Dove morì Cristo?
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Uno dei cavalli di battaglia della dottrina gnostica che domina il bombardamento mediatico, lancia, di tanto in tanto, le proprie adeguate nuvole di sospetto, che, come goccia sulla pietra, siano in grado di scalfire la fede dei semplici e di ingannarla. È infatti recente la seguente notizia:

«‘Gesù visse fino a 106 anni e morì in Giappone’. Su di lui gli esperti e i religiosi continuano a studiare e a fare ricerche, ma cè anche un filone di internauti che si diverte a diffondere teorie sulla sua vita, sulla sua morte, sulle sue trasferte da figlio di Dio dei cristiani. Così è diventato nei racconti anche un globetrotter che è arrivato fino allEstremo Oriente, di una longevità unica per i suoi tempi e molto rara anche ai nostri giorni. La leggenda parla di un paese di nome Shingo, che allora si chiamava Herai. Lì ancora oggi cè una grossa pietra con una croce sopra e molti dicono che sia la tomba di Gesù. Cristo si sarebbe trasferito nel villaggio giapponese alletà di 21 anni e sarebbe rimasto lì per unaltra decina, poi tornò in Palestina,  fu catturato, ma a morire sulla croce sarebbe stato suo fratello Isukiri. Così tornò in Giappone e lì fu il suo ultimo respiro, sempre secondo la leggenda» (Teorie: Gesù visse fino a 106 anni e morì in Giappone).

Essa tuttavia si colloca all’interno di un filone, che, di tanto in tanto, sembra essere prediletto cammino battuto dai divulgatori di favole.

On line è infatti possibile leggere anche farneticazioni di tale tenore:

«Alcuni ordini esoterici occidentali sostengono che Cristo non è morto sulla croce per vari motivi. La morte per crocifissione avveniva molto lentamente, richiedeva circa 24 ore, Cristo è rimasto sulla croce solo il venerdì pomeriggio cioè sei ore, inoltre veniva praticata la frattura delle gambe in modo da favorire il cedimento del corpo e quindi provocare la morte per asfissia, questo non è stato fatto. Altro punto, dal corpo trafitto dalla lancia di un romano è sgorgato sangue, questo vuol dire che Gesù era vivo. Su Pilato vi era state delle pressioni a favore di Cristo, si dice dalla moglie e da Giuseppe di Arimatea per cui scelse una crocifissione che non fosse mortale, scelse il venerdi pomeriggio sapendo che gli ebrei non avrebbero deposto il Cristo il sabato per le loro convinzioni religiose e che pertanto sarebbe rimasto sulla croce solo poche ore. In questi ordini esoterici si sostiene che Cristo guarito dalla gente della sua etnia, esseni che conoscevano larte medica, si sia rifugiato più che nel Kashimir presso una tribù essena che si trovava sul Monte Carmelo, vicino alla Samaria, dove era stato accolto in gioventù. Gesù era stato in India, molti anni prima, dove aveva assimilato molti insegnamenti del buddismo e delle filosofie orientali» (Gesù Cristo non è morto sulla croce-motivazioni).

Ora, ci si chiede: Gesù morì in Giappone, vissè lì, oppure in India ovvero in Kashimir? Anche i delatori dei Santi Vangeli dovrebbero accordarsi sulla verità delle loro affermazioni.

Scorrendo Focus, apprendiamo in effetti che «Gesù è morto come un uomo comune e giace in una tomba a Srinagar, capitale dello Stato indiano del Kashmir».

Sembra la sceneggiatura di un romanzo di Dan Brown, e invece è la Lonely Planet, famosa collana di guide turistiche, che riporta la descrizione della «tomba di Gesù», nel sito sepolcrale di Roza Bal, il cui significato deriva dal kashmiro Rauza-Bal, «tomba del profeta». (Gesù riposa in India ) Ma queste tesi cozzano non soltanto tra loro, ma anche con il preteso rinvenimento della tomba di Cristo in Israele, tesi sulla cui scorta è stato anche realizzato un film, The Body, con Antonio Banderas, nella parte di un sacerdote, che, pur manifestando una spiritualità ed una preparazione storico-teologica molto approssimative (e quindi disegnando l’immagine di un sacerdote, a mio avviso, pessimo), risulta essere comunque la figura maggiormente positiva dell’ambiente clericale ivi rappresentato (cardinali corrotti, frati passionali, ecc.).

Chi ha ragione? Dove si vuole andare a parare con queste illazioni? Il tentativo e la volontà sono evidentemente orientati ad un unico fine: screditare i Santi Vangeli e mandare alle ortiche l’evento degli eventi, quello che fa tremare filosofie e ragionamenti: la resurrezione di Gesù. Dal punto di vista scientifico questi elucubrazioni mentali lasciano il tempo che trovano, perché risultano essere asserzioni prive di alcun fondamentato serio argomento.

A prescindere dalla prima obiezione certa: chi ha ragione tra costoro? Giappone, India, esseni, Israele? Dal momento che solo una di esse può essere vera, risulta palese, già a prescindere dall’esame della questione in re, la tendenziosità comune di tutte tali ipotesi, autoescludentisi. Ma la ragione forte del nostro rifiuto deve risiedere nel fatto che i Santi Vangeli e gli Atti degli Apostoli sono dei veri reportage storici attestanti la verità!

In primo luogo, l’occultamento del cadavere (tesi talmudica risalente al sinedrio dell’epoca) non rende giustizia del coraggio e della forza d’animo degli Apostoli! Davvero costoro si sarebbero fatti uccidere per un cadavere nascosto? Questa riflessione ha altrettanto valore di verosimiglianza se si pensa all’ipotesi di una sparizione del corpo; gli Apostoli, in questo caso, non avrebbero visto Gesù vivo e risorto (con i poteri del corpo risuscitato), ma si sarebbero lasciati suggestionare dl sepolcro vuoto.

Cosa abbiamo contro questa congettura? La semplice constatazione del fatto che della resurrezione, così come realizzata da Gesù, come attestato dai Santi Vangeli, nella cultura ebraica non v’era alcuna nozione; quindi pensare ad una riviviscenza di Cristo, immaginato vivo, è debole spiegazione della vulcanica rivoluzione dei suoi discepoli. San Paolo, tra l’altro, scrivendo ai chi aveva conosciuto Gesù, invita quasi ad accertarsi della vèrità della resurrezione presso i cinquecento che, in una sola volta, lo videro risorto. Se fosse miracolosamente guarito per mano di sconosciute capacità essene, avrebbe davvero potuto passare inosservato per quaranta giorni!??? Davvero avrebbero potuto vederlo solo quei poveri ed inesperti discepoli, illudendosi di una mai avvenuta resurrezione? Argomento che convince poco. Davvero si può credere che i nemici di Cristo non usassero qualunque stratagemma per provare la relativa frode? I sommi sacerdoti e gli scribi (dotati di loro coorti armate) che lo odiavano, davvero si può ritenere lasciassero cadere il tentativo di ritrovarlo, scovarlo per metterlo di nuovo al bando e a morte? O, perché non rintracciare il cadavere, mostrarlo a tutti, come frode emblematica? Davvero, ancora, possiamo pensare che i romani, spietati e precisissimi esecutori di morte, non sapessero distinguere tra morte reale e morte apparente?

In realtà, le supposte teorie su un Gesù, anziano, ultracentenario, morto in estremo Oriente, si connotano, come detto, tutte di una peculiarità certissima: la mancanza di prove documentali.

Si tratta di ipotesi non supportate da un minimo di canovaccio probatorio. Non c’è nulla. Voci di voci, di altrettante indistinguibili e non verificabili fantasie narrative, che si perderebbero nella notte dei tempi (ma della cui antichità, esiste soltanto l’autoconvincimento dei sostenitori). Questo, tuttavia, non basta! Le tesi che negano storicità ai Vangeli si fondano tutte su supposizioni indimostrate e soprattutto non si preoccupano di smentire la granitica e solidissima testimonianza di coloro che diedero la vita per un Vivo e non per un truffatore o per un cadavere! Non può esistere un motore differente dalla verità della resurrezione a spiegare, antropologicamente parlando, tutti gli accadimenti del cristianesimo nascente.

In ultimo, ma non per ultimo, l’insegnamento di Gesù, il suo messaggio, sono fortemente connotati da un deciso pensiero ebraico! Nulla di buddista, del freddo assoluto del nirvana annichilente; nessuna parentela col monismo di molte delle correnti indù; nessun legame col purismo ipocrita e classista degli esseni. Nessuna parentela con le correnti fluttuanti dell’ellenismo dell’epoca. Gesù fu ebreo al cento per cento! Al punto che la resurrezione stessa è idea ebraica e nel contempo imprevista nel senso dell’ebraismo (almeno secondo il modo di Cristo). Avrebbe potuto insorgere soltanto dal mondo ebraico, eppure gli ebrei non ne avevano né contezza, né intuizione, né prevedibilità.

Stefano maria Chiari


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