>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
menu-1
Il nucleo di verità
Stampa
  Text size
V’è piaciuto lo spettacolo? Io, essendo in ospedale, ho seguito le prime notizie e i servizi speciali seguenti sull’omicidio di Bin Laden esclusivasmente per radio (RAI, Radio Maria, Ventiquattro…) e una cosa mi ha colpito: la totale, cieca adesione dei giornalisti alla versione ufficiale, e per contro, il massiccio corale e convinto scetticismo del pubblico, l’incredulià generale della gente normale. I giornalisti (Oscar Giannino ad esempio) sgridavano gli ascoltatori che telefonavano irridenti alla versione ufficile: non fate come quei complottisti che credono che le Torri non siano cadute l’11 settembre, che l’uomo non sia mai andato sulla Luna… i complottisti fanno parte di minoranze «marginali ed emarginate, antisemite» (Giannino)… ma per alcune ore, i marginali in minoranza sono stati loro. La gente, per quanto disinformata sia, non l’ha bevuta. Almeno qui.

Forse perché la narrativa sulla fine di Bin Laden era fatta troppo per il pubblico americano, la cui soddisfazione estetica esige che una caccia all’uomo di dieci anni si concluda con la uccisione del cattivo in uno scontro a fuoco, in singolar tenzone, come in uno film di Clint Eastwood. Il cattivo essendo anche un codardo, si fa scudo della moglie; ciò fa spiccare la limpida superiorità dei Navy Seals, le divine Forze Speciali di fronte alle quali nessun bunker o cortile è sicuro per i malvagi (sono seguìti ampi servizi sulle Forze Speciali, evidentemente dati in abbondanza ai giornalisti dagli uffici-stampa e propaganda delle Forze Speciali, come i contadini danno il mangime alle oche).

Finiti i dubbi sull’incapacità personale di Barak Obama: è il presidente «che ha fatto la scelta giusta», il nuovo comandante in capo. Ha seguito l’operazione «in tempo reale» dalla Situation Room (come si vede nel film Syriana, no?). L’America è tornata forte, domina lo spazio bellico e mediatico e immaginifico. In USA avrà funzionato?


People in Times Square may 2 shortly after the announcement from the President Obama


Agli ascoltatori di qui, non è andata giù specie quella storia della sepoltura in mare, da una nave da guerra americana, secondo un rito islamico mai esisito: ma quale rito islamico? E’ una scena da un altro film, Master e Commander. E come si fa a bere che, una volta ucciso il nemico pubblico numero uno, la prima preoccupazione dei comandi USA sia stata di farne sparire il corpo? Alla gente, la cosa è continuata a sembrare strana, nonostante i rimproveri e le micacce di Giannino. E ancora grazie che, distratta, la gente non abbia colto un dettaglio importante detto nelle prime ore: il commando col corpo di Bin Laden è atterrato prima a Baghram. Ora, Baghram è la grande base americana in Afghanistan, a pochi chlometri da Kabul; sede di continui briefing e conferenze-stampa delle forze armate; vi stazionano in permanenza dozzine di giornalisti. Qual miglior occasione che far vedere lì il corpo di Osama a loro, prima di partire per la portaerei e condurvi il celebre rito islamico di seppellimento in mare? Almeno qualcuno avrebbe visto qualcosa coi propri occhi.

Il guaio è che la versione ufficiale a cui Giannino Oscar ingiungeva di credere come verità marmoree, veniva modificata in poche ore dalla stessa Casa Bianca. Bin Laden non aveva risposo al fuoco, era disarmato. Le foto del suo corpo esistono, un giorno o l’altro saranno mostrate, anche se sono troppo spaventose… eccetera, eccetera.

Jay Carney
   Jay Carney
Spero si capisca il disastro d’immagine che ciò comporta: una volta deciso di far annunciare dal presidente, personalmente e solennemente dalla Casa Bianca, la notizia della morte di Bin Laden, il meno che si richieda è che l’annuncio del presidente sia certo, inalterabile, definitivo; perché il presidente deve essere percepito come in posizione di controllo di tutto, compresi i particolari; del resto, non ha seguito l’evento in diretta dalla Situation Room? Invece Jay Carney, il capo dell’ufficio stampa di Barak Obama, ammette che la prima versione dell’evento sia stata fatta «in modo affrettato»… dando la legittimazione ad ogni teoria del complotto possibile.

Il meno che si possa dire è che Obama abbia un cattivo ufficio-stampa. Allo stato attuale, non si sa che cosa sia avvenuto e chi sia stato ammazzato, perché ogni informazione viene dalla fonte unica americana, che sta ritoccando i particolari in corso d’opera. Non sappiamo nemmeno se sia stato ucciso Bin Laden: a sostenerlo sono gli stessi che hanno avuto tanta fretta di far sparire il corpo in mare.

Mi sembra di poter identificare finora un solo nucleo di verità: s’è trattato di un regolameno di conti dei servizi USA contro l’ISI, il servizio pakistano. E noto che l’ISI, dopo essere stato prezioso alleato di Wahington nella lotta antisovietica in Afghanistan, creando dal nulla i Talebani, lavorando con Bin Laden e con la CIA, s’é sentito tradito dopo l’11 settembre. Era cambiato il gioco a loro insaputa; gli americani avevano detto a qualcuno dei loro generali «o con noi o contro di noi», «vi ributtiamo alletà della pietra a suon di bombe», ed altre delicatezze. E’ noto che l’ISI ha fatto il doppio gioco da allora, formalmente aderendo alla «alleanza americana» come ordinato dai deboli governi pakistani, ma in realtà mantenendo rapporti privilegiati con gli ex guerriglieri e le relative aree tribali.

Questo doppio gioco sarà ed è ovviamente demonizzato dai giornalisti nostrani (e quel che più conta, dal Congresso USA), ma vediamolo dal punto di vista dei generali pakistani: essi si percepiscono come i difensori della sovranità nazionale e della continuità di politica che essa richiede; sono naturalmente poco disposti a sacrificare agli USA la rete di alleanze e di egemonie che hanno conquistato nell’area. Il loro nemico storico è l’India, oggi coccolata dagli USA.

Ahmid Gul
   Ahmid Gul
Recentemente, era filtrata la notizia che alti esponenti dell’ISI (fra cui il generale a riposo Ahmid Gul) erano andati a Kabul per convincere Karzai a creare un governo coi talebani, offrendogli - al posto della protezione degli Stati Uniti - la protezione e copertura della Cina, che nell’area è percepita come l’egemone futuro, comunque preferibile all’egemone che sta tramontando. Questo non è doppio gioco. E’ una politica estera nazionale, degna di uno Stato sovrano con un non trascurabile peso nell’area, anche se per sua disgrazia non coincide con gli interessi americani.

Il punto è che, dal 2001, Washington non riconosce alcuna sovanità nazionale, ossia non riconosce alcuna legittimità di un altro Stato, qualunque esso sia. Com’è stato già detto, questa dottrina ha demolito il Diritto Pubblico Europeo, il fiore della civiltà giuridico-politica d’Europa, risalente al trattato di Westfalia; a dirla tutta, ha rigettato l’ordine legale e giuridico, per sostituirlo con la pura e semplice violenza. Infatti, nel nuovo ordine americano post-europeo, uno Stato è per principio illegittimo, e dunque aggredibile e saccheggiabile, a meno che non si sappia difendere.

Il cagnetto Sarko ha ben compreso l’ordine nuovo prossimo venturo, avventandosi sulla Libia per arraffarne i beni nazionali. L’incursione USA in Pakistan ad uccidere qualcuno che l’ISI proteggeva, è dello stesso segno, ma anche più rilevante: il Pakistan è il nemico, a meno che non si adegui ad essere percorso da truppe straniere, disarmato delle sue testate, e ridotto a mero strumento di politica altrui.

Per il resto, sappiamo che qualcuno è stato ucciso ad Abbottabad. Questo qualcuno poteva o no essere Bin Laden; la cosa ha poca importanza, visto che l’ISI lo manteneva come un prigioniero di lusso, forse una carta di scambio, non certo il capo operativo di Al Qaeda, che non esiste.

Questo è il solo nucleo di verità, forse. Può anche darsi che Leon Panetta, nel passare dalla poltrona della CIA al Pentagono, abbia preteso che fosse rimesso in magazzino il teatrino di carta, ma sporco di sangue, inaugurato l’11 settembre 2001 dai necon, Cheney e Bush.

I fondali sono stati ripiegati, il burattino gettato in mare, forse sarà sostituito con un altro. Solo il futuro ci potrà dire.



L'associazione culturale editoriale EFFEDIEFFE, diffida dal copiare su altri siti, blog, forum e mailing list i suddetti contenuti, in ciò affidandosi alle leggi che tutelano il copyright.   


 
Nessun commento per questo articolo

Aggiungi commento


La Dittatura Terapeutica
L’unica ed estrema forma di difesa da questo imminente, sottovalutato, tragico pericolo particolarmente grave per l’Italia, è la presa di coscienza
Contra factum non datur argomentum
George Orwell con geniale e profetico intuito, previde l’oscuramento delle coscienze, il tramonto della civiltà, l’impostura e apostasia dalla verità che viviamo, quando scrisse “nel tempo...
Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità