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Priebke, sciacalli e iene
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Direttore buonasera,

la mia mail si aggiunge sicuramente a altre simili sullo stesso argomento, anche se ho il dubbio che non ne parli volentieri ...e posso anche capirla. Mi riferisco a quello che sta accadendo a seguito della morte del capitano Erik Priebke. Mah... mi son detto quando ieri ho appreso la notizia, finalmente ora potrà stare in pace! E invece no! A pochi minuti dal trapasso, a cadavere ancora caldo, già si scatenava la canea degli avvoltoi, desiderosi di guadagnarsi qualche punto di favore da parte di “quelli che contano”…

Non voglio entrare nel merito di una tragica situazione vecchia di 70anni, dell’inutile attentato di via Rasella, con gli alleati a pochi km dalla capitale, realizzato con la consapevolezza della tremenda rappresaglia che avrebbe causato.

Voglio provare a parlare della persona che, tre anni fa, ho avuto la possibilità di conoscere, andando in visita con moglie e suocero nella sua abitazione romana dove era agli arresti domiciliari. Per un’ora sono rimasto solo con lui...

Ho conosciuto una Persona di alta dignità, mi limito a dire questo.

Tra l’altro, alla luce anche del “nuovo corso” della Chiesa Cattolica, col nuovo Pontefice Francesco, ero certo di un intervento Vaticano in linea con le innovative recenti uscite. Misericordia per gli omosessuali, e ci mancherebbe! Comprensione e perdono per le donne separate che hanno abortito, bene Dio perdona tutto, lo sappiamo! Ma per il cattivo rappresentante del Male Assoluto tutto questo non vale più... si torna alla “tradizione”... (in questo caso si può!).

Negati i funerali in Chiesa per il centenario Capitano? Mentre scrivo ho la speranza che si tratti di una esagerazione giornalistica... anche se la vedo su tutti i quotidiani!

Non trovo aggettivi per descrivere il mio stato d’animo. Spero che invitando tutti i lettori a una preghiera per Priebke non corra il rischio di una incriminazione per apologia di nazismo...

Sarei lieto di un suo parere al riguardo.

Grazie.

Roberto


Caro lettore,

non posso che unirmi al suo disgusto. Tutti a dare il loro calcio al morto, in una gara di bassezza e malvagia, necrofila viltà, senza ritegno, senza nemmeno rispetto di sé: carattere quest’ultimo che purtroppo riconosco tipicamente italiano. Come lo scempio del corpo di Mussolini e Petacci e gli altri a piazzale Loreto: un coraggio da sciacalli, che hanno passato la vita a tremare nel buio di invidia, rabbia servile e paura, e finalmente “escono fuori”: rifiutano il funerale, rifiutano la sepoltura, non sanno più cosa inventarsi per farsi vedere dagli ebrei, compiacerli e adularli. È questo che mi fa capire che il popolo italiano si attira periodicamente l’ira di Dio.

Che alla torma di sciacalli si associ la Chiesa è una novità – salutata con giubilo da non so che ebreo della comunità romana. Ma noi no ci stupiamo. È solo la conferma che anche la “nuova” Chiesa si assoggetta, bruciando l’incenso al falso imperatore, all
unica religione rimasta, con rito pubblico obbligatorio: la religione dove non Gesù ma i giudei sono l’Agnello innocente e impeccabile; dove vale il principio di colpa collettiva, dovendosi pentire l’umanità intera, anche iraniana se del caso, in quanto il seme d’Adamo al completo è colpevole della Shoah; dove ogni Papa è obbligato a chinarsi al culto pubblico della Vittima ebraica, secondo l’immutabile liturgia: in visita ad Auschwitz, chiedersi ad alta voce dov’era Dio, o dubiti della sua presenza là, se ha lasciato massacrare il suo Figlio, il santo popolo... C’è da vomitare per tale parodia della vera fede, e da temere. Per questo popolo.

A Priebke, spettano i versi che Dante tributò a Manfredi, il principe imperiale, sepolto da suoi soldati – (ciascuno gli pose sopra un sasso sfilandogli davanti) ma di cui il Papa del tempo, Clemente, fece trafugare il cadavere per ordine del vescovo di Cosenza onde non si onorasse la sua tomba.

Orribil furo li peccata miei
Ma la pietà di Dio ha sì gran braccia
Che prende ciò che si rivolge a lei.
Se il pastor di Cosenza, che a la caccia Di me fu messo per Clemente allora Avesse in Dio ben vista quella faccia
L’ossa del corpo mio serieno ancora In co’ del ponte presso a Benevento Sotto la guardia della grave mora.
Or le bagna la pioggia e move il vento
Di fuor del regn o, quasi lungo il Verde ov’ei le trasmutò a lume spento.


Sia pur Priebke sepolto “a lume spento”: è un onore, se a negare le esequie sono gli sciacalli e le iene italiote. Manfredi è messo da Dante nel Purgatorio, dove spero sia oggi il capitano. Ma certo in “quel giorno” gli sciacalli avranno una sorpresa, a vedere qual posto è riservato per loro.

Maurizio Blondet





 
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