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Angoscia istituzionale per il calo delle vaccinazioni
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È tutto un susseguirsi di ansiosi, pressanti e preoccupati appelli a vaccinare tutti i bimbi e vaccinarci tutti per l’influenza, a vaccinare tutte le donne di ogni età per il papilloma virus. È commovente la preoccupazione dei nostri politici di Governo, istituzioni sanitarie, dell’informazione radiotelevisiva e cartacea, ovviamente tutta libera e indipendente, attivamente, interamente mobilitata (con rarissime eccezioni) e partecipe con instancabile ed eroico impegno a questa crociata dei disinteressati benefattori del popolo, così attenti e sensibili al benessere e salute dei loro amati sudditi. Il mondo ci invidia un Governo, una classe politica e istituzioni sanitarie così oneste, competenti, efficienti, colte, preparate, disinteressate.

È un quadro edificante, merita il popolo italiano una così grande fortuna? Si rende conto di quanti inestimabili benefici in tutti i campi, non solo nella sanità, sia debitore a questa classe politica? Un esempio, la continua cura e il pressante interesse per la nostra salute. Qualche ingrato e incompetente, tra cui 120 pediatri, ha osato contestare l’affettuoso invito a scaricare di colpo sei vaccinazioni (vaccini esavalenti) a 3 mesi di età, seguite da una continua serie fino a 15 mesi, il resto dopo. Qualche bieco complottista ha ardito insinuare che è stato ampiamente e scientificamente documentato come i vaccini anti influenzali siano regolarmente non solo inutili per tutti, ma potenzialmente pericolosi per alcune persone, tossici, per altre.

Qualche irrispettoso e irriverente, medico, ovviamente reo di lesa maestà, si è preso la libertà di documentare la scarsa e/o sostanziale inutilità per la grande maggioranza delle donne, e la potenziale pericolosità del tanto celebrato (istituzionalmente propagandato e pubblicizzato a spese del contribuente), vaccino del papilloma virus.

L’ingratitudine per le immacolate vestali della sanità e quelle della cosiddetta “comunità scientifica” si spinge al punto tale da richiamare alla memoria per l’angoscia istituzionale da calo dei vaccini il sonetto di Trilussa “un ragno umanitario”.

Il dato di fatto documentato e verificabile, la verità oggettiva, l’osservazione e lo studio, la verifica della verità, della realtà, da sempre mezzo insostituibile ed essenza della ricerca, sono stati sostituiti da funambolismi statistici, da pseudoverità virtuali di trials clinici (sperimentazioni) commissionati e finanziati da multinazionali e impostati condotti e conclusi per portare a successi preconfezionati e relativi fatturati. Il programma di azzeramento della libertà del medico di prescrivere secondo le evidenze scientifiche sta ormai rapidamente concludendosi, come chiaramente evidenziato dal nuovo codice deontologico che blocca definitivamente la libertà di prescrivere secondo scienza e coscienza, penalizza gravemente ogni medico che non si attenga scrupolosamente ai loro diktat terapeutici, indipendentemente dai risultati ottenuti sul paziente, dando ampie coperture medico legali ai medici responsabili di eventi anche gravi, fino alla morte, se questi medici si sono attenuti al prontuario.

Essendo ormai evidente questo disegno, stanno manifestandosi le prime reazioni: alcuni ordini dei medici, tra cui quello di Bologna, hanno respinto e contestato questa umiliazione della dignità del medico, e il sovvertimento del millenario codice etico di comportamento del medico. (Codice applicato a Bologna) | (Codice della Federazione nazionale, che sembra direttamente scritto dalle multinazionali).

Questo disegno è completato dalla fine programmata della libertà di ricerca scientifica, codificata nel decreto legge N° 158 del 13 sett. 2012 e nella legge N° 189 del 8 nov. 2012. Sono previste gravissime sanzioni disciplinari e pecuniarie ai ricercatori che, come il Prof. Di Bella, senza il benestare di comitati etici, intraprendano studi clinici e ricerche scientifiche, anche se in autonomia e autofinanziati.

In pratica con questi decreti è finita la libertà non solo di cura ma di ricerca. Hanno creato le condizioni per cui solo le multinazionali saranno autorizzare a finanziare studi clinici finalizzati alla registrazione di farmaci con procedure di cui si conoscono e sono stati denunciati gli espedienti e trucchi statistici per arrivare comunque alla registrazione e relativo fatturato (vedi denunce dei Prof. Angell, Horton,e del Nobel Scheckmann).

I “comitati etici” sono eletti dagli stessi circoli di potere politico-economici, che gestendo le commissioni ministeriali, e le carriere, decidono linee guida e prontuari coercitivi e vincolanti. I progressi ottenuti dal Prof. Di Bella nella cura dei tumori conosciuti dal pubblico avevano portato nel 1997 e 98 ad una mobilitazione della gente. Sotto la pressione dell’opinione pubblica, nel 1998 fu approvata la cosiddetta “legge Di Bella” (articolo 3, comma 2 D.L. n. 17 del 23 febbraio 98, conv. con modificazioni, dalla legge 8 aprile 1998, n. 94), che consentiva al medico di prescrivere al di fuori dei vincoli burocratici ministeriali secondo scienza e coscienza, in base alle evidenze scientifiche. Anche per questo è stata grossolanamente falsificata la sperimentazione del Suo metodo nel 1998.

La Legge Finanziaria 2007 (al comma796, lettera Z), ha abrogato questa disposizione di legge in base alla quale per 9 anni i medici hanno potuto prescrivere farmaci di cui esisteva un razionale d’impiego scientificamente testato, ma ignorato dalle commissioni ministeriali. Il Prof. Di Bella, che era stato emarginato dai circoli di potere politico accademici, oltre che per i risultati ottenuti, è stato tanto odiato e vilipeso da questi signori anche perché è stato in grado di bloccare per 9 anni il programma di asservimento della terapia e della ricerca alle logiche di potere e del fatturato e di recuperare la dignità e autonomia del medico da condizionamenti commerciali.

Particolarmente appropriato al Prof. Di Bella l’aforisma di Terenzio:

Obsequium amicos, veritas odium parit”, che tradotta letteralmente, significa: “L’adulazione procaccia amici, la verità attira l’odio” (Terenzio, Andria, a. I, sc. I, verso 68).

Chiarificatrice e rilevante sul piano umano e scientifico la biografia del Prof. Di Bella “Il poeta della scienza” Casa editrice Mattioli, così come lo scritto sull’etica medica del Prof. Di Bella.

Se la gente non si rende conto della situazione, si assisterà ad una continua progressione della speculazione indiscriminata sulla sanità, con totale assoluto disprezzo della verità, della salute e della vita. Quanto mai attuale l’affermazione di George Orwell: “Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario” (La Fattoria degli Animali).

Per i tanti genuflessi in zelante e servile adorazione di ogni moda, prodotto pseudoculturale e scientifico proveniente dal mondo anglosassone, era inconcepibile, irritante, provocatorio, che un italiano, emarginato dal mondo accademico e dai circoli di potere, in piena autonomia, senza finanziamenti statali, senza i milioni delle vendite nelle piazze di azalee, arance, ortaggi e verdure varie, questue televisive e “giornate della vita” malgrado l’atteggiamento sempre più minaccioso e intimidatorio del potere, abbia osato sfidare colossi e santuari mondiali della ricerca oncologica, gigantesche e inutili cattedrali, generose e instancabili dispensatrici di illusioni e di morte (basta considerare la fine di tre componenti della più nota famiglia di imprenditori italiani, di Pavarotti, di Raissa Gorbaciova, di re Hussein, ecc...), e abbia intuito, concepito, formulato e praticato, in piena autonomia, la prima terapia veramente causale, razionale, scientifica, efficace, tollerata, nella patologia neoplastica.

Giuseppe Di Bella

 
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