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La sospensione di Paolo Ferraro
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Ignorata o quasi da stampa e TV, la vicenda del dottor Paolo Ferraro, magistrato romano sospeso dal suo incarico per disposizione del CSM il mese scorso, ha trovato una discreta eco soltanto in rete. A colmare l’indifferenza mostrata dai maggiori media, infatti, si è sviluppato in internet un ampio interesse da parte di piccole testate indipendenti e di blog, uniche realtà che hanno raccolto l’appello lanciato dal magistrato e dai suoi legali affinché la questione, evidentemente meritevole d’essere approfondita, non finisse nell’oblio.

In effetti, la questione appare caratterizzata da una serie di punti oscuri e desta perplessità - se non sospetto - il fatto che la copertura mediatica sia così scarsa. Oscura è anzitutto la modalità con cui si consuma l’evento da cui la questione trae origine. Paolo Ferraro, magistrato molto stimato nella procura di Roma, viene improvvisamente sospeso con procedura d’urgenza per quattro mesi dal servizio perché ritenuto inadatto «ad adempiere convenientemente ed efficacemente ai doveri del proprio ufficio» per asseriti motivi di salute, seppur non suffragati da alcun certificato medico.

Infatti i motivi di salute addotti dal CSM non trovano alcun riscontro nelle perizie mediche, che il PM e i suoi legali si affrettano ad utilizzare a riprova dell’ingiustizia del provvedimento, le quali attestano la perfetta abilità di Paolo Ferraro a svolgere la sua funzione professionale. Relazioni mediche di parte che - denuncia il legale Giorgio Carta - sono state ignorate dal CSM, impegnato a sbrigare la questione con anomala rapidità, al punto da «violare le garanzie difensive», da smantellare, svuotare e privare di strutture (pc e fax) l’ufficio del PM, nonché da tentare un TSO (trattamento sanitario obbligatorio) nei confronti dello stesso PM.

Va detto che il modo di operare così singolare da parte del CSM riguarda non un magistrato qualunque, bensì uno di quelli impegnati in indagini molto delicate. È dal 2008, d’altronde, che il PM Paolo Ferraro indaga su sinistri ambienti - legati anche all’ambito militare e provvisti di coperture eccellenti - che troverebbero collocazione nel novero del satanismo. Ferraro iniziò questa indagine da quando si trasferì a vivere in una zona di Roma a ridosso della città militare della Cecchignola, all’interno della quale avrebbe riscontrato qualcosa di decisamente inquietante.

A tal proposito il PM ha affermato durante la conferenza stampa tenutasi nello studio del suo legale: «Io mi ero limitato a dire che in una casa più persone, ragionevolmente ufficiali, alcune donne e alcuni ragazzini, partecipavano ad attività anormali. Ho scoperto un mondo sotterraneo, sconosciuto, poco chiaro, ambiguo, fumoso, dove attività anche sessuali si sommavano ad un contesto a me completamente ignoto».

Le sue scoperte verrebbero inoltre avvalorate da prove multimediali, alcuni file audio (non osiamo immaginarne il contenuto dati i racconti relativi a quelle che Ferraro definisce «attività anormali«) raccolti dal magistrato e versati agli atti della Procura di Perugia, che attualmente conduce quattro procedimenti pendenti relativi al medesimo filone investigativo.

L’indagine si sarebbe recentemente arricchita di un ulteriore elemento, in quanto il PM avrebbe individuato legami tra questa setta e un caso di cronaca nera che ha turbato l’Italia: l’omicidio di Melania Rea (moglie di un caporalmaggiore dell’esercito), avvenuto ad aprile nei pressi di un bosco a Ripe di Civitella (Teramo). Egli sostiene di aver visto la ragazza - o una sua perfetta sosia - pochi giorni prima della sua scomparsa nei corridoi della Procura romana.

È verosimile ritenere che il sinistro quadro di questa indagine, qualora definito e suffragato da prove, agirebbe come un detonatore all’interno delle alte sfere istituzionali, ascrivendo inoltre l’omicidio di Melania Rea non a motivi passionali bensì a più complesse dinamiche che troverebbero riscontro nella presenza di una setta satanica all’interno del mondo militare. Il pericolo che il PM potesse far luce su un mondo sotterraneo mediante un lavoro d’indagine è forse la causa di alcuni strani accadimenti di cui egli afferma di esser stato vittima: minacce, visite di personaggi sconosciuti, persino un inspiegabile incendio divampato nel proprio terrazzo di casa.

Il legale del dottor Ferraro ha proposto al TAR una sospensione del provvedimento cautelare del CSM; se la proposta venisse accolta potremmo forse sciogliere i dubbi che aleggiano intorno a questa misteriosa vicenda. Attualmente resta tutto avvolto nell’oblio, e (guarda caso) gli unici spiragli di luce che tentano di definire i contorni dell’oscura vicenda pervengono da ambiti giornalistici scevri da condizionamenti dei poteri forti.

Federico Cenci


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