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C'è anche il Purgatorio…
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Il lettore A.D. ci manda materiale di stampa sulla famosa foto del falò che, in Polonia, s'è conformato in un'immagine in cui parecchi hanno riconosciuto Giovanni Paolo II.
La cosa pare interessare, e vale forse una deviazione dal solito percorso.

Interrogativi sulla sagoma di Giovanni Paolo II nel fuoco
CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 16 ottobre 2007 (ZENIT.org).- La foto di un falò in cui sembra intravedersi la sagoma di Giovanni Paolo II ha attirato l’attenzione dei mezzi di comunicazione di tutto il pianeta, facendo sì che alcune persone gridassero al miracolo.
La foto è stata scattata a Beskid Zywiecki, villaggio polacco vicino alla città natale di Giovanni Paolo II, Wadowice, il 2 aprile scorso, mentre si celebrava una veglia per il secondo anniversario della morte del Papa.
L’immagine, secondo i testimoni, è stata ripresa alle 21.37 di quel giorno, l’ora esatta in cui è morto il Vescovo di Roma.
E’ stata diffusa questo lunedì da padre Jarek Cielecki sul canale televisivo italiano «Vatican Service News» (VSN), del quale è Direttore. Il sacerdote ha confessato a ZENIT che non ci si aspettava un impatto di questa portata.
«Non ho mai detto che si tratti di un miracolo, non parlo di cose sensazionali – ha chiarito –. Però un segno c'è, non si può dire che non si vede niente».
«Per me è un segno, anche per il luogo, e per il momento. Il fotografo ha scattato due foto ogni minuto. Solo nella foto scattata nell’ora 21.37 e 30 secondi si può vedere l’immagine. Nelle altre non si riconosce niente nella silhouette del fuoco».
«La foto – spiega – è stata analizzata scientificamente e si è dimostrato che non c’è nessun ritocco».
«Mi impressiona che tanti giornali e televisioni l’abbiano pubblicata. Vuol dire che c’è un fatto. Io non dico che ci si debba credere, ma questo fatto può incoraggiare un credente».
«Se uno non crede, almeno deve avere il rispetto di non fare del cinismo. E anche un credente che subito la nega deve essere attento, perché non possiamo dire categoricamente che non è un segno. Attenzione alla superficialità», ha aggiunto.

Padre Thomas Williams L.C., Decano della Facoltà di Teologia dell’Ateneo Pontificio «Regina Apostolorum» di Roma, ha spiegato che «Dio ci parla in qualsiasi modo lui voglia, per cui i miracoli di questo tipo non sono esclusi».
«Non c’è dubbio che la foto abbia una sorprendente somiglianza con Papa Giovanni Paolo II, e il fatto che sia stata scattata il 2 aprile, anniversario della morte del Pontefice, è, se non altro, una coincidenza notevole», ha commentato.
«Nessuno è obbligato a crederci, e la Chiesa non emetterà mai una sentenza ufficiale dicendo che è avvenuto qualcosa di miracoloso», ha aggiunto.
«Nonostante questo, quanti scelgono di vedere la mano di Dio in questo troveranno incoraggiamento nel pensiero che Giovanni Paolo II continua a intercedere per noi dal Cielo, come senza dubbio avviene», ha osservato.
«La nostra fede non si basa su questo tipo di eventi, ma Dio ci manda molti segni della sua presenza e della sua cura provvidenziale, quindi non c’è ragione per cui quello di cui si parla non debba essere uno di questi», ha concluso padre Williams.
[Cfr. http://www.catholicpressphoto.com/servizi/2007-10-10-fiamma-jpii/default.htm ]

Nel modernismo, purtroppo, non si riescono più a leggere con gli occhi della fede i vari fenomeni.
Ammesso che questo fatto sia vero, nel senso che effettivamente la fiamma abbia assunto la sagoma di Giovanni Paolo II e ciò sia dovuto ad un fatto straordinario e non a giochi del vento o delle stoppie, ha destato in me una serie di perplessità questo episodio.
Nella tradizione cattolica - di sempre - le anime dannate si sono manifestate, quando è stato concesso loro da Dio di comparire agli esseri umani, attraverso il fuoco o in circostanze »infuocate». Il fuoco esprime chiaramente lo stato di perdizione di un'anima.
Ora, il fatto che Giovanni Paolo II sia apparso in una fiamma di fuoco, durante una preghiera, esprime fin troppo chiaramente una verità, stando a quell'ottica cattolica.
Nessun santo si è mai manifestato, nella storia della Chiesa, comparendo - e le storie di apparizioni di santi sono innumerevoli - in una fiamma di fuoco scoppiettante.
Piuttosto, questo modo di manifestarsi è tipico delle anime dell'Inferno (a Roma esiste un museo delle anime, dannate o purgatorio, dove i segni lasciati sono appunto contraddistinti dal fuoco, da tracce, impronte di fuoco). Ed anche qui le manifestazioni che supportano, da un punto di vista probatorio, questa interpretazione sono innumerevoli.
Detto in altre parole, se fosse un'anima che godrebbe della visione beatifica, certamente non si sarebbe manifestata in una vampata di fuoco - sempre dandosi per fondata la tesi della soprannaturalità.
Quindi, lungi dal costituire un evento positivo, ahimè, tale episodio - ammesso che sia un fatto soprannaturale - non può che manifestare l'idea che Giovanni Paolo II, purtroppo, non gode della visione beatifica di Dio.
Ammesso che il fatto sia un vero fenomeno straordinario, la circostanza che si sia manifestato in un contesto di preghiera, non può non voler esprimere: «sono vane le preghiere che in mio suffragio», «sono un'anima prava».
Il gesto sarebbe più un'ammonizione che una benedizione.
Senz'altro però è un segno: certo, inviato da Dio per dire «fermate il processo di beatificazione»!
Esso quindi suona più come un inquietante avvertimento divino - data per fondata e provata la sua soprannaturalità - che un segno di approvazione.
Non esulterei, quindi, come fanno i curatori del sito korazym nè come fa il protagonista del fatto che vorrebbe portare le foto a Benedetto XVI!
Anzi, ci sarebbero più motivi per piangere ..., ma allo stesso tempo per convertirsi abbandonando la depravazione modernista.


Dico la mia, che è una posizione intermedia: perché non pensare che quel fuoco sia del Purgatorio?
I lettori non-credenti sono pregati di non proseguire oltre, o almeno di non chiamare il neurodeliri per mandarmi l'ambulanza.
Ma sì, l'immagine è di fuoco e i santi non sono mai apparsi nel fuoco; e tuttavia l'immagine è benedicente e allegra, quale era Papa Woityla.
Non m'era piaciuto il grido da curva sud «Santo Subito».
Chi ha letto il mio «Cronache dell'Anticristo» sa alcune cose inedite sull'ambiente cripto-giudaico che ha »allevato» il giovane amante del teatro e e del sacerdozio.
Le mie obiezioni alle «richieste di perdono» più politicamente corrette non hanno bisogno di essere ripetute.
E tuttavia,  Giovanni Paolo II ebbe intenzioni buone, e una vita spirituale specchiata. La sua castità giovanile fu assoluta, tanto che si indignò veramente quando ci fu chi espresse qualche dubbio sulla sua giovinezza di frequentatore di teatranti.
Ha beatificato Padre Pio, che il «Papa Buono» per eccellenza diffamò e perseguitò.
Ha beatificato la Kovalska.

Errori che può aver compiuto – del resto opinabili – nel campo dell'azione politica e civile esulano dal giudizio di santità personale.
Le due sfere sono separabili, e quella politica tocca solo una parte superficiale e non decisiva di una  persona.
Certo c'era qualcosa da purificare in un uomo, cardinale e Pontefice tanto impegnato nella politica del suo paese e poi mondiale, e tanto imbevuto di conciliarismo; è inevitabile.
Ciascuno di noi è in qualche misura infettato,  strumentalizzato e confuso  dalla temperie dell'epoca di menzogna in cui ci troviamo a vivere. 
E dunque, se nel falò è apparso lui, perché non pensare a un'anima che viene «raffinata col fuoco» di cui parla San Paolo?
Noi credenti dovremmo sapere, anzi »sentire» che quei mondi ulteriori sono reali, oggettivi, e governati dalla loro »fisica» propria.
Il misterioso potere che brucia nel mondo della purificazione se si manifesta nel nostro mondo, soggetto allo spazio e al tempo e alla nostra fisica, appare come fuoco.

Penso che Giovanni Paolo II possa essere apparso nel fuoco, nell'ora e giorno anniversario della sua morte, magari per chiedere preghiere ai suoi polacchi fedeli, preghiere per abbreviare la sua espiazione.
Nulla impedisce di unirci a quelle preghiere, con la speranza che qualcuno preghi in futuro per noi, quando saremo abbastanza fortunati da trovarci in quel «fuoco». 
«Santo subito» no;  ma non dannato sempre.
Se non altro, lo dobbiamo sperare.