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I treni rendono (in Francia)
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Tremonti da privato è stato il più pessimista sulla crisi finanziaria, ha continuato a fare la Cassandra mentre tutti lo deridevano. Oggi, lo scopriamo - da uomo di Stato - volonteroso di diffondere ottimismo: l’Italia reggerà meglio di altri Paesi, l’abbiamo sentito dire, perchè è forte nella “manifattura”. La seconda potenza manifatturiera dopo la Germania. Produce merci e prodotti industriali. Grazie per farci coraggio.

Solo, rispettosamente, facciamo notare una piccola cosa: la “manifattura”, in Italia, è ostacolata: dal fisco punitivo, dall’IVA rimborsata in ritardo, dalla burocrazia inetta, dalle banche avare e usuraie verso i piccoli imprenditori, ma larghe di fondi a grossi monopoli privati (Telecom, remember?) e alle fondazioni “culturali” tipo “Italianieuropei” di Mimmo “Yacht” D’Alema.

Ma il più esasperante collo di bottiglia viene dalla mancanza di infrastrutture. I prodotti delle manifatture devono essere consegnati. E come lo sono?

Coi TIR, su gomma. Guidati da polacchi ubriachi di stanchezza, se non di vodka. Attraverso gli ingorghi mostruosi della Venezia-Mestre, della Milano-Bergamo, della Firenze-Prato, della Salerno-Reggio Calabria, appaltata a N’ndrangheta SpA.

I trasporti. Bastano due nomi: Alitalia, Trenitalia. CatorcItalia.

Trenitalia perde addirittura passeggeri sui suoi vagoni pulciosi con cessi stracolmi, ladri napoletani che rapinano gli incauti, prostitute negre senza biglietto, macrò albanesi senza biglietto che minacciano i controllori. E niente TAV, perchè  gli ecologisti verdi e rossi o provinciali non le vogliono, fanno i blocchi, si stendono sui binari.

La cosidedtta “sinistra”, che fa del trasporto pubblico un suo cavallo di battaglia propagandistico, è ovviamente dalla parte dei no-TAV. Per la “sinistra”, il trasporto pubblico non va promosso; va reso obbligatorio, principalmente punendo il trasporto privato. I possessori di auto sono “ricchi”, “egoisti” e “individualisti”. Non stupisce che la sinistra perda.

Tutto il Paese ha rinunciato all’idea del trasporto pubblico efficiente e competitivo. Si è rassegnato ad avere catorci sporchi e in ritardo perenne. Si lascia che Trenitalia tagli i convogli dei pendolari, sospirando: cosa volete farci? I treni sono sempre in perdita, è inevitabile.

Chissà perchè, in Francia i treni sono in attivo, ed anzi guadagnano “quote di mercato”, ossia passeggeri. Le Ferrovie francesi (SNCF) dichiarano, per lo scorso semestre, un aumento del 10% dei passeggeri-chilometro sui loro TGV (alta velocità, quella vera: 300 orari).

Ma anche i soliti treni dichiarano aumenti: del 6,3% nel semestre i “treni espressi regionali” (TER). E persino i trasporti delle aree metropolitane allargate: L’Ile de France, la vasta area atttorno a Parigi, è servita da una rete che si chiama Transilien e che, nell’ultimo semestre, ha visto un aumento di passeggeri del 5,5%.

Persino l’Unione dei Trasporti Pubblici (UTP), la federazione di 170 operatori urbani (bus, metrò, tram) dichiara un aumento del 6% in soli quattro mesi.

Per contro, la  circolazione di auto private è diminuita, per la prima volta nella storia, dell’1,4%. Una flessione notevole dopo decenni di  aumento. Basta pensare che comporta, a livello nazionale, un minor consumo di carburanti importati dell’1,4%. Molto più interessante dei consigli di risparmio che riceviamo qui da noi: non tenete la TV in stand-by, eccetera.

Ovviamente, il rincaro del carburante ha una parte in questa storica svolta dei viaggiatori francesi. Ma non è il solo motivo.

La SNC ha fatto uno studio di marketing (le ferrovie fanno marketing: proprio come Ferritalia!) ed ha constatato che un terzo dei suoi attuali clienti usavano la loro auto prima di salire sui vagoni per i loro spostamenti quotidiani. Ha chiesto loro il perchè di questa preferenza.

Il 34% ha risposto: “perchè il treno è più rapido”; il 31% ha  accusato i costi crescenti dell’auto; il 23% ha detto che è per stressarsi meno; un altro 23%  ha messo il dito sui “problemi di parcheggio”, e il molesto aumento di radar con la multa in canna.

Buone risposte. Ma la risposta vera è completa è un’altra. I francesi prendono di più il treno, perchè il treno c’è: ce ne sono tanti, passano spesso, sono precisi. E i treni ci sono, in Francia, perchè (scrive Le Monde)  “gli investimenti pubblici realizzati da dieci anni si sono tradotti in un miglioramente dell’offerta di servizio”. Incredibile, se si pensa a Trenitalia.

La crescita dei normalissimi TER (i nostri inter-regionali) è addirittura spettacolare: il 60% di passeggeri in più dal 1998 ad oggi. Eppure i 56% dei viaggiatori sui TER possiedono un’auto.

“Tutto ciò”, avverte Le Monde, “soprattutto grazie allo sforzo finanziario delle Regioni, a cui lo Stato ha delegato questa competenza dal 2002”.

Viene voglia di darsi un pizzocotto: sogno o son desto?

In un Paese vicino, le Regioni ricevono la delega di un servizio pubblico, come da noi, per esempio, le Regioni hanno la delega di fornire i servizi sanitari. E invece di mandare a pallino il servizio, affrettandosi ad affollarlo a livello direzionale di politici trombati e fancazzisti raccomandati e strapagati, come da noi accade, addirittura “migliorano” il servizio. Eppure in Francia non c’è il “federalismo” di Bossi, anzi, lo Stato è accentratore e un po’ autoritario.

Ancor più incredibilmente, le regioni di Francia trovano i capitali - sempre notevoli - che occorrono per migliorare il servizio ferroviario: più binari, più mezzi, più convogli, più manutenzione. E nelle città anche seondarie, più bus e più metrò.

Il successo è tale, che ora i responsabili si preoccupano (1). Prevedono che entro il 2030 la domanda di inter-regionali addirittura - tenetevi forte - si quadruplicherà; e paventano “una congestione” dei vagoni e delle reti. Le 13 linee del metro parigino sono già “saturate”, e anche il RERA, la vasta rete metropolitana che serve la Grande Parigi.

“In mancanza di nuovi investimenti”, le autorità francesi temono calche di viaggiatori sui vagoni.

Venghino in Italia, signori, a vedere le calche sui treni-pendolari, i nostri pigia-pigia in pura perdita per Trenitalia. Vengano a vedere il trenino delle Ferrovie Nord che congiunge quando può Milano a Malpensa, e secondo Formigoni basta a fare di Malpensa un hub. La verità è che dovrebbe andare Formigoni con la Moratti a vedere cosa è un hub.

Al Charles De Gaulle, ai piani inferiori, ci sono intere stazioni di TGV, TER, RAR, con convogli che partono e arrivano senza sosta per destinazioni prossime, lontane e lontanissime; i TGV, su percorsi come Parigi-Bruxelles, hanno già strappato passeggeri ad Air France. Sono quasi sicuro che lorsignori, in Francia, troveranno i soldi per nuovi investimenti ferroviari. Infrastrutture cioè.

Come ben sa Tremonti, nelle fasi di depressione, più che le “manifatture”, è utile occuparsi delle “infrastrutture”: grandi lavori pubblici in funzione anticiclica, che alla lunga migliorano la competitività del Paese, rendendolo pronto per la fine della recessione.

Ma si potrà fare? Non si opporrano i verdi, la “sinistra” cosiddetta e il vicinato che non vuole essere disturbato dai lavori? Ce lo lascerà fare la burocrazia, la Casta?

Lo lascerà fare la Lega, o farà  cadere il governo prima, perchè Bossi vuole “il federalismo” celtico-neanderthaliano, e per questo si alleerà con la cosiddetta sinistra?




1) Luc Bronner, “Les transports en commun victimes de leur succés”, Le Monde, 16 settembre 2008.


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