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Il potere occulto dell’alta finanza sul mondo moderno
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Nell’ultima puntata abbiamo studiato, le vicende storiche dei Rothschild durante l’epoca dei Congressi (che, per comodità, può definirsi di “destra”) della cosiddetta Restaurazione (1814-1822), fermandoci al 1817, e abbiamo appurato che essi hanno giocato, anche in tale èra, un ruolo determinante, proprio come lo giocarono nell’epoca napoleonica (che può essere detta di “sinistra”) e post-napoleonica.

Una delle loro caratteristiche è sempre stata quella di essere trasversali a ogni realtà - sia che fosse progressista o conservatrice, di “sinistra” o di “destra” - purché riuscisse vantaggiosa per le loro casse, per il dominio mondiale, che ha dato nascita al Mondialismo, il quale oggi (2020) sta toccando il suo apice e la sua fine, e anche per il loro popolo.

Non si deve pensare, infatti, che essi agissero (e agiscano ancor oggi) solo per desiderio di ricchezze materiali, no! La volontà di possesso del mondo li domina come impregna pure la loro etnia.

Adesso, prima di riprendere lo studio particolareggiato delle vicende dei Rothschild in tutta Europa, durante e sùbito dopo la Restaurazione, sarà opportuno approfondire il cammino che il Mondialismo ha percorso dal XVI/XVII secolo, con Valentin Andreae e Comenius, sino al Concilio Vaticano II (1962-1965) e come il pensiero esoterico/globalista sia penetrato, tramite la gnosi cabalistico/talmudica, nelle menti della maggior parte degli uomini di Chiesa nel post-concilio (1965-2020).

Johann Valentin Andreae e i Rosacroce (XVI secolo)

Johann Valentin Andreae (1586 - 1654) fu uno dei fondatori dei Rosacroce[1], una setta segreta (del XVII secolo), panteistica di derivazione cabalistica, che alcuni fanno risalire virtualmente già al XIII secolo, protestantica e madre della Massoneria moderna.

Egli nacque da una famiglia di alchimisti/occultisti e di falsi mistici (che si rifacevano alla scuola renano/fiamminga di Eckhart e di Ruysbroeck) insegnanti all’università di Tubinga, ma essi erano protestanti e specificamente melantoniani[2].

Nel 1632 Johann Valentin Andreae, ammalato e stanco, elesse Comenius, il suo discepolo prediletto, come suo successore nell’opera di espansione della sinarchia mondialista anti-cattolica romana[3].

L’opera principale di J. V. Andreae è la Descriptio de republica cosmopolita del 1619, in cui l’Autore disegna il piano della distruzione della Chiesa romana ad opera dei luterani e degli islamici, passando prima attraverso la dissoluzione della Cristianità europea per giungere al Nuovo Ordine Mondiale: “ordo a caos”, secondo la filosofia massonica.

Jan Amos Kominsky detto Comenius (XVII secolo)

Comenius (1592 - 1670)[4] ha gettato in maniera concreta, dietro imput dei Rosacroce e del suo maestro Johann Valentin Andreae, le fondamenta del Nuovo Ordine Mondiale, che doveva passare per la distruzione della Vecchia Europa ancora troppo ricca, secondo i mondialisti, di cultura metafisica greca, di filosofia morale romana e di patristica/scolastica cristiana per poter essere trasformata in una “landa deserta” - come diceva il cardinale Giacomo Biffi - globalizzata, omologata, impoverita e appiattita sotto la guida degli Stati Uniti d’America e d’Israele.

Egli discendeva da una famiglia della setta protestante anti-trinitaria dei Fratelli Boemi, che nel 1575 prese il nome di Fratelli Moravi (risiedenti nell’attuale Cecoslovacchia) dispersi in séguito in Polonia, poi si spostò in Germania, in Inghilterra, in Svezia, ritornò in Polonia e finì la sua vita in Olanda ad Amsterdam ove fu pubblicata la sua Opera Omnia nel 1657, di cui è parte cospicua la Didactica magna composta tra il 1633-38.

Comenio voleva 1°) unificare a livello mondiale l’istruzione scolastica; 2°) coordinare i governi nazionali in un’istituzione super-nazionale; 3°) riunire pan-ecumenicamente le chiese cristiane e le religioni a-cristiane all’insegna di un “meta-cristianesimo” (cristiano soltanto di nome e di facciata, senza alcuna sostanza di vero Cristianesimo) pluralista, relativista, tollerante e modernistico[5]. In breve voleva la realizzazione del piano massonico del dominio universale, mediante l’edificazione di una “Repubblica” e un “Tempio Universali[6].

Comenius nel suo scritto Consultatio de rerum humanarum emendazione, pars VI, Panorthosia (Amsterdam, 1644)[7] - in cui si rifà all’opera, citata sopra, del suo maestro J. V. Andreae, Descriptio de republica cosmopolita (1619) - perfezionato dal suo ultimo libro Lux ex tenebris (Amsterdam, 1657), annunzia chiaramente il piano sinarchico della distruzione della Chiesa romana e del Papato ad opera dei popoli nordici, ossia luterani e di quelli islamici ottomani, passando prima attraverso la dissoluzione del S. Impero Romano Austriaco (v. Prima Guerra Mondiale) per giungere al Nuovo Ordine Mondiale: di qui il lux ex tenebris, come dicono i massoni.

Il Comenismo penetra nello spirito degli uomini di Chiesa (XX secolo)

Purtroppo il piano della setta comeniana è penetrato nel Santuario e nelle menti degli uomini della Chiesa romana, con il Concilio Vaticano II e con il post-concilio[8].

Il 16 aprile 1993 il Pontificio Consiglio della Cultura, infatti, durante un simposio internazionale intitolato L’eredità di Comenius, bilancio di un centenario, per bocca del suo Presidente il cardinal Paul Pouppard dichiarò: “Comenius è stato il pioniere di una nuova educazione dell’uomo per l’uomo” (Esprit et Vie, 13 maggio 1993).

L’esoterismo s’infiltra nelle menti degli uomini di Chiesa (XX secolo)

Un noto esoterista e modernista, Tommaso Gallarati Scotti, ha influito sui futuri Papi, Roncalli e Montini. Si sa che egli stimava e conosceva il pensiero gnostico di Sabbataj Zevi, di Jacob Frank[9] e di Adam Mickiewicz (il maestro spirituale di Wojtyla) ed era ammaestrato nell’occultismo da Antonio Fogazzaro (cfr. Nicola Raponi, Dizionario Storico del Movimento Cattolico in Italia 1860-1980 diretto da F. Traniello – G. Campanini, voce Gallarati Scotti, Torino, Marietti, vol. II, I Protagonisti, 1982, pp. 215-222)[10].

La Globalizzazione e gli uomini di Chiesa (1980-2020)

Giovanni Paolo II - nel Discorso al Corpo diplomatico (24 febbraio 1980) - aveva iniziato a gettare, esplicitamente, le basi della costruzione del Nuovo Ordine Mondiale, dicendo: “Giustizia e sviluppo vanno per mano con la pace. Sono parti essenziali di un Nuovo Ordine Mondiale ancora da edificare. Sono una strada che conduce verso un futuro di felicità e di dignità umana”.

Benedetto XVI nella sua enciclica Caritas in veritate del 2006 al n. 67 ha scritto: “Per il governo dell’economia mondiale, per risanare le economie colpite dalla crisi, […] urge la presenza di una vera Autorità Politica Mondiale”.

Inoltre il 24 ottobre del 2011 il Documento del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, a nome di Benedetto XVI, ha auspicato la creazione di una Banca Centrale Mondiale scrivendo: “Esistono le condizioni per il definitivo superamento di un ordine internazionale nel quale gli Stati sentono la necessità della cooperazione. […]. Certo, questa trasformazione, si farà al prezzo di un trasferimento, graduale ed equilibrato, di una parte delle attribuzioni nazionali a un’Autorità Mondiale”.

Il 13 dicembre 2011 l’Agenzia Sir ha riportato che il rabbino capo delle Congregazioni Ebraiche Unite del Commonwealth, Jonathan Saks, la serata precedente (12 dicembre) è stato ricevuto in privato da Benedetto XVI e poi in pubblico presso l’Università Gregoriana ha esposto il piano concreto di una nuova forma di partenariato tra Cristiani ed Ebrei per “un’etica economica fondata sulle radici ebraico-cristiane”.

In breve egli ha preso atto che 1°) la prima svolta ebraico-cristiana ha avuto luogo durante il Concilio Vaticano II e il primo post-concilio, ma essa era solo una svolta teologica; ora 2°) si tratta di operare una nuova e definitiva svolta pratica, politico-finanziaria simile a quella che hanno messo in atto i “leader politici d’Europa per cercare di salvare l’euro”.

Il rabbino ha detto che dopo il Vaticano II è giunta l’ora di “iniziare un nuovo capitolo nelle relazioni ebraico-cristiane”, ossia bisogna passere 1°) dalle relazioni teologiche “faccia a faccia” 2°) alle relazioni pratiche politico-finanziare “fianco a fianco”. Egli ha auspicato, rifacendosi a Benedetto XVI, che Ebrei e Cristiani possano essere “assieme” una “minoranza creativa” di un Nuovo Ordine Mondiale contro le forze radicalmente e aggressivamente secolarizzanti (non contro quelle moderatamente secolaristiche …).

Il Mondialismo in “Gaudium et spes” e “Nostra aetate” (1965)

Per quanto riguarda la realizzazione del piano di unificazione del mondo intero, proposto da associazioni laicistiche e para-massoniche (Lyon’s club, Rotary club, Unesco, Onu…), tendente a un sincretismo religioso, poiché le religioni positive, e specialmente la cattolica, son ritenute dai mondialisti come ostacoli che dividono, con i loro dogmi, gli uomini. Ora è impressionante costatare come il piano sinarchico del potere temporale dei laicisti vada di pari passo con quello del potere “spirituale” dei neo-modernisti, che con Giovanni XXIII hanno cercato di unificare pan-ecumenicamente tutte le religioni.

Si veda, ad esempio, la Costituzione del Concilio Vaticano II Gaudium et spes (n. 42, § 3) che insegna: “La Chiesa riconosce ciò che vi è di buono nel dinamismo sociale odierno e in particolar modo il movimento verso l’unità”.

Paolo VI, parlando all’Onu (8 dicembre 1965), ha detto: “L’Onu rappresenta un cammino obbligato per la civiltà moderna. […]. Voi esistete per unire le Nazioni, per associare gli Stati. […]. Voi siete un ponte tra i popoli. […]. Chi non vede la necessità di arrivare progressivamente a instaurare un’Autorità mondiale capace di agire sul piano giuridico e politico?” (Paolo VI, Discours au Concile, Paris, Centurion, 1966, p. 323 ss.).

Infine, il Documento Nostra aetate, progetta in maniera dettagliata di “promuovere l’unità tra le religioni non-cristiane, tra gli uomini ed anche tra i popoli”. La conclusione pratica di tali premesse teoriche è stato il raduno pan-ecumenista di Assisi 1986 ove, con Giovanni Paolo II, tutte le religioni (anche gli animisti) hanno pregato il loro “Dio”, persino dentro le chiese cattoliche, ponendo, ad esempio, Budda sul tabernacolo. Non ci si deve meravigliare, quindi, del Pachamama intronizzato a San Pietro da Bergoglio, è soltanto il compimento di un cammino iniziato dal Concilio Vaticano II (cfr. Unitatis redintegratio, Nostra aetate, Dignitatis humanae).

Bergoglio e la distruzione dell’Europa (2013-2020)

Con il Pontificato di Francesco (2013) il male si è aggravato notevolmente e si fanno, ogni dì proclami pastorali, da parte del Papa (come dottore privato[11]) e della Conferenza Episcopale Italiana (v. le esternazioni del Segretario della CEI monsignor Galantino e del suo Presidente, il cardinal Bagnasco, dell’agosto 2015), non solo per l’accoglienza dell’immigrazione di massa dei musulmani che vengono dall’Africa, ma anche della loro integrazione, ossia della nostra omologazione ai loro costumi, come vedremo oltre[12] e, per di più, in un Paese come l’Italia allo stremo delle forze economiche, politiche, morali, sociali, culturali e religiose.

Inoltre, Francesco - durante un’intervista - ha risposto a Eugenio Scalfari: “Il Vaticano II, ispirato da papa Giovanni e da Paolo VI, decise di guardare al futuro con spirito moderno e di aprire alla cultura moderna. I padri conciliari sapevano che aprire alla cultura moderna significava ecumenismo religioso e dialogo con i direzione. Io ho l’umiltà e l’ambizione di volerlo fare” (Repubblica, 1° ottobre 2013, p. 3).

Richard Nikolaus Coudenhove-Kalergi († 1972)

Nel Novecento tutto era pronto per rendere oramai pubblico l’antico piano segreto di Andreae e di Comenius, ripreso da Saint-Yves e fu Richard Nikolaus Coudenhove-Kalergi (1894 – 1972) a realizzarlo ai nostri giorni.

Kalergi, era nato a Tokio ove suo padre era ambasciatore e aveva sposato una principessa giapponese; poi fondò a Vienna (ove visse pur essendo cittadino francese), nel 1922, il “Movimento Paneuropeo”. Egli si era laureato in filosofia a Vienna nel 1917 e si era sposato nel medesimo anno con una famosa attrice di teatro (Ida Roland) di origini israelitiche e aveva cominciato a interessarsi al progetto del Mondialismo e della Globalizzazione a guida statunitense sin dal 1919. Occorreva innanzitutto partire dalla Vecchia Europa per farne una Nuova Europa Unita, la Paneuropa o la Magna Europa (come dicono oggi i teo-conservatori italiani[13]). Nel 1923 uscì il suo libro principale in cui esponeva il cosiddetto “Piano Kalergi”, che in realtà era quello dei Rosacroce e della giudeo/massoneria, intitolato Paneuropa (Vienna, Edizioni Paneuropa, 1923). A questo volume ne seguirono altri, che sostanzialmente ripetono lo stesso tema, apportandovi delle modifiche e novità accidentali dovute all’evolversi dei tempi (R. Ch. Kalergi, J’ai choisì l’Europe, Paris, Plon, 1952; Id., Storia di Paneuropa, Milano, Edizioni Milano Nuova, s. d.). Nel 1947 fondò l’Unione Parlamentare Europea. Nel 1950 fu insignito del Premio Carlo Magno ad Aachen per il suo impegno “europeista”.

Secondo Kalergi “l’immigrazione di massa è una necessità, che serve a cancellare i Popoli e a controllare gli Stati. […]. Kalergi è un razzista biologico per il quale le caratteristiche fisiche, spirituali, caratteriali si tramandano per linee di sangue. La stirpe destinata a dominare i popoli europei è quella ebraica per motivi […] soprattutto di selezione eugenetica. […]. Occorre, infine, eliminare i Popoli attraverso il meticciato, mediante un’immigrazione indiscriminata. […]. Nei meticci si uniscono spesso […] delle caratteristiche che li rendono facilmente manovrabili dalla nuova nobiltà di finanzieri e banchieri anglofoni[14].

Ultimi “ritocchi” del piano Kalergi (1990-2020)

Il Piano Kalergi consiste essenzialmente nella distruzione totale della Vecchia Europa, che iniziò con la prima guerra mondiale, seguitò con la seconda ed è stata terminata con l’Europa Unita (2000) di Bruxelles e l’invasione di massa di milioni di musulmani provenienti dall’Africa (2015).

Kalergi aveva scritto che “occorre mischiare i popoli e le etnie europee con quelle asiatico/slave” [ciò è avvenuto nel 1990 sotto il pontificato di Giovanni Paolo II] e africane” [e poi, nel 2013-15, sotto Francesco]. Il kalergiano ex Direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), G. Brock Chisholm, ha dichiarato: “Tutti dovranno praticare la limitazione delle nascite e i matrimoni misti in vista di creare una sola razza in un mondo unificato e dipendente da un’autorità centrale” (USA Magazine, 12 agosto 1955).

L’invasione della Vecchia Europa da parte dei popoli dell’Est, degli slavi, degli asiatici e dei musulmani africani non è un fenomeno spontaneo (come quello dei barbari germanici del V secolo d. C., i quali vennero in Italia, portando forza e sangue sano e si lasciarono civilizzare dalla Roma cristiana e benedettina), ma era stata progettata da Kalergi ed è stata realizzata dai «Padri fondatori» dell’Europa Unita (1945-1989) e poi ultimata dagli attuali governanti dell’Europa oramai distrutta (1990-2020) con l’avallo degli uomini di Chiesa, che dal Vaticano II in poi hanno sposato la filosofia della modernità.

Non si possono tacere gli appoggi e le aperture di Giovanni XXIII e Paolo VI al Rotary, alla Massoneria, al Bené Berìth[15], all’Onu e l’attivazione pratica di Giovanni Paolo II e Francesco a favore dell’invasione di massa dell’Italia e della Vecchia Europa occidentale a partire dall’Est e dal Continente nero. Contra factum non valet argumentum. È triste doverlo ammettere, ma è così e per il principio evidente di non-contraddizione non lo si può negare.

La Repubblica e il Tempio Universali hanno agito di pari passo come aveva progettato l’Alta Vendita: “La Rivoluzione in cappa e tiara, fatta dal clero sotto un Papa secondo i nostri bisogni”[16].

a) L’inizio della realizzazione del piano Kalergi (1945-1970)

Molte furono le personalità della stampa, dell’alta finanza e della politica europea e mondiale, che aderirono al Movimento Paneuropa con sede a Vienna: i maggiori quotidiani statunitensi (New York Times e New York Herald Tribune); Winston Churchill (1874-1965) più volte Ministro dal 1908 al 1922, Primo Ministro dell’Inghilterra dal 1940 al 1945 e dal 1951 al 1955; Hjalmar Schacht (1877-1970) Presidente della banca Tedesca; Konrad Adenauer (1876-1967) fondatore della Democrazia Cristiana Tedesca e Cancelliere della Repubblica Federale Tedesca dal 1949 al 1963; Robert Schumann (1886-1963) Primo Ministro francese dal 1947 al 1948 e fondatore della Democrazia Cristiana francese; Alcide De Gasperi (1881-1954), Segretario del Partito Popolare Italiano dal 1923 al 1925, poi Segretario della Democrazia Cristiana d’Italia dal 1944 al 1946, Primo Ministro dal 1945 al 1953, firmò il Trattato o il Diktat di Pace con gli Alleati nel 1947, fortemente criticato persino da Benedetto Croce; John Foster Dulles (1888-1959) Segretario di Stato degli Usa dal 1953 al 1959 sotto la presidenza Eisenhower; Edvard Benes (1884-1948) Ministro degli esteri della Repubblica Cecoslovacca dal 1918 al 1935, poi Presidente della Repubblica dal 1935 al 1938 e dal 1946 al 1948; Edouard Herriot (1872-1957) Primo Ministro della Francia dal 1924 al 1925 e nel 1932; Sigmund Freud (1856-1939) il fondatore della Psicoanalisi; Francesco Nitti (1868-1953) Primo Ministro dal 1919 al 1920; Benedetto Croce filosofo liberale, immanentista e Ministro del governo Badoglio di Salerno dal 1943 al 1945, deputato del Partito Liberale Italiano dal 1946 al 1948 (1866-1952).

b) Il termine della realizzazione del piano Kalergi (2010-2020)

Nel 2010 il Cancelliere Federale tedesco, Angela Merkel, è stato insignito del Premio Kalergi, nel 2012 il premio è toccato al Presidente del Consiglio Europeo Herman van Rompuy. Oramai il piano non è più segreto e i suoi esecutori sono premiati pubblicamente. Assistiamo, perciò, umanamente impotenti all’invasione finale dell’Italia e dell’Europa, ultimamente anche da parte della manovalanza dell’Isis, benedetta dai politici (tranne poche eccezioni), dagli intellettuali politicamente corretti, dai giornalisti di regime e soprattutto dagli uomini di Chiesa teologicamente corretti (Galantino, Bagnasco, Bergoglio), anche qui con poche e rare eccezioni.

I Rothschild Si Espandono Sempre Più In Tutta Europa (1818/1822)

La situazione economicamente disastrosa dell’Europa post-napoleonica (1815)

Il patrimonio dei fratelli Rothschild, dopo il 1815, era diventato oramai ingente e ben costituito; si trattava, dunque, di conservarlo, di accrescerlo e d’impiegarlo nel modo più fruttuosamente possibile.

Dopo la fine di Napoleone, la Restaurazione dovette far fronte a uno stato economico e politico disastroso, poiché tutti i grandi Stati europei avevano dovuto sostenere delle guerre molto cruente e costose, le quali avevano messo in disordine, se non addirittura in deficit, le loro finanze.

La mancanza di denaro nelle casse pubbliche di mezza Europa era gravissima; di qui la necessità, per i monarchi di allora, di cercare del denaro liquido, necessario al risanamento delle finanze dei loro Stati, presso coloro che per mestiere lo maneggiavano e lo facevano circolare, con estrema facilità per i tempi di allora, in tutta Europa: in prima linea vi erano i Rothschild, che erano presenti (o lo sarebbero diventati ben presto) in Italia, Francia, Inghilterra, Prussia e Austria, potendo così muovere il flusso di denaro più facilmente in ogni parte d’Europa.

Egone commenta: “I ducati, come i soldati, se si vuol riportare una vittoria, debbono essere impiegati in massa, in modo repentino e inatteso, dirigendoli su un punto determinato e scelto molto accortamente. Casa Rothschild si atterrà, nei decenni che seguono il 1827, a questa tattica” (cit., p. 126).

I Rothschild in Austria

L’ascesa sociale non avrebbe nuociuto a questo consolidamento finanziario di Casa Rothschild, anzi sarebbe stata molto giovevole per loro. Abbiamo già visto come essa fosse riuscita a ottenere in Austria il titolo nobiliare, che fu un primo passo verso il pieno riconoscimento delle sue qualità. Tuttavia Francoforte rimaneva ancora ostile a essa. Perciò, all’inizio del 1818 i Rothschild tornano alla carica per evitare questo scoglio francofortese. Essi si rivolsero al Principe Hardenberg, il Cancelliere prussiano, che era assai ben disposto verso gli Israeliti in generale e, dunque, anche verso i Rothschild.

In Prussia

Anche in Prussia le finanze erano disastrate, come pure in Austria, stando così le cose, i Prussiani si dovettero rivolgere alla ricca Inghilterra, la quale, però, dipendeva finanziariamente da Nathan Rothschild, che era ancor più ricco e ne approfittò per ottenere dalla Prussia un avanzamento sociale in cambio del denaro liquido.

Hardenberg “era dispostissimo a condiscendere a tale desiderio, ma incontrava difficoltà presso il suo Re, che aveva scarsa simpatia verso gli Ebrei. Hardenberg fece capire al suo sovrano che lo Stato prussiano, nelle ristrettezze in cui versava, avesse bisogno di Casa Rothschild per ottenere un prestito. Il Re, alla fine, cedette” (Egone Conte Corti, p. 126).

I Rothschild iniziarono con un prestito di cinque milioni di sterline alla Prussia, mentre da Londra vi cooperava Nathan, con l’aiuto del fratello Salomone - che operava a Francoforte - e fu così che Amschel Mayer junior, riuscì ad aprirsi un varco nelle corti europee nel 1819; due anni dopo moriva il Principe Guglielmo IX di Assia, ma proprio nell’anno 1818 un grande evento politico stornava l’attenzione della banca Rothschild dagli oramai “piccoli” affari che avrebbe potuto fare con il suo primo benefattore, l’Elettore d’Assia, per rivolgerla direttamente alla grandissima finanza europea (Inghilterra, Austria, Prussia, Francia e Russia).

Il Congresso di Aquisgrana (1818)

L’Inghilterra, l’Austria, la Prussia e la Russia nutrivano ancora qualche diffidenza verso la Francia; nonostante la scomparsa di Napoleone e l’ascesa al trono di Luigi XVIII di Borbone, le tre grandi potenze che avevano sconfitto la Francia napoleonica si riunirono nel 1818 ad Aquisgrana per decidere il destino dell’Europa.

Metternich era l’eminenza grigia di questa riunione diplomatica. I Rothschild fiutarono immediatamente l’occasione di far affari con la politica e si trovarono, “casualmente”, riuniti ad Aquisgrana per allacciare accordi finanziari con le tre monarchie europee vincitrici e per ottenere sempre maggiori garanzie dall’Austria riguardo a Francoforte, che dava loro ancora qualche piccolo pensiero.

Ad Aquisgrana i fratelli Rothschild incontrarono personalmente il Metternich, che allora era l’uomo più potente d’Europa, col quale strinsero addirittura una certa “amicizia” (Egone Conte Corti, p. 136).

I Rothschild e il “conservatore” Metternich

Anche se l’Austria, dopo aver chiuso il congresso di Aquisgrana (14 novembre 1818), continuava a sbrigare i suoi affari finanziari soprattutto con i banchieri Baring e Hope; tuttavia, malgrado ciò, i Rothschild avevano potuto introdurre il loro piede in Casa Asburgo, tramite il Metternich, per cui si reputarono felici di aver ottenuto un primo reale successo iniziale, che li avrebbe poi portati a diventare i principali finanzieri dell’Impero Austriaco.

Egone Conte Corti osserva acutamente che i Rothschild erano “dotati di un istinto mirabile, che faceva superare loro ogni intoppo, faceva scegliere loro sempre il partito vincente, senza rinunciare a finanziare anche il perdente, che si sarebbe indebitato e avrebbe dovuto risarcire, e infine li portava a scegliere, tra due opportunità, la migliore. Perciò la loro ricchezza era diventata incommensurabile ed essi avevano raggiunto il primo posto in Europa, in soli 50 anni a partire dalle attività finanziarie iniziate dal loro padre, Mayer Amschel, e in soli 10 anni a partire dalla sua morte, avvenuta nel 1812” (p. 137).

Francoforte ancora contro i Rothschild

Tuttavia, a Francoforte, la situazione precipitava; infatti, nell’agosto del 1819, scoppiavano moti violenti contro gli Israeliti della città; molti di loro abbandonarono Francoforte; anche i Rothschild pensavano di andarsene, ma riuscirono a ottenere dal Metternich una cospicua protezione militare da parte dei soldati austriaci; ora tutto ciò avrebbe permesso loro di non cambiare sede alla loro banca-madre e di risparmiare notevoli spese; perciò ristabilita la quiete, grazie all’Austria, essi decisero di restare in Germania, nella natia Francoforte, e poco tempo dopo anche l’Austria, non restò più restia ed, essendo divenuta bisognosa di denaro, invitò i Rothschild ad aprire una loro banca a Vienna (cfr. Egone Conte Corti, p. 143 e 144).

La fiducia di Metternich verso i Rothschild era aumentata notevolmente, essi se ne erano accorti molto bene e ottennero sempre più facilmente commissioni di prestiti dall’Austria tanto da far invitare, tramite il Principe Metternich, Salomone Rothschild al congresso di Lubiana il 29 gennaio 1821. Di là i banchieri sostennero finanziariamente la campagna che l’Austria stava per lanciare contro Napoli, sotto la guida del generale Frimont, il 5 febbraio 1821; le truppe austriache, dopo aver traversato mezza Italia, entrarono in Napoli il 24 marzo. L’Austria chiese ai Rothschild di aprire una loro banca anche a Napoli.

“Per effetto dei grandi servigi resi alla Casa Asburgo dalle banche dei Rothschild, la loro esistenza si è legata strettamente a quella della Casa Asburgo, anche se i liberali di tutta Europa odiavano sempre di più, assieme agli Asburgo, pure i Rothschild; infatti, i Rothschild negoziavano dappertutto con i potentati reazionari restaurati e si rendevano impopolari presso l’elemento liberale d’Europa” (Egone Conte Corti, p. 163).

I Rothschild e Luigi Filippo d’Orléans

Tuttavia non dobbiamo dimenticare che i Rothschild hanno sempre giuocato sia a “destra”, sia a “sinistra”; infatti, se a Vienna erano legati al conservatore Metternich, a Parigi lo erano con il Duca Luigi Filippo d’Orléans[17], il futuro Re di Francia, che era di idee liberali. La loro Casa e le loro banche oramai erano pienamente sdoganate in Europa, essi oramai appartenevano alle élite nobiliari e “se prima erano evitati dagli aristocratici, sin dal 1821, si delineava una situazione assai diversa. I Rothschild, oramai, davano grandi pranzi e, in breve, la loro mensa veniva frequentata dalla crème della nobiltà europea. D’ora innanzi non era più possibile concludere nessuna transazione finanziaria di qualche peso, senza il loro concorso, per cui bisognava farseli amici e non guastare mai i buoni rapporti con essi” (Egone Conte Corti, p. 167).

1822, finalmente “nobili” a pieno titolo in tutta Europa

Finalmente, dopo aver ottenuto, nel 1817, di poter aggiungere al loro cognome la particella nobiliare “von” o “de”; essi ottennero il titolo nobiliare di Baroni, in tutte le corti europee nel settembre del 1822, a soli 10 anni dopo la morte del padre (Mayer Amschel), però nonostante tutto ciò “essi non iniziarono a riposare sugli allori, ma erano e resteranno sempre mossi e spronati vieppiù dall’ambizione di accumulare ricchezze su ricchezze ed anche di crescere in prestigio sociale e in potenza politica” (Egone Conte Corti, p. 175).

Conclusione

Qui finisce la storia della famiglia Rothschild durante la Restaurazione e l’epoca dei Congressi, nel prossimo articolo vedremo le vicende finanziarie che portarono l’Europa e i Rothschild dalla seconda metà dell’Ottocento sino al nascere del Sionismo (verso la fine del XIX secolo); la rivoluzione della Comune di Parigi nel 1848; la lotta per la costruzione delle reti ferroviarie in Europa, tra i Rothschild e i Pereire, anche loro banchieri ebrei, che però uscirono distrutti dal conflitto finanziario con i Rothschild; i buoni rapporti dei Rothschild con Napoleone III; i rapporti con Bismark e il finanziamento della Prussia per giungere all’unificazione della Germania; infine arriveremo alle soglie della nascita del movimento sionista, con Teodoro Herzl nel 1896.



[1] Cfr. H. Ch. Puech (diretta da), Storia delle religioni, Bari, Laterza, 1977, vol. III, S. Hutin ( a cura di), Lo spiritismo e la società teosofica, p. 636 ss.; cfr. P. Mariel, Le società segrete che dominano il mondo, Firenze, Vallecchi, 1976.

[2] Cfr. H. Ch. Puech (diretta da), Storia delle religioni, Bari, Laterza, 1977, vol. III, A. Faivre (a cura di), L’esoterismo cristiano dal XVI al XX secolo, p. 580 ss.

[3] Cfr. Alexandrian, Storia della filosofia occulta, Milano, Mondadori, 1984.

[4] Cfr. Jean Piaget (a cura di), Giovanni Amos Comenio (1592-1670). Pagine scelte, Firenze, Bemporad-Marocco, 1960; M. Denis, Un certain Comenius, Paris, PUF, 1992; Epiphanius, Massoneria e sette segrete, Albano Laziale, Editrice Ichthys, II ed. 2002, III ed., Napoli, Controcorrente, 2007.

[5] J. Piaget (a cura di), Giovanni Amos Comenio (1592-1670). Pagine scelte, Firenze, Bemporad-Marocco, 1960, p. 31.

[6] Cfr. H. Delassus, Il problema dell’ora presente, 2 voll., (1904, tr. it., 1907), III ed. italiana, Proceno (VT), Effedieffe, 2014-2015; cfr. A. Romeo, voce Apocalittica, in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1948, I vol., col. 1615 ss.; F. Spadafora, Dizionario Biblico, III ed., 1963, Roma, Studium, voce Apocalittica, p. 42 ss.; Id., Dizionario Biblico, III ed., 1963, Roma, Studium, voce Messia, p. 410 ss.; G. Ricciotti, in Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1952, vol. VIII, voce Messia, coll. 843-849.

[7] II ed. Praga, Editrice Orbis, 1950. Si noti il titolo “Pan-orthosia” ossia pan/tutto-universale e orthos/ordine-legge, che esprime già nel 1644 il concetto di Globalizzazione, di Unificazione e di Mondialismo totalitario, ossia il “Nuovo Ordine Mondiale” realizzato a partire dalla prima guerra nel Golfo persico contro l’Iraq (come dichiarò G. Bush senjor nel 1990) e portato ancora più in là da Bush jr nel 2003 e poi da Obama con le Primavere arabe dal 2011 sino ad oggi, quando sta toccando il suo vertice.

[8] Cfr. M. Pinay, Complotto contro la Chiesa, II ed., Proceno (VT), Effedieffe, 2015.

[9] Jacob Frank († 1791) era un marrano apparentemente fattosi cattolico e può essere considerato un precursore del Modernismo, in quanto come i modernisti non voleva uscire pubblicamente fuori dalla Chiesa, ma restare apparentemente in essa, pur non condividendone interiormente il Credo, e, quindi, cambiarla dal di dentro. Lo storico Arthur Mandel cita Frank, che scriveva così: “Noi dobbiamo accettare esteriormente la religione cristiana per sembrare, in pubblico, Cristiani […] tuttavia non dobbiamo mischiarci con i veri Cristiani” (A. Mandel, Il Messia militante, Milano, Archè, 1984, p. 84). A sua volta Frank era un discepolo del falso messia Shabbataj Zevi († 1676). Secondo lo studioso tedesco Gershom Scholem (La Cabala, tr. it., Roma, Mediterranee, 1992, p. 359) Jacob Frank si riteneva la “reincarnazione” di Sabbataj Zevi e loro due sarebbero stati gli “emissari incarnati” del “Grande Fratello” ossia il diavolo (ibidem, p. 284). Cfr. anche G. Scholem, Sabbetay Zevi. Il messia mistico, Torno, Einaudi, 2001.  

[10] Per quanto riguarda Fogazzaro il padre gesuita Gioacchino Ambrosini ha scritto un libro molto interessante intitolato Occultismo e Modernismo (Bologna, Tipografia Arcivescovile, 1907) in cui dimostra come le “origini occulte del Modernismo” siano da ricercare in “certe occulte attinenze all’odierno movimento quale viene espresso nel Santo di Fogazzaro” (G. Ambrosini, cit., p. 1). Il Padre gesuita, Giovanni Sale, su La Civiltà Cattolica (2 aprile 2011) ha messo in luce il rapporto di Fogazzaro con il Modernismo. Fogazzaro “fu tra i primi in Europa a interessarsi della psiche umana, aprendo la strada a Bergson, a Freud e alla cosiddetta letteratura dell’interiorità [o psicoanalisi, ndr]” (G. Sale, cit., p. 9). Inoltre, p. Sale, mette bene in luce come la pubblicazione e l’ampia diffusione de Il Santo “confermò in molti uomini di Chiesa la convinzione che si stava preparando, da parte di un gruppo di novatori radicali, un attacco frontale contro la dottrina tradizionale cattolica […]. Essi erano considerati alla stregua di una ‘Massoneria cattolica […] volta a trasformare dall’interno l’apparato ecclesiastico ” (G. Sale, cit., p. 13). Infatti, Fogazzaro in persona, aveva scritto nel suo romanzo Il Santo: “Vogliamo tutti ordinare la nostra azione. Massoneria cattolica? Sì, Massoneria delle catacombe” (A. Fogazzaro, Il Santo, Milano, Baldini & Castoldi, 1905, p. 44). Padre Ambrosini, dal canto suo, ha scorto alla fonte degli errori modernistici di Fogazzaro la dottrina segreta e occultistica della Teosofia, fondata da Elena Blavatsky (appartenente alla Massoneria) nel 1875 a New York. La Teosofia, spiega p. Ambrosini: “Attinge alle fonti massoniche e specialmente all’insegnamento del noto cabalista Eliphas Levi” (G. Ambrosini, cit., p. 8). Inoltre la Blavatsky, mediante la dottrina teosofica, cabalistica e massonica, “si proponeva di fondere assieme tutte le religioni e costruire una grande fratellanza umana su tutta la terra” (G. Ambrosini, cit., p. 13). Per giungere a tale scopo, secondo Fogazzaro messosi alla scuola della Cabala e della Teosofia, “bisogna lavorare a riformare il Cattolicesimo romano in senso progressista e teosofico, mediante un Papa che si lasci convincere da queste idee” (G. Ambrosini, cit., p. 22). Infine la Teosofia “addita ai Cristiani e specialmente ai Cattolici, come unica via per avviarsi e attingere al più alto Cristianesimo, la via del Ghetto” (G. Ambrosini, cit., p. 233).

[11] Quando il Papa - sia in maniera ordinaria, sia in maniera straordinaria - parla 1°) di Fede e di Morale; 2°) come Pastore di tutta la Chiesa; 3°) definisce una verità come divinamente rivelata e, infine, 4°) obbliga a crederla sotto pena di peccato grave, è assistito infallibilmente da Dio, affinché non insegni l’errore. Se parla come dottore privato o non definisce né obbliga a credere l’errore può essere presente nel suo discorrere poiché non impegna l’infallibilità. Quindi si può affermare che il Papa abbia errato in certi suoi pronunciamenti non infallibili e ciò non significa assolutamente che tale errore sia professato da Gesù Cristo, di cui il Papa è il Vicario.

[12] Il cardinal Giacomo Biffi († luglio 2015) nel 2000 aveva scritto in due Lettere Pastorali alla Diocesi di Bologna (Islam e Cristianesimo, 6 agosto 2000; La città di San Petronio nel terzo millennio, 12 settembre 2000), della quale era arcivescovo, che se l’Italia e l’Europa non fossero tornate seriamente alle loro radici cristiane sarebbero state islamizzate e aveva previsto che l’attacco finale dell’Islam non sarebbe tardato ad arrivare sino a noi.

[13] Marco Respinti, facente parte del movimento piacentino di Alleanza Cattolica, fondato da Giovanni Cantoni, scriveva sul Domenicale: “Oggi [esiste] un’altra Europa che abita tra America, Gran Bretagna e Israele (…), l’Europa-civiltà non è solo l’Europa-continente, esiste la Magna Europa” (Domenicale, 27 agosto 2005, p. 1). Cfr. Thomas E. Woods jr., Guida politicamente scorretta alla storia degli Stati Uniti d’America, Crotone, 2009, Introduzione di Marco Respinti, Collana diretta da Giovanni Cantoni.

[14] Cfr. Mario Bernardi Guardi, Libero, 21 giugno 2015; sì sì no no, agosto 2015, pp. 6-7.

[15] Cfr. E. Ratier, Misteri e segreti del B’nai B’rith, CLS, Verrua Savoia (TO), 1996.

[16] Cfr. H. Delassus, Il problema dell’ora presente, 1907, III ed. italiana, Proceno (VT), Effedieffe, I vol., cap. XXXIII, pp. 316-332.

[17] Oggi assistiamo a uno spettacolo simile; infatti, se la sinistra statunitense o il Deep State sta con i Rothschild e i Rockefeller, la destra statunitense di Trump sta con gli Chabad-Lubavich di rabbi Menachem Mendel Schneerson (1902-1994) di Brooklyn…; per cui sia che vinca la destra, sia che vinca la sinistra, chi governa il mondo è sempre la stessa entità, servendosi del braccio “mancino” o di quello “destro”.


 
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