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Bagnasco, a Genova l’incontro con i trans
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La Chiuesa si occupa dei trans come corpo sociale (ndr)

GENOVA
— Un appartamento nel centro storico di Genova, nei vicoli che un tempo delimitavano il vecchio Ghetto e dopo sono diventati i caruggi dei travestiti; nella casa abitano le suore contemplative missionarie dell’ordine di padre de Foucauld. In queste stanze ieri pomeriggio il cardinale Angelo Bagnasco, vescovo di Genova e presidente della Cei, ha incontrato una decina di transessuali. Le suore avevano chiesto al cardinale se era disponibile a un incontro «con le nostre ospiti». Le ospiti si chiamano Regina, Lucrezia, Patrizia, sono tutti trans. Il cardinale ha detto sì. Ha incontrato anche altri ospiti, alcune famiglie di senza tetto, una delegazione di immigrati, ragazze fuggite dal racket della prostituzione. I trans hanno preparato canzoni di benvenuto. Hanno cantato un inno dedicato alla Madonna della Guardia, protettrice di Genova: «Mi è uscita una voce—dice Regina— che non avevo nemmeno a 14 anni... ».

Regina Satariano, genovese trapiantata in Versilia, è stata la portavoce delle instanze transgender: «Ho spiegato che la nostra non è una scelta: siamo così. Fra noi ci sono molte credenti, come me, e vederci discriminate o allontanate dai sacramenti è una sofferenza. Abbiamo sollevato il caso del vescovo di Pistoia che ha rifiutato la Comunione agli omosessuali, per noi un’ingiustizia. Speriamo in un domani migliore, dove la Chiesa giudichi le persone per quel che fanno e non per le loro inclinazioni di genere e sesso ». Regina è anche andata oltre, ricordando Galileo Galilei: «Papa Wojtyla ha chiesto scusa per il processo a Galileo qualche secolo dopo, ammettendo l’errore. Noi, ho detto, non vorremmo aspettare tanto per vederci riconosciuto il diritto a non essere trattati da persone e fedeli di serie B».

È stato un fiume in piena. A fianco di Regina anche i trans dell’associazione «Princesa», che prende il nome da una canzone di Fabrizio de Andrè: la tessera numero 1 è stata data a don Andrea Gallo, fondatore della Comunità di San Benedetto, «prete da strada». Il cardinale ha ascoltato, seduto nel salottino, ha accettato lo scatto della foto ricordo con suore e trans, ha stretto le mani a tutti, ha ascoltato l’inno dedicato alla Madre di Dio cantato da voci inconsuete. Infine ha risposto con parole evangeliche. Siamo figli del peccato originale — ha detto — tutti possiamo cadere nell’errore, possiamo peccare anche se siamo comunque responsabili delle nostre azioni. Ma — ha aggiunto—«Cristo è morto in croce per la salvezza di tutti. Non spetta a me giudicare. Le porte di Dio sono aperte a tutti».

I trans hanno chiesto un altro incontro per poter parlare ancora della loro vita, delle loro esigenze spirituali. «Il cardinale non ha condiviso la mia naturalezza nell’essere omosessuale ma abbiamo parlato — ha concluso Regina — è più di quanto sia riuscita a fare con il cardinale Siri che pure ho conosciuto tanti anni fa».

Erika Dellacasa

Fonte > 
Corriere.it


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