>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
menu-1
marrazzo_550.jpg
Perversi polimorfi
Stampa
  Text size
Alla fine Marrazzo s’è arreso. Ma è alquanto indicativa la difesa che l’ex mezzobusto RAI e governatore progressista del Lazio aveva abbozzato nelle prime ore delle rivelazioni sulle sue frequentazioni trans.

«Non è vero niente».

«Non mi dimetto».

«E’ un complotto contro di me».

Si sarà reso conto il Marrazzo che stava usando le stesse, identiche scuse pronunciate da Berlusconi per i suoi rapporto con Noemi, la D’Addario ed altre veline? Dette dal Salame, le scuse non sono mai state accettate per buone dalla sinistra (cosiddetta), anzi derise da tutti i comici televisivi e dai politici. Invece con quanta delicatezza, nelle prime ore, i media della sinistra (cosiddetta) hanno trattato la vicenza Marrazzo: il governatore è stato colto da ricattatori in una «situazione privata», in un momento della «sua vita privata»... Anche Berlusconi ha parlato di «sua vita privata», ma il Partito Morale non gliel’ha passata per buona.

Ma le pietose bugie, nonostante la delicatezza dei giornali amici, non poteva durare. Già «Libero» e il «Giornale» erano a descrivere il video, Marrazzo «smutandato», la trans «seminuda», le «strisce di cocaina», lui che implora «non mi rovinate», e firma ai ricattatori assegni da 20 mila euro. La  libertà di stampa la c’è, dopotutto. «E’ la stampa bellezza, e tu non ci puoi fare nulla, nulla!».

Così, si è dimesso. Eccone la notizia sul Corriere:

«Smentito dagli sviluppi - venerdì Marrazzo aveva dichiarato l’intenzione di continuare il suo mandato: ‘Continuerò con serenità e determinazione a essere presidente’, tutto è ‘basato su una bufala’, aveva detto, seppure visibilmente scosso. Ma è stato smentito dagli sviluppi della vicenda. Aveva affermato di non aver pagato i ricattatori, mentre esistono gli assegni, sia pure non incassati, e addirittura di non aver nemmeno saputo del ricatto, mentre dai verbali emerge il contrario. Smentita anche la non esistenza del video: il maresciallo Antonio Tamburrino, uno dei quattro indagati sentiti sabato dal gip, ha consegnato una copia del CD ai carabinieri. Infine, il trans Natalie ha riferito in un’intervista che il presidente l’avrebbe chiamata venerdì ‘per tre volte’ chiedendole di ‘non parlare con nessuno’ in merito alla vicenda. Natalie asserisce, tra l’altro, di conoscere Marrazzo da sette anni».

Dunque forse l’ultimo atto pubblico di M’arrazzo come governatore è stata la sua «reazione» alla notizia che Antonio Caracciolo, un docente della Sapienza di cui non sapeva nulla, era un «negazionista». Si sa come vanno queste cose: un giornalista di Repubblica ti telefona, e tu devi «reagire» di fronte a quel che ti dice, e di cui non hai alcuna nozione diretta o indiretta. La «reazione di Marrazzo è stata: «Vorrei poter guardare negli occhi questo professore», per potergli «trasmettere le immagini che io mi sono portato da Auschwitz, dallo Yad Vashem. Vorrei che lui andasse a Birkenau ed entrasse nella stanza dei bambini».

Che sfortuna ha, la Sinistra Morale. Marrazzo, dallo sguardo notoriamente sfuggente, vorrebbe ancora «guardare negli occhi» il professore? A rischio di «trasmettergli» non le «immagini di Auschwitz», nè della «stanza dei bambini di Birkenau», ma la stanza di Natalì, il transessuale che «conosce da sette anni», in via Gradoli?

Come osano questi «guardare negli occhi» qualcuno di noi? Di noi che fatichiamo, che paghiamo i loro stipendi miliardari, che non frequentiamo transessuali nè potremmo firmare sull’unghia  assegni da 20 mila euro per tacitare un ricatto? Come fanno anche solo a pronunciare «Auschwitz» e «Birkenau» senza che gli si bruci la bocca?

Uso il plurale perchè ne hanno già beccato uno a cercare transessuali, il celebre Sircana, portavoce di Prodi e come lui cattolico adulto. Poi Cosimo Mele, quel deputato dell’UDC scoperto con due prostitute e la solita cocaina in albergo: «Non sapevo che fosse una squillo» (Berlusconi: «Mai pagato una donna in vita mia»). E c’è Emilio Colombo, il senatore a vita che, a 82 anni, manda la sua scorta di finanzieri a compragli la cocaina, e sta lì, inamovibile nel suo seggio senatoriale da 200 mila e passa euro l’anno, votando con la sinistra, cosiddetta.

Questi sono stati beccati; ma gli altri? Come mai a «sinistra» c’è una propensione per i trans? E’ una specializzazione, o che cosa? Quanti sono quelli non ancora presi sul fatto?

E pretendono pure, al bisogno, di «guardarci negli occhi». Loro, a noi. A farci la lezione di moralità, di politicamente corretto, di quel che ci è vietato pensare.

Il sospetto che siano tanti è rafforzato dalle parole di Roberto Maroni, ministro dell’Interno, di fronte al caso Marrazzo: «E’ una vicenda personale, non credo che debba dimettersi».

Vuol dire: per così poco? Vorrei guardare negli occhi il ministro leghista Maroni, con quei suoi occhialini-fantasia multicolori: magari mi trasmetterebbe chissà quante «vicende personali», situazioni «private ed intime».

Al confronto, merita solidarietà e lode la moglie di Marrazzo; Roberta Serdoz, giornalista di RAI Tre (perchè in RAI i posti sono occupati da famiglie intere), apprende la vicenda mentre «cura la rassegna stampa touch screen». Si sa, il TG3 è il Telegiornale Morale del Partito Morale per eccellenza: la signora Serdoz, almeno, non fa più la serale lezione di moralità, esce, e - ci dicono i giornali - non dorme più a casa. Un gesto di dignità offesa. E di nobile schifo.

A lei tutta la nostra compassione cristiana. A lei, il contributo di una (magra) consolazione: suo marito è stato reso così, come sono tanti politici. Non è questione di persone, men che meno di «destra» e «sinistra». Sono stati resi così dalle «istituzioni».

Come spiega qui a fianco Luigi Copertino, i politici si sono creati a poco a poco istituzioni miranti nell’insieme ad un unico scopo: sottrarre loro a qualsiasi controllo preventivo, sugli atti di governo, sugli appalti, sulle malversazioni, sulle aste e i concorsi pubblici. Le istituzioni vigenti non prevedono più alcuna autorità superiore che sorvegli i loro atti politici e amministrativi. Non c’è più, del resto, un’autorità riconosciuta e moralmente indiscutibile che essi riconoscano, che noi possiamo riconoscere oggettivamente.

E’ il risultato di un potere «laico», che ha compiutamente eliminato Dio in ogni metafora, figura e istituzione di «autorità».

E’ chiaro che, essendosi dati queste «istituzioni» secondo i loro desideri, i politici si siano abituati a vivere in piena irresponsabilità e impunità. Vivono in un’eterna vacanza, «senza Dio nè padroni», come i ragazzini nel paese dei balocchi: i lucrosi stipendioni aiutando, per non parlare delle mazzzette, è quasi ovvio che si voglia provare la coca, il transex, la escort. Tanto, non ti ferma nessuno: se non qualche magistrato per odio politico (e allora potrai gridare al complotto, non senza ragione) o qualche ricattatore. Benedetti i ricattatori, ultima istanza di controllo: ma sono troppo pochi.

E’ il caso preciso di cui parlò Winston Churchill, quando – anni lontani – mise in guardia: «Noi plasmiamo le nostre istituzioni, ma poi le istituzioni ci plasmano».

E’ esattamente così, signora Serdoz. Suo marito il Marrazzo è stato plasmato da queste istituzioni. Come Sircana, come Mele, come Emilio Colombo, come Maroni per cui sono «fatti personali».

Anche gli appalti ormai sono «fatti personali» per via istituzionale, a forza di privatizzazioni e smantellamento degli organi di controllo di legittimità. Cosa dovrebbe trattenerli da commettere sporcizie ripugnanti del genere: forse la paura delle fiamme dell’inferno? Ma viene da ridere al solo pensarlo: come sappiamo, anche la religione è stata relegata a «fatto privato» nè più nè meno che le nottate con Natalie o le aziende municipali «privatizzate». La Binetti sceglie Dio, un altro sceglie Natalì. Anzi: la Binetti è minacciata di espulsione dal Partito Morale, a lei persino l’opinione privata non è permessa.

Bisognerebbe cambiare le «istituzioni» con urgenza, cara signora Serdoz di RAI Tre. Ma chi vuol farlo? I politici degradati che vivono nel paese dei balocchi di Pinocchio, non possono nè vogliono. Non hanno più nemmeno l’idea di quel che le «istituzioni» devono essere, per plasmare  politici e cittadini degni di stare sulla scena del mondo.

Vogliamo una conferma di questa specifica ottusità morale, intellettuale e giuridica che rende impossibile ogni «riforma» istituzionale?

Eccola pronta: tutti i partiti si preparano a rinnovare la convenzione con cui Radio Radicale si è fatta affidare le dirette dal Parlamento. E’ un servizio pubblico – o così si dice – per cui Radio Radicale riceve 10 milioni di euro l’anno, e questo da decenni.

Orbene: dovrebbe essere evidente a tutti che qui c’è un grave conflitto d’interesse. Un servizio pubblico, che dovrebbe svolgere la radio pubblica, è stato affidato non solo a un privato, ma a un partito. La convenzione per trasmettere le sedute parlamentari, inoltre, non viene mai messa a concorso fra diversi concorrenti: è inteso che la devano fare i radicali. E perchè?

Per far vivere il partito radicale, è ovvio. Un partitello che il 93-94 dei contribuenti italiani non votano, ma di cui pagano l’esistenza con venti miliardi di lire l’anno. Qualcuno, probabilmente in grembiule squadra e compasso, ha sancito che i radicali «devono» vivere; e siccome nessuno li vota, devono vivere di denaro pubblico.

Naturalmente, loro ribattono che il servizio pubblico lo forniscono, e bene. Ma mettete a concorso quel servizio pubblico coi 20 miliardi di lire annue annessi, e in un attimo vedrete nascere cooperative disposte a fare quel servizio in modo apolitico o neutro. Perchè invece, per ascoltare il «servizio pubblico» offerto dai radicali, ci dobbiamo sorbire prima e dopo tutta la propaganda radicale: appelli all’eutanasia, sproloqui di ore su cellule staminali, pillole abortive, droghe libere, esperanto, delirii di Giacinto Panella detto Marco, finte interviste ad Emma Bonino e a «Benedetto della Vedova, deputato Pdl» che invece è un radicale perchè – si sa – i radicali sono un trans-partito trans-versale e transessuale, e stanno in tutti i partiti maggiori.

No, non è una cosa legittima. Non si può affidare un servizio pubblico a un partito. Non senza concorso, almeno.  Il conflitto d’interesse non esiste solo per Berlusconi.

E il bello – o paradossale – è che sono gli stessi radicali a dichiarare la loro illegittimità come gestori di parte di un servizio pubblico. Da tempo, essi denunciano con alti strilli quella che chiamano «la peste italiana», ossia di come la democrazia sia stata deformata dallo smantellamento delle istituzioni.

Cito dal loro sito: «Le regole democratiche che i padri costituenti intesero porre alla base della Carta fondamentale dello Stato sono state, da subito ed in maniera ampia, disattese dai partiti, che si sono impadroniti del sistema politico-istituzionale del nostro Paese. Nei decenni successivi il processo degenerativo ha investito tutti gli organi e le istituzioni repubblicane, via via erodendo lo Stato di diritto per finire ai giorni nostri, dove il processo di svuotamento e di svilimento della Costituzione viene a compimento in maniera così eclatante, oltre che condivisa (...) ci si interroga finalmente sullo stato della democrazia in Italia».

Radio Radicale, che si arroga un servizio pubblico pagato con soldi pubblici senza concorso, e senza rinunciare a trasmettere insieme al servizio pubblico la sua propaganda di parte, è precisamente un esempio di come «le regole democratiche» volute dai padri costituenti siano «disattese dai partiti», «svuotate e svilite». I radicali denunciano a ragione l’occupazione indebita di poteri pubblici; ma la loro occupazione della loro fetta di poteri pubblici, la difendono con i denti.

Disonestà morale e intellettuale, che rivela l’impossibilità che «questi» politici possano voler riformare le istituzioni, renderle oggettive e degne, sottrarle alla fazione.

E allora andiamo avanti così, sperando che ogni tanto qualche ricattatore costringa un qualche impunibile Marrazzo a dimettersi. Non c’è altra via.

E’ un caso storico ricorrente: nel basso impero, a dire qualche verità sugli abusi di potere restavano i mimi, i comici fescennini e satirici, mestieranti disonorati, contigui nel disprezzo popolare ai trans di oggi. Oggi, non a caso, la sola speranza di scoprire gli altarini viene da «Striscia la Notizia», dai comici TV (che però deridono solo Berlusconi), e da Dagospia. Sono i soli media veritieri della Bassa Democrazia. O vi aspettate notizie da Bruno Vespa, col suo milione e 200 mila annui?

In altri Paesi, per sapere che cos’è il potere bisogna fare «intelligence su fonti aperte», interpretare  fra le righe il Financial Times, collazionare informazioni del Wall Street Journal e incrociarle con Bloomberg, Haaretz e i blog finanziari. Si scoprono così complesse e vaste cospirazioni, ma con una visione. In Italia, il mestiere di cospirazionista è del tutto inutile: basta compulsare Dagospia.

Così si capisce tutto. Le cose più inverosimili e inimmaginabili diventano realtà, nella Bassa Democrazia, sul registro più basso.

Si scopre, per esempio, che c’è stato un Roma Film Festival dove ha vinto un film «italo-danese» che narra «la imprevedibile storia d’amore omosessuale fra neonazisti». Italo-danese. Storia d’amore omosessuale. Fra neonazisti. No, nessun comico fescennino romanesco avrebbe potuto inventarsi una gag del genere. La realtà, nell’Italia dei film pagati con sussidi pubblici, supera ogni scenetta e gag possibile. Il Corriere, compunto e serio, ci informa che il film «non aveva un distributore, ma finalmente la società Lucky Red di Andrea Occhipinti l’ha comprato. Così  anche i cinespettatori italiani potranno vederlo».

Non aspettiamo altro. Ecco i film che l’Italia (un po’ danese) sa produrre: segno certo della mancanza di talento, si prova a farer un film su un imprevedibile amore omosessuale. Ma siccome gli omosessuali che hanno rapporti in film non fanno più scandalo, facciamo che sono anche neonazisti. Altro scandalo, perchè essere finocchi passi, ma neonazisti no. Non si deve.

Ecco il brivido del proibito: stivaloni, teste rasate, croci uncinate, e Natalì.

Lo ammetta anche Guzzanti (il figlio, meno comico del padre deputato): lui non era riuscito ad immaginare altro che «Fascisti su Marte».

A proposito di questo Film Festival, naturalmente, le notizie più ghiotte le dà Dagospia. No, non serve il testo. Bastano le foto di quelli che c’erano, della Roma che conta:



marrazzo_1.jpg



Ditemi: è gente che incontrate nella vostra vita di gente normale? Che vorreste incontrare? Labbroni e tettoni al silicone, sete cafonissime. E chi è quell’essere in primo piano con il trucco sulle rughe rapaci e il sbaffo del rossetto? Di che sesso è?

Tratterebbesi, ci informa per fortuna Dagospia, di tale «Valentina Verany». Ce lo dice come se la dovessimo conoscere tutti. In quel generone romano, devono conoscerla tutti. Pare che sia una pittrice, così dice lei.

Ora, in un’Italia dotata di istituzioni degne, qualche autorità vieterebbe di andare conciati così ad una festa. Specialmente se sono presenti degli stranieri. Al Roma Film Festival c’era Meryl Streep, che (cito Dagopsia) «non si è risparmiata regalando ai tanti che hanno avuto la fortuna di incontrarla, una serata di simpatia e di grande appeal».

marrazzo_2.jpg

Ecco Meryl Streep. Notate il trucco, l’abito, l’eleganza.

marrazzo.jpg

Ecco l’altra invitata.

Fate voi il confronto. E poi mi venite a parlare di Marrazzo?

Sono le istituzioni che ci hanno reso così.



La casa editrice EFFEDIEFFE, diffida dal riportare attraverso attività di spamming e mailing su altri siti, blog, forum i suddetti contenuti, in ciò affidandosi alle leggi che tutelano il copyright ed i diritti d’autore.
 


Home  >  Opinioni                                                                                           Back to top

 
Nessun commento per questo articolo

Aggiungi commento


La Dittatura Terapeutica
L’unica ed estrema forma di difesa da questo imminente, sottovalutato, tragico pericolo particolarmente grave per l’Italia, è la presa di coscienza
Contra factum non datur argomentum
George Orwell con geniale e profetico intuito, previde l’oscuramento delle coscienze, il tramonto della civiltà, l’impostura e apostasia dalla verità che viviamo, quando scrisse “nel tempo...
Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità