eyeless_gaza.jpg
Eyeless in Gaza...
Stampa
  Text size
«Eyeless in Gaza in the middle of the slaves» è un verso del poema di Milton, «Il Paradiso perduto». E lo scrittore Aldous Huxley lo scelse come titolo di uno dei suoi romanzi.
Nella difficoltà di capire quell’avventuroso libro di Sansone (Giudici), che è nella nostra Bibbia, sarebbe bene qui seguire almeno il suo principale simbolo, che penso si applichi, non solo al senso di quella storia, come alla visione colta da Milton e pure da Huxley; visione che esprime un culmine di disperazione applicabile alla spaventosa situazione di Gaza oggi.
Ma quale il suo motivo di fondo, che deve aver assillato Sansone, prigioniero dei Filistei più di tremila anni fa, così come il personaggio intellettuale creato da Huxley nella metà de Novecento e esplodere oggi nel tragico scontro tra israeliani e palestinesi?
A questo tormento universale, che ben riflette la condizione umana di sempre, c’è da riferirsi per capire qualcosa della tragica motivazione della guerra presente.
Si tratta di una «posizione di fede», o meglio, di una fede risultante da un acuto fanatismo della lettura biblica.

Nel libro dei Giudici tutto sembra girare attorno alla storia dei capelli di Sansone che, una volta tagliati, gli hanno fatto perdere la sua straordinaria forza.
Ma essa non si ricollega forse al fatto che per gli ebrei ortodossi lama alcuna deve passare per le tempie di un osservante, che perciò lascia crescere quel ricciolo senza mai accorciarlo.
Così sono riconosciuti nel mondo e parimenti questa loro fede.
Sì, perché di una fede si tratta, simbolizzata da quei capelli.
Per non allungarci oltre riguardo al sofisticato Huxley, diciamo subito che il suo ben pettinato personaggio alla fine pensa di risolvere il suo cruccio profondo, vissuto in una società viziosa, facendosi convinto seguace di una «fede» agnostico-pacifista.
Si può dire allora che esso riflette la decadenza di un’Europa passata dagli utopici e mirabili mondi nuovi alla guerra per liquidare la Cristianità, in fondo aspirava alla mescalina e alla goduria, così come nella nostra età si droga aspirando le fetide menzogne democratiste e conciliari.
Ma attenzione tutto è strettamente legato riguardo alle mosse della guerra contro la gente di Gaza e il mondo non giudeo... tout se tient!

Il nodo della questione: una lettura faziosa della fede biblica

Come si sa, una delle gambe portanti di quel cavallo di Troia mostruoso che è il Vaticano II, ha per nome «Nostra Aetate» e si destina ad una rilettura evangelica nel senso di negare la responsabilità degli ebrei nella crocefissione del Messia, ma anche di giustificare il loro ripudio indignato della «teologia della sostituzione», ovvero del fatto che la Nuova Alleanza sostituisce quella antica e che Gesù Cristo ha insegnato la giusta lettura della Bibbia, che è quella dell’amore nella universale famiglia di Dio Padre.
Sì perché quel popolo era stato eletto per una missione: accogliere il Verbo divino, il Figlio di Dio, il Desiderato delle Nazioni venuto per portare la sua Luce di Verità, Vita e Via unica di pace.
Invece, da allora scatenò la guerra al Suo Nome.
Il fatto certo, storico, religioso e culturale è che avendo rifiutato la presenza in terra della Parola evangelica annunciata nella Torah, la gran parte del popolo ebreo non ha abdicato dalla lettura in proprio delle Scritture; le impara dovutamente rielaborate e incentrate su un giudizio della causa propria di popolo eletto per se stesso con il Talmud.
E’ la fede talmudica che suscita quelle dichiarazioni e atti dei sionisti, anche se miscredenti.

Sarà forse possibile disgiungere l’attuale invasione di Gaza dall’idea che tutta quella zona è stata data da Dio a Israele per sempre, perché la dominasse e in essa vivesse in beata pace, liquidando ogni avversario?
Sarà forse possibile disgiungere il massacro operato per ragioni religiose del fanatico Goldberg armato di mitra contro i mussulmani oranti nella loro moschea, dal massacro operato a Gaza?

Si dirà: questo è conseguenza dello sparo di missili palestinesi che turbano la pace di famiglie israeliane.
Ma anche qui, a parte il colossale squilibrio di forze, quale Bibbia può negare il diritto di un popolo di difendersi per sopravvivere degnamente nelle terre dove è nato e che coltiva da secoli?
Non è anche questo il risultato di un dono e di un’elezione?

Quindi, la questione di fede che promuove tale guerra di dominio per ragioni più che storiche, scritturali, indica la carenza di quella «fede samaritana» di amore per il prossimo, di cui parlò spesso Gesù.
Israele non conoscendo alcun prossimo, professa una nefasta fede esclusivista e religiosamente razzista; religiosa, anche senza altra fede di quella del possesso e dominio terreno.
E tutto ciò comporta, a parte l’abbruttimento profondo delle anime, una contaminazione globale di violenza senza fine.
E’ quello che si vive oggi quando Israele distrugge i vicini appoggiato senza restrizioni dalla più grande e cieca potenza mondiale.
Sarà questa una situazione senza scampo per l’umanità?

La retta soluzione oggi smarrita


Dopo aver capito che questa guerra infinita risulta da una lettura distorta della Rivelazione, diviene chiaro che la soluzione può solo essere nella sua retta lettura.
Non è stato forse per questo che all’uomo decaduto è stato svelato il Mistero teandrico, di Dio fatto carne per suscitare nelle anime quell’amore per la Verità e per il prossimo che è la sola sorgente di pace.
Ma si dirà che i cristiani pure furono vettori di guerre e lo sarebbero tuttora.
Ora, Gesù Cristo stesso ha insegnato che la verità che portava non sarebbe fattore di pace, ma di divisioni e pure di guerre; era il Pacifico, ma i Suoi interlocutori umani erano discendenti di Adamo e macchiati dalla caduta originale, manifestatasi subito nell’istinto assassino di Caino.
Nel cuore umano esso coabita perfino col senso di dovere espresso nel sacrificio a Dio, sacrificio di pentimento e gratitudine, che però richiedeva ancora la Grazia.
Per riportarla al mondo e domare tale decaduto istinto umano, presente anche nella Vecchia Alleanza, il Signore istituì con la Sua Passione e morte la Pasqua del suo Corpo e del suo Sangue, Sacrificio della Nuova ed eterna Alleanza della Santa Messa.
Sacrificio di lode, di ringraziamento e di gratitudine, propiziatorio e impetratorio nella Grazia della Comunione dei Santi.
Questo è necessario per impetrare la pace nel pentimento dei peccati.
Una volta soppresso, verrà la fine, secondo Daniele confermato da Gesù.

La vera Chiesa non insegna forse la vera pace?

La pace insegnata da Pio XII nel suo pubblico ringraziamento alla Madonna per aver preservato la Città Eterna durante la guerra: «Chi volesse implorare alla Vergine la cessazione dei flagelli, senza un serio proposito di riforma della vita privata e pubblica, starebbe semplicemente chiedendo l’impunità della colpa, il diritto di regolare la propria condotta, non secondo la Legge di Dio, ma delle passioni scatenate. Tale supplica sarebbe la negazione e il contrario della supplica cristiana, sarebbe ingiuria a Dio, una provocazione alla Sua giusta collera, l’ostinarsi nel peccato, che è l’unico e vero male del mondo». (Omelia del 13 giugno 1944, Chiesa di Sant’ Ignazio).

Quale contrasto con le idee del Vaticano dal tempo di Giovanni XXIII, che censurò la visione del Terzo Segreto di Fatima dove l’Angelo della Pace invocava per tre volte la penitenza.
E poi di Paolo VI che ripose le ultime sue speranze nell’ONU!, nel discorso che vi fece nel 1965.
Da allora i suoi successori fanno questo pellegrinaggio a quel palazzo di vetro dei santuari agnostici e gnostici della santissima Manhattan, che vuole l’unione di tutte le religioni e culti, la URI del sincretismo totale che rispetta solo quell’ultima fede che disprezza ogni utopismo umanitarista dell’ONU per poi dominare pure le crisi di coscienza e di economia altrui.

Uno sguardo ai «principi» dell’ONU

Seguiamo la recente intervista su Zenit.org, a San Paolo, mercoledì, 24 dicembre 2008 di monsignor Michel Schooyans, famoso esperto di Filosofia politica e Demografia, membro della Pontifícia Accademia per la Vita e della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e professore emerito presso l’Università di Lovanio (Belgio).
Mentre si celebrano i 60 anni della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, la maggiore minaccia al documento e ai principi che vi vengono proclamati viene dalla stessa entità che ha dato vita al testo: l’ONU.

Ora, «I diritti proclamati nel 1948 devono esprimersi in leggi che verranno applicate dai governi delle nazioni e controllate dal potere giudiziario. Ci sono quindi due aspetti: primo, il riconoscimento della realtà degli esseri umani che hanno la stessa dignità e gli stessi diritti fondamentali, e dall’altro lato strumenti giuridici che danno una forma concreta, esigibile, a quei diritti riconosciuti come fondamentali».

Oggi questi diritti sono contestati dalla stessa ONU, che non fa più alcun riferimento alla verità, al Diritto Naturale relativo alla realtà dell’uomo.

«Una contestazione che deriva dall’influenza della teoria positivista del Diritto, elaborata soprattutto da un autore chiamato Kelsen (1881-1973). Sotto l’influenza di Kelsen, si è diffusa una nuova concezione del diritto, e quindi dei diritti umani. Tutto quello che abbiamo spiegato circa i diritti innati dell’uomo che, essendo uomo, ha naturalmente dei diritti, viene contestato. Tutto ciò è negato, è posto tra parentesi, è disprezzato e dimenticato. Esistono solo le norme giuridiche, il diritto positivo, cancellando ogni riferimento ai diritti che gli uomini hanno naturalmente. In questo contesto, le determinazioni giuridiche sono l’unica cosa che merita studio e rispetto. Questi ordinamenti giuridici, queste disposizioni dei Codici possono cambiare secondo il gusto di chi ha la forza per definirli. Sono un puro prodotto della volontà di chi ha potere, di chi riesce a imporre la sua visione di ciò che significa questo o quel diritto umano. Per questo, come si vede, dipende dall’arbitrio di chi ha la possibilità di imporre la propria concezione dei diritti umani, visto che non c’è più alcun riferimento alla verità, relativo alla realtà dell’uomo».

Quali le conseguenze?
Monsignor Michel Schooyans: Sono tragiche.
Il positivismo giuridico ha aperto e apre la via a tutte le forme di dittatura.
Come diceva lo stesso Kelsen, nell’Unione Sovietica di Stalin c’era lo Stato di diritto, visto che c’erano delle leggi.
Era un dittatore, ma faceva la legge.
Ma quale legge?
Quella che era espressione della sua volontà, della sua brutalità.
Non aveva riferimento a diritti naturali, oggetto di una verità alla quale la gente aderisce e che si impone per il suo fulgore.
La legge al tempo di Stalin era riflesso della volontà del più forte.

Al giorno d’oggi, la legge che permette l’aborto o l’eutanasia non è una cosa diversa.
E’ una legge che permette che vinca il più forte, che dice: visto che questa è la mia volontà decidiamo chi può essere ammesso all’esistenza e chi non può.
Questa mentalità è entrata in varie agenzie dell’ONU, e al giorno d’oggi l’ONU si sta comportando come una superpotenza globale, transnazionale, sulla linea di Kelsen.
Egli stesso dice che le leggi nazionali, quelle che conosciamo nei nostri Codici nazionali, devono essere sottoposte ad approvazione, devono essere validate da un centro di potere piramidale.
La validità delle leggi nazionali dipende dalla validità concessa dal potere sovranazionale ai codici nazionali particolari.
Ciò significa che le nazioni sono del tutto alienate dalla loro sovranità e gli esseri umani dalla loro autonomia.
La gente lo verifica tutti i giorni, nelle discussioni parlamentari.
Molti Parlamenti sono semplicemente dei teatri di burattini che eseguono decisioni venute da fuori e compiono la volontà di chi impone le proprie decisioni, eventualmente comprando i voti attraverso la corruzione.

Tutto questo avviene sotto il simulacro della globalizzazione, che merita la nostra attenzione.
Nella mentalità di chi aderisce a questa concezione puramente positivista del diritto, la legge non è al servizio degli uomini e della comunità umana; è solo al servizio di questo o quel centro di potere.
Questo può essere una Nazione come gli Stati Uniti, ma può essere soprattutto la trama delle volontà che si riuniscono nelle Nazioni Unite, appoggiate da molte ONG e anche da alcune società segrete, come la massoneria.
Ciò dimostra che al giorno d’oggi il diritto internazionale tende a prevalere sui diritti nazionali, a schiacciarli, perché questi vengono a poco a poco disattivati.
E’ una cosa terribile!
Stiamo assistendo all’emergere di un diritto internazionale tirannico perché puramente positivista, ignorando i diritti umani inalienabili proclamati nel 1948.
E la gente non capisce...

Un nuovo tipo di totalitarismo?

Dice monsignor Michel Schooyans: «Sì, perché da qui in poi la sovranità delle nazioni è pura facciata. Kelsen lo spiega molto bene: il diritto internazionale, che detta la sua legge alle nazioni, deve essere esso stesso validato, approvato, dal vertice della piramide, dall’istanza suprema. Facciamo un esempio: in questo momento c’è una discussione nella sede delle Nazioni Unite sull’introduzione o meno dell’aborto come ‘nuovo diritto umano’. Sarebbe una nuova versione della Dichiarazione del 1948. Una modifica devastante perché introdurrebbe in modo surrettizio un principio puramente positivo in una dichiarazione che è antropologica e morale. In questo contesto si inserirebbe anche il diritto all’eutanasia. Spetterebbe alle singole nazioni ratificare questi ‘nuovi diritti umani’ che emanano dall’istanza suprema. Ciò significa che, visto che il riferimento ai diritti naturali degli uomini sarebbe già stato disattivato, questa nuova Dichiarazione diventerebbe un documento di diritto puramente positivo, che dovrebbe essere applicato da tutte le nazioni aderenti al nuovo testo della Dichiarazione o a qualche altro documento simile. Quello che sta quasi avvenendo è una cosa spaventosa. E va oltre. La Corte Penale Internazionale, istituita alcuni anni fa, avrà come settore di competenza il giudizio delle nazioni o delle entità che hanno rifiutato di riconoscere questi ‘nuovi diritti’ inventati o che verranno inventati. La Chiesa cattolica è uno dei possibili obiettivi di questa Corte Internazionale».

«La peggiore forma di schiavitù è quella mentale, la schiavitù della ragione, che comporta il naufragio della fede, perché non c’è atto di fede che non sia ragionevole. Se si entra in quella confusione mentale di dire che l’aborto è un diritto o l’eutanasia è un diritto, si entra in un processo che finisce per corrompere non solo la ragione, ma anche la fede».

Quel che il monsignore non dice

Tutto ciò è frutto della manipolazione del potere a causa di un oscuramento delle coscienze.
Ma la Chiesa non formava le coscienze secondo il niritto naturale e divino?
Ora, invece, i loro capi visitano e lodano l’ONU e altre iniziative, anche religiose (URI) che ormai promuovono l’aborto e il sincretismo anche pagano.
Che bravi! Ma quale Chiesa pensano di servire?

Il Vaticano II col suo documento «Dignitatis humanae» e altri avvallò quel che mancava alla libertà dalla ragione e dal diritto, da aggiornare ai tempi, naturalmente secondo gli ordini di quei tirannici poteri invisibili descritti.
Nel caso specifico del potere sionista che decide le sue guerre giuste al disopra di ogni parere dell’ONU, a cui non pare abbia mai dato importanza, tranne che per mobilitarla a suo favore e annientare qualche nemico, è certo che esso si impone anche nel campo religioso e passa a dettar legge anche ai cristiani conciliari: non hanno bisogno di Gesù, venuto per convertire solo i pagani, magari all’osservanza dei mutevoli diritti umani dell’ONU et similia.

Se Giovanni XXIII e Bea fossero stati dei veri cattolici, alla richiesta di Jules Isaac e del B’nai B’rit di cambiare la lettura evangelica severa con gli ebrei dell’ostinato rifiuto, avrebbero dovuto chiedere se essi avevano smesso di usare ogni mezzo per minare la diffusione del Vangelo a favore della loro lettura dell’Alleanza che rimane solo legata alla terra e al popolo messianico: se avrebbero smesso di considerarsi i giudici insindacabili di tutti gli uomini.

Ma niente. La lettura del Vecchio Testamento nel senso dei massacri per il dominio di Israele nel possesso della Terra promessa, anteriore a Sansone e ad altri giudici, sarebbe certa e andrebbe rispettata da tutti in ogni tempo, anche a scapito dell’annientamento del popolo palestinese: sarebbe questione di fede che andrebbe confessata dagli ebrei come dai cristiani, dagli americani come dagli italiani.
Una fede che andava confermata dalla chiesa conciliare, magari con migliaia di bigliettini di pentimento infilati nel Muro del pianto!

Tutto il mondo dovrà confessare che: «La partizione della Palestina è illegale. Non sarà mai riconosciuta... Gerusalemme fu e sarà per sempre la nostra capitale. Eretz Israel sarà restaurato per il popolo d’Israele; tutto e per sempre» (Menachem Begin, il giorno dopo il voto all’ONU per la partizione della Palestina).

Inoltre: «Israele ha il diritto di processare altri, ma nessuno ha il diritto di mettere sotto processo il popolo ebraico e lo Stato di Israele»  (Sharon, primo ministro, 25 marzo 2001, BBC Online).

Ecco lo stato di aberrante diritto «religioso e divino» giustificato dall’ambiguità demoniaca dei documenti conciliari, che hanno implicitamente censurato, con la vera lettura della Bibbia nel segno della Carità divina, quella che resta la sola vera soluzione per i problemi dell’umanità: la conversione degli ebrei alla Fede dell’amore di Dio Padre, la sola che può suscitare la vera speranza di libertà e di fratellanza universale nei popoli, ma pure nelle anime che per ora rimangono ostinatamente cieche all’amore del prossimo e alla Misericordia di Dio Uno e Trino.

Arai Daniele


Home  >  Ebraismo                                                                                          Back to top


La casa editrice EFFEDIEFFE ed il direttore Maurizio Blondet, proprietari
dei contenuti del giornale on-line, diffidano dal riportare su altri siti, blog,
forum, o in qualsiasi altra forma (cartacea, audio, etc.) e attraverso attività di spamming e mailing i suddetti contenuti, in ciò affidandosi alle leggi che tutelano il copyright ed i diritti d’autore. Con l’accesso al giornale on-line riservato ai soli abbonati ogni abuso in questo senso, prima tollerato, sarà perseguito legalmente anche a nome dei nostri abbonati. Invitiamo inoltre i detentori,a togliere dai rispettivi archivi i nostri articoli.