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Il nuovo libro di Curzio Nitoglia (invito alla lettura)
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L’Editore Effedieffe ha appena pubblicato il libro Roma antica, Giudaismo e Cristianesimo (646 pagine, 30 euro) di Curzio Nitoglia.

L’Autore, innanzitutto, risolve i rapporti tra Paganesimo, Cristianesimo e Neopaganesimo biologico/esoterico. In un altro capitolo mostra qual è, ancor oggi, il valore perennemente attuale del messaggio spirituale e filosofico che Roma antica può rivolgere al mondo moderno. Quindi, passa a trattare il tema dei rapporti che erano intercorsi – ai tempi di Gesù – tra Ponzio Pilato, Cesare e il Gran Sinedrio per poter, poi, risolvere la vexata quaestio della responsabilità del Giudaismo postbiblico nel Deicidio. Dipoi illustra la genesi della prima persecuzione “romana” (anno 64) contro il Cristianesimo ai tempi di San Pietro e San Paolo, sotto l’Imperatore Nerone, che fu spinto a martirizzare i Cristiani non dai Pagani o dai Romani, come si dice comunemente, ma dalla sua seconda moglie Poppea, che era una giudaizzante, ossia una “proselite della porta”. Nei capitoli successivi, l’Autore, basandosi sullo storico ebreo Giuseppe Flavio (La guerra giudaica), tratta la storia della conquista romana della Giudea nel 63 a. C., poi della distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 d. C. e – nelle pagine che proseguono – legge questi avvenimenti alla luce della divina Rivelazione, che svela quali siano state le cause remote della distruzione di Gerusalemme sotto Vespasiano e Tito (70 d. C.) e poi dell’intera Giudea/Palestina sotto Adriano (132/135 d. C.). Dopo affronta il problema dei rapporti tra la Roma antica e poi cristiana con Gerusalemme, che inizialmente fu la “Città santa” nel Vecchio Testamento e dopo, ossia nella Nuova ed Eterna Alleanza, divenne la “Citta deicida”, la “Gran prostituta”, che fu maledetta da Dio e perciò venne distrutta dai Romani e fu rimpiazzata dalla Roma cristiana, che è la “Città santa” del Nuovo Testamento. Nei capitoli successivi tratta della riprovazione teologica d’Israele da parte di Dio secondo il Vangelo di San Matteo e l’Epistola di San Paolo ai Romani. Inoltre nei capitoli che seguono si spinge ad esaminare il problema dell’incredulità degli Ebrei, esposta nel Vangelo secondo San Giovanni, e mostra la conseguente grandezza e miseria spirituale d’Israele prima e dopo Cristo; solo allora dimostra come sia divinamente rivelato, in San Paolo, che gli Ebrei postbiblici o increduli nel Messia (già venuto nella Persona divino/umana di Gesù di Nazareth) non piacciono a Dio; a questo punto, tratta la questione del Deicidio alla luce della Divinità di Cristo e della SS. Trinità: due verità dogmatiche che erano conosciute esplicitamente dai capi dei Giudei e solo implicitamente dai semplici fedeli. Quindi può abbordare il tema dei rapporti che oppongono inconciliabilmente la Chiesa di Cristo e il Giudaismo talmudico per concludere che i Giudei infedeli al Messia non sono “Fratelli Maggiori dei Cristiani”, come disse infelicemente Giovanni Paolo II nel 1986, ma “Figli del diavolo”, come li chiama il Vangelo  di San Giovanni (VIII, 44).  Quindi illustra la dottrina cattolica, esposta nella Somma Teologica (I-II, qq. 106-108) di San Tommaso d’Aquino, sui rapporti tra Antico e Nuovo Testamento, secondo cui Mosè era Cristiano poiché (come il patriarca Abramo vissuto attorno al 1900 a. C.) credeva nel Messia venturo, quale gli era stato rivelato da Jaweh sul Monte Sinai (1300 a. C.). A partire da ciò affronta il problema pungente dei rapporti tra Chiesa e Sinagoga dapprima mosaica e quindi buona, ma poi divenuta talmudica e dunque perversa, la quale ultima viene chiamata, perciò, dall’Apostolo San Giovanni “Sinagoga di Satana” (Apoc., II, 9) a differenza della prima, che era il vero “popolo di Dio” nell’Antico Patto. Nel capitolo successivo, l’Autore mostra i veri rapporti sussistenti tra le cosiddette tre religioni monoteistiche: Cristianesimo, Islam e Giudaismo talmudico.

Poi, nell’ultima parte dell’opera dedicata all’attualità, affronta il problema del progetto di dominio mondiale ebraico, contenuto già nella letteratura dell’Apocalittica giudaico/rabbinica e successivamente talmudica (II secolo a. C - III secolo d. C.), che è stato riproposto – attorno alla fine del XIX e gli inizi del XX secolo – nel testo veridico, ma non autentico dei Protocolli dei Savi di Sion. Nel capitolo successivo l’Autore, infine, tratta del complotto giudaico/massonico contro la Chiesa, che a partire dal Concilio Vaticano II (1962-1965) ha infiltrato l’ambiente ecclesiale ed ha occupato le sedi più alte del Vaticano sino ad arrivare all’attuale sbandamento totale con papa Bergoglio. Inoltre tratta la linea di continuità teologico/storico/politica, che partendo dalla shoah arriva a Nostra aetate; naturalmente distingue bene l’Antigiudaismo teologico/politico/economico dall’Antisemitismo biologicamente razziale e perciò affronta la questione delle “Leggi razziali italiane”  del 1938.

Non poteva mancare, infine, un’esposizione della filosofia morale di Roma antica, da Marco Aurelio a Seneca, fondata sulla metafisica greca di Platone e Aristotele. Nei capitoli successivi mostra l’attualità e la vitalità della filosofia della Seconda Scolastica (XVI-XVII secolo) in contrapposizione alla Modernità sia in politica (Francisco Suarez) che in ecclesiologia (San Roberto Bellarmino).

Quindi abborda il problema, ridivenuto attualissimo nel 2020 (dopo il Pachamama e il Covid/19), della liceità e doverosità dell’insurrezione armata dei Fratelli Maccabei contro il tiranno di allora (164 avanti Cristo): l’empio persecutore del culto monoteistico, Antioco Epifane, figura e prototipo dell’Anticristo finale e degli Anticristi intermedi odierni: Bill Gates, Soros, Rothschild, Rockefeller, Parolin...

Finalmente si avvia a trattare la natura della religione giudaica nell’Antico e nel Nuovo Testamento; poi sfata la leggenda della Chiesa primitiva presentata – sia dai modernisti sia dagli esoteristi neopagani – come una setta anarchica, che sarebbe pronta solo e sempre supinamente a “porgere l’altra guancia”; inoltre affronta la questione del proselitismo ebraico verso i Pagani nell’Antico Testamento, fenomeno sconosciuto nell’era cristiana o giudaico/talmudica e la presenza degli Ebrei a Roma a partire dal II secolo a. C. sino a quella, storicamente e archeologicamente accertata, di San Pietro e di Paolo terminatesi con il loro martirio sul Colle Vaticano (anno 64) e alle Acque Salvie (anno 67).

Per concludere tratta i rapporti tra Giudaismo e modernismo con il conseguente catastrofico e arrendevole “dialogo giudaico/cristiano”, paragonabile a quello di “Cappuccetto rosso” con il lupo cattivo...

Una lettura avvincente e sorprendentemente attuale!

Pietro Paolucci




1)
Il volume può essere richiesto all’Editore: numero di tel. 0763. 71. 00. 69; mail: info@effedieffe.com; sito: www.effedieffeshop.com

 
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