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Altri dubbi sulla povera Neda
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I dubbi riguardano il giovane che si vede con la camicia bianca sul fotogramma: Arash Hejazi, medico, editore, traduttore, scrittore e tante altre cose, personaggio di qualche notorietà che apparentemente ne cerca di più.

Hejazi abita in Inghilterra, ad Oxford, dove risulta «studente». Ma quel giorno fatale era a Teheran, anzi nel posto giusto al momento giusto per acquistare notorietà internazionale, là dove la povera Neda veniva colpita a morte. Hejazi l’ha soccorsa in diretta video, tentando il massaggio cardiaco e poi la respirazione bocca a bocca (anche se il sangue usciva ormai a fiotti dalla bocca e dal naso della poveretta). Poi prontamente ha preso un aéreo ed è tornato in Gran Bretagna, dove è stato subito intervistato.



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Alla BBC, ha confermato «l’autenticità del video» (ripreso da un suo amico, dice), ed ha raccontato che mentre assisteva a una manifestazione verde, c’è stato «un movimento di pánico provocato da una carica di polizia e dai lacrimogeni», dopodichè «ha sentito un colpo d’arma da fuoco».

All’inizio gli è parso che provenisse da un tetto, ma poi i manifestanti hanno scorto un membro della milizia Basij su una moto; l’hanno circondato, fermato, si son fatti dare i suoi documenti. Il mascalzone, alle strette, avrebbe gridato: «Non la volevo uccidere, non la volevo uccidere». Alla fine, i manifestanti l’hanno lasciato andare, trattenendosi la sua carta d’identità.

Ha spiegato Hejazi: «I basji sono una forza armata, non seguono le norme della polizia. La polizia non spara sulla gente, loro sì». Il che ha dato a Le Monde, il 26 giugno, il modo di titolare: «Iran: il medico che ha tentato di salvare Neda accusa i Basji».

Tutt’altra la versione dei fatti data dall’uomo che nel video appare con la polo a strisce blu. E’ il professore di música di Neda, e alla PressTv (TV iraniana, è vero) ha raccontato ch il gruppo si trovava piuttosto lontano dalla manifestazione: «Non c’erano segni di protesta lì… abbiamo attraversato la strada per prendere un taxi dall’altro lato… D’improvviso s’è sentito un colpo - non c’erano scariche in quel luogo, non c’erano forze di sicurezza, c’erano venti o trenta persone nella strada - s’è sentito un colpo e il proiettile ha colpito Neda».

Neda è stata uccisa da un’arma di piccolo calibro, non tipica delle forze dell’ordine iraniane. E i Basji non sono autorizzati a portare armi (in Iran, il porto d’armi è severamente limitato).
Il professore di musica potrebbe mentire; dopotutto lui è ancora in Iran, al contrario del dottor Hejazi. Ma resta il dubio: come mai i manifestanti avrebbero catturato il basji per poi lasciarlo andare, e dopo aver preso la sua carta d’identità?

E’ il caso di tornare al dottor Hejazi.

Fra le sue tante attività, si scopre che è l’editore e il traduttore iraniano delle opere di Paulo Coelho, il celebre romanziere brasiliano. I due si conoscono bene. Ed è stato lo stesso Coelho, sul suo blog, - http://paulocoelhoblog.com/, a raccontare i frenetici tentatici di mettersi in contatto col giovanotto dopo averlo visto in video accanto alla povera ragazza. Ecco gli scambi di e-mail con Coelho il 24 giugno:

Domenica sera tardi ho visto il video su Neda. Mi pare di riconoscervi Arash Hejazi, ma non voglio credere a quello che vedo. Gli mando una e-mail:

«Domenica 21, 23:011

Caro Arad, devo sapere dove stai, se le cose che vedo/leggo sono vere. Allora posso io stesso prendere una posizione, secondo il tuo consiglio, naturalmente. Saluti, Paulo
»


Risposta:

«Lunedì, 22 giugno 2009, 02:05 -04:00

Carissimo Paulo, mi trovo attualmente a Teheran. Il video dell’assassinio di Neda è stato preso da un mio amico, e tu mi puoi riconoscere nel video. Sono il dottore che ha cercato di salvarla e non c’è riuscito. E’ morta fra le mie braccia. Ti scrivo con le lacrime agli occhi. Per favore non fare il mio nome. Prenderò io contatto con te con più dettagli presto. Saluti, Arad!
».

A questo punto (scrive Coelho) decido di postare il video sul mio blog. Per tutto il resto della giornata, cerco di mettermi in contatto con lui. Ad un certo punto, qualcuno risponde al suo telefono dicendosi «un giornalista della CNN». Comincio a preoccuparmi.

«Lunedì 22, 17:46

Caro Arad, ancora nessuna notizia da te. Da quando ho postato il video sul mio blog sembra che si stia diffondendo in tutto il mondo, compresi NY Times, Guardian, National Review, eccetera. Sicchè mi preoccupo soprattutto per te. Tu DEVI rispondere a questa e-mail, dirmi che stai bene e il nome della persona presso cui abbiamo passato il Capodanno 2001, tanto per esser certo che sei tu che rispondi a questa mail. Non mi bevo  quello della CNN che risponde al tuo telefono cellulare. Se non lo fai, posso passare il tuo nome alla stampa, in  modo da proteggerti: la visibilità è la sola protezione, a questo punto. Lo so perchè sono stato anch’io un prigioniero político. Se mi rispondi, smetto la pressione, a meno che tu non mi dia altre istruzioni. La mia prima preoccupazione adesso è per te e la tua famiglia.

Ciao, Paulo.

PS: ho mandato copia di questo a alcuni amici fidat
i».


Risposta:

«Martedì, 23 giugno 2009, 1:37 AM

Carissimo Paulo, cerco di lasciare il Paese domattina. Se non arrivo a Londra alle 2 PM mi è accaduto qualcosa. Aspetta fino ad allora. Mia moglie e mio figlio sono (cancellato da Coelho). Il suo telefono è (cancellato). La sua mail è (cancellato). Ti prego aspetta fino a domani. Se mi accade qualcosa, per favore prenditi cura di (nome della moglie) e di (nome del figlio); sono soli, non hanno alcuno al mondo. Con affetto, è stato un onore averti come amico.

Arad
»


A quel punto - scrive Coelho - un giornalista brasiliano, Luis Antonio - Ryff, che ha viaggiato in Iran con me al seguito della mia visita (colà), riconosce Arash nel video e mi scrive per controllare. Io confermo, ma gli chiedo di mantenere il segreto fino ad oggi. Ryff accetta, pur sapendo che sarebbe un bello scoop per lui. Lo voglio ringraziare qui per la sua dignità.
Mercoledì 24, 1:55 PM

Arar è atterrato a Londra.

Rassicurato, Paulo Coelho posta i messaggi che ha diffuso su Twitter:

1.
# Iran My friend, the doc who tries to revive Neda, just landed in UK. You can see him, our emails at http://bit.ly/TNrPzabout 6 hours ago from web
2.
# Iran I had news from my friend, the doctor trying to help Neda: http://bit.ly/vRj51. I hope I will let you know his name by 2morrow 2about 23 hours ago from web
3.
#Iran 2 WHOM IT MAY CONCERN: if we don’t hear in 48hs from ur friend helping Neda http://bit.ly/m4r8K we will make his name public2:52 PM Jun 22nd from web
4.
#Neda #Iran my best friend in Iran, a doctor, can be seen here trying to ressucitate Neda: http://bit.ly/PmTfa .Tears in my eyes7:51 AM Jun 22nd from web
5.
Neda dies 2min after being hit http://bit.ly/PmTfa. My friend, the doctor who tries to help in the video, could do nothing7:48 AM Jun 22nd from web
6.
Iran: my best friend in the country, a doctor, can be seeing here trying to ressucitate Neda: http://bit.ly/PmTfa. Tears in my eyes7:31 AM Jun 22nd from web

Non c’è bisogno di tradurre. Tutta la vicenda si può ricostruire a questi indirizzi:

http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/8119658.stm
http://www.brazzilmag.com/content/view/10844
http://paulocoelhoblog.com/2009/06/24/the-doctor

Più interessante apprendere altri dati su quell’intraprendente giovanotto che ha tenuto in ansia una celebrità come Paulo Coelho. Su Arash Hejazi esiste persino una voce di Wikipedia (chiaramente scritta da lui stesso) dove si dichiara medico (con una tesi su «L’influenza della favole sui disturbi ansiogeni dei bambini»); ma non esercita la medicina.

La sua vera attività è editoriale: traduttore dall’inglese e dal portoghese, ma soprattutto romanziere in proprio. Il suo romanzo più rinomato pare essere «The Princess of the Land of Eternity». E anche editore, avendo una casa editrice «Caravan Book Publishing House, in Iran. E’ stato premiato dalla International Publishers’ Association nel 2006. Ha avuto un giornale proprio, Sanat-e-Nasrh dal 2006 al 2007. Attualmente studia editoria all’università Oxford Brookes in Gran Bretagna.

Fra le sue numerose attività, il giovanotto ha tradotto in farsi il romanzo di Paulo Coelho «Lo Zahir», almeno così ha detto lui. Perchè il romanzo, edito dalla editoriale Caravan di sua proprietà, sarebbe stato sequestrato dal regime iraniano durante la Fiera del Libro di Teheran il 5 maggio 2005. Ne diede notizia la BBC:

«Le autorità hanno confiscato 1.000 copie dello Zahir, pubblicato in Iran il mese scorso (…)Arash Hejazi editore di Caravan, dice che ora teme per la sua sicurezza. Il ministero della Cultura «ha molta paura della crescente popolarità di Paulo Coelho», ha dichiarato… Sono preoccupato per la mia famiglia. L’elezione presidenziale è prossima. Stanno facendo di tutto per tenere le cose sotto controllo», ha detto l’editore. (http://www.iran-daily.com/1384/2277/html/art.htm#62856).

Poco male per Paulo Coelho, che ha venduto 65 milioni di copie ed è miliardario; e rallegramenti per il suo editore iraniano Hejazi, che non ha súbito le temute conseguenze repressive, tanto da andare avanti e indietro da Londra e Teheran, e trovarsi proprio sul luogo della norte di Neda, in tempo per apparire nel video-simbolo della rivoluzione verde. Il video, si prega notare, è poi stato diffuso sul web da un suo amico, Hamed Rad, iraniano che vive nei Paesi Bassi, dove fa il disegnatore grafico. Tutta gente del mestiere.

Solo due dubbi nascono: uno sulla versione dei fatti data dall’intraprendente giovanotto, specialista di fiction. L’altro risulta dalle mail di Paulo Coelho. Come mai lo scrittore cercava di contattare il suo traduttore, e al cellulare di Hejazi rispondeva qualcuno che si diceva «un giornalista della CNN?».

Chi può essere sicuro che Hejazi mandava le sue mail da Teheran, e non dall’Inghilterra? Chi può giurare che l’attivissimo giovanotto con qualche segno di mitomanía non fosse là, poniamo, a lavorare o a osservare (o a fare il provocatore) per il servizio britannico, MI-6?

«E’ una morte  molto sospetta», ha dichiarato l’ambasciatore iraniano in Messico, Mohammad Hassan Gadiri, che è stato intervistato dallla CNN in quei giorni.

«Mi domando come mai qualcuno ha sparato a questa signorina Neda da dietro, davanti a numerose telecamere, e in una zona dove non c’era una presenza significativa di manifestanti. Se la CIA vuole ammazzare qualcuno e attribuire l’assassinio ad elementi del governo, allora prendere una donna è una scelta giusta, perchè la morte di una donna  attira più simpatía. Sono metodi che i terroristi, la CIA e certi servizi segreti utilizzano. Per loro è bene vedere spargere sangue in queste manifestazioni, per poterlo usare contro la repubblica islamica dell’Iran».

Le autorità iraniane hanno detto di aver arrestato persone che portavano uniformi della polizia o delle milizie Basji e che s’erano mescolate alla folla durante le manifestazioni, provocando gravi incidenti.

Il comandante delle milizie Basji, Hossein Taeb, ha dichiararto che 8 membri della milizia erano stati uccisi e 300 feriti.

Ahmadinejad ha chiesto al capo della magistratura, l’ayatollah Mahoud Hashemi Shahroudi, di aprire una seria inchiesta sulla morte di Neda Soltan e di non tralasciare niente per assicurare alle galere i colpevoli dell’omicidio.

Già: perchè la «magistratura» ha ordinato la sepoltura inmediata di Neda, senza esami nè inchieste? Di chi sospetta veramente Ahmadinejad, un nemico esterno o uno interno?...

Frattanto, ha accusato la Gran Bretagna di essere implicata nei disordini.



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