>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
menu-1
kellogg.s_550.jpg
Il cibo morale del Dr. Kellogg
Stampa
  Text size
E’ stata inventata una nuova malattia; ovviamente in America, ma i suoi sintomi si fanno già sentire in Europa. Chi non ha un conoscente (più spesso «una» conoscente di mezza età) che ha scoperto di essere «intollerante al glutine», dunque al pane, cibo che l’umanità consuma da 8 mila anni senza troppi danni, e che al ristorante si porta le proprie gallette di riso e si fa cucinare la sua pasta speciale, finchè finite per non invitarla più?

Ebbene, è questa la malattia: il suo scopritore, un californiano dottor Stever Bratman, la chiama «orthorexia nervosa», e la definisce «fissazione sul mangiare virtuoso» (1).

Se gli anoressici non mangiano niente, e i bulimici troppo, gli ortoressici sono ossessionati non dalla quantità, ma dalla qualità del cibo. Cominciano - quasi ragionevolmente - con l’escludere gli alimenti che siano, anche solo ipoteticamente, venuti in contatto con pesticidi, erbicidi, che siano OGM, o che contengano additivi, e si servono solo negli spacci di cibo etichettato «biologico».

Ma poi peggiorano. Escludono non solo alcool, caffè, e dolcificanti, ma anche, e totalmente, sale, zucchero, grano, glutine, soya, grassi, in certi casi anche i latticini freschi. Restringono la loro dieta in base alle loro convinzioni personali di quale cibo è «puro», in modo sempre più inflessibile: al punto da diventare malnutriti.

«Ne vedo casi sempre più numerosi», conferma Ursula Philpot, della British Dietetic Association: «I colpiti sono per lo più persone della classe media, con istruzione superiore, che cercano sui giornali o su internet notizie allarmistiche sui cibi, ed hanno il denaro per procurarsi quelle che credono le alternative ‘pure’».

Deanne Jade, del Centro Nazionale per i Disordini Alimentari britannico, dice che «la gente ha perso il giusto rapporto col cibo. Basta guardare le librerie, traboccanti di libri che consigliano, poniamo, diete specifiche per il tuo gruppo sanguigno... guardate la proliferazione di nutrizionisti, o naturopati che, per esempio, propongono “cure” alternative... o gli allenatori nelle palestre che consigliano cibi speciali per aumentare le prestazioni. Tutto questo aumenta oscure ansie verso il cibo. Vedo i sintomi persino fra i miei colleghi, fra amici che ritengono normale smettere di mangiare interi gruppi di alimenti».

Per gli Stati Uniti, si tratta di una ricaduta. Nel dciannovesimo secolo, decine di migliaia di americani si ricoverarono con entusiasmo nelle cliniche di tale reverendo Sylvester Graham, dove si applicavano con rigore le insipide diete del sant’uomo: Graham predicava che ketchup e senape inducevano la pazzia, e che consumare carne provocava nei maschi quelle pulsioni che «li portano ad approfittare di donne cedevoli».

Qui è evidente che la ricerca del cibo «puro» sottindendeva un’ansia di purità moralistica, la credenza molto americana che i piaceri della gola sono segno di degenerazione, e che indeboliscono la fibra della nazione (2).

Nel 1903 furoreggiò «The ABC of Nutrition», opera di un certo Horace Fletcher, e tutti gli americani seguirono il suo consiglio principale: che ogni boccone andava masticato 32 volte. Nonostante - o forse proprio perchè - Fletcher non fosse medico nè nutrizionista (di mestiere era importatore) i suoi consigli alimentari fecero epoca e furono seguiti da milioni di americani.

Probabilmente anche nelle mamme italiane permane la residua credenza, alimentata dalla pubblicità, che i fiocchi di granturco Kellogg’s sono la quintessenza di tutto ciò che è «semplice», «puro», adatto ai bambini. Pochi italiani colgono il senso della frase che appare nella celebre scatola: «doctor Kellogg’s corn flakes», ossia quelli «del dottor Kellogg», da non confondere con gli altri. Come se il prestigio del nome Kellogg dovesse dire qualcosa, dare una garanzia che sfugge. Quale?

John Harvey Kellogg, Avventista del Settimo Giorno, forse realmente un medico, nel 1876 rilevò un centro nutrizionale fallito a Battle Creek, Michigan, lo ribattezzò «Medical and Surgical Sanitarium», e vi applicò su pazienti volontari un regime bizzarro quanto popolare. I pazienti troppo magri venivano confinati a letto e costretti a mangiare fino a 26 pasti al giorno, per di più con sacchi di sabbia posti sull’addome: sfugge la teoria sottostante a questo trattamento. Invece è più chiara quella per cui speciali assistenti erano addette a pulire questi «malati» e persino a spazzolare loro i denti: secondo il dottor Kellogg, i magri non dovevano consumare alcuna caloria in nessun esercizio fisico, sia pur minimo.

Agli ipertesi, Kellogg prescriveva una dieta di sole uova, fino a 7 chili al giorno. A pazienti con meno accertate «malattie» imponeva il confinamento in sedia a rotelle per mesi, e somministrazione di cibi sperimentali che il dottore escogitava incessantemente: wafer al glutine, oppure «il preparato di latte bulgaro chiamato yogurt». Kellogg scrisse trattati sui mali congiunti dell’alimentazione carnea e della masturbazione «mentre si è seduti nel bagno o si va in bicicletta».

Per tutti questi motivi, il Sanitarium Kellogg (ma lui lo chiamava «Tempio della Salute», con ovvia freudiana allusione religiosa), ebbe un successo straordinario. La strana clinica raggiunse tanta fama da essere chiamata semplicemente «the Kellogg» e da riempirsi di pazienti volontari, che pagavano profumatamente per quelle terapie. Divenne una specie di villaggio della purezza alimentare, con passeggiate e sale di concerto. Fra i clienti devoti si contavano personaggi come il presidente Theodor Roosevelt e John D. Rockefeller.



kellogg.s.jpg



Lo stesso Kellogg ha avuto modo di raccontare che ricevette in sogno l’ispirazione di produrre dei cereali per la colazione in fiocchi. Alzatosi di notte, corse in camicione in cucina, bollì della farina di frumento, ridusse il risultato a strisce sottili col mattarello, e la mise in forno. Le screpolate e fratturate risultanze dell’infornatura - i fiocchi - furono somministrati ai pazienti col breakfast, e con la affermazione che ancor oggi appare sulla scatola: «Without question good for you», ossia «vi fa bene, senza dubbio».

Anche uno dei pazienti, che aveva trascorso nel Sanitarium già nove mesi su una sedia a rotelle - il suo nome era C.W. Post - ricevette una illuminazione: aderì al Christian Scientism, lasciò il Sanatorium e portò con sè la chiara, mistica visione delle possibilità commerciali del «flakes», che Kellogg aveva trascurato di brevettare. Immediatamente fabbricò la sua versione del fiocchi di cereals, e divenne uno degli uomini più ricchi d’America. I suoi flakes si chiamavano «Elijah’s Manna» (Manna di Elia) ed erano commerciati ancora nel 1908 con questo nome. Post inventò un altro prodotto per prima colazione chiamato «Grape-Nuts» (uvetta-nocciole) la cui straordinaria particolarità era che non conteneva nè l‘una nè le altre. Ma il nome bastava a confermare che «vi fa bene senza dubbio».

Subito gli imitatori, visto come fosse facile fabbricare i fiocchi, spuntarono come funghi. All’alba del ‘900 almeno 46 ditte producevano cereali spezzati da breakfast, con nomi come Korn Kure, Oatsina, Orange Meat (carne d’arancio, e non conteneva nè aranci nè carne), Malt-Ho, e persino Food of Eden, che suggerivano insieme l’idea di sostanzioso nutrimento e di purezza paradisiaca.

Tutti questi prodotti venivano venduti come «health foood», cibo salutifero e insieme puro e santo.  Anche in ciò imitavano l’idea di C.W.Post, che aveva inserito nelle sue scatole di Grape Nuts un foglietto illustrativo, come quello che accompagna i medicinali, il quale assicurava che «una dose quotidiana dei granuli di frumento ed orzo tostato qui contenuti ristorano le cellule esaurite dei nervi e del cervello, e combattono l’anemia».

Insomma il junk-food, il cibo-spazzatura che è lo storico contributo dell’America all’alimentazione umana, nacque insieme - anzi tutt’uno - con lo «health food», come cibo salutare.

Il  meno lesto a profittare della fortuna fu, va detto a suo onore, lo stesso Kellogg: che solo nel 1907 gettò sul mercato i suoi corn flakes (aveva sostituito il frumento con il granturco, «corn») raccomandandoli alla memoria come «quelli di Kellogg», quelli veri, autentici del celebre fondatore del Sanitarium.

Le magiche qualità salutifere di cui gli ingredienti erano privi, erano aggiunte fantasmaticamente dai nomi dei marchi e dalla pubblicità, che vi alludevano con termini ripescati da una raffazzonata terminologia medica:

I fiocchi d’avena Quaker Oats si proposero come rimedi per la «costipazione» e la «nervosità». Un alimento chiamato Fleishmann’s Yeast vantava vigorosi benefici contro non solo la costipazione, ma i nervi fragili, le malattie della pelle, le carie dentarie, l’obesità e una malattia imprecisabile, chiamata «abbassamento dello stomaco» (fallen stomach) che potrebbe alludere al rilassamento del seno (a quei tempi, le mammelle, pudicamente, in pubblico venivano denominate «stomach»). Solo nel 1938 la Federal Trade Commission vietò tali pretese, per l’ottimo motivo che non erano minimamente comprovate.

Acque gassate aromatizzate apparvero in vendita a Philadelphia già nel 1838. Ma nel 1885 una fabbrica di queste bibite di Boston si rinominò «Moxie Nerve Food Company» (cibo per i nervi). John Styth Pemberton, il farmacista di Atlanta che nel 1886 mescolò con un remo in una cisterna di ferro nel cortile di casa la sua pozione di caffeina, foglie di coca, noci di cola ed altri dubbi ingredienti che chiamò «Coca-Cola», non la raccomandò come bevanda dissetante, ma come «tonico efficace per cacciare gli effetti dell’ubriachezza e altre affezioni della parte alta del corpo», non senza lasciar intendere che se ne avrebbero giovato anche le parti più basse (suggerendo implicite doti afrodisiache). Lo storico concorrente della bibita si presentò al mercato come un anti-dispeptico, una qualità contenuta esclusivamente e allusivamente nel marchio, Pepsi Cola.

Dagli anni ‘20 a New York i drugstore, distributori di prodotti farmaceutici, divennero anche distributori di bevande gassate e di spuntini rapidi (fast food); evidentemente un modo di acquietare le ansie degli impiegati sulla carica batterica degli hot-dogs a basso costo che erano tutto il loro pranzo negli intervalli di mezzogiorno: se si vendevano in farmacia, dovevano far bene alla salute.

Visto il successo del trucco, il genio americano per il business non ha tardato ad applicarlo ad altri prodotti, a cominciare ovviamente dai più comuni cosmetici da banco: saponi «idratanti», sali da bagno «tonificanti», dentifrici «raccomandati da nove dentisti su dieci» sono stati medicalizzati senza freni, resi «terapeutici» a forza di pubblicità.

Da quasi un secolo Procter & Gamble smercia in USA un dentifricio, Gleem, di cui magnifica l’additivo «GL-70» come capace non solo di «sconfiggere i batteri che provocano l’odore» ma persino di «spazzar via i loro enzimi»: beninteso non si sa cosa sia il GL-70, e nemmeno se esista - Procter & Gamble non ha mai risposto a questa domanda (in Italia, si vende Colgate «con Gardol», ingrediente altrettanto ipotetico).

Il caso estremo e paradossale lo raccontò il magazine del New Yor Times nel 1990: un’azienda pubblicitaria fu incaricata, da una ditta di cui non è stato rivelato il nome, di elaborare uno slogan e una definizione che colpissero l’immaginazione per una crema per le mani ancora da concepire. La copywriter (una donna, ignoto genio) inventò  l’espressione, dal suono altamente salutifero-scientifico, di «oxygenating moisturizer», qualcosa come «idratante ossigenante». Il termine «idratante» è l’escogitazione italiana per «moisturizer»: invenzione non meno geniale, se si sorvola sul fatto che la sola vera sostanza «idratante», per il derma come per i pavimenti, è l’acqua fresca. Accompagnava la nuova definizione la affermazione che la crema ancora inesistente produceva «microscopiche bolle di ossigeno che rilasciano l’umidità nella vostra pelle»: asserzione scientificamente senza fondamento, o diciamo ardita scoperta di un nuovo potere dell’ossigeno (che i chimici si ostinano a ritenere l’ossidante per eccellenza, elemento essenciale nella combustione, e magari, sulla pelle, un disseccante). La descrizione però suggeriva concetti di «fresco e frizzante», che piacquero all’azienda cosmetica. La quale ordinò ai suoi laboratori di fabbricare un prodotto rispondente alla descrizione della pubblicitaria.

La medicalizzazione del cibo - che nasconde la ricerca di un sempre sfuggente cibo «morale», assolutamente  puro - ha, come si intuisce, profonde radici nella mentalità protestante. E ovviamente, per vie psicologiche traverse, la tensione verso un cibo senza scorie peccaminose (tipico, lo yogurt con lo 0,1% di grassi) favorisce l’accettazione di massa di addittivi, OGM, ormoni della crescita nel latte, giocando nel senso auspicato dal business.

Non posso chiudere questo tema - a  suo modo appassionante - senza ricordare che nel tardo ‘800, più o meno ai tempi delle cure del dottor Kellogg, sorse in America una «Society for the Suppression of  Eating», Società per la Soppressione del Mangiare (3). Non trovo altre notizie di questa estrema ideologia proibizionista, nè dei suoi fondatori. E’ probabile che si siano rapidamente estinti.




1) Amelia Hill, «Healthy food obsession sparks rise in new eating disorder», Guardian, 16 agosto 2009.
2) Non a caso gli americani non hanno americanizzato la parola francese «restaurant»; hanno invece inventato, per il pranzo di mezzogiorno, il termine «lunch», che nell’inglese del ‘500 significava semplicemente «boccone», e tipico della servitù che si nutriva arraffando furtivamente «a lunch of cheese». In compenso hanno inventato fin dal 1885 il termine «self-service restaurant», detto anche, dal 1902, «automat».
3) Bill Bryson, «Made in America», Londra 1994.


Home  >  Scienze                                                                                           Back to top


La casa editrice EFFEDIEFFE, diffida dal riportare attraverso attività di spamming e mailing su altri siti, blog, forum i suddetti contenuti, in ciò affidandosi alle leggi che tutelano il copyright ed i diritti d’autore.

 
Nessun commento per questo articolo

Aggiungi commento


La Dittatura Terapeutica
L’unica ed estrema forma di difesa da questo imminente, sottovalutato, tragico pericolo particolarmente grave per l’Italia, è la presa di coscienza
Contra factum non datur argomentum
George Orwell con geniale e profetico intuito, previde l’oscuramento delle coscienze, il tramonto della civiltà, l’impostura e apostasia dalla verità che viviamo, quando scrisse “nel tempo...
Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità