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Chi ha impegnato 380 tonnellate d’oro?
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La Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) detiene 346 tonnellate d’oro «in relazione ad operazioni di swap-oro»: lo scrive la stessa BRI nel suo rapporto annuale 2010. Sembra che fra l’uscita del rapporto ed oggi, l’oro che la BRI detiene come conseguenze di «gold-swap operations» sia salito a 382 tonnellate. Nel 2009, la BRI non aveva quasi oro in detenzione.

Il significato di questa transazione è allarmante. Vediamo perchè.

Gli «swaps» sono strumenti finanziari che servono ai grandi operatori (spesso Banche Centrali) per scambiarsi un attivo con un altro, in questo caso oro contro valuta monetaria. Gli «swaps» non sono nè prestiti d’oro, nè futures nè options. Di solito è una Banca Centrale, che ha urgente e pressante bisogno di valute, a dare il suo oro in pegno, per così dire, in cambio di moneta o diritti speciali di prelievo. Lo scambio avviene con l’intesa che è temporaneo: ad una data determinata fra i due contraenti, la transazione sarà rovesciata ad un prezzo pattuito. La Banca Centrale interessata si riprende il suo oro dato in garanzia, e paga con la valuta che ha preso. La Banca Centrale che ha acquistato la valuta estera con questo swap vi paga sopra un interesse, che oggi è molto basso.

Lo swap in oro avviene quando una Banca Centrale ha bisogno di fare liquidità in valute estere, ma non desidera vendere puramente e semplicemente le sue riserve auree, per non allarmare i mercati facendo vedere che si libera dei gioielli di famiglia.

Ma questa volta – come segnala il Wall Street Journal – la BRI ha contratto il «gold-swap» non con una Banca Centrale, bensì con banche commerciali private (la BRI non ha voluto rivelare quali), sicchè la cosa ha suscitato allarme fra gli esperti.

Perchè quelle banche commerciali non hanno fatto il gold-swap con la rispettiva Banca Centrale, ed hanno dovuto rivolgersi alla Banca dei Regolamenti Internazionali? E quali banche commerciali dispongono di un così enorme tonnellaggio d’oro, che è il triplo di quello che la BRI stessa ha nei caveau in proprio? Queste banche hanno saccheggiato le cassette di sicurezza dei loro clienti? Oppure è una manovra per ribassare il prezzo del metallo, che sta salendo troppo? Oppure, oppure...

L’ipotesi più plausibile pare quella avanzata da Julian Phillips di GoldForecaster.com. Le banche commerciali semplicemente non hanno così tante riserve d’oro. Dunque hanno compiuto la transazione per conto di una Banca Centrale (o di più Banche Centrali) che ha voluto restare nell’ombra.

E ha ben ragione a restarci. Perchè la Banca Centrale che ha fatto lo scambio (swap) del suo oro con la BRI in cambio di valuta (8 miliardi di «diritti speciali di prelievo», equivalenti a 9,6 miliardi di euro) dovrebbe essere sicura che può restituire quella cifra al termine del contratto (che è vero può essere prorogato). Se non riesce a restituire i liquidi, allora la BRI ha il diritto di vendere l’oro – che per ora tiene semplicemente in garanzia – sul mercato.
Si tratta insomma di una misura esterma. La crisi finanziaria in atto ha provocato, fra l’altro, il tragico restringersi della quantità di debitoriaffidabili per i prestatori, e delle linee di credito in generale per debitori dubbi. Ciò è apparso chiaro nel caso della Grecia, le cui linee di credito si sono disseccate e che deve vendere i suoi BOT a tassi altissimi, perchè i creditori non si fidano più. Nel caso della Grecia, un «gold-swap» consente di avere credito a un tasso molto basso (perchè il rischio del creditore è coperto dall’oro), e alla discretissima BRI di partecipare al silenzioso salvataggio senza pericolo, dato che l’oro è dato in garanzia, tenuto in un conto (di solito presso la Banca d’Inghilterra). La misura consente anche, dato l’anonimato, di non allarmare i mercati. Finora d’un certo punto.

Ma è dunque la Banca Centrale ellenica quella che ha operato lo swap? Naturalmente non è la sola sospetta: nella lista ci sono Spagna, Portogallo, Italia, Gran Bretagna ed USA.Una Banca Centrale dell’eurozona, magari, dato che il sistema euro vieta per decreto alle Banche (ex) Centrali nazionali di vendere il loro oro; ma questa non è una vendita, bensì uno «scambio». In ogni caso, significa che le altre garanzie che quella Banca Centrale è in grado di offrire – essenzialmente Buoni del Tesoro – non sono considerate abbastanza sicure dalla BRI, sicchè ha dovuto usare il suo oro come garanzia d’ultima istanza. Quella solida garanzia da decenni schifata dalla propaganda finanziaria.

Perchè questa è la novità esplosiva: l’oro è stato di nuovo usato nelle transazioni sovrane internazionali per la prima volta, dopo decenni che la propaganda delle Banche Centrali l’aveva messo da parte come «relitto barbarico». La transazione effettuata di per sè testimonia che l’oro è tornato moneta, come sempre è avvenuto quando il gioco finanziario si fa duro, anzi tragico, e le monete ex nihilo mostrano la loro nullità. Allora anche la BRI, che è la Banca Centrale delle Banche Centrali, vuole in garanzia la vecchia barbarica reliquia.

Naturalmente è da vedere se la Banca Centrale anonima, che è ricorsa a questa misura disperata per riempire qualche falla di valuta estera nei conti della nazione, sarà poi in grado di restituire quei miliardi di diritti speciali di prelievo. Se non li trova, la BRI può vendere quell’oro – cosa altamente improbabile – o metterlo silenziosamente presso un’altra Banca Centrale.

Solo a fine dell’anno contabile si capirà: nei conti della banca disperata apparità la diminuzione delle riserve aure, e nei conti di un’altra Banca Centrale apparirà un aumento. Ma se si sapesse oggi chi è ricorso al gold-swap, rivelerebbe oggi qual’è il Paese la cui Banca Centrale non è ritenuta meritevole di credito nemmeno dalla BRI, e la speculazione si scatenerebbe – probabilmente contro tutte le monete fatte d’aria.



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