American University of Rome: Puntare sulla pratica per vincere all'estero
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L'American University of Rome non è, a quanto sembra, un parcheggio per i fancazzisti, ma un vero e proprio laboratorio dove si alternano studio, progettazione e lavoro sul campo; le lauree spaziano dall'amministrazione aziendale all'archeologia passando per la diplomazia internazionale e l'italianistica, imparando l'inglese perché parlato quotidianamente. Anche se costa parecchio, la preparazione per i volenterosi sembra garantita. In questo modo i neolaureati, stranieri e nostrani, hanno studiato "all'estero" in Italia e potranno cambiare qualcosa qui, perché ci sono già, perché verrebbero notati prima, indirizzati, consigliati, perché sempre in contatto col nostro mondo, eccetera. Peccato che... la laurea statunitense non ha valore legale in Italia.

Il Thanksgiving day per gli studenti Usa che frequentano l'American University of Rome (in via Pietro Roselli 4, in cima al Gianicolo) è stato un giorno come un altro: tutti in classe per le lezioni del giovedì (qui c'è obbligo di frequenza) e negli intervalli a studiare in biblioteca o fara ricerche al compuetr-lab. Soltanto di sera hanno potuto onorare la tradizione, come il resto dei loro connazionali rimasti in patria, con una cena a base di tacchino farcito nell'oratorio di Piazza Rosolino Pilo.

L'American University of Rome, nonostante la bandiera a stelle e strisce che campeggia all'ingresso è un crogiuolo di studenti provenienti da tutto il mondo. Resta un'università americana in terra romana e quindi segue il calendario italiano: la prossima festa sarà l'8 dicembre. Poi la grande volata fino al 18 dicembre che coincide con la chiusura del Fall Semester e l'inizio delle vacanze di Natale (cinque settimane). Per molti l'arrivederci dalla Città Eterna. Tanti partono, tanti arrivano e altri ritornano per lo Spring Semester (che parte a fine gennaio). Una media di 500 studenti a sessione di cui il 5, 10% sono di nazionalità italiana, anzi romana.

L'American University of Rome è, per certi versi, lo sbocco naturale degli studi per quei ragazzi della Capitale che hanno frequentato istituti privati di lingua inglese. Come il Marymount International School oppure l'American Overseas. Gli ultimi due anni dell'High School (cioè il loro liceo) sono caratterizzati da due percorsi particolari, l' International Baccalaureate e l'Advanced Placement Programs che offrono ai ragazzi la possibilità di accedere agli studi accademici degli atenei anglosassoni, praticamente al secondo anno. Ma all'American University of Rome (abbreviato in AUR) approdono anche ragazzi italiani con curriculum tradizionali e alcune esperienze negative in università pubbliche. La molla di partenza (e di arrivo) è sempre la stessa: un corso di studi veramente competitivo e da spendere sul mercato, che formi davvero e apra prospettive concrete per il lavoro. «La nostra mission è preparare gli studenti a vivere e lavorare in qualsiasi parte del mondo - dicono alla AUR - Ecco perché i nostri corsi di laurea forniscono una preparazione teorica ma soprattutto pratica».

Pragmatismo anglosassone e squisitamente «olistico», come viene orgogliosamente definito all'American il proprio metodo didattico. «L'insegnamento tradizionale è continuamente alternato dai momenti operativi - spiegano - come presentazioni di lavori orali e scritte, redazione di report, lavori di gruppo e altri progetti, outdoor, nel territorio». La vita nel campus americano è un prolungamento «ideale» (e migliore) di quella liceale: classi piccole, al massimo 18-20 alunni, professori (in totale sono una settantina) presenti e sempre disponibili ma soprattutto la sicurezza di essere «seguiti», «accompagnati» per certi versi «indirizzati» verso quegli indirizzi di studio più confacenti. Il grande vantaggio è senz'altro quello di praticare quotidianamente l'inglese e, al termine degli studi, averne un'ottima padronanza. «Gli italiani che arrivano qui con qualche incertezza le superano in pochissimo tempo perché sono immersi nella lingua».

Nel prossimo futuro l'università ha intenzione di introdurre corsi di sostegno per gli iscritti non madrelingua o per quelli che ne hanno bisogno. Perché è in crescita la richiesta di iscrizione da parte degli italiani che notoriamente l'inglese lo masticano male. Oltre al livello «proficiency» della lingua serve naturalmente un diploma di maturità con un buon punteggio. Il costo? Circa 7.000 euro a sessione. Sono disponibili anche borse di studio e possibilità di effettuare stage per ogni indirizzo. Nonchè fare qualche lavoretto in istituto: proficuo e formativo. I corsi di laurea, otto Bachelor Degrees, spaziano dall'archeologia (per gli studenti americani studiarla a Roma è il massimo) a Comunicazione (l'equivalente della nostra Scienza delle Comunicazioni), Film e Digital media, Relazioni internazionali, Storia dell'Arte (altro corso gettonatissimo), Studi di italianistica e Business Administration. Una volta terminato il corso di studi si prosegue con i masters all'estero.

L'American ha una rete di contatti con le principali università inglese, americane, europee e anche asiatiche. Sono tanti gli studenti che prendono la via della Cina. L'estero è una scelta obbligata: la laurea americana non ha valore legale in Italia. Ma questo non sembra impensierire gli studenti italiani che vi stanno studiando e che già hanno preventivato l'esperienza abroad. Anche perché qui passano, almeno, dieci ore al giorno a parlare in inglese. Nel campus-microcosmo si condivide tutto: lezioni, tempo studio, laboratorio, biblioteca, tempo libero. Gli studenti stranieri, però, non dormono qui. Non c'è un residence e dunque devono affittarsi un appartamento in città. Durante i week end, così, frequentano i loro amici italiani. Insomma è un melting pot a 360 gradi. Qui nascono tante amicizie e anche tanti teneri amori.

Fonte >  Il Tempo


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