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Il grande inganno dell’Euro sta distruggendo il nostro futuro
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Le recenti crisi finanziarie hanno tolto credibilità ad una delle principali argomentazioni utilizzate a supporto della costruzione europea: con un’unica moneta forte, soprattutto i Paesi più deboli, sarebbero stati al riparo da turbolenze finanziarie.

I fatti attuali dimostrano che è vero l’esatto contrario: un Paese si salva dagli attacchi della speculazione, non perché è protetto da un ombrello monetario, ma solamente se ha i conti pubblici in ordine e non ha un esagerato debito privato. Il caso della Danimarca e della Svezia è emblematico, sono rimasti fuori dall’Euro e nessuno si è sognato di attaccarli. Il caso Grecia e altri Paesi, tra cui l’Italia, che sono nei guai, dimostra la debolezza dell’argomentazione pro Unione Monetaria.

In realtà, unire sotto un unico ombrello monetario Paesi con una diversa struttura economica, impedisce ai più deboli, in caso di crisi, di svalutare per salvare il tessuto produttivo e quindi, di garantire la propria sopravvivenza.

Politici e governanti, soprattutto di sinistra, cercarono di convincerci che l’adesione alla Moneta Unica fosse l’unica via per costringere il Paese a fare le riforme di cui aveva tanto bisogno per diventare più efficiente. Oggi possiamo tranquillamente affermare che abbiamo aderito all’Euro, ma le riforme non sono state fatte e l’Italia è più debole. La sinistra pensava inoltre che l’Euro avrebbe determinato una maggiore equità sociale. Non avremmo avuto più le svalutazioni competitive e l’inflazione, fenomeni che  spostavano ricchezza dal lavoro dipendente al lavoro autonomo e alle imprese. Ricorderete inoltre coloro i quali argomentavano che una diminuzione dei tassi, conseguente all’ingresso nella Moneta Unica, avrebbe avuto un effetto benefico sul debito pubblico e sui mutui, con conseguenti risparmi per le classi meno abbienti.

In realtà ciò che fa risparmiare un debitore, non sono i bassi tassi d’interesse nominali, ma quelli reali, al netto dell’inflazione. L’adesione all’Euro ha determinato una discesa dei tassi nominali e dell’inflazione, con benefici trascurabili per i debitori.

A distanza di 10 anni dalla creazione della Moneta Unica, risulta evidente come si sia verificata un’enorme redistribuzione della ricchezza a sfavore delle classi disagiate. Le classi imprenditoriali dei Paesi meno competitivi, venendo a mancare prospettive di business sui mercati internazionali per evidenti problemi creati da un rapporto di cambio artificialmente penalizzante, hanno approfittato della situazione di confusione creata dall’applicazione improvvisa di una nuova unità monetaria, per recuperare margini di profittabilità in settori oligopolistici del mercato interno, caratterizzati da una domanda anelastica. Ecco spiegato perché sono saliti i prezzi di beni e servizi che pesano di più sul bilancio della povera gente.

Si è verificato inoltre un forte aumento degli immobili e delle locazioni. Molti di voi avranno conosciuto imprenditori i quali, consapevoli che le loro aziende avevano scarse prospettive, hanno improvvisamente scoperto la loro vocazione all’investimento immobiliare. La bolla immobiliare infatti si è verificata nei Paesi con economie più deboli: Spagna, Italia, Grecia e Portogallo. Oggi costa meno comprare a Berlino che a Roma. Anche in questo caso, le categorie a minor reddito sono state le più danneggiate. E la sinistra ancora si domanda perché perde consensi fra le fasce più deboli. La gente non fa tutte queste analisi, ma ha percepito che c’è stato un inganno.

Le imprese dinamiche hanno trovato nell’Euro ulteriori spinte alla delocalizzazione, togliendo al Paese ricchezza. Perché restare in un Paese che perde competitività e non può più utilizzare la svalutazione per riallinearsi alla competizione?

Ma il salato conto della Moneta Unica oggi lo stanno pagando e lo pagheranno anche i possessori di immobili e le stesse banche appartenenti ai Paesi meno competitivi, anche queste ultime, che inizialmente sembravano rientrare tra i pochi soggetti avvantaggiati dall’Euro.

L’unico modo che avevamo per migliorare questo Paese era quello di riformare la spesa pubblica, investire in infrastrutture e non aderire alla Moneta Unica. Mantenere cioè la nostra libertà economica e morale.

La nostra industria, costituita principalmente da imprese di contenute dimensioni, a media tecnologia, anche se per magia venissero risolti i problemi di ritardo infrastrutturale e di eccessivo assorbimento di risorse da parte del settore pubblico, avrebbe comunque bisogno di ricorrere a svalutazioni nei confronti della Germania, che ha una struttura incentrata sull’alta tecnologia.

Con l’Euro, abbiamo rinunciato alle svalutazioni buone, quelle indotte dal sistema delle imprese per riallinearsi alla competizione e non abbiamo rimosso la causa delle svalutazioni cattive, l’eccessiva spesa pubblica.

Il solo vincitore della partita è la Germania. La politica della BCE, non a caso ubicata a Francoforte, come stabilito nello Statuto a suo tempo imposto dai tedeschi, ha avuto sempre come priorità il controllo dell’inflazione, la crescita è stata subordinata alla variabile inflazione. Negli Stati Uniti la FED ha priorità opposte. Non stupisce che il dollaro si svaluti continuamente nei confronti dell’Euro. La BCE ha applicato una politica clone della vecchia Bundesbank, quando gestiva il marco.

Come si esce da questo disastro?

Le soluzioni sono in teoria due. Potremmo provare a convincere i tedeschi ad acconsentire che la BCE faccia una politica monetaria più accomodante e nell’interesse dei Paesi deboli, strada difficilmente percorribile anche per le notevoli differenze culturali e di struttura economica che esistono fra i Paesi europei.

La seconda soluzione sarebbe quella di rimettere, prima possibile, a posto i conti pubblici e successivamente programmare un’uscita dall’Euro. Questa scelta sarebbe dolorosa nell’immediato, ma ci potrebbe garantire benessere e libertà per il futuro. L’Italia è un Paese con potenzialità, con un gran numero di menti imprenditoriali capaci che, se vengono lasciate libere di esprimersi, sono in grado di primeggiare nel mondo. La visione dirigista dei burocrati dell’Unione Europea è tesa a distruggere questa creatività e il principale strumento per togliere la libertà ai popoli è unirli sotto un unico ombrello monetario.

La costruzione monetaria europea è frutto di una mentalità illiberale e antidemocratica come, del resto, è illiberale il processo di globalizzazione in corso. Ambedue i fenomeni sono guidati da un’unica regia: un ristrettissimo gruppo di potere, una elite finanziaria ed economica. Le decisioni sulle linea guida fondamentali sono state prese nell’ambito di consessi ristrettissimi e i popoli sono chiamati solamente a ratificare atti conseguenti ad un impianto normativo deciso da pochi.

Viene pertanto a mancare un principio fondamentale a cui si ispira la democrazia: il principio di responsabilità degli amministratori della cosa pubblica, eletti dai popoli. I nostri ministri sono oramai diventati meri esecutori di leggi e regole dettate dall’Europa e dalla globalizzazione.

Un manipolo di illuminati ha deciso che improvvisamente si dovesse aprire le porte a Paesi, come la Cina, che hanno legislazioni sul lavoro profondamente diverse dalle nostre. Paesi dove lo Stato controlla tutte le variabili macroeconomiche, a cominciare dal tasso di cambio. È stata voluta una globalizzazione dove gli Stati Uniti mantengono un ruolo di signoraggio mondiale della moneta, grazie al fatto che il dollaro rimane moneta di riserva.

Una globalizzazione improntata al libero mercato avrebbe dovuto prevedere una legislazione uguale per tutti i Paesi che partecipano alla competizione e tassi di cambio lasciati liberi di fluttuare in base alle regole di domanda e offerta.

Il gruppo degli illuminati sta elaborando la fase 2 della globalizzazione. Per uscire dalla crisi, determinata dalle loro politiche scellerate e dirigiste, stanno proponendo di creare una moneta unica mondiale ed un unico ministero dell’Economia, con gravi rischi per il nostro benessere e i fondamentali diritti di libertà e di democrazia.

Sorge spontanea la domanda su chi siano questi illuminati. Per chi volesse saperne di più, inizia ad essere disponibile un’ampia letteratura su questo gruppo, non eletto dai popoli, che mira ad accentrare il potere in un governo unico mondiale, a favorire pochi potenti Stati, un piccolo gruppo di grandissime corporation ed un ristretto numero di banche.

Stefano Gubbiotti



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