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Idea UE: un’armata balcanica
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Soldati della Croazia, della Bosnia, della Serbia, del Montenegro e della Macedonia: tutti dentro un solo esercito. E’ il progetto che stanno sognando l’Unione Europea e la NATO, come rivela il quotidiano di Spalato «Slobodna Dalmacija».

Questa macedonia di cuori balcanici sarebbe uno dei dieci «gruppi tattici da combattimento» che gli eurocrati vogliono formare come forza di difesa europea. Altri gruppi plurinazionali esistono già, Francia-Belgio-Olanda e Finlandia-Germania, ma si tratta di nazioni che non si sono sbudellate come i balcanici fino ad ieri.

Secondo il giornale croato, che cita fonti del ministero della Difesa ceco, nel 2008 si formerà un altro gruppo tattico formato da militari della Germania, della Slovacchia e della repubblica ceka. L’idea di una armata misto-balcanica sarebbe stata elaborata fin dal 2002, come soluzione della «reciproca mancanza di fiducia» tra i piccoli popoli dell’ex Jugoslavia (sic).

«L’attuale dispersione territoriale e militare degli Stati dei Balcani occidentali sarà rimpiazzata da una forza armata compatibile», ha detto giulivo un diplomatico NATO al giornale: «L’affinità linguistica dei Paesi ex jugoslavi è un grosso vantaggio, accelererà l’efficienza operativa di tale gruppo - a lungo termine, è nel loro interesse; e sarà una parte importante della politica di difesa NATO nel suo settore sud-orientale, simile a quelle esistenti fra i Paesi nordici».

Il progetto degli strateghi da tavolino di Bruxelles ha suscitato sordi brontolii nel piccolo esercito croato, che è nato per combattere contro le milizie serbe, sostenute da Belgrado ed armate dalla «armata jugoslava» (ormai soltanto serba), in anni durissimi e recentissimi. Simili brontolii si levano in Bosnia Erzegovina, la cui modesta forza armata musulmana si è formata tra il 1992 e il 1995, ed ha dovuto difendersi sia dalle truppe serbe regolari e irregolari, sia dalle milizie croate «irredentiste» che volevano strappare alla Bosnia la Erzegovina (Ante Pavelic, il capo degli Ustascia, era nato in Erzegovina); forze entrambe sostenute rispettivamente da Belgrado e da Zagabria.

Molto sangue è scorso tra questi alleati di domani, ed è ancora fresco il ricordo delle atrocità commesse da certe uniformi. Silenzio da Belgrado. In realtà non si sa se la Serbia sia nemmeno stata consultata, e se sia al corrente che dovrà contribuire con truppe al gruppo tattico NATO. Secondo ogni apparenza, la Serbia non ha alcuna intenzione di diventare un membro della NATO e pochissima voglia di essere «europea» alla bruxellese.

Se proprio dovesse indicare un’alleanza congeniale, è evidentemente con la Russia; lo stesso vale per il Montenegro e la Macedonia, che gravitano verso Mosca e il mondo slavo-ortodosso. Ma, come diceva De Gaulle a proposito di Jean Monnet (il Venerabile Gran Maestro fondatore dell’eurocrazia), gli eurocrati pensano che gli eserciti si possano fondere come fossero banche o aziende.

E’ cominciata la fusione-acquisizione delle forze armate, della loro tormentata storia e della loro identità. Sarà bello, al dunque, se mai si dovessero usare queste truppe in una guerra vera, vedere di nascosto l’effetto che fa.

 
(Fonte: Source: Slododna Dalmacija / Balkan Insight)


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