Oroscopo mondiale 2015 — Facili previsioni
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Gli stròlaghi asseverano: l’anno sarà dominato da Plutone: «signore del Potere nelle sue varie forme. Il potere personale, la volontà di potenza di un popolo, l’arricchimento di beni, lo grosse forze occulte», come ci ammaestra una brava stròlaga. Saranno dunque favoriti «i«Poteri Forti», quelli che non si mostrano e operano «dietro le quinte» dei sistemi economici che governano realmente il mondo. Uomini organizzati in strutture occulte in grado di manovrare i politici dei vari Governi, soprattutto quelli che sono in brutte acque economiche e quindi ricattabili». Plutone è il pianeta dei plutocrati e delle plutocrazie, del trionfante 1 per mille che s’accaparra i beni degli altri 999 abitanti del pianeta Terra.

Così, messi sulla strada dagli astri, è possibile anche a noi escogitare alcune facili previsioni per l’anno prossimo.

Il Libano diventerà la nuova Libia

Vi esploderà la guerra civile settaria sunniti contro sciiti, si smembrerà in fazioni armate dall’intervento straniero, la minoranza cristiana sarà sterminata e dovrà fuggire, insomma anche questo Paese, col suo delicato equilibrio, finirà nell’irresistibile gorgo di destabilizzazione e caos che Israele ha creato attorno a sé con il valido aiuto di Washington. Ce lo dice Plutone? Più precisamente, un noto pensatoio della plutocrazia, il Carnegie Endowment for International Peace. Questo benemerito ente privato e «culturale» , finanziato da plutocrati americani e con gli uffici a Washington, è molto versato in rivoluzioni colorate e primavere arabe. E da qualche mese si preoccupa per la stabilità del Libano, e propone alla Casa Bianca, e all’Occidente in genere, vari rimedi su come intervenire per rafforzare la «stabilità».

Cosa facile: il Libano ha una popolazione di 4,5 milioni, ed ospita 1,5 milioni di profughi siriani, fuggiti dalla Siria destabilizzata. Sono sunniti siriani, odiatori di Assad, militanti armati e loro simpatizzanti e famiglie, «spinti oltre confine dalle offensive congiunte delle forze leali al presidente Assad e da Hezbollah nel lato siriano della frontiera» che hanno avuto notevole successo nell’inverno 2013. Queste masse di fuggiaschi si sono concentrate ad Arsal, cittadina di frontiera sunnita, «che a lungo è stata una base per i ribelli siriani» che lì venivano armati e riforniti per poi condurre puntate offensive nelle montagnose zone confinarie. In agosto già «sono scoppiati fra l’esercito regolare libanese e questi profughi» ad Arsal. Una trentina di soldati libanesi sono stati presi prigionieri dai «profughi», più precisamente, da Al Nusra e dallo Stato Islamico, si preoccupa un tal Aron Lund, analista del Carnegie.

Dunque, lì, in Libano, i «profughi» sono egemonizzati dalle milizia armate ed addestrate da USA, Turchia, Katar ed Israele per rovesciare Assad. Ma questo Aron Lund non lo dice; nell’insieme della sua analisi, tratta tutta la faccenda come se fosse a causa di un evento naturale, un terremoto, che la Siria è da tre anni destabilizzata, e che i ribelli pro-democratici anti-Assad si siano trasformati in «terroristi islamici». Questo milione e passa di profughi è angariato dalle truppe e dagli abitanti libanesi, dice Aron. Trova protezione sotto i caporioni di Al Nusra e dell’IS mescolati fra loro.

A questo punto, Aron è colto da una intuizione improvvisa: «Il Libano adesso ha nel suo seno, per la prima volta nella storia, una maggioranza sunnita». E questo altera i delicati equilibri di potere su cui si regge il Paese, con accordi e alternanze politiche concordate tra sciiti (Hezbollah), cristiani maroniti o armeni, drusi, e Sunniti appunto, in qualche modo egemonizzati dalla famiglia Hariri, potente e sostenuta dai sauditi. Questi equilibri si basavano sul fatto che i sunniti «non» sono maggioranza nel Paese. Adesso, coi siriani, diventerebbero maggioranza. Vuoi vedere che i sunniti, forti dei nuovi arrivati, si metteranno a voler rinegoziare i termini della loro presenza nel sistema di potere libanese?

Ma quel milione e mezzo sono siriani, stranieri, che un giorno ritorneranno nel loro Paese, direte voi. Aron Lund ci disillude. Legge nella sua sfera di cristallo che «i siriani non sono ospiti temporanei. Molti se non tutti resteranno in Libano per il resto della loro vita e, a meno che il conflitto siriano magicamente non si risolva, nuove generazioni nasceranno qui».

Insomma, il tecnico della Carnegie prevede «che i siriani stanno per formare una diaspora permanente sul modello palestinese». Il Libano infatti ha dovuto ospitare a suo tempo 400 mila profughi palestinesi – cacciati da un fenomeno naturale (alcuni parlano di alluvione di khazari), dalla Palestina dal 1948, poi ancora negli anni 70 – e lì sono rimasti in campi ormai eternizzati, una componente marginalizzata, inquieta ed eversiva, una spina nel fianco. I siriani sono profughi più numerosi, più armati e più appoggiati dai Sauditi (ma questo non lo dice Aron): vuoi vedere che «ad un certo punto emergeranno come un soggetto politico autonomo» e magari – Plutone non voglia – questi cosiddetti profughi molto armati e molto appoggiati si metteranno a combattere Hezbollah?

«Le forze Hezbollah sono estese al massimo a causa del loro intervento in Siria, senza una fine in vista», profetizza l’uomo di Carnegie. Prima erano la più solida forza armata in Libano, e garanzia della sua stabilità; adesso sono indeboliti. Dunque i profughi sotto Governo della Stato Islamico (Califfato) e di Al Nusra potrebbero adempiere ai più caldi voti ed auspici di Israele, mettendo nell’angolo gli Hezbollah e a ferro e fuoco il Libano. Potrebbero trasformarlo in qualcosa di analogo a quella che oggi è la Libia post-Gheddafi.

«Il Libano di prima del 2011, con il suo equilibrio politico e di fazioni, non esiste più», assicura lo stròlago del Carnegie. Dunque, non siate sorpresi se Washington dovrà contrastare la radicalizzazione dei sunniti anche in Libano, da grande risolutore di problemi come in Libia, Siria, Afghanistan ed Iraq.

Gli astri confermano, ahimè: «Saturno che incontra Plutone in Capricorno e Nettuno in Pesci inducono ad attendere recrudescenze di conflitti religiosi o violenze sui capi di organizzazioni di questo tipo. Questa situazione di conflitto durerà fino a quando Saturno, tra circa due anni e mezzo, entrerà in Capricorno». Campa cavallo.

Guerra del dollaro ai BRICS

Per mesi e mesi, la Fed ha prodotto miliardi di dollari per gonfiare la sua economia. È stato facile per molti Stati emergenti indebitarsi in dollari a tassi dell’ordine 1% per investire in attività costose e rischiose — un piccolo esempio, per estrarre, trasportare e produrre greggio. Indebitarsi in dollari equivale a far short sul dollaro, ossia a contare che il suo valore continui a calare. La Fed aveva dichiarato che avrebbe continuato a stampare «per un lungo periodo di tempo». Questo periodo è finito. Lo stimolo ha prodotto la (pseudo) crescita del Pil USA, quindi la Fed restringe. Paesi emergenti hanno debiti per 6 trilioni, altri dicono 9 trilioni, in dollari, «moneta che non stampano e non controllano». Adesso devono restituire in dollari per loro «rivalutati». La Banca dei Regolamenti internazionali ha sussurrato ad Evans-Pritchard del Telegraph che i Paesi emergenti rischiano uno shock da dollaro come quello che avvenne quando la Fed strinse la borsa negli anni ’90, ciò che portò al default della Russia ed alla crisi dell’Est-Asia. Ma peggiorato, perché i debiti dei Paesi emergenti hanno raggiunto il 175% dei loro Pil, un 30% in più del 2009.

Plutone e i suoi plutocrati fanno così: allargano il credito, poi lo restringono e tutti sono nella trappola. Russia, Venezuela, Nigeria, i Paesi petroliferi col greggio in calo, saranno più nei guai. Ma non solo: l’Indonesia ha dovuto intervenire per contrastare il crollo della sua rupia, il Brasile ha visto calare il rial del 10%, la sua Petrobras nazionale ha 170 miliardi di dollari di debiti. Persino la lira turca crollata del 12% in un mese.

Le valute dei Paesi BRICS possono liquefarsi, il loro tentativo di creare un sistema monetario alternativo fallire in una serie di bancarotte. Ma non dite che è colpa della Fed e dei banchieri centrali ausiliari. È colpa delle stelle avverse.

Nel 2015 potrete persino scoprire, che so, che Boko Haram – il gruppo terrorista islamico invincibile – è una creazione dei sauditi e della CIA per mettere nei guai un altro noto Paese petrolifero africano. Magari Georges Soros, molto favorito dalla congiunzione Plutone-Mammona, sarà chiamato dagli ucraini a diventare davvero il capo della loro Banca Centrale. E in Europa, chi oserà pronunciare la parola «deflazione» sarà punito secondo le leggi che colpiscono i negazionisti dell’Olocausto, demonizzato come gli omofobi e i non-credenti nel global warming.

Sono tutte previsioni facili per uno stròlogo competente. Il Papa divinamente ispirato ha appena detto: l’ONU deve combattere il riscaldamento globale. Nel 2015, andrà ad un importante convegno sul global warming a Parigi, convocherà un vertice mondiale delle religioni (gliel’aveva suggerito Shimon Peres: una ONU delle religioni), e obbligherà il miliardo e passa di cattolici del mondo a creder al dogma del riscaldamento globale.

Obama ha appena detto: «Il mondo ascolti il Papa». Vedrete come vanno d’accordo quei due, nel 2015.

Mosca affronterà la guerra di nuovo tipo

Il documento che esprime la nuova dottrina militare russa suggerisce che astri, quadrature e congiunzioni fanno profetizzare «all’interno, azioni mirate al cambiamento violento dell’ordine costituzionale russo, alla destabilizzazione dell’ambiente sociale e politico, a disorganizzare il funzionamento degli apparati di Governo, di strutture militari, civili ed informative» (prendete nota di un nome: Navalny, scelto dalle stelle come eroe democratico per Plutone).

All’esterno, Mosca si aspetta «destabilizzazioni di Paesi confinanti la Russia o di suoi alleati e spiegamento di truppe estere in tali nazioni», in corrispondenza con «l’espansione e il riarmo della NATO che si assume funzioni globali in violazione del diritto internazionale». Tali violazioni comprendono «la creazione e il dispiegamento di sistemi di missili strategici anti-balistici che minano la stabilità e la parità di forza nucleare costituita» dai trattati internazionali precedenti. È un’offensiva plutoniana e plutocratica che mira alla «implementazione del primo colpo» ossia alla possibilità di sferrare un attacco nucleare senza che l’avversario incenerito possa reagire lanciando le sue bombe atomiche. La deterrenza sarebbe finita, la via aperta alla guerra totale e vittoriosa dell’Occidente.

Ciò induce Peter Koenig, un economista tedesco, a gridare il suo allarme: «Europa attenta! La terza guerra mondiale può distruggerti per la terza volta in un secolo». Koenig è convinto, chissà come mai, che «Washington è assatanata dalla voglia di una guerra alla Russia. È il progetto del PNAC (il Project for a New American Century, il think tank giudaico neocon che “previde” l’11 settembre e caldeggiò il riarmo americano per una guerra infinita) di impossessarsi del mondo. Dopo la Russia, sarà la volta della Cina, che viene accerchiata in questo momento. Certo, Russia e Cina hanno stretto un patto economico militare che è quasi impossibile debellare. A meno che... a meno che, ed è questa la questione cruciale, Washington dia inizio ad una guerra nucleare totale, distruggendo essenzialmente l’Europa». Sarebbe evidentemente l’Europa il teatro di questa guerra.

«Popoli europei, sveglia – proclama Koenig – riprendetevi i vostri Stati dalle mani di questi fantocci, i vostri leader politici senza cervello e senza spina dorsale! Non è troppo tardi, Europa: il tuo futuro è nella tua autonomia, in alleanza sovrana con l’Est. Liberati dai ceppi che ti incatenano con questa bisca del dollaro corrotta e indebitata».

«Più Europa», e sempre più TTIP

Attraente programma, evadere dalla prigione dei popoli chiamata UE. E persino fattibile. Solo, richiede dagli europei una piccolissima virtù: il coraggio.

Persino gli astri ce lo dicono. Ridò voce alla stròlaga: «Giove, Saturno, Urano formano un trigono di fuoco che durerà fino ai primi giorni di Agosto, quando Giove uscirà dal Leone. Da questo volume di fuoco potremmo ottenere dal cielo un aiuto per una maggiore forza di volontà, il desiderio di non soggiacere alle ingiustizie, lasciando aperta la possibilità di immaginare un mondo diverso , almeno rispetto il peggio, di quello attuale».

Ma come sapete, gli astri inclinano, non determinano. E come diceva Don Abbondio, il nostro patrono italiota, «il coraggio uno non se lo può dare». Sicché la facile previsione è la seguente: alla crisi che si approfondisce ed incancrenisce, alla deflazione che morde e alla disoccupazione di massa, i poteri forti di Plutonica ascendenza ci proporranno la cura. La solita: «Più Europa». E procederanno a tutto vapore, che voi lo vogliate o no, alla Europa federale, al dominio ferreo della Banca Centrale su tutti i Governi, e alla dittatura collettiva dietro le quinte della tecnocrazia senza cervello e senza spina dorsale che, da Bruxelles, esegue gli ordini Pluto-Washingtoniani. Noi zombificati, guidati dall’informazione dei nostri media pavloviani, accetteremo.

Che cosa me lo dice? La sfera di cristallo e le quartine di Nostradamus, senza dubbio. Ma ancor più me lo dice il fatto che tutti i TTIP, TTA, ATE, insomma tutti i trattati internazionali globalizzatori, nel 2014 appena passato, sono andati avanti a tutta birra. I progetti non hanno avuto flessioni, le proteste di categoria non sono servite a nulla. Né i media ci hanno informato di questi. I Plutocrati continuano a metterli a punto coi loro maggiordomi europoidi, per il bene delle mega-corporations a cui dà sui nervi tutta la legislazione europea in fatto di sicurezza alimentare, di socialità e difesa salariale, a tutti quelli che loro chiamano «ostacoli alla concorrenza» , e che si apprestano a smantellare.

Il TAFTA, Transatlantic Free Trade Area, sarà immancabilmente approvato fra USA ed UE nel 2015. I Paesi coinvolti sono 29, chiamati a formare un mercato unico di 800 milioni di sudditi delle mega-corporations. L’accordo abolirà infatti non solo i dazi doganali tra le due zone, ma anche le «barriere non tariffarie»: pensate che Monsanto sta attivandosi per brevettare – udite udite – il pomodoro. Se non ci credete leggete qui. Se qualche italiano sarà ancora tentato di coltivare i suoi pomodori senza pagare le royalties a Monsanto, sarà chiamato a rispondere non davanti a un tribunale, ma ad una corte arbitrale internazionale costituita da avvocati e commercialisti, non pochi pagati da Monsanto. Gli stati interi saranno trascinati davanti a detta corte arbitrale, alla pari con le mega-multinazionali, per la colpa di distorcere la concorrenza magari dando sussidi di disoccupazione, e ciò impedendo ai salari di cadere fino al livello in cui diventano competitivi...

Infatti, l’accordo che renderà possibile questa neo-schiavitù, in sigla AEGC, è stato già approvato il 26 settembre 2014. E la Commissione Europide sta già imponendo di adeguare le legislazioni nazionali, le quali – ci assicura – «incentivano gli investimenti esteri» tanto agognati nei nostri Paesi, e «porteranno al Pil della UE un aumento di 12miliardi» (una briciola, nel bilancio pan-europeo). Per adesso la Germania si sta opponendo allo ISDS, Investor State Dispute Settlement, il meccanismo di arbitraggio con cui un «investitore» americano può attaccare gli Stati che minacciano il suo investimento con le loro normative, a fargli pagare i danni...

Pensate sia finita?

No, c’è anche lo APE, Accordo di partenariato economico. Nessuno ve ne ha parlato, vero? Eppure è entrato già in vigore, addirittura da luglio. Sappiate che rende possibile a trenta Paesi dell’Africa occidentale (quella francofona, guarda caso) di esportare in Europa i loro prodotti, dalle banane al cacao ai tessili e vestimenti, senza dazi. In compenso gli europei (i francesi, per puro caso) potranno invadere quei paesi con i nostri prodotti agricoli, latte, cereali, carne. Distruggendo adeguatamente la produzione locale.

Poi c’è il TTIP, il Trattato Transpacifico: il gemello del trattato transatlantico, anche questo voluto da Washington, e che farà un mercato comune di altri 800 milioni di persone, tutte in Asia e nel Pacifico. Ho usato il futuro, dovrei usare l’ipotetico: «farebbe». Perché il Trattato Transpacifico ha subito una battuta d’arresto, i Paesi asiatici sembrano più interessati alla zona economica che sta costruendo Pechino, che comprende anche la Via della Seta (scambi con l’Europa) e persino il nuovo Canale di Panama, scavato con capitali cinesi in Nicaraga. Il Nicaragua ha già dato l’assenso.
Il che consente di fare l’ultima facile previsione, basata sulla quadratura di Plutone, la sua congiunzione con Mammona e il trigono con Goldman Sachs: ci sarà una «rivoluzione colorata» in Nicaragua. O, se non basta, un intervento di pace dei Marines per portare la demokràzia.

Sempre più pace nel mondo, sempre più cristiani trasferiti, sempre più Europa. Sarà varata l’eutanasia per i 65enni. Buon 2015 sotto Plutone. Speriamo non Plutonio.



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