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Chi occulta il Segreto di Fatima? (parte II)
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Il Piano della Rivoluzione Romana

Dal libro «Le infiltrazioni massoniche nella Chiesa» del padre E. Barbier, edito nel 1910, e favorito da molte approvazioni episcopali, abbiamo il seguente brano: «La Massoneria ha concepito il proposito infernale di corrompere insensibilmente i membri della Chiesa, anche dello stesso Clero e della Gerarchia, inoculando in essi, sotto forme seduttrici e di apparenza inoffensiva, i falsi princìpi con i quali pianificava di sovvertire il mondo cristiano».
I documenti dell’«Alta-Vendita», caduti nelle mani del Papa Leone XIII, comprendono il periodo che va dal 1820 al 1846, furono pubblicati, secondo la richiesta di Gregorio XVI e, dopo di Pio IX, dallo scrittore Crétineau JoIy nella sua opera: «L’Eglise Romaine et la Révolution».

Dal «Breve» di approvazione del 25 febbraio 1861 di Pio IX all’Autore, si può dire che il Papa consacrava l’autenticità dei documenti menzionati, di cui uno diceva: «Per ottenere un papa nella misura richiesta, si tratta, per primo, di prepargli una generazione all’altezza del regno che ci prefiggiamo...; si lasci da parte la vecchiaia e anche l’età matura; andate alla gioventù...: è questa che dobbiamo convocare senza che sospetti essere sotto la bandiera delle Società Segrete... Non abbiate innanzi ad essa nemmeno una parola di empietà o di impurità. Una volta assodata la vostra reputazione nei collegi, nelle università e nei seminari ..., questa reputazione aprirà l’accesso a le nostre dottrine nel mezzo del Clero giovane come nei conventi... E necessario perciò diffondere i germi dei nostri dogmi: che il Cristianesimo è una dottrina essenzialmente democratica; - che è necessario restituire all’universo la sua dignità originale per la libertà e l’uguaglianza, attributi essenziali dell’uomo; - che il pericolo sta nel fanatismo (= integralismo) e che il benessere sta nell’uguaglianza sociale e nei grandi princìpi della libertà religiosa».

E il «profeta» illuminato di questo processo di «nuovo Cristianesimo» fu l’ex canonico Roca (1830-1893) convertito alle Società Segrete, vero precursore dei tempi di Teilhard de Chardin: «L’umanità, nella mia visione, si confonde con Cristo inun modo tanto reale come i mistici non lo avrebbero immaginato fino ai nostri giorni. Se il Cristo-uomo è, come Verbo Incarnato, l’unico Figlio di Dio, Egli è perciò anche l’Universo intero e, soprattutto, tutta l’Umanità in cammino... e quel che si prepara nella Chiesa Universale... è un’evoluzione. Quel che la Cristianità (nuova) vuole modificare non è una pagoda, è un culto universale dove tutti i culti saranno incorporati... Dal momento in cui sembrerà agli occhi di tutti che il nuovo ordine provenga dal vecchio, il vecchio papato, i vecchi sacerdoti rinunzieranno ben volentieri di fronte al Pontefice e di fronte ai futuri preti, che saranno quelli del passato, convertiti e trasfigurati, in vista dell’organizzazione del pianeta alla luce del Vangelo (nuovo). E questa nuova Chiesa, anche se non deve forse conservare niente della disciplina scolastica e delle forme rudimentali della vecchia Chiesa, riceverà lo stesso da Roma la consacrazione e la giurisdizione canonica. Credo che il culto divino, ben come la norma della liturgia, la cerimonia, il rito e i precetti della Chiesa Romana, soffrirà prossimamente, in un Concilio ecumenico, una trasformazione che, restituendogli la venerabile semplicità dell’età dell’era apostolica, lo metterà in sintonia con il nuovo stato della coscienza e della civiltà moderna».

E ancora, sul futuro Concilio indetto da un futuro papa: «Il Concilio del Vaticano (nuovo) non dovrà, come Cristo, rivelare ai suoi fratelli un nuovo insegnamento, non dovrà portare la Cristianità nè il mondo in pieno nella direzione di altre vie che quelle seguite dai popoli sotto l’ispirazione segreta dello Spirito, ma semplicemente confermarli in quella civiltà moderna, i cui princìpi evangelici, le cui idee e opere essenzialmente cristiane divengano, senza che se ne accorgano, i princìpi, le idee e le opere delle nazioni rigenerate prima che Roma sognasse di preconizzarle. Il Pontefice si contenterà di confermare e di
glorificare il lavoro dello Spirito di Cristo, o di Cristo-Spirito, nello spirito pubblico, e, grazie al privilegio della sua infallibilità pontificale, egli dichiarerà canonicamente - urbi et orbi - che la civiltà presente è la figlia legittima del Santo Vangelo e della redenzione sociale.
(«Glorieux Centenaire», pagina 111)».
«... La Sinarchia ha le dimensioni per operare questo rinnovamento generale (opera citata 1889 pagina 457 e 469) con ammonimento dell’accordo perfetto tra l’ideale della civiltà moderna e quella di Cristo e del Suo Vangelo. Questa sarà la consacrazione del nuovo ordine sociale e il battesimo solenne della civiltà moderna». (Dal libro: «Le Ralliement de Rome à la Révolution» di Albert Briault e Pierre Fautrad. Edition Fautrad, Fyé 7249, 1978, Bourg-le-Roi).

La Rivoluzione pianificava, soprattutto, di assorbire il Papato con l’erezione di un Pontefice che avesse le nuove idee sulla libertà, uguaglianza e fraternità; ma siccome questo era impraticabile nel secolo scorso, si faceva necessaria prima l’umiliazione e la neutralizzazione dei poteri pontificali: la presa degli Stati della Chiesa, prima, e poi della città di Roma.
Cavour aveva giustificato tale impresa addirittura come una «purificazione» della Chiesa dal fardello del potere temporale, non diversamente da quello che oggi si crede vero nel Vaticano conciliare che ha voluto il Concordato del 1984.
Ma, allora come oggi, l’applicazione pratica dell’abbattimento dell’influenza temporale risulta solo a favore delle idee di Garibaldi e del Ricciardi che combattevano la Chiesa anche con l’alfabeto, cioè con l’istruzione secolarizzata che inculca l’idea dell’incompatibilità della Fede e della Morale con la libertà civile.
C’è qualcosa di diverso, oggi, in questo campo?
Solo l’estensione del danno compiuto contro la stessa società italiana.
Ma sembra che la secolarizzazione raggiunta, ancora non basti per le sinistre clericali!

La resistenza della Roma cattolica

Nei pontificati di Gregorio XVI e di Pio IX era nitida ancora la coscienza cattolica sul fatto che un piccolo cedimento della Chiesa avrebbe comportato sempre danni inimmaginabili nel futuro.
Perfino Pio IX è stato considerato liberale per aver amnistiato dei rivoltosi dello Stato Pontificio all’inizio del suo mandato.
Ma, in poco tempo, lo stesso Papa deplorò la mancanza di parola d’onore per parte dei beneficiati del suo atto di tolleranza e si persuase che lo spirito di rivolta era un male incurabile, che la rivoluzione era incapace di transazioni e, se qualcuna ne avesse ammessa, non era che per riprendersi per il nuovo assalto.
Del resto, i Pontefici erano vincolati da un giuramento che vietava cedimenti o alienazioni negli Stati della Chiesa.
A Napoleone III, che aveva consigliato Pio IX a rinunziare a gran parte degli Stati ecclesiastici in pro di una nuova Italia, il Papa aveva risposto di non poter cedere ciò che non gli apparteneva, ma per cui era vincolato sia da ragioni che da un giuramento.
Vediamo, perciò, cos’era questo giuramento nella Costituzione di San Pio V «Admonit Nos» (1567), che certamente non era centrata su semplici problemi terreni.

Poiché taluni «si sono sforzati di dimostrare e persuadere alcuni Romani Pontefici, con suggestioni ed insinuazioni, essere più utile e conveniente alla Santa Romana Chiesa ed alla preclara Sede che alcune città (ecc.) fossero alienate..., con questa nostra Costituzione, che varrà in perpetuo, decretiamo e dichiariamo che le città (ecc.)... siano riguardate come per il fatto stesso ... incorporate alla Sede Apostolica e ritornate al primario diritto e proprietà e dominio e possesso... In conseguenza, il Sommo Pontefice proibisce a chiunque d’alienare e perfino di trattare di siffatta alienazione di Città e luoghi della Chiesa. I contravventori di questa proibizione si dichiarano scomunicati ed i ribelli alla Chiesa ed alla Santa Sede Apostolica si dichiarano rei di lesa maestà, traditori ed infami, ... persone di qualsiasi dignità, stato, grado, anche a noi e ai nostri successori in parentela congiunti, anche cardinali, ecc. (...). Vogliamo poi che, siccome tutti i singoli cardinali presentipromisero e giurarono nel nostro Concistoro segreto d’osservare per quanto possono questa Costituzione... così i cardinali assenti... e dai futuri, nell’occasione che assumeranno il cappel-lo... e chiunque di essi venisse eletto in Romano Pontefice, debba, dopo la sua assunzione, ciò stesso promettere e giurare... in conferma delle presenti».

E’ pensabile che tutto ciò non sia fondato su una grave questione di principio, e cioè la libertà e l’indipendenza della Sede Apostolica?
Del resto, se nello Stato Pontificio c’è l’esempio di come la legge divina deve essere il fondamento di ogni legge, proprio per evitare l’avanzata della ribellione ed errori umani, questo non è forse vero sempre e in ogni ordinamento civile?
Forse si argomenterà, oggi, che l’autorità morale del Papa si può esercitare senza il dominio temporale, e anche il governo italiano d’allora negava con le parole di voler condizionare il governo della Chiesa, ma la realtà era ed è altra.
Allora, perché tutto quello che rivestiva carattere religioso o si riferisse al culto della Chiesa era manomesso, vincolato o espropriato?
Così furono abolite le confraternite, proibita la monacazione, secolarizzata l’istruzione, controllate le nomine dei vescovi, sottomesse all’exequatur e censurate le proclamazioni papali sottomesse al «regio placet».
Nel vecchio Testamento, il Signore dice a Samuele, a cui il popolo chiedeva un re: «Loro non han rigettato te, ma Me, affinché Io non regnassi su di loro!» (Deuteronomio 17, 12, Re 8,12).
Ma non è cosa lecita domandare al profeta di Dio un sovrano?
Sì, se non fosse già provveduto di uno legittimo.
Ma gli ebrei, allora, chiedevano un re con il pensiero dei Gentili, rigettando il paterno governo di Dio per Samuele!

Dice San Gregorio: «A questi uomini che non fanno conto dei diritti di Dio, si propongono i diritti degli uomini, ed a questi che hanno disprezzato i consigli di clemenza e di salute del loro Dio, si annunciano i duri pesi della servitù sotto gli uomini».
E questa ingratitudine e oltraggio al dono della Provvidenza, che aveva per secoli provveduto al popolo eletto un governo che univa in una sola persona i due poteri, spirituale e temporale, ha avuto come conseguenza il degrado del potere umano nella decadenza dei re e governanti.
Non è successo cosa simile con gli italiani?
Non vi erano allora condizioni aggravanti?
Ma se vi era già una occulta defezione cattolica nel campo civile e religioso, nazionale e internazionale, questa non era prima un cedimento dottrinale per cui svaniva nelle menti dei fedeli qualsiasi collegamento religioso tra la presa dei domini papali e la separazione della Chiesa e dello Stato, implicito rifiuto della legge di Dio?
Queste ragioni religiose che sembrano oggi incomprensibili, già non lo erano abbastanza alla fine del secolo scorso?

La Prima Rivoluzione Romana

Quando si studia la storia, e in particolare gli eventi rivoluzionari, senza la visione cristiana che dà senso alla vita, si tende spesso ad ignorare le cause e l’ordine dei fatti.
Per esempio, si dà grande importanza al fatto rumoroso, ma vuoto, della presa della Bastiglia, una prigione dove c’erano soltanto sei delinquenti comuni, ma si ignora il lungo, lento, devastante lavorio di idee rivoluzionarie che avevano minato le istituzioni.
Abbiamo citato, prima, Paul Hazard; ora, continuiamo con l’ormai classico storico dell’89 francese, Pierre Gaxotte, che ci spiega - dati alla mano! - che il «Paese rivoluzionario» che abbatteva «lo Stato oppressore» era, in verità, un paese ricco che rovesciava uno Stato povero, malgrado le apparenze del fasto di Versailles.
La vera rivolta era di ben altro genere e innescata in modo diverso che dalla fame e dalla repressione dei re.
Quanto all’ordine dei fatti, si tende spesso a pensare che forze incontrollabili avanzassero, spinte da diritti o da idee sacrosante.
In verità si può dimostrare che tali forze sorsero e si rafforzarono perché princìpi sacrosanti erano stati dimenticati o rifiutati nell’animo di molti.
In altre parole, non sono le forze negative delle rivoluzioni che guadagnano terreno, ma i principi, gli ideali onesti, il senso di sacrificio e di dovere, insomma la fede vera, che arretrano, cedendo terreno ai dubbi e alle ribellioni che sempre sono in agguato e pronti a presentarsi quando il ritegno, la rettitudine d’animo e la virtù declinano.
Basta pensare al comunismo del nostro secolo, che si dimostra fallito, oggi, non più di quanto era già stato dichiarato distruttore e negativo dai Papi alla metà del secolo scorso.
Come mai, questo sistema fallimentare ed assassino ha potuto conquistare il potere, mantenersi ed espandersi per settant’anni, sostenuto da idee false?
Non certamente per il suo valore, ma per le paure, per i vuoti e per le complicità di un Occidente vizioso, opulento e corrotto nei suoi principi e nella sua fede, che, perciò, arretrò ieri di fronte al comunismo, come oggi di fronte all’immobilismo organizzato.
Dunque, è la storia delle idee quella che può descrivere in modo più veritiero ed efficace la storia umana: é il pensiero che governa la vita!
Rimane, però, che la mente che lo produce è, bene o male, guidata dallo spirito.
Perciò, se il pensiero governa la vita, è il pensiero religioso che in termini veri la governa, sia nell’ambito personale che sociale.
Dire che sono le ragioni economiche a determinare la storia è tanto assurdo quanto pretendere che la mentalità sorta da idee contingenti ed esistenziali dell’avere possa sovrapporsi alla coscienza vitale dell’essere.

Le Ragioni Occulte della Prima Guerra Mondiale

Dopo quanto si é visto, non é difficile capire che la contrapposizione tra le ideologie ribelli che si erano diffuse nel mondo e la Legge di Dio insegnata dalla Chiesa, arrivava a un punto tale che solo una grande e terribile guerra poteva rispecchiarne le conseguenze affinché gli uomini ne prendessero coscienza e cambiassero rotta.
E non si dica che anche per prevenire tale ecatombe mondiale, che veniva a completamento della demolizione della Civiltà Cristiana ad opera della Rivoluzione, i governanti cattolici non abbiano avuto un avviso.
Nel 1873, don Bosco scriveva a Pio IX, aggiungendovi una lettera profetica che riportiamo dal libro di Eugenio Pilla: «I sogni di don Bosco» (Cantagalli, 1979, Siena).
Sulla prima profezia si leggono, dirette al Papa, queste parole: «Ovunque tu vada, continua e termina!».
Era infatti voce comune che il Sommo Pontefice Pio IX sarebbe uscito da Roma.
Egli, però, non uscì, proprio per il consiglio che gli aveva comunicato don Bosco: «La Sentinella, l’Angelo d’Israele, si fermi al suo posto e stia a guardia della rocca di Dio e dell’Arca santa!»
Il tono solenne di queste parole dice nettamente da chi provenivano.
Esse, perciò, furono ascoltate da Pio IX.
Mentre i cattolici supponevano imminente la partenza del Papa dall’Urbe, don Bosco difendeva i diritti della Chiesa e del sommo Pontefice con tanto ardire, che destò lo stupore universale.
Egli aveva fatto ciò durante due visite a Roma nel 1871, e il primo maggio di quell’anno, Pio IX gli aveva scritto una lettera autografa per manifestargli tutta la fiducia che aveva nella bontà di Dio e nella perenne protezione da Lui promessa alla Chiesa.

La lettera rimessa all’Imperatore dell’Austria, nel luglio del 1873, diceva: «Ciò dice il Signore all’Imperatore dell’Austria: Fatti animo; provvedi ai miei servi fedeli e a te stesso. Il mio furore si versa su tutte le nazioni della terra, perché si vuole fare dimenticare la mia Legge, portare in trionfo quanti la profanano e opprimere quelli che la osservano. Vuoi tu essere la verga della mia potenza? Vuoi compiere gli arcani miei voleri e divenire il benefattore del mondo? Appoggiati sulle potenze del nord, ma non sulla Prussia. Stringi relazioni con la Russia, ma non fare alcuna alleanza. Associati alla Francia cattolica; dopo la Francia, avrai la Spagna. Fate un solo spirito, una sola azione. Somma segretezza con i nemici del mio santo Nome. Con la prudenza e con l’energia diverrete invincibili. Non credere alle menzogne di chi ti dice se il contrario. Aborrisci i nemici del Crocifisso. Spera e confida in Me, che sono il donatore delle vittorie agli eserciti, il Salvatore dei popoli e dei sovrani!».

Fu quello un periodo di tregua nei conflitti europei, con anni favorevoli sia per l’Austria, sia per la Francia, il cui presidente, il maresciallo MacMahon, riuscì a far approvare una buona Costituzione, malgrado l’aperta ostilità dei massoni e dei liberali di tutte le estrazioni.
L’Imperatore d’Austria, Francesco Giuseppe, però, forse fiducioso nella sua politica accentratrice di potere, non diede segno di voler ascoltare tale avviso e si rovinò insieme al suo potente impero.
Forse fu l’ultima grande occasione per evitare le colluvie di mali ci incombevano minacciosi.
Il potere massonico aveva disegni precisi.
Gambetta, nel 1877, diceva: «Noi, in apparenza, combattiamo per la forma di Governo e per l’integrità della Costituzione; ma la lotta è più profonda: la lotta si svolge contro tutto quel che resta del vecchio mondo, tra gli agenti della teocrazia romana e i figli del 1789!».
«Vogliamo organizzare un’umanità senza Dio!», diceva Jules Ferry.
E Clemenceau, spesso ripeteva: «La Rivoluzione è un blocco da dove niente può essere levato...».

Molte sono state le trame che hanno portato alla Grande Guerra, ma il certo é che la sua miccia fu accesa dall’attentato assassino di Serajevo, il 28 giugno 1917, contro il principe ereditario dell’Austria, il cattolico e combattivo arciduca Francesco Ferdinando e sua moglie, e che questo fu tramato nella Loggia della società segreta di Belgrado, «Narodna Obradna», non senza il concorso di elementi governativi.
Per notevole coincidenza, il 17 giugno tutta l’armata inglese era stata mobilitata e il presidente francese Poincaré era partito per Pietroburgo in Russia, nazione con cui la Francia avrebbe stretto alleanza contro l’Austria.
Un episodio del 1917 è indicativo di quanto questa guerra distruttiva dell’ordine cristiano in Europa fosse stata auspicata da molti.
Nel momento più cruciale del conflitto, il nuovo Imperatore Carlo I, attraverso l’impegno di sua moglie Zita, i cui fratelli Sisto e Saverio di Borbone-Parma erano ufficiali dell’esercito alleato, cercò di stabilire contatti confindenziali in Francia con i generali Foch e Petain per raggiungere, con il presidente Poincaré, una pace separata dalla Germania bellicista di Guglielmo Il.
I rapporti erano a buon punto quando arrivarono alla conoscenza del primo ministro Giorgio Clemenceau.
La «Tigre», come egli era conosciuto, si dichiarava apertamente contraria ad ogni accordo.
«E’ necessario espellere gli Asburgo, la monarchia papista!».
E così la guerra continuò.
La Germania infettava la Russia con il virus rivoluzionario di Lenin e, dopo il massacro, l’Austria fu ridotta a un piccolo Paese; ma è sotto gli occhi di tutti che cosa ciò sia costato al mondo.
I poteri anticristiani che sono sorti in seguito hanno fatto rimpiangere la mancanza del contrappeso austriaco.

Questo si è visto con i crimini, le violenze e le persecuzioni di uno stato di guerra rivoluzionaria che si è propagato in tutto il mondo per abbattere i segni rimasti di quanto essi chiamavano la «teocrazia romana»; la Chiesa cattolica.
Ma potrà la Rivoluzione avere il sopravvento su di essa, con le forze e le logge del mondo coalizzate all’esterno e all’interno della Chiesa?
Ecco che, tempestivamente, nel 1917, a Fatima, si ha la risposta negativa, e la conferma che alla fine sarà la Fede a trionfare per mezzo dell’Immacolato Cuore di Maria!


Daniele Arai

(Fine seconda parte)


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