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Georgia e Kosovo: un'unica crisi intrecciata
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La guerra Russia - Georgia ha le radici in un contesto geopolitico ben più ampio. In gran parte non è che il risultato di un riaffermarsi ciclico del potere russo. L'Impero Russo - zarista e sovietico - si espanse fino ai suoi confini limite nel 17° e 19° secolo. E crollò nel 1992. I poteri Occidentali volevano fosse una disintegrazione permanente. Ma era inevitabile che la Russia volesse, nei tempi e modi dovuti, riaffermare le proprie rivendicazioni. Quello che è accaduto in Georgia non è altro che il risultato delle circostanze.

Ma c'è anche un'altra chiave di lettura : il contesto costituito dalle ipotesi dei Russi circa le intenzioni di America ed Europa e delle ipotesi americane ed europee circa le capacità dei Russi. Questo contesto ha definito le linee politiche che hanno portato alla guerra Georgia - Russia. E tali orientamenti possono essere compresi solo se si delinea la questione partendo dal Kosovo, perchè la guerra Georgia - Russia è stata modellata nell'ultimo decennio sul problema del Kosovo.

Nei primi anni 90', la Iugoslavia si è frantumata nelle repubbliche che la componevano. I confini di tali repubbliche non coincidevano con le  rispettive nazioni. Molti - Serbi, Croati, Bosniaci ed altri - si ritrovarono ad essere cittadini di repubbliche dove la maggioranza era di una etnìa diversa dalla loro, etnìa che, per motivi storici, non gradiva assolutamente la minoranza. Scoppiarono guerre fra Croazia e Serbia ( che continuava a chiamarsi Iugoslavia in quanto il Montenegro era ancora parte del proprio territorio ), Bosnia e Serbia, Bosnia e Croazia. Guerre che coinvolsero altri paesi.

Un conflitto divenne particolarmente brutale : la Bosnia aveva una gran parte di territorio dominato dai Serbi. Questa parte voleva staccarsi dalla Bosnia e riunirsi alla Serbia. I bosniaci si opposero e ne nacque una guerra interna alla Bosnia, con il coinvolgimento del governo serbo. Questa guerra causò il più grande spargimento di sangue di tutte le sanguinose guerre dei Balcani : l'uccisione di massa dei Bosniaci da parte dei Serbi.

Qui dobbiamo fermarci e definire meglio alcuni termini che generalmente vengono lasciati nel vago.  Genocidio : è il crimine che si ha quando si cerca di eliminare un intero popolo. Crimini di guerra : sono azioni che violano le regole della guerra. Se un soldato spara ad un prigioniero, quello è un crimine di guerra. Poi c'è la categoria dei "crimini contro l'umanità" : intende riferirsi a quei crimini che sono troppo estesi per poter rientrare nell'accusa di uccisione o stupro. Possono non coinvolgere il genocidio in quanto non è in causa l'eliminazione di un'intera razza o nazione, ma possono ugualmente andare ben oltre i crimini di guerra, che sono molto meno violenti. Gli eventi della Bosnia vanno molto ragionevolmente nella categoria dei crimini contro l'umanità. Non costituiscono genocidio, ma erano molto più di crimini di guerra.

Fino ad ora, Americani ed Europei non hanno fatto nulla circa tali crimini,  che sono diventati argomenti di politica interna man mano che è emersa la dimensione dei crimini serbi. In tale contesto, l'amministrazione Clinton ha aiutato a negoziare gli Accordi di Daytona, che miravano a porre fine alle guerre balcaniche e che indubbiamente sono andati abbastanza avanti verso tale scopo. Gli Accordi di Daytona sono stati costruiti attorno al principio che  non ci fosse nessuna modifica dei confini delle ex repubbliche iugoslave.

L'etnìa serba avrebbe continuato a vivere sotto regole bosniache. Il principio che i confini esistenti fossero sacrosanti era implicito negli Accordi di Daytona.

Nei tardi anni 90', iniziò a svilupparsi una crisi nella provincia serba del Kosovo. Negli anni, l'Albania era praticamente migrata in massa in tale provincia. Alla volta del 1997, la provincia era decisamente albanese, benchè fosse stata storicamente parte della Serbia e ne avesse avuto parte nella creazione. Nonostante ciò, gli Albanesi mostrarono decise intenzioni di determinare o uno stato separato o una unificazione con la stessa Albania. La Serbia, mirando ad opporsi a ciò, aumentò le azioni militari manifestando il suo intento di spezzare la resistenza albanese.

Ci sono molti esempi del fatto che i Serbi stessero ripetendo gli stessi crimini contro l'umanità commessi in Bosnia. Americani ed Europei, scottati dalla Bosnia, erano ansiosi di mostrare il proprio volere.
Immaginando che si stesse commettendo qualcosa che stava fra il crimine contro l'umanità ed il genocidio - e citando dati che dimostravano come fossero morti o scomparsi fra i diecimila ed i centomila Albanesi del Kosovo - la NATO lanciò una battaglia volta a fermare le uccisioni. Di fatto, mentre c'erano state effettivamente alcune uccisioni, i numeri forniti dalla NATO erano falsi. La NATO potrebbe aver evitato delle uccisioni di massa nel Kosovo, cosa peraltro non dimostrabile, ma non ha mai trovato quell'uccisione di massa delle dimensioni delle quali aveva parlato. La guerra poteva essere giustificata come misura preventiva, ma l'atmosfera nella quale è stata portata avanti ha esagerato quanto successo.

L'azione militare fu portata avanti senza sanzioni da parte dell'ONU a causa dell'opposizione di Russia e Cina. I Russi erano fortemente contrari - alle sanzioni - in quanto consideravano che non fossero stati commessi crimini di massa, che la Serbia era un alleato della Russia e che l'esistenza di attacchi aerei non era sostenuta da prove certe. Gli Stati Uniti e le nazioni europee ignorarono la posizione russa e così, cosa ben più importante, crearono il precedente che non fosse necessaria una sanzione ONU per lanciare una guerra (un precedente poi usato da George W. Bush contro l'Iraq).  Invece - e questo è il punto decisivo - affermarono che il sostegno NATO legittimasse la guerra.

Ciò ha trasformato la NATO da alleanza militare ad una quasi-ONU. Quello che accadde in Kosovo fu che la NATO prese il ruolo di pacificatore, col potere di stabilire se fosse necessario un intervento, col permesso di fare un intervento militare, ed autorizzato a stabilire con quale risultato. Concettualmente la NATO fu trasformata da forza militare ad un raggruppamento multinazionale regionale con responsabilità del mantenimento regionale dell'ordine, anche all'interno di confini di stati NON membri. Se l'ONU non avesse dato il suo sostegno, quello del Consiglio NATO sarebbe bastato.

Poichè la Russia non era membro NATO, e dato che la Russia negava l'urgenza della guerra, la Russia venne ignorata e l'azione militare del bombardamento del Kosovo creò una crisi nelle  relazioni con la Russia. I Russi videro nell'attacco un attacco unilaterale portato da una alleanza anti-Russia su un alleato della Russia, senza una giustificazione plausibile. Il futuro Presidente russo Boris Yeltsin non era pronto a trasformare tutto ciò in uno scontro diretto, e neppure era nella posizione per farlo. I Russi dovettero  non tanto accettare, quanto concedere, di non avere opzioni.

La guerra non è andata così bene come la storia racconta : la campagna dei bombardamenti non ha costretto alla resa e la NATO non era pronta ad invadere il Kosovo. Le incursioni aeree continuarono insistentemente mentre l'Occidente si rivolgeva ai Russi per negoziarne la fine. I Russi inviarono un loro rappresentante che negoziò un accordo in tre punti : primo, l'Occidente avrebbe fermato i bombardamenti; secondo, le forze armate serbe si sarebbero ritirate e sarebbero stato sostituite da milizie internazionali che comprendessero militari russi; terzo, implicito nell'accordo,  le truppe russe sarebbero rimaste in loco a garantire interessi e sovranità ai Serbi.

Non appena l'accordo venne firmato, i Russi mandarono di corsa le loro truppe all'aeroporto di Pristina per prendere in carico il loro mandato nella forza multinazionale - come avevano fatto nei corpi di pace in Bosnia.  Ma i Russi non giocarono mai il ruolo che ritenevano di aver negoziato, parte a causa di manovre volte a tale scopo, parte perchè nessuno li aveva presi seriamente. Non furono mai visti come una componente nè del processo di pace  nè del sistema decisionale relativo al Kosovo. I Russi si sentirono doppiamente maltrattati : prima per la guerra stessa, poi per gli accordi di pace.


La guerra del Kosovo ebbe un effetto diretto sulla caduta di Yeltsin, e l'ascesa di Vladimir Putin. La fazione che sosteneva Putin vide Yeltsin come un pirla incompetente che aveva permesso si coglionasse la Russia due volte a fila. La percezione che i Russi avevano avuto della guerra portò direttamente a quel massiccio rovesciamento delle politiche russe al quale stiamo assistendo oggi. L'ascesa al governo di Putin e di altri nazionalisti russi di provenienza ex-KGB ha molteplici radici ma, fondamentalmente, è radicata nei fatti del Kosovo, soprattutto l'ascesa fu spinta dalla percezione che la NATO fosse cambiata, e da alleanza militare avesse iniziato a vedere se stessa come un sostituto dell'ONU, come un arbitro delle politiche regionali... e la Russia non aveva nè voto nè voce in capitolo sulle decisioni NATO, quindi, il nuovo ruolo della NATO fu visto come una provocazione diretta agli interessi di Mosca.

Ciò detto, l'attuale espansione della NATO nell'ex Unione Sovietica e la promessa di includervi Ucraina e Georgia, vanno inquadrati alla luce della guerra del Kosovo : dal punto di vista russo, l'espansione della NATO equivaleva ad una sua ulteriore esclusione dal processo decisionale, ed implicava che la NATO si stesse arrogando il diritto di duplicare il Kosovo se avesse ritenuto che tematiche dei diritti umani  o politiche, lo richiedessero. L'ONU non era più la principale  entità multinazionale nelle operazioni di mantenimento della pace e la NATO aveva assunto proprio un tale ruolo nella regione, ed ora stava per estenderlo tutto intorno alla Russia.

A quel punto arrivò l'indipendenza del Kosovo. La Iugoslavia si spaccò nelle sue entità costituenti, ma i confini nazionali non mutarono.

Quindi, per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale, fu presa la decisione di modificare i confini della Serbia, contro i desideri Serbi e Russi, avendo come ente autorizzante, in pratica, solo la NATO. Era una decisione sostenuta con bramosìa dall'America.

Il tentativo iniziale di trovare una soluzione allo status del Kosovo fu rappresentato dal giro di negoziati condotti dall'ex Presidente della Finlandia, Martti Ahtisaari, tentativo inziato ufficialmente nel febbraio 2006, ma i cui preparativi datavano dal 2005.

Questo giro di negoziati fu fatto iniziare su spinta USA, e fu supervisionato dagli USA da molto vicino. Frank G. Wisner, diplomatico durante l'amministrazione Clinton, ebbe il compito di far sì che la macchina negoziale guidata da Ahtisaari non subisse scossoni.  Altro ruolo importante, ai fini dell'impegno americano, fu quello di Daniel Fried - Assistente Segretario di Stato per gli Affari Europei ed Euroasiatici - altra recluta dall'ex amministrazione Clinton ed anche specialista in Affari Sovietici e Polacchi.

Nell'estate del 2007, quando fu chiaro che i negoziati non portavano da nessuna parte, l'amministrazione Bush decise che i colloqui erano finiti e che era giunto il momento dell'indipendenza. Il 10 giugno 2007 Bush disse che il risultato finale dei negoziati doveva essere "una indiscutibile indipendenza." Nel luglio 2007, Daniel Fried disse che l'indipendenza era "inevitabile" anche se i colloqui fossero falliti. Infine, nel settembre 2007, Condoleezza Rice la mise giù piatta :"Ci dovrà essere un Kosovo indipendente. CI siamo impegnati a ciò." Gli Europei trassero indicazioni da tale linea.

Come e quando dare tale indipendenza era veramente un problema per l'Europa. Gli Americani avevano impostato il dibattito, e gli Europei dovevano attrezzarsi di conseguenza. Fra gli Europei, i più entusiasti dell'indipendenza del Kosovo erano i Britannici ed i Francesi. I Britannici seguivano la linea americana mentre i francesi erano guidati dal loro ministro degli esteri, Bernard Kouchner, che era stato anche amministratore del Kosovo per conto ONU. I Tedeschi davano un più cauto sostegno.

Il 17 febbraio 2008, fu dichiarata l'indipendenza del Kosovo, che fu riconosciuta rapidamente da un piccolo numero di stati europei e di paesi alleati degli Stati Uniti. Già prima della dichiarazione, gli Europei aveveano creato una struttura amministrativa che amministrasse il Kosovo. Gli Europei, tramite l'UE, gestirono millimetricamente la data della dichiarazione.

Il 15 maggio, durante una conferenza ad Ekaterinburg, i ministri degli esteri di India, Russia e Cina, fecero una dichiarazione congiunta sul Kosovo, che fu letta dall'ospite ministro russo, Sergei Lavrov, e che diceva : "In questa nostra dichiarazione, noi affermiamo la nostra posizione fondamentale secondo la quale la dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo viola la Risoluzione [ ONU; ndt ], 1244. Russia, India e Cina incoraggiano Belgrado e Pristina a riprendere i colloqui nel quadro delle leggi internazionali e si augurano che raggiungano un accordo su tutte le problematiche del territorio serbo."

Europei ed Americani rigettarono queste richieste così come avevano respinto tutte le argomentazioni russe sul Kosovo. Sostenevano che la situazione kosovara fosse unica a causa delle atrocità commesse. I Russi obiettarono che il livello delle atrocità non era chiaro e che, in ogni caso, il governo che le aveva commesse era andato via da Belgrado da tempo. Inoltre, per andare ancora più al punto, i Russi chiarirono che non avrebbero accettato l'idea che l'indipendenza del Kosovo fosse una situazione unica e che invece essi l'avrebbero considerata un nuovo precedente per tutti, da seguire.

Il problema non era che Europei ed Americani non avessero ascoltato i Russi, il problema era che semplicemente loro non credevano ai Russi - non presero i Russi seriamente. Avevano ascoltato i Russi blaterare per anni ed anni, ma non avevano capito tre semplici cose. Primo, che i Russi avevano esaurito la loro pazienza; secondo, che la capacità militare della Russia era ben diversa da quella del 1999; terzo, e più importante, la NATO, l'America e l'Europa non si erano accorti di aver preso delle decisioni politiche che non erano in grado di sostenere militarmente.

Il problema per i Russi era la trasformazione della NATO da alleanza militare ad ONU regionale. L'Occidente obiettava che la NATO non era più un'alleanza militare ma un arbitro politico in una regione. Se alla NATO non piacevano le politiche serbe in Kosovo, poteva - a proprio giudizio e contro le decisioni ONU - intervenire. Poteva intervenire in Serbia ed aveva in programma di estendersi profondamente all'interno dell'ex Unione Sovietica. La NATO pensava così perchè ora era un arbitro politico che incoraggiava i regimi politici a cambiare e non era più solamente un sistema per combattere delle guerre, le paure russe di fatto si sarebbero dovute ridurre. All'opposto, questo era il peggior incubo per i Russi. L'unico elemento di riequilibrio era il fatto che la NATO avesse abbandonato la propria forza militare. Ora la Russia poteva aver qualcosa da fare a riguardo.

All'inizio di questo nostro ragionamento, abbiamo spiegato che il tema sottostante alla guerra Russo - Georgiana entrava profondamente nella geopolitica e che ciò non si sarebbe potuto comprendere senza comprendere il Kosovo. IL Kosovo non è tutto, ma è il solo singolo più importante evento dietro a tutto questo. La guerra del 1999 è la trama che ha creato la guerra del 2008.

Il problema per la NATO era che stava espandendo il suo interesse e le sue rivendicazioni in campo politico mentre stava riducendo la propria forza militare. I Russi stavano espandendo le proprie capacità  militari ( dopo il 1999 non potevano che risalire ), ma l'Occidente non se ne è accorto. Nel 1999, Americani ed Europei hanno preso delle decisioni politiche senza avere forze militari tali da poter obbligare la Russia a fermare la propria reazione. O hanno sottovalutato il loro avversario o - ancor più sorprendentemente - non hanno visto i Russi come avversari, nonostante chiare dichiarazioni rese dai Russi.

Non importa quali avvertimenti i Russi abbiano dato o quale sia stata storicamente la situazione, l'Occidente non ha preso sul serio i Russi.

La cosa è iniziata nel 1999 con la guerra del Kosovo ed è finita nel 2008 con l'indipendenza del Kosovo. Quando si studia il periodo storico in corso, la guerra del Kosovo emerge come punto di svolta : indipendentemente dalle giustificazioni umanitarie e dalla apparente facilità della vittoria, esso ha preparato il palco per l'ascesa di Putin, la crisi attuale e quelle future.

Tradotto per EFFEDIEFFE.com da Massimo Frulla

Fonte > Stratfor.com 25 agosto

Originale >
  Georgia and Kosovo: A Single Intertwined Crisis


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