sa che già prima i cinesi hanno chiesto un incontro fra il loro ambasciatore a Mosca, Liu Guchang, e il ministero degli Esteri russo. Alla fine dell’incontro, il comunicato ufficiale diceva: «La parte cinese è stata informata dei motivi politici e legali dietro la decisione russa (di riconoscere l’indipendenza di Sud-Ossezia e Abkhazia), ed ha espresso comprensione».

Come ha notato Kishore Mahbubani, ex ambasciatore di Singapore all’ONU, già il fatto che la Cina non abbia protestato, ma anzi abbia espresso comprensione, è già un successo. Mahbubani fa anche notare, in un articolo pubblicato dal Financial Times, che «l’Occidente», USA ed Europa, comprende 700 milioni di abitanti, «ossia un decimo della popolazione mondiale»; il restante 90% «è sconcertato dalle lezioni morali che l’Occidente vuol dare sulla Georgia. L’America non tollererebbe che la Russia si intromettesse nella sfera geopolitica dell’America Latina; i latino-americani vedono benissimo i due-pesi due-misure applicati dagli USA. Tutti i commenti musulmani sottolineano che gli USA hanno pure invaso illegalmente l’Iraq. Nè la Cina nè l’India hanno protestato contro la Russia. Ciò dimostra quanto sia isolato l’Occidente nella sua opinione sul caso georgiano. L’Occidente deve trarre la lezione giusta. Deve cioè pensare strategicamente sui propri limiti. Dopo il crollo dell’URSS, i pensatori occidentali hanno creduto di non dover più fare compromessi geopolitici; di poter dettare i termini. Adesso devono riconoscere la realtà».

Queste osservazioni del dipomatico di Singapore, che certo esprimono sentimenti  maggioritari nel vasto mondo non-bianco, coincidono con un’ipotesi avanzata dagli estensori del sito Dedefensa (2). Come mai, si chiedono, Mosca non dà alcun segno di voler accedere a un compromesso con «la sola superpotenza rimasta»? Forse, si rispondono, è perchè la Russia «fa un’analisi radicale e originale del fenomeno americanista»; un’analisi non divulgata in pubblico, ma «che emerge in conversazioni informali con dirigenti russi».

L’analisi dei russi sarebbe: «L’America si trova oggi in una situazione di crisi strutturale simile a quella dell’URSS prima del collasso». Schiacciato dal peso stesso dei suoi colossali armamenti, sull’orlo dell’abisso finanziario, il super Paese capitalista ha raggiunto i propri limiti storici. La sua ideologia, il capitalismo, è nella fase terminale, del saccheggio e della devastazione; non ha più i mezzi per il dominio egemonico mondiale progettato nel 2000 dal pensatoio di Katz nominatosi «Project for a New American Century», e dei similari deliri di potere mondiale dei neocon.

La Russia s’è ripresa il dominio nel Mar Nero, occupando il porto di Poti, senza che gli USA possano far niente, se non dare l’ordine di suonare ai trombettieri e gazzettieri occidentali. L’Europa servile sta facendo figure patetiche, prima minacciando sanzioni anti-russe e poi (per bocca di Katz Kouchner) rimangiandosele.

Insomma  è cominciata una fase nuova; dove non contano le «narrative» mediatiche occidentali, ma i fatti compiuti; mentre l’America può crollare come una statua di sabbia alla minima scossa, proprio come l’URSS schiacciata dalla sua corazza militare, che non poteva permettersi.

Se l’ipotesi è giusta, Putin non ha che fare piccole mosse, come il giocatore di scacchi cui basta muovere un alfiere per fare «matto». L’appoggio della Cina conta meno dell’accordo firmato per un sistema di sicurezza antimissile congiunto con la Bielorussia - Paese insignificante retto dal dittatore filo-moscovita Lukashenko, ma dotato di parecchie batterie di SS-300 in piena efficienza, e che sta per comprare i nuovi SS-400, che la Russia renderà disponibili dal 2010 (3).

E’ la risposta al sistema antimissile che la Polonia ha voluto accettare dagli americani, credendo che siano in grado di difenderla. La stessa Polonia che ora vuole «governare» la grossa e flaccida Europa, a nome degli USA, e spingerla a decretare ridicole sanzioni contro Mosca.

Non so se sfugga l’ironia della cosa: a forza di servire gli americani, ci troviamo a rischio di farci dettare la politica da Varsavia, dall’Estonia o dal Gran Kartulo. Ma intanto, mentre la Merkel tuona contro Mosca e poi si ritira, Der Spiegel intervista Eduard Shevarnazdze, il georgiano membro del Politburo che governò la Georgia fino a quando non fu cacciato dalla «democrazia».

E Shevarnadze dice: «Ho sempre avuto buoni rapport con Putin. Lo conosco da sempre, e lo stimo molto. Sulla questione dei rifugiati, sull’Abkhazia, ho lavorato con lui e l’ho trovato molto collaborativo». Come dire: ecco un buon sostituto di Saakashvili.

Un più sottile indizio viene dalla Turchia. Il Paese che è danneggiato dalla iniziativa russa, perchè beneficiario del terminale del gasdotto della Georgia, che termina nel porto turco di Ceyhan; e la sua marina sta tenendo manovre conngiunte con Israele. Ebbene: proprio adesso, il presidente turco ha postato sul suo sito web un documentario sulla amicizia turco-russa (4). Si tratta di un documentario sovietico, pura propaganda, girato nel 1934, e  la cui diffusione è stata sempre vietata dai generali turchi «garanti della costituzione laica» (del Katz).

Evidentemente, in Turchia c’è chi prende atto che tempi nuovi possono venire, e forse condivide l’analisi radicale di Mosca sul prossimo collasso dell’egemonia americana devastatrice, e ormai terminale. Non da oggi i nuovi politici turchi hanno dato prova di riconoscere la nuove realtà, meglio dei dirigenti europei giudeo-cristiani alla Merkel, o alla Kouchner. Il futuro ci dirà.

Per intanto, anche qualche «americano» comincia ad essere assillato dal dubbio sgradevole sull’unicità dell’unica superpotenza rimasta. Per esempio Ralph Peters, analista politico che scrive spesso sul Weekly Standard (la bibbia neocon), non ha potuto trattenere una certa rabbiosa ammirazione per Putin in  un suo articolo sul New Yorl Post.

Scrive, e appprezzate lo stile: «I russi sono barbari imbevuti nell’alcol, ma ogni tanto vomitano un genio. Il primo ministro ed ora generalissimo Vladimir Putin è la odierna meraviglia della Madre Russia. Siamo onesti: Putin è il leader più efficace che esista nel mondo in questo momento. L’impero degli zar non ha generato un così spaventoso genio dai tempi di Stalin».




1) «I russi avrebbero catturato alcuni Hummer, abbandonati dai giorgiani in fuga, carichi di tecnologia militare ‘Made in USA’. La notizia viene dal quotidiano Izvestia secondo cui gli USA reclamano la restituzione di quello che Mosca considera ‘bottino di guerra’. A bordo di quei veicoli, hanno rivelato fonti altolocate, c’erano sofisticati strumenti e connessioni con i satelliti militari USA per l’allarme rapido anti-missile, i pezzi per le cosiddette ‘guerre stellari’.
• Bottino ‘interessante’ : la notizia è prudentemente avallata dallo stesso vicecapo di Stato Maggiore Anatoli Nogovitsin, che ha chiarito come i russi non hanno intenzione di restituire il bottino, non solo perchè conquistato sul campo di battaglia, ma perchè è ‘molto interessante’ per i loro scienziati militari. I sei mezzi hanno importanti chiavi del sistema di sicurezza americano, il che spiega l’ansia di restituzione del Pentagono, rivela una fonte del ministero della Difesa.
• Gioielli abbandonati: gli Hummer sono stati presi senza colpo ferire a Gori, dopo che le forze georgiane avevano abbandonato la città: ‘Immaginiamo quanto siano arrabbiati gli americani - ha detto la fonte - per essere stati umiliati in questo modo dai loro pupilli. Per cinque anni hanno armato con mezzi sofisticatissimi e addestrato quei soldati, e loro sono scappati ai primi colpi, abbandonandosi tutto alle spalle». I sei veicoli costituivano in pratica un centro di controllo e comando, con apparecchiature di nuovissima generazione per lo spionaggio e la ricognizione, un sistema radio a circuito chiuso per comunicare in piena segretezza, un apparecchio in grado di distinguere i mezzi amici da quelli nemici, una connessione con i dati dei satelliti spia americani, un impianto in grado di vedere e valutare la situazione delle forze sul terreno, afferma la fonte: e altre cose oggetto di studio.
• Gli USA coinvolti nel conflitto: gli hummer hanno inoltre dato ai russi una possibile risposta su un aspetto del conflitto che li aveva lasciati perplessi: i radar del sistema antiaereo georgiano restavano spenti praticamente tutto il tempo, tranne brevi finestre per seguire lanci di missili, impedendo cosi' agli aerei russi di localizzare le strutture. Pero' le forze antiaeree di Tbilisi hanno tirato, almeno in quattro occasioni, a colpo sicuro, abbattendo un bombardiere Tupolev 22 e tre caccia Sukhoi 25 russi. Difficile pensare che avessero individuato gli apparecchi alla cieca. Secondo i militari di Mosca, sarebbero stati gli Stati Uniti a localizzare attraverso i loro satelliti i velivoli del nemico e ad avvertire in tempo reale, grazie alla strumentazione degli hummer, le batterie missilistiche georgiane delle coordinate su cui puntare, il tutto senza che i piloti russi potessero avere sentore di essere sotto tiro. «Ciò significherebbe - ha detto la fonte di Izvestia - che gli USA non solo hanno armato e addestrato i georgiani, ma hanno direttamente partecipato all’aggressione in Ossezia del sud». Non è il solo colpo grosso che l’irruenza del presidente Mikhail Saakashvili ha involontariamente fornito a Mosca: a Gori, i militari russi si sono imbattuti in un centro di ricognizione made in USA, ovviamente subito portato oltre confine, dotato di apparecchiature innovative per lo spionaggio.
Georgia, per Mosca è la prova della partecipazione USA al conflitto [ww.rainews24.it/images/eee.gif] [www.rainews24.it/ran24/immagini/2008/08/Mig29-russia.jpg] Mig abbattuti con l’iuto degli USA.
2) «L’enigme russe» Dedefensa, 26 agosto 2008.
3) M.K. Bhadrakumar, «Russia remains a Black Sea power», Asia Times, 29 agosto 2008.
4) «Banned film on president’s Web site - Sabah newspaper A documentary film titled ‘Turkey’s Heart Ankara’,  filmed in 1934 by Russian filmmakers upon Ataturk’s request but pulled from broadcast by the Turkish Radio and Television Broadcast Corporation, or TRT, in 1969 with then TRT Director Adnan Öztrak saying the production «was only appropriate viewing for Moscow’. has now been made available for viewing on the presidency’s Web site. The documentary, which emphasizes Turkish-Soviet solidarity during the Turkish War of Independence, also gives broad coverage to the ceremonies commemorating the 10th anniversary of the Republic’s founding’. ‘Turkey’s Heart Ankara’ boasts not only the famous 10th anniversary anthem but also The Internationale, the communist anthem, in a segment about Soviet Defense Minister Kliment Jefremovics Voroşilov’s visit to Turkey».


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