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Quando Roma fu aperta al «Luterano II»
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In un mio scritto, «Quando Roma rischiò di svegliarsi protestante», dicevo che, già alla fine del Medioevo, le radici della mentalità protestante erano più vicine al Tevere che al Reno; più legate all’umanesimo romano che al rigorismo luterano in germe.
Ciò perché c’era e c’è sempre quel che lega ecumenisticamente il lassismo al rigorismo spurio; qualcosa che supera posizioni anche opposte, ma legate in fondo all’animo decaduto e superbo degli essere umani vogliosi di una libertà prometeica.
Ecco che la parola «protestante» definisce, più che un’idea religiosa definita, oggettiva, lo stato d’animo soggettivo di chi cerca la soddisfazione di affermazioni personali.
Così Lutero, in vista del lassismo romano nei costumi, elucubrò un suo rigorismo religioso nella sola fede, assertore, però, del lassismo personale del «pecca fortemente».
Di fronte alla rivoluzione luterana si è visto quale fu la sana reazione dei Papi.
Ma cosa resta di questa reazione cattolica oggi che la «protesta» divenne esistenziale, divenne una nuova «religione», la cui autorità si vuole a servizio di un’umanità, non più decaduta ma «vittima»?
Essa richiede ora scuse per cui il culto di Dio, che inviò Suo Figlio al sacrificio per redimere il mondo crudele da Lui stesso creato!
E così si vuole capovolgere il Cristianesimo a favore di un «eros» represso iniquamente da tanti secoli!
Idee che hanno fatto passi da giganti, non a causa di una loro congruenza religiosa, ma per l’opera di una miriade di novatori d’apparenza fidata.

Le idee di Lutero sono superate nella Roma conciliare

Leggiamo l’effetto terrificante nella Roma caotica dei nostri tempi nelle righe dell’Avvenire, Società e Cultura, «Sull’importanza del confronto con il luteranesimo: ‘Martin Lutero è stato un grande riformatore. [.....e un grandissimo eretico.....]’. La Chiesa Cattolica si è fatta ispirare nel Concilio Vaticano II anche dalle idee di Lutero mettendo poi in atto un processo di rinnovamento».
Se è vero, come lo dimostrano i fatti dentro e fuori della Chiesa, noi dopo tanto tempo cosa diciamo sul «pensiero» dominante in Vaticano?
Perché dei luterani «tradizionalisti» come il defunto pastore Richard Wurmbrand (1909- 2000), sostengono che oggi la Chiesa cattolica è incomprensibile, ed è cambiata molto di più di quanto Lutero avrebbe mai voluto.
Questo si legge nelle lettere del Vaticano II e nelle parole del suo sommo interprete.
Perciò quello può essere visto come «Luterano II».
Infatti, Giovanni Paolo II, il 6 dicembre, 2000, riportando l’insegnamento del documento del Vaticano II «Lumen Gentium» -16, dice: «Tutti i giusti del mondo, anche quelli che ignorano Cristo e la Sua Chiesa, sotto l’influsso della grazia, e chi cerca Dio col cuore sincero, è chiamato a edificare il Regno di Dio».
A questo punto la fede sarebbe superflua per la salvezza!
Lutero non avrebbe accettato le affermazioni per cui Karol Wojtyla dispensa ecumenisticamente la necessità della Fede.
Perciò qui va subito precisato che né la «buona volontà» di segno conciliare, né il suo pacifismo buonista, né il  feroce «antisemitismo» di Lutero fanno parte del «Luterano I autentico».
La «profonda religiosità di Lutero», invocata da Giovanni Paolo II, servirà soltanto al «Luterano II» attraverso l’influenza e prestigio teologico di quelli che sarebbero divenuti i suoi gran periti: dei Rahner, Schillebeeckx, Congar, De Lubac, Ratzinger e compagnia bella, per citare solo alcuni nomi conosciuti e approvati dai capi supremi.
A questo punto si dica che il Luterano I sta per il Luterano II come il Vaticano I sta per il Vaticano II, ovvero in quella velata, ambigua opposizione che equipara i secondi in rapporto ai primi.

Il Cristianesimo riciclato in millenarismo di pace

Ecco quale sarebbe la meta del progresso della coscienza umana, e quindi l’obiettivo massimo e costante di un apostolato cristiano di ogni tempo.
Era l’idea di Cerinto nei tempi apostolici, a cui seguirono molti noti antiapostoli.
Nell’era moderna le nuove idee hanno assunto un aspetto umanitario: il «libero esame protestante», i «diritti umani» della rivoluzione dell’‘89 e la democrazia nella forma perversa di una sovranità agnostica che ignora il diritto divino.
Come diceva Alexis de Tocqueville: «La rivoluzione democratica è il fatto più continuo, più antico e più permanente che si conosce nella storia».
Infatti è la ricorrente rapina prometeica dell’autorità divina sotto il nome di sovranità popolare.
Per far vedere come questa rapina si presenti nel campo della religione, ci riferiamo qui all’opera di alcuni grandi iniziati, o meglio, iniziatori, o nel linguaggio corrente, pedagoghi.
Sarà bene conoscerne i principali per poi ritrovarli nella linea seguita dai profeti dei nostri giorni; ma questa volta in nome della Chiesa.
Il loro potere è nel «segretismo» degli iniziati e nel «settarismo» dei mercanti d’influenze.
Ma sta anche nelle menti privilegiate che elaborano grandi proiezioni ideali per l’evoluzione continua dell’uomo.
L’influsso invisibile di questi personaggi permea le società segrete.
Possono non appartenere a nessuna, ma influiscono su tutte.
Si può cominciare dai «maestri» dei tempi apostolici, che, avendo formato proseliti per una nuova religione cristiana, hanno svelato il loro volto di eresiarchi poggiati su un antropocentrismo d’origine pagana che evocava filosofie e i miti greci dei vari eoni.
Si noti che le eresie, nascendo dalla superbia umana, hanno sempre coltivato la credenza in una stirpe intermedia (di cui erano parte); élite illuminata tra Dio e gli uomini che arriva ai maestri di oggi.
La linea da individuare è perciò quella dei grandi maestri che hanno avuto potere dal mondo per il piano di una nuova educazione evangelica: da Cerinto a Erasmo, da Lutero a Comenius, da Steiner ai profeti conciliari.
L’intenzione che li caratterizza e unisce è quella di riformare la dottrina cattolica; obiettivo che si realizza nei nostri giorni con l’erezione di una nuova chiesa per un «Luterano II».

Secondo la Nostra aetate, contraria ad ogni «discriminazione» tra credenze cristiane o altre, quella di Cerinto sarebbe tra quelle con cui la Chiesa ha un «patrimonio comune», ragion per cui, dopo tanti malintesi, va trovata la via di ritorno alla confraternizzazione originale, anche a scapito della Fede!
Voluta da Gesù Cristo stesso!

«La fraternità universale che esclude ogni discriminazione religiosa
a) Non possiamo invocare Dio Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio. L’atteggiamento dell’uomo verso Dio Padre e quello dell’uomo verso gli altri uomini suoi fratelli sono tanto connessi che la Scrittura dice; ‘Chi non ama, non conosce Dio’ (1 Giovani 4, 8).
b) Viene dunque tolto il fondamento a ogni teoria o prassi che introduce tra uomo e uomo, tra popolo e popolo, discriminazioni in ciò che riguarda la dignità umana e i diritti che ne promanano.
c) In conseguenza la Chiesa esecra, come contraria alla volontà di Cristo, qualsiasi discriminazione tra gli uomini o persecuzione perpetrata per motivi di razza e di colore, di condizione sociale o di religione. E quindi il concilio, seguendo le tracce dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, ardentemente scongiura i Cristiani che ‘mantenendo tra le genti una condotta impeccabile (1 Pt 2, 12) se è possibile, per quanto da loro dipende stiano in pace con tutti gli uomini, affinché siano realmente figli del Padre che è nei Cieli» (Nostra Aetate 5).

Qui sono citati gli Apostoli Pietro, Giovanni e Paolo contro quanto essi hanno insegnato, poiché amare il prossimo è precetto di fede che ha per principio l’amore del Padre.
E la fede nella paternità divina guida l’amore per salvare il prossimo.
Solo convertendosi a questa fede, senza la quale non si può piacere a Dio, è possibile salvarsi.
Può l’amore del prossimo sorvolare su questo fatto decisivo?
Questo documento lo fa ignorando che la fede divina è il principio del vero amore umano.
San Giovanni insegna a discriminare i seduttori pedagoghi e i loro apostati predicatori (II, 7-11):
«Poiché molti sono i seduttori che sono apparsi nel mondo, i quali non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l’Anticristo! Fate attenzione a voi stessi, perché non abbiate a perdere quello che avete conseguito, ma possiate ricevere una ricompensa piena. Chi va oltre e non si attiene alla dottrina del Cristo, non possiede Dio. Chi si attiene alla dottrina, possiede il Padre e il Figlio.
Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo; poiché chi lo saluta partecipa alle sue opere perverse».
L’antico Popolo della Promessa, avendola rifiutata, non poteva più chiamarsi eletto per annunciare il Messia.
Non era più nel piano della Promessa divina, ma in quello umano dell’entità nazionale.
Ora, la Nostra Aetate, omettendo questa verità, rappresenta una radicale inversione di rotta riguardo all’apostolato cattolico, aprendo la via alla cosiddetta «nuova evangelizzazione» che in realtà altro non è che la conciliazione col mondo e con i potenti orchestratori della scristianizzazione mondiale.
Essa è strumento a servizio di un mondialismo che ha in vista una, Organizzazione delle religioni unite, oggi viva nell’United Religions Initiative (1).

Gli iniziati e il mondialismo

Sono diversi i piani per realizzare questa sintesi umanitaria, quest’unione mondiale con una sola anima.
Vediamo qui il martinismo, ordine illuministico fra la Massoneria e il mondo spirituale occulto d'origine rosacrociana.
Ecco il suo «Manifesto dei Superiori incogniti» (1793): «Instaurare sopra la terra l’Associazione di tutti gli Interessi, la federazione di tutte le Nazioni, l’Alleanza di tutti i Culti e la Solidarietà Universale. Era la dottrina gnostica di Comenius (vedi ‘Massoneria e sette segrete’, pagina 75). Verrà giorno in cui... crollerà il falso ordine politico, sociale, economico ed etico che oggi opprime e offende la dignità del genere umano [la Cristianità]. Determineranno questo crollo, questo rovesciamento della Menzogna [il dogma], gli uomini stessi [i chierici], non appena lo Spirito Santo del Cristo inizierà la sua azione [di ispirazione] collettiva... Allora il Mondo sarà armonioso e buono... non ci saranno cento o duecento Chiese Rivali, ma la Grande Chiesa Universale di tutti gli uomini raccolti nella Religione Unica, ed Uno che si nasconde sotto diversi culti tra le formule dogmatiche delle varie religioni [...] L’Ordine Martinista... intende ‘rigenerare’ rosacrocianamente la Chiesa cattolica secondo un processo d’infiltrazione, sovrapposizione ed annichilimento in una fusione sincretista con le altre fedi (confronta Pierre Virion, ‘Mystère d’iniquité’, Edition Saint Michel, Rennes, 1967)». (2)
Spiccano tra questi «Superiori incogniti» i grande iniziatori «cattolici» del «nuovo cristianesimo».
La parola d’ordine era sovrapporre alla fede una «buona volontà» che salva.
E infatti, Giovanni Paolo II, il 6 dicembre, 2000, riportando l’insegnamento del documento del Vaticano II «Lumen Gentium», 16, dice: «Tutti i giusti del mondo, anche quelli che ignorano Cristo e la Sua Chiesa, sotto l’influsso della grazia, e chi cerca Dio col cuore sincero, è chiamato a edificare il Regno di Dio».

I termini qui sono tutti ambigui.
Chi è il giusto che ignora Cristo?
E lo fa per ignoranza o per indifferenza invincibile?
E la grazia è data per la conversione o per sostenere quella buona fede?
Perché allora il Regno di Dio è qualcosa da edificare non con la Fede divina, ma con la sincerità umana.
Una frase infelice di Giovanni Paolo II?
No; essa è in linea con altre sue dichiarazioni precedenti, con le nuove dottrine del Vaticano II, col nuovo catechismo, ecc., anche nella loro ambiguità.
Sotto l’ambiguità delle parole pronunciate in nome dell’autorità divina c’è posto per ogni devastante eresia.
Quindi, si deve sapere riconoscere lo spirito che soffia la «fede» di queste «autorità».

La «nuova teologia» che covò il «Luterano II»

La Provvidenza ha sempre dato alla Chiesa fedele i Papi del suo rinnovamento spirituale.
Anche nel secolo scorso, contro ogni calcolo umano ed intrigo politico, contro la sua stessa volontà, fu eletto San Pio X.
Tutto dipende dallo Spirito Santo che vigila sulla Chiesa per tenerla al riparo dalla perfidia umana, assistendo i Papi che devono però governare la Chiesa loro affidata come se la libertà della stessa dipendesse solo dalla loro azione.
Essi devono impedire che le porte della Chiesa siano aperte al mondo, che prelati di fede malferma siano promossi, che uomini di ortodossia sospetta siano elevati alla porpora o a qualsiasi dignità ecclesiastica con potere di giurisdizione, anche se arrivati ad un potere di segno pontificale.
Questa è chiaramente l’intenzione della Costituzione apostolica «Cum ex apostolatus officio» sulla decadenza delle Autorità deviate dalla fede cristiana che nella sua parte finale considera il caso estremo per cui anche quelli in posizioni importanti per qualche scrupolo o viltà non resistono al «lupo» e disertano.
Allora l’onore della resistenza passa a tutti i fedeli ed è del tutto «autorizzata».
La questione è: cosa devono fare i fedeli se le deviazioni evangeliche già condannate dal Magistero ma reintrodotte dal Vaticano II, sono ora sostenute dall’alto, cioè da chi appare come titolare della Sede vaticana?
La risposta è necessariamente nella legge di questa società perfetta che è la Chiesa di nostro Signore Gesù Cristo.

Liceità delle persone subordinate di recedere dalle autorità… deviate

«E sia lecito a tutte ed a ciascuna delle persone subordinate a coloro che siano stati in tal modo promossi od elevati, ove non abbiano precedentemente deviato dalla Fede ne siano state eretiche e non siano incorse in uno scisma o questo abbiano provocato o commesso, e tanto ai chierici secolari e regolari così come ai laici (quam etiam laicis) come pure ai Cardinali, compresi quelli che avessero partecipato all’elezione di un Pontefice che in precedenza aveva deviato dalla Fede o fosse eretico o scismatico o avesse aderito ad altre dottrine, anche se gli avessero prestato obbedienza e lo avessero adorato e così pure i Castellani, i Prefetti, i Capitani e Funzionari, compresi quelli della nostra Alma Urbe e di tutto lo Stato Ecclesiastico, anche quelli obbligati e vincolati a coloro così promossi od elevati per vassallaggio o giuramento o per cauzione, sia lecito (liceat) ritenersi in qualsiasi tempo ed impunemente liberati dalle devozione (ab ipsorum obedientia et devotione, impune quandocumque cedere) verso quelli in tal modo promossi ed elevati, evitandoli (evitare eos) quali maghi, pagani, pubblicani e eresiarchi, fermo tuttavia da parte di queste medesime persone sottoposte, l’obbligo di fedeltà e di obbedienza a prestare ai futuri Vescovi, Arcivescovi, Patriarchi, Primati, Cardinali e Romano Pontefice canonicamente subentranti (ai deviati). E a maggior confusione di quelli in tale modo promossi ed elevati, ove pretendano di continuare l’amministrazione, sia lecito richiedere l’aiuto del braccio secolare, ne per questo, coloro che si sottraggono alla fedeltà e all’obbedienza verso quelli che fossero stati nel modo già detto promossi ed elevati, siano soggetti ad alcuna di quelle censure e punizioni comminate a quanti vorrebbero scindere la tunica del Signore».

Sarebbe questo un invito alla ribellione o, al contrario, ad un dovere cristiano di difesa della Fede nella Chiesa?
Oggi, nel mezzo della confusione presente, non mancherà qualcuno che consideri la resistenza
all’«autorità dell’errore» come un moto «protestante».
Si deve solo sperare il tal caso siano in buona fede e non in quella posizione pervicace che solleva il diritto alla libertà di distorcere o d’ignorare quanto è arduo per la propria tranquillità.
Lo fanno, per esempio quelli che scartano la Bolla come se essa fosse di diritto soltanto ecclesiastico e perciò «sbollabile».
Già dall’Esordio la Bolla chiarisce la sua materia trattando dei doveri dell’Autorità Apostolica nella difesa della verità rivelata, perciò parla in termini scritturali (confronta Giovanni, 21, 15 - 17, Giovanni 10, 12, 13, Matteo 7, 15 -20).
Paolo IV impegna in questa Bolla la «pienezza del suo potere apostolico», promulgando una Costituzione «valida in perpetuo» intenta ad impedire «la perversione» della fede da parte di persone in posizione d’autorità.
Impegna l’autorità papale per definire quanto è proprio all’autorità cristiana.
E’ di fede che l’autorità divina è rappresenta nella Chiesa dai Successori di Pietro, che la ricevono immediatamente da Dio quando accettano la propria elezione a Papa.
La Bolla tratta, quindi, dell’autorità di giurisdizione nella Chiesa, che deve sempre fare riferimento al Papato.
Perciò è direttamente materia di fede.
Ha dunque una natura dottrinale che determina quella canonica.
Le leggi ecclesiastiche derivano dalle questioni dottrinali, che a loro volta provengono dalla Legge Divina (confronta G. Le Bras, «La Chiesa del Diritto», Bologna, 1976, pagine 58 - 60).
Solo essa determina la missione della Chiesa e del Successore di Pietro riguardo al Vangelo.
La presentazione della materia è fatta in linguaggio evangelico che richiama la parola del Signore sull’albero che privo di (buoni) frutti viene dato alle fiamme (Matteo 7, 19; Eb 12 - 15; Gl 1, 9; II Giovanni 10, 11).
Già dal primo paragrafo (confronta Matteo 17, 6, 7), in cui Paolo IV si riferisce al pericolo estremo dell’abominio nel Luogo Santo predetto da Daniele (Daniele 9, 27; Matteo 24, 15), c’è il riferimento alla giurisdizione universale «iure divino» dello stesso Romano Pontefice.
Con ciò la Bolla trascende il diritto ecclesiastico nella persona del suo più alto giudice. Può farlo solo perche è di Diritto divino.

La Costituzione Apostolica ha un valore dottrinale rilevante.
E’ stata riconfermata da San Pio V nel Motu Proprio «Inter multiplices» e annoverata tra le fonti del Codice di Diritto Canonico del 1917.
E’ Magistero nella Chiesa istituito precipuamente per arginare l’errore e per la tutela della Chiesa stessa, poiché il Papato è sempre stato guardingo verso chi voleva introdurre delle illecite innovazioni nella Chiesa per cambiare la Fede.
Papa Pio II con la sua Bolla «Execrabilis» (1460) dichiara: «Qualsiasi Concilio convocato per effettuare cambiamenti drastici nella Chiesa è decretato in anticipo invalido e annullato».
Questo principio si estende all’autorità ecclesiastica in generale di quelli che lo vogliono imporre come verità di fede degli errori e delle eresie, a nulla serve dimostrare l’errore dei deviati dalla fede, se si considera come legittimi i devianti stessi.
E’ inutile vedere il pericolo e chi ne è il promotore, se non si denuncia apertamente chi cerca di distruggere il gregge del Signore come lupo travestito da agnello.
E’ il concetto fondamentale che scaturisce dalla Bolla «Cum ex apostolatus», la Costituzione Apostolica redatta per impedire quanto affermato dichiarando: «La sua promozione o elevazione è nulla, invalida e senza alcun valore, anche se avvenuta con la concordanza e l’unanime consenso di tutti i cardinali».
Quest’invalidità è reale, anche se scoperta solo più tardi: «Neppure si potrà dire che essa sia o sarà convalidata dall’intronizzazione o ‘adorazione’ del Romano Pontefice, col ricevimento della carica, con la consacrazione, o in virtù dell’obbedienza a lui prestata da tutti, o per il decorso di qualsiasi lasso di tempo nel detto esercizio della carica - va ritenuta illegittima a tutti gli effetti».
Il Papa ricorda ai fedeli che, guidati dalla fede, sono liberi di aderire solo alle vere autorità della Chiesa.
La Fede è la ragione per cui il fedele obbedisce all’autorità della Chiesa.
«Ma, anche se noi stessi o un angelo del cielo venisse ad annunziarvi un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia egli anatema» (Galati 1- 8).
E’ vero, nel mondo odierno, della società dell’informazione, la Chiesa conciliare è identificata in modo inequivocabile con la Chiesa cattolica.
Si parla ogni tanto di dissensi interni, di correnti conservatrici e progressiste in contrasto, ma chi osa dubitare che un’entità così vistosa, con tutto il suo apparato ecclesiale e riconosciuta in tutto l’orbe, possa non essere la Chiesa apostolica che da duemila anni ha un ruolo storico unico?
Ebbene, la verità è che la Chiesa, società dei fedeli, vive, come ognuno di noi, del respiro della fede integra e pura; perciò la Chiesa è solo là dove si professa questa Fede e non una sua contraffazione ecumenista.
Tale fatto basilare esula dalle informazioni di massa, prive del senso della fede; come nel «caso» Lefebvre, in cui la materia fu trattata come un dissenso tra partiti, mentre il Presule accusava la presenza di «anticristi in Vaticano».

Il Signore, parlando dei falsi cristi e dei falsi profeti, aveva avvertito che l’ultima persecuzione si sarebbe rivestita d’inganno, inganno nella Fede che mette in causa il Diritto di Dio.
Sembra ovvio, ma la cosa più dimenticata è che la difesa della Chiesa dipende dalla fede, speranza e carità suscitate da Dio nei fedeli.
Quanto sembra ovvio va oggi ripetuto perché non sia dimenticato: il princìpio della difesa della Chiesa è nelle virtù che determinano la sua Legge e guidano la sua azione.
«Cercate prima di tutto il Regno di Dio e la Sua Giustizia e il resto vi sarà dato per giunta».
Ciò si applica in pieno alla difesa della Chiesa di Dio, della sua Autorità e Sacramenti.
Il suo contrario è cercare i Sacramenti come se la Fede fosse ordinata ad essi e non essi alla Fede.
Qui interessa applicare tale ragionamento al conclave che elegge la suprema autorità, rappresentante di Dio in terra.
Ciò perché oggi prevale, anche tra i tradizionalisti, l’idea che sussistendo, secondo giudizio umano, la legittimità del conclave, l’elezione di qualsiasi papabile rientri nelle certezze assolute!
Se così fosse, la Fede sarebbe ordinata al conclave e non il contrario, cioè che il conclave, essendo ordinato alla Fede, è legittimo solo se l’eletto professa la fede cattolica e non una sua contraffazione ecumenista.
Il principio divino dell’autorità papale non è il conclave (riunione umana), ma la fede dell’eletto (principio divino).

Papa Paolo IV ha chiarito che il mistero dell’iniquità raggiunge il suo apice nella stessa Chiesa.
E’ la ribellione finale contro l’autorità di Dio che avviene nel suo vertice.
L’iniquità suprema è diretta a sostituire la Parola di Dio per edificare la grande fraternità babilonica della pace ecumenista nel Luogo santo della Fede divina, unica ordinata al Bene.
A ciò punta l’antireligione che fa della libertà il suo vero bene, il suo idolo.
Tale mistero non può essere attribuito semplicemente ai complotti luterani, massonici o mondialisti contro la Cristianità, ma individuato dove è costituita l’opera di redenzione dalla prima ribellione:
nella Chiesa ordinata alla gloria di Dio.
Perciò, quando la rivoluzione moderna si è presentata con la falsa Riforma per mutare l’autorità della Chiesa, i Papi, in speciale Paolo IV, l’hanno fornita di mezzi di difesa che, come la Bolla «Cum ex apostolatus», la tutelano per sempre nell’ordine giuridico.
In tal senso, quando si dice che la Massoneria è la vera «controchiesa», ciò riguarda lo spirito che la dirige verso il suo scopo finale, che va oltre le sue organizzazioni umane.
Dal momento, però, che esso riesce a infiltrare nella Chiesa il suo sibilo gnostico, come sia l’autonomia della «coscienza retta» e la «redenzione universale», l’attacco della Massoneria contro la Fede è superato e il suo compito diviene accessorio, se non fuorviante, perché schiere di tradizionalisti continueranno ad additarla come la nemica da affrontare, mentre il suo spirito già controlla il Vaticano.
Al fedele deve importare inanzittutto la situazione presente della Chiesa, affinché la reazione contro i suoi demolitori sia forte della chiarezza nella Fede; forza e chiarezza che sono annullate nella misura stessa in cui si riconosce e perfino si ricorre ai demolitori della Fede per salvare da Fede, come fa un intero mondo più tradizionalista che tradizionista.
Come è visto, la rivoluzione satanica si occupa essenzialmente di cambiare la pedagogia del Salvatore con l’altra che si vuole scientifica, illuminata, ma è sempre di nuovo il sussurro originale del «sarete come dèi, conoscendo il bene e il male»; incute la ricerca dell’autonomia dall’Ordine divino, perfino nella Religione.
I conclavi sono i momenti cruciali per la difesa della Fede nella Chiesa.
Perciò la Massoneria per cambiare l’Ordine cristiano derivato da questa Fede avrebbe voluto l’elezione del cardinale Rampolla in odore di massoneria.
Ma con sorpresa generale in quell’elezione la Provvidenza guidò i cardinali a eleggere l’umile Giuseppe Sarto, divenuto San Pio X, nell’esercizio del Supremo Apostolato, uno dei più nobili d’ogni tempo.

Può l’intenzione di un papabile modernista essere voluta da Dio?
Mai.
Perciò l’elezione di un deviato è nulla.
In ogni caso, se l’obiezione è nel senso che Dio agisce sempre attraverso i Suoi papi, allora si deve prendere atto che l’invalidità dell’elezione di uno nelle condizioni di Roncalli, cioè di fede talmente insicura da essere escluso dall’insegnamento, è espressa dai Papi.
E’ quanto si apprende con l’azione del Papa Paolo IV e della dottrina della sua bolla «Cum ex apostolatus».
Essa ribadisce un fatto logico: poiché il sostegno della Chiesa è la Fede e il Papato esiste per assicurarla, un papa eletto per mutarla non può essere un vero papa.
Il frutto storico di tale occupazione sarà la generale scristianizzazione, iniziata proprio in seguito all’elezione e al nuovo «magistero» di un «papa» deviato.
Ma ciò, disgraziatamente, si conoscerà solo in seguito, perché il vaglio della fede dipende pure dai frutti e dalla forza della fede del gregge per riconoscerli, anche tardivamente.
Alla luce del Vangelo si può quindi dire senza paura di sbagliare che col predicare quanto è pensiero del mondo, le sue favole ed utopie profane, i falsi pastori si svelano, per Diritto divino anatemi per la Chiesa di Cristo.
Il Diritto divino ordina, infatti, di evitare l’eretico (Tt 3, 9-10); di non lo riceverlo, né di salutarlo.
Chi lo saluta partecipa alle opere malvagie di lui, (2 Giovanni 10-11).
Davanti al pericolo che dei falsari possano giungere a posti d’autorità nella Chiesa, potrebbe la sua legge essere sprovvista da elementi di difesa?
Se lo fosse... «dove fu costituita la sede del beatissimo Pietro e la Cattedra della verità ad illuminare le genti, lì hanno eretto il trono della loro abominazione e scelleratezza affinché colpito il pastore possano disperdere anche il gregge» (Esorcismo redatto dal Papa Leone XIII).
La Cattedra che arginava l’iniquità sarebbe usata per promuoverla nell’ora culminante della persecuzione contro la Chiesa che Leone XIII ha visto.

Ecco che il «complotto» dell’ora presente per sostituire l’Ordine cristiano con l’ordine ecumenista, massonico-modernista, percorse la lunga via dei conclavi: da quello in cui quasi fu eletto l’aquila Rampolla a quello che ha eletto il bonario Roncalli, di ancora più evidente estrazione conciliarista, perché modernista e filo massone.
Si può negare un rapporto di causa ed effetto tra la presenza di demolitori della Chiesa in Vaticano e la successiva demolizione della Fede?
Se la rovina iniziò con Giovanni XXIII, come rende evidente il suo periodo storico, c’è da risalire all’errore della sua scelta, tenendo presente che chi scusa l’errore umano accusa l’assistenza divina; il ché è improponibile.
L’errore è umano e da imputare nell’ordine cronologico alla sciagurata elezione di Roncalli.
L’elezione del Papa cattolico è assistita, ma non decisa dallo Spirito Santo.
E’ vero che l’eletto in modo valido, poiché fedele alla Fede di sempre, riceve immediatamente da Dio, non dalla Chiesa, il potere pontificale.
Ma la scelta dell’uomo con le condizioni per divenire Papa spetta alla Chiesa, rappresentata dai cardinali, che possono essere ingannati clamorosamente, dalla fede deviata del papabile.
La validità del suo potere dipende, però, dalla sua fede cattolica.

Diritto divino e dovere cristiano

Poiché difendere la Chiesa è volere di Dio, o se vogliamo usare il termine giusto, di Diritto divino,
il cattolico che non la difende, professando pubblicamente la sua Fede, quando essa è in grave pericolo, si avvia all’apostasia.
Nel conclave che ha eletto Roncalli i cardinali non lo sapevano deviato, ma oggi il mondo cattolico può constatare la mutazione a cui era votato, perché i suoi frutti sono ormai conosciuti pure sul piano storico.
Non vi è dubbio che norme giuridiche di diritto ecclesiastico non possano essere applicate se manca l’autorità competente, il giudice con la sentenza e la forza per renderle esecutive nella pratica.
Ma non vi è nemmeno dubbio che tale assenza non possa rendere inapplicabile il Diritto divino.
Allora il problema riguarda solo l’ambito della giustizia umana.
Perciò, quanto non si può accettare alla luce della fede - fondamento della legge -, rimane inaccettabile; ossia non diviene d’obbligo accettare un lupo per pastore perché mancano le forze umane per cacciarlo.
Dio non chiederà mai l’impossibile agli uomini.
Ma una cosa chiede, ed in ciò saremo vagliati: che non si dica che il falso pastore, con la sua falsa fede, col suo ecumenismo massonico, abbia l’autorità di Dio perché da Lui inviato.
Il Signore che vuole che i fedeli riconoscano i falsi pastori, come è nei Vangeli, potrebbe elargire la Sua autorità proprio ad un deviato dalla Fede, che intende trasformarla?
Crederlo sarebbe dubitare che la Chiesa sia indefettibilmente ordinata alla salvezza; che quanto fu istituito per insegnare la verità di Dio possa operare per il sostegno di falsità gnostiche; che quanto è nato dal Sangue redentore possa servire alla perdizione.
Sarebbe mettere in dubbio l’indefettibilità della Chiesa a causa della debolezza dei fedeli che venerano come papa un chierico deviato che aspirava al «Luterano II»!

Nelle riunioni delle grandi religioni, di Assisi e a ogni incontro interreligioso, specialmente quelli coi giudei, si conferma in modo implicito che non c’è bisogno di convertirsi a Cristo perché per la nuova religione conciliare, tutti rimangono nella via della propria buona fede o in quella dell’Antica Alleanza.
Quindi, non bisogna predicare il Vangelo in tutto il mondo per convertire ogni creatura, poiché non è vero che solo «chi crederà e sarà battezzato sarà salvo», mentre «chi non crederà sarà condannato».
A questo punto la fede sarebbe superflua per la salvezza!
Nemmeno Lutero avrebbe accettato le affermazioni per cui Karol Wojtyla e i conciliari dispensano ecumenisticamente la necessità della Fede unica.
Basti dire che Lutero ci credeva alla Maternità divina di Maria e per tutta la vita conservò una grande devozione verso Sant’Anna.
Credono Martini e compagni alla Maternità divina della Madonna?
Se la fede rivelata è così ridotta, figuriamoci il Messaggio di Fatima sulla necessità di conversione alla Fede cattolica per arrivare anche alla pace terrena!
Ecco che il supremo flagello per la Chiesa e per il mondo oggi è l’inganno per cui chi si presenta come Vicario di Cristo e garante delle chiavi del Suo sangue, fa intendere che non c’è bisogno di Lui per l’ordine del mondo e per la salvezza delle anime.

Ogni cattolico che vuole rimanere tale e ha preso conoscenza del disastroso stato ecclesiale, non può continuare a negare l’evidenza di una tale deviazione in alto loco.
Di certo la Bolla di Papa Paolo IV non può risolvere i problemi creati col crollo dell’Autorità a causa della rivoluzione conciliare.
Il problema che coinvolge la Suprema Autorità della Chiesa implica, però un dubbio anch’esso estremo.
E’ tuttavia certo che rinuncia tacitamente ad appartenere alla Chiesa chi, pertinacemente, concorda che la Fede sia affidata a chi la vuole distruggere, essendo legato alla continuazione dell’attuale demolizione «ecumenista», causa della grande «apostasia silenziosa».
Non è lecito ignorare l’incompatibilità tra l’Autorità divina e un distruttore della Fede.
Perciò, anche se dopo 50 anni di «potere conciliare», sembra impossibile reagire ricorrendo alla Legge della Chiesa fondata sul Diritto di Dio, si guardi almeno al male futuro; chi è ancora pronto ad accettare che un’«elezione papale» possa elevare un continuatore delle dottrine conciliari, che devastano la Chiesa e portano moltitudini di anime all’apostasia, avrà scelto una via di perdizione.
Tale accettazione implica, infatti, la falsa fede e il falso diritto per cui Dio potrebbe conferire direttamente ad un pervertitore della Fede l’autorità per rappresentarLo nel mondo in cui Suo divino Figlio è venuto per redimere gli uomini.
E’ vero che ci vorrà allora la vera carità e un fermo senso di giustizia che è nella disposizione di soffrire per la Fede, che non si limita alla questione della Messa e dei Sacramenti, ma dell’intera Dottrina, e farà patire non solo gli ecclesiastici ma ogni fedele.

E’ però un fatto storico che nel momento delle grandi perversioni religiose fu il popolo semplice ad appoggiare i pochi chierici rimasti fedeli, contro i molti che deviandosi li perseguitavano, come fu il caso di Sant’Atanasio e altri.
La chiamata divina rimane la stessa ed è inconfondibile: «Beati quelli che soffrono persecuzioni per causa della giustizia, perché di loro è il Regno dei cieli» (Matteo 5, 10).

Arai Daniele



1) L’iniziativa delle religioni unite (United Religions Initiative, URI ), è un tentativo internazionale nato nel 1993 in seno al Parlamento delle Religioni di Chicago per unire le religioni ai fini mondialisti, secondo l’idea teosofica e massonica. Si mirava a dar vita ad un’autorità sopranazionale che avrebbe come ramo spirituale una sorta di ORU, che sta per l’unione delle religioni come l’ONU per le Nazioni Unite. Di recente l’idea fu espressa da Sir Sigmund Sternberg, nella sua qualità di direttore del Consiglio Internazionale di Cristiani ed Ebrei, insieme a Robert Muller, rappresentante New Age presso l’ ONU. Nel 1982 Sternberg fu nominato Cavaliere del Pontificio Ordine Equestre di San Gregorio Magno da Giovanni Paolo II, per il quale organizzò l’incontro con la Sinagoga del 1986, adoperandosi in seguito per il riconoscimento di Israele da parte del Vaticano, compiutosi negli anni 93-94. Nel 1988, Sternberg ricevette le insegne del massonico Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, che fa capo alla corona britannica (Lo Sternberg Centre for Judaism di Londra è il maggior seminario rabbinico europeo). In questa veste Giovanni Paolo II, nel 1994, lo ricevette in Vaticano come guida della delegazioni britannica per il concerto tenuto per commemorare la Shoa. Nel 1998, Sternberg, per aver operato a favore del sincretismo interreligioso, fu insignito del massonico premio Templeton per il Progresso delta religione, e in seguito riceveva la laurea honoris causa conferita dalla Open University del miliardario George Soros. Inoltre, Sternberg patrocina, a fianco di Gorbaciov, del Dalai Lama e della moglie del fondatore di Scientology Barbara Marx Hubbard, la Commissione Mondiale per la Coscienza e la Spiritualità globali («World Commission on Global Consciousness and Spirituality»), presieduta dal new ager R. Muller, che riunisce leader mondiali al fine dichiarato di «coltivare la visione globale e la sapienza per it nuovo millennio».
Massoneria, B’nai B’rith, Tempio della Comprensione di New York (gestore della Cappella della Meditazione al Palazzo dell’ONU), Teosofia, Consiglio Mondiale delle Chiese di Ginevra (W.C.C.), Fondazione Gorbaciov. L’impresa URI venne estesa a tutto il mondo, con la partecipazione di cristiani, ebrei, musulmani, buddisti, baha’i, indù, sikh, zoroastrani, seguaci del New Age e della Wicca (movimento neopagano di cultori delta stregoneria), ecc. Essa è affine alle iniziative di «preghiera» comune, come è avvenuto ad Assisi. La necessità dell’URI veniva sottolineata da Muller in questi termini: «Le Nazioni Unite sono il cervello globale iniziale dell’umanità [...]. Abbiamo ancora bisogno di un’anima globale, vale a dire la nostra coscienza e la fusione con l’intero universo e col fluire del tempo», aggiungendo: «I nostri supremi interessi includono l’apoteosi del genere umano [...] le maggiori religioni in fin dei conti mirano tutte alla stessa cosa». Tutto ciò era legato alle idee di una filosofia dell’ecologia spirituale, un’etica globale e quant’altro. Perciò è davvero estraneo che vescovi cattolici abbiano fondato la Conferenza mondiale per la Religione e la Pace (WCRP World Conference on Religion and Peace) che, col suo «contributo» di sincretismo ed ecumenismo conciliare, è associata all’URI e accreditata presso l’ONU, col supporto di Giovanni Paolo II. La sesta assemblea generale della Conferenza il 3 novembre 1994 tenne i lavori d’apertura presso la sala sinodale della Santa Sede, col tema: «Risanare il mondo: le religioni per la pace». Si trattava della prima conferenza interreligiosa della storia della Chiesa tenuta in Vaticano, con l’intervento personale di Giovanni Paolo II in veste di presidente di un’assemblea di quasi mille rappresentanti di quindici fedi diverse e associazioni non cristiane. Sotto le volte vaticane risuonarono per due ore, in presenza di Giovanni Paolo II, versi del Corano ed ebraici, come pure invocazioni per la pace di scintoisti, buddhisti e induisti, intervallati da blues africani. Il WCRP è il tramite ufficioso del Vaticano con
i gruppi interconfessionali a proiezione mondialista come l’URI, mentre il canale ufficiale rimane il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Il quartier generale della WCRP non risiede a Roma, bensì al numero 777 dell’United Nations Plaza di New York, dove lavora a stretto contatto con l’ONU, con l’UNESCO e l’UNICEF. Tutto ciò mira ad una religione planetaria unica, che deve impregnare del suo spirito gnostico la Repubblica Universale, sotto un Governo globale. Di questa unità fra le religioni già scriveva nel 1946 sulla rivista «Le Temple» un’autorità in campo massonico, il Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio di Francia, il 33 barone Yves Marsaudon, legato a Giovanni XXIII da stretti vincoli di amicizia.
2) Vedi anche «Governo mondiale e controchiesa», di Pierre Virion. Lo si trova nella libreria di EFFEDIEFFE.


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