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Cristianesimo ed altre Tradizioni. Risposta ai lettori
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Da bambino ero letteralmente affascinato da «La storia infinita», un film (basato sul racconto di Micheal Ende) e certamente non avrei mai immaginato di dover rispondere ad un Atreiu (o Atréju che dir si voglia se è a lui che lo pseudonimo scelto dal lettore si riferisce) su questioni così distanti dai contenuti di quella pellicola.

Ebbene, colgo l’occasione per fare alcune debite precisazioni, per sottolineare aspetti e sfumature inevitabilmente poco rimarcate nel corso di una esposizione che, a volte, deve essere un po’ tranchant per evidenziare alcuni punti fermi piuttosto che altri.

Riporto l’obiezione del lettore:

«Lautore di questo articolo farebbe bene a rileggersi il passaggio della pagliuzza e della trave. Perchè se è vero, come è vero, che il buddismo merita una critica attenta e serrata, di certo questultima non può provenire da un cristiano. Poiché il cristianesimo quanto a sovversione della verità metafisica e banalizzazione della trascendenza non è secondo a nessuno. Parliamo di una religione che ha capovolto il rapporto fra Dio e luomo, bloccando laspirazione di questultimo ad ascendere e puntando tutto sulla “discesa” del primo verso il secondo. Morale della favola: i cristiani non sanno cosa sia la Liberazione e hanno in vista solo la Salvezza che è cosa inferiore e diversa. A causa di questo, il cristiano resta bloccato a terra, perso nel divenire e nella materia (come quei preti bravissimi a combattere la mafia ma ignoranti come capre in materia spirituale), sperando nellavvento di un “Dio assente” (Heidegger) che non si manifesta mai. E se lo fa è solo attraverso forme “mistiche” e dunque passive. Di attivo non c’è nulla. E, coerentemente, il Cristianesimo guarda con diffidenza chiunque cerchi di elevarsi al di là del livello exoterico. Vale per il guru indiano così come per il povero M. Eckhart.

Tutto questo per tacere della visione lineare della storia in barba a quella ciclica che è l
unica reale; della incoraggiata separazione fra Dio e Cesare (poi non vi lamentate se Cesare l’ha presa alla lettera e vi calpesta); del massacro autorizzato della natura di biblica memoria; della vocazione salvifica ad andare in giro per il mondo a salvare le anime di poveri aborigeni persi nel peccato pagano alla stessa maniera di certi personaggi che portano la democrazia in ogni angolo del pianeta per salvare i barbari incolti (proprio voi...).

L
elenco di stoltezze e misfatti potrebbe continuare a lungo ma mi fermo per carità di patria. Il concetto fondamentale credo sia chiaro: il Cristianesimo ha enormi responsabilità nella edificazione del mondo moderno e delle sue follie. Abbiate, dunque, almeno il buon gusto di non fare la lezione a nessuno».


Il riferimento iniziale alla pagliuzza ed alla trave non è pertinente. L’espressione si riferisce infatti al giudizio morale da evitare sempre sulle persone, perché privo di reale valore oggettivo, sia per l’incapacità di vedere dentro l’altro – a causa, da un lato, dell’insondabilità del mistero del peccato (quindi di leggere le intenzioni del cuore, note solo a Dio) ed inoltre, dall’altro, a cagione dei propri limiti personali e spirituali (la trave, appunto) – sia perché, non di giudizio sul peccatore qui si discute, ma di disquisizioni di puro carattere accademico, confronto di idee ed ideologie, confronto di pensieri. È vero, essi determinano poi comportamenti e decisioni delle singole persone; ma non è a costoro che l’intento della battaglia dottrinale mira, ma allo studio della verità e dei principi sottesi alle tradizioni. Abbia pace, pertanto, chi si sente giudicato; qui non si giudica nessuno, si dà un’opinione, peraltro fallibile, se personale, ma, si cerca, argomentata e soprattutto supportata dall’illuminazione della divina Rivelazione.

Cosa ci dice Essa delle altre tradizioni? Ebbene: che gli dei adorati dai gentili sono demoni! In che senso dobbiamo intendere questa affermazione? In tutta la portata della sua serietà, ma ovviamente alla luce dell’interpretazione autentica datane dai Padri della Chiesa e dal magistero perenne della Chiesa. Nessuno dei Padri della Chiesa era privo di cultura pagana; il paganesimo era conosciuto e studiato. Riecheggiava, come oggi riecheggia, l’invito di san Paolo ad esaminare ogni cosa e trattenere ciò che è buono.

Il discernimento è dono dello Spirito che sa cogliere la verità ovunque, ma sempre alla luce della Parola di Dio. Questo ci porta all’ecumenismo sfrenato? In realtà, esso, parimenti alla totale demonizzazione del diverso, costituisce un errore banale. Il cattolico è chiamato ad essere completo, universale, totalizzante. L’aberrazione principale delle altre credenze religiose consiste nel fare di alcuni gravi errori dottrinali lezioni di vita e di verità. Nessuno può disprezzare i «semi del Verbo» sparsi in ognuna delle tradizioni culturali; tuttavia occorre distinguere e separare, per conoscere e rilevare il bene piuttosto che il male.

Il cattolico non può transigere sull’errore; continuerà a pregare ed amare l’errante, ma dovrà portare la luce di Cristo (non la propria) al fratello che ne è privo. Questo significa condannare, uccidere, devastare? Che sia stato fatto nel corso della storia (ed anche qui bisognerebbe verificare le diverse vulgate dei fatti riportati, ma ora non è il momento) non toglie valore alla parola dei santi Vangeli e a quello che la Fede insegni e sia in sé, indipendentemente dall’applicazione (forzata, in questo caso) che l’uomo possa farne.

In pratica, la Chiesa è altro dai peccati degli uomini di Chiesa. Essa è santa, perché edificata su Gesù stesso. Quel che il peccatore fa in nome della Chiesa, non è il fare della Chiesa (inattaccabile da questo punto di vista, se si leggono i documenti ufficiali del suo pensiero)! Vivere l’essere Chiesa è san Francesco, Madre Teresa, non di certo il prete pedofilo. Spero che il lettore sappia cogliere l’effettiva, ma fondamentale sfumatura. Tornando al principio…Che ne deduciamo quindi? Che il cattolico abbia libertà assoluta di pensiero? Che debba formarsi alla scuola di Lao-Tse, piuttosto che di Budda o di Maometto?

Debba assaporare la mitologia norrena o quella indiana più che quella greco-romana, o dilettarsi nello studio delle iscrizioni cuneiforme o in quelle del mondo egizio?

«“Tutto mi è lecito!”. Ma non tutto giova. “Tutto mi è lecito!”. Ma io non mi lascerò dominare da nulla» (1 Cor 6, 12).

Nel momento in cui l’ideologia pagana (termine che utilizzo in senso lato, ovviamente) o addirittura eretica prevale sulle certezze rivelate dalla sacra Scrittura e dalla divina Tradizione, allora scopro di essermi lasciato traviare. Questo è il limite dell’errore e della perdizione. La condizione infatti per poter leggere tutto e di tutto ed accostarsi liberamente a tutto è una sola: credere in maniera totale e certissima alla divina Rivelazione. Non c’è altra condizione. Se credo alla sacra Scrittura ed alla lettura che di essa infallibilmente ne discende dalla divina Tradizione, ho la massima libertà di indagare il vero ovunque... Dio è fonte della verità e rivela se stesso nell’unica Tradizione, poi traviata e moltiplicata in Babele, rinvenibile nel cuore di ogni uomo (nella legge naturale), come in ogni credenza o cultura (in ciò che non è stato deviato dall’errore).

Cosa dobbiamo sapere delle altre religioni? Che differenza possiamo rilevare tra queste ed il contenuto dottrinale del cristianesimo e della Rivelazione divina? Le altre religioni non sono perfette, anzi possono traviare e portare all’errore ed inoltre non hanno alcun potere salvifico.

Argomentazioni in merito, se ne forniscono di continuo e se ne forniranno adeguatamente in seguito.

E passiamo alla seconda parte dell’obiezione forte del lettore: il Cristianesimo ignora la liberazione! Conosce solo la salvezza e pertanto è proiettato solo in terra, cagione, questa, della sua totale incapacità di ascendere.

Rispondiamo: occorre in primo luogo soffermarsi sui significati delle parole, piuttosto che sui nomina vuoti e privi di senso. Salvezza piuttosto che liberazione. Non è esatto che il Cristianesimo non conosca liberazione? Da dove nasce questa affermazione categorica?In realtà Gesù parla di libertà dei figli di Dio (come san Paolo), un libertà che si nutre e si fondamenta sul vero. La salvezza è l’esito ultimo di questa vita libera. Certamente, se intendiamo liberazione come termine del ciclo delle reincarnazioni, questo concetto è assente, perché falso. Ma non soltanto. Il fine ultimo di ogni credenza dovrebbe essere quello di assicurare la felicità ed il benessere della persona: per il Cristianesimo la salvezza è divinizzazione, felicità massima per partecipazione all’Essere divino, senza confusione (s’intende!). Una felicità che salva l’individuo e la Divinità, senza annullare la persona, come fa invece la liberazione (invero, concetto, questo, ad essere inferiore, perché spersonalizzante e votato al nichilismo! Vorrei una prova del contrario).

Sulla presunta passività del cristiano e l’azione divina... credo che si faccia un po’ di confusione: la Fede cattolica insegna per l’ottenimento della salvezza la totale e necessaria partecipazione del cristiano, con la propria vita ascetica! Non esiste mistica senza ascesi! Anzi! Forse oggi si dimenticano realtà verissime della sacra Scrittura: il corpo va usato a gloria di Dio e va utilizzato come mezzo utile alla santificazione e divinizzazione di tutta la persona... lungi dall’essere vuoto contenitore o impermanente illusione determinata da residui karmici. Il corpo è per il Signore ed il Signore per il corpo... questo obbliga all’abnegazione di sé (condizione necessaria alla ricezione della vita divina), alla fatica fisica e spirituale (digiuni, lavoro, preghiere, sacrifici), senza di cui non è possibile pervenire al totale abbandono di sé in Dio.

Dove risiede la passività in questo? La consapevolezza che tutto dipenda e provenga da Dio non esclude in nulla l’operato dell’uomo. Il quietismo è eresia condannata da tempo.

In ultimo, all’obiezione sul cristianesimo, foriero del male nel mondo, cercando di non ridicolizzare (come possibile) i luoghi comuni di cui è infarcito tale pensiero, rispondo semplicemente con la constatazione riportata da sant’Agostino:

«... dallinizio dei tempi cristiani i mali si sono moltiplicati e sono in continuo aumento. È questa una concessione da non farsi con leggerezza a gente ignara [della storia]. Si degnino, costoro, di consultare gli scritti dei loro autori e le descrizioni che fanno dei mali dellantichità. Vi leggeranno di guerre atroci combattute dagli antenati; vi leggeranno di regioni devastate, di popoli condotti in prigionia nellalternarsi dei successi di genti che lottavano contendendosi la sovranità. Anche nei tempi dellantichità ci sono state la fame e la peste. Se ne han tempo, consultino i codici». (Discorso 23/B)

Stefano Maria Chiari



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