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Perché l’esoterismo
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L’uomo è essenzialmente creato per il Mistero, per vivere del Mistero per eccellenza: Dio. La sua vita tende irresistibilmente (consciamente o inconsciamente) verso questa meta. Egli cerca di conseguirla in tutto quel che fa e vive; in ogni circostanza della sua vita, il suo scopo ultimo sarà quello di ottenere la gioia perfetta ed immutabile: felicità e gioia, questo vuole sopra ogni cosa. Tale anelito corrisponde proprio al sigillo che il Creatore impresse nel suo cuore, rendendolo capace di vivere di quella gioia imperitura e di quella immortalità beata, alla quale si sente irresistibilmente chiamato. Tale pienezza è possibile che sia raggiunta e colmata niente meno (e niente di più) che col vivere dell’Essere infinito.

exoterism_thumb140.jpg L’uomo raggiunge la beatitudine, la felicità piena allorché entri nel possesso profondissimo, di trasformazione osmotica,
dell’Altissimo. Nel vivere di Dio - qui in fede ed in Cielo in luce - l’essere umano smette di avere necessità, perché raggiunge la completezza inesauribile di tutte le proprie capacità ed esigenze. Ma - e questo è certamente una cosa bellissima - la sua situazione non è statica; l’uomo che entra nel possesso dell’Eterno sa che ciò che vive è una Realtà che lo sovrasta e lo supera; la sua meraviglia ed il suo stupore sono così grandi da essere assolutamente costitutivi della sua vivenza: l’uomo che vive di Dio, deve prostrarsi in un’estasi d’amore e di adorazione, perché quello che di Lui conosce ed ama, vivendolo partecipativamente per trasformazione, pur essendo perfettamente reale e vero, è nulla, rispetto all’insondabile Mistero che è l’Essere in se stesso.

L’imperscrutabile ed ineffabile sempre nuovo si coniuga con l’evidenza del sempre antico: l’eternità del cristiano è continua e progressiva sorpresa e dinamismo attivissimo nell’immutabilità perfetta della pace senza fine. Tutto questo è parte del DNA spirituale di ognuno: nessuno può cancellare questa esigenza intima di colmare l’inquietudine del cuore, se non collocandolo dove esso debba risiedere senza posa: in Dio.
A questo fine - proprio perché l’uomo vivesse di Lui - Dio lo crea, e non solo! Ma lo redime, dopo il peccato, rivelandosi e donando la sua Via, Verità e Vita.

Questa donazione immensa è in Gesù Cristo ed è perpetuata nella Chiesa, la quale è capace, con l’insegnamento e la Liturgia, di descrivere e di indicare precisamente le porte d’accesso all’Eterno, al Mistero; ma, lungi dall’essere delle restrizioni, le definizioni dogmatiche e le celebrazioni liturgiche rappresentano il trampolino di lancio in grado di consentire a chiunque di entrare nella profondità ricchissima ed inesauribile della Verità, aderendo ad essa, mediante la conoscenza amorosa di tutto il proprio essere. L’esoterismo si colloca in questo contesto.

Esso pretende di soddisfare le intime esigenze dell’uomo, proprio assicurandogli una conoscenza o comunque un ingresso nelle scienze dello spirito. Chi si accosta alle conoscenze esoteriche è certamente spinto da un’esigenza innegabile: quella di saziare la sua sete di eternità: la sua sete di Dio. Anche il peccato originale trova la sua forte motivazione nell’essere come Dio! Satana cadde per questo stesso motivo.

Ancora, chi si dedica alle pratiche occulte o esoteriche è assolutamente affamato di Dio, di senso, di ragion d’essere, di significanza per sé e per tutto, ed in quelle vie (oscure) riesce ad appagare «qualcosa» delle sue insondabili necessità; in ultimo, l’esoterista suppone che non esista nulla di simile alle esperienze che lui possa vivere o provare nei percorsi e negli apparati della religione cattolica, essoterica; anzi vive come soffocante l’ingombro dell’istituzione e come mortificante intellettualmente la definizione dogmatica; è convinto che si tratti di un’appropriazione indebita (o forse un millantato credito) della Verità. Niente di più falso.

In realtà, possiamo affermare che, oltre all’oggettiva necessità di colmare la sete d’eterno che vive in noi, la spinta all’esoterismo nasce da una profonda ignoranza: ignoranza proprio di quello che vorrebbe conoscere e dominare (qui, si, indebitamente! o attraverso vie mortifere): di Dio. Chi sa «di Dio», conosce il Mistero, si rende conto di non sapere nulla, ma di essere immerso nell’oceano infinito di imperscrutabile bellezza, di fronte alla quale l’adorazione è l’atto supremo d’amore; chi conosce il Mistero, non ha nostalgie di pratiche esoteriche, perché le sue esigenze, tutte, sono colmate e superate ad un tempo. L’iniziato all’occulto, quindi, pensa di sapere, ma in realtà non comprende l’abisso di insipienza che lo avvolge; egli vive di illusioni sataniche, perché suppone di divinizzarsi, prescindendo da Dio.

Un’altra molla - forse fondamentale - che spinge al cammino esoterico, è la mancanza di umiltà. L’uomo cerca Dio, ma non lo fa accettando il limite della propria verità: l’atto supremo di riconoscenza della infinita maestà Divina. E’ vero, Dio ama infinitamente ed è - lo sappiamo - Amore! Gesù proprio questo ci insegna. Ma l’amore si riconosce soltanto nella verità. Dio - benché vicinissimo, più intimo di me stesso e totalmente proteso all’uomo che vuole salvare - resta a distanza infinita da ogni creazione; questo, per esigenza della sua perfezione infinita. Proprio questo divario è parte del Mistero al quale l’uomo è chiamato.

Chi conosca Dio, Cristo Signore, la sua Chiesa, e la bellezza inesauribile di pace e di gioia, di amore e conoscenza che in Essa si racchiude, non avrà altra istanza che essere sempre di più e sempre più a fondo, chiesa.

Stefano Maria Chiari


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