>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
menu-1
Come l’hanno formato
Stampa
  Text size
Talmud /2
«Il Talmud è oggi il sangue circolante nel cuore della religione ebraica. Qualunque legge, costumanza o cerimonia osserviamo – siamo noi ortodossi, conservatives, riformati oppure soltanto spasmodici sentimentali – è il Talmud che noi seguiamo. Il Talmud è il nostro codice di legge, la nostra common law».

Così scriveva sul New York Times nel novembre 1959 il recensore di un saggio dell’autore ebreo Herman Wouk. Lo status di codice legale-normativo spetta precisamente al cosiddetto «Talmud di Babilonia». Esiste anche un Talmud Palestinese, relativamente innocuo: ma per i rabbini odierni è poco più di una curiosità erudita; non ha validità legale, anche perchè manca della Gemara (gli inesausti commentari e discussioni rabbiniche proliferati attorno all'interpretazione della Mishnah, ossia la supposta «tradizione orale» confidata da Dio a Mosè esattamente sette settimane dopo l’uscita dall’Egitto).

Il rabbino-capo britannico J. H. Hertz, nella sua prefazone alledizione Soncino, lo conferma: «Il Talmud palestinese… è stato per secoli quasi dimenticato dalla comunità ebraica. Le sue decisioni legali non sono mai state ritenute valide, se opposte a quelle del Talmud babilonese».

Ma perché si parla di Babilonia? Perché «l’inizio della letteratura talmudica risale al tempo dell’esilio babilonese nel sesto secolo dell’era pre-cristiana», afferma il succitato Hertz. Se questo è vero (ma si tenga conto che la rivendicazione di unimmaginaria antichità è comune nella «narrativa» ebraica), al tempo di Gesù già esisteva da secoli il Talmud con la sua autorità normativa obbligante.

Secondo la leggenda, la «tradizione orale fu tramandata di generazione in generazione finché le persecuzioni ne misero in pericolo la corretta trasmissione». E solo allora fu messo per iscritto da rabbi Yehuda Hanassi, un colto «maestro» attivo in Galilea verso il 200 dopo Cristo, che raccolse e cercò di ordinare in qualche modo gli insegnamenti dei maestri più antichi, detti Tannaim.

Nella sua forma attuale, il Talmud è fondamentalmente il risultato di quella tarda compilazione-rimaneggiamento. «L’opera è non solamente una collazione della Legge orale, ma divenne il codice ufficiale e canonico della vita giudaica».

Ciò non toglie che il rabbino Hertz esalti quel periodo, fra il 586 e il 538 avanti Cristo in cui i giudei furono deportati in Babilonai sotto Nabucodonosor II – e che nella «narrativa ebraica» passa come un periodo di sofferenza e dolore – con queste parole: «Durante l’Esilio Israele scoprì se stesso. Riscoperse la Torah e ne fece sua regola di vita».

Effettivamente è solo quando Ciro il Grande, nuovo conquistatore, consentì ai discendenti dei deportati di tornare in Palestina come esattori dell’impero persiano, che costoro si definirono come comunità gelosamente separata, accampata fra «nemici» e rigorosamente monoteista. S’intende che molti ebrei, i più, restarono a Babilonia. Non fu un popolo a tornare in Palestina, ma una setta fondamentalista ideologica, e un gruppo collaborazionista persiano. Fu allora che venne costruito il Tempio (che funzionava come centro dell’esazione tributaria, responsabile verso i persiani) e la Legge in cui JHVH ordinava la distruzione di tutti i santuari concorrenti, conobbe una nuova elaborazione.

«Quando studiamo la Gemara babilonese, abbiamo a che fare con quello che i più intendono quando parlano o scrivono a proposito del Talmud. La sua sede di nascita, Babilonia, è stato un centro ebraico autonomo per un periodo più lungo che in ogni altra terra; ossia dal 586 prima dell’era cristiana al 1040 dopo l’era cristiana: 1.626 anni».

Hertz tuttavia esalta come uno dei grandi redattori del Talmud un molto più tardo «rabbi Akiva», un discepolo di Hillel, fra i più accesi promotori della rivolta giudaica del 132 e morto, in quell’anno, nella repressione romana. Hertz dà credito alla leggenda talmudica secondo cui persino Mosè fu geloso di rabbi Akiva, «quando in visione ricevette un barlume del lontano futuro».

«Akiva è stato l’autore della raccolta di leggi tradizionali da cui la Mishna effettivamente è nata. È stato il più grande dei rabbini del suo tempo e dei seguenti. Il suo acuto e penetrante intelletto lo ha reso capace di trovare una base biblica per qualunque regola della legge orale».

Si noti questa ultima frase: significa che per ogni regola, nefandezza o assurdità decisa dai rabbini, essi sono capaci di trovare un passo della Scrittura che apparentemente le conferma. Anche se il senso letterale è opposto, e per far «funzionare» le Scritture nel senso talmudico, bisogna spesso ricorrere a capziose interpretazioni, e magari al preteso «valore numerico» dell’alfabeto ebraico. In tal modo si può far dire alla Rivelazione divina il contrario di quel che afferma.

Per esempio, il Talmud ripete (si vede Baba Mzia 114b) che i non-ebrei sono bestie, da opprimere e sfruttare senza pietà, mentre Mosè raccomanda «Ama lo straniero, perché anche tu sei stato straniero in terra d’Egitto» (Esodo 12:49 Levitico 24:22, Numeri 9:14, eccetera).

Il Trattato Ketuboth 111a sostiene addirittura che lo sperma dei goym «è come quello di un asino», che i gentili sono «come asini, schiavi che son considerati proprietà del padrone» e dunque che i gentili sono asini da lavoro, da non far mai riposare giorno e notte, nemmeno il Sabato… e dà come base biblica di questa odiosa prescrizione il passo di Genesi 22:5. Ma questo passo si riferisce al doloroso momento in cui Abramo, per obbedire al Signore, è sul punto di sacrificare il suo unico figlio Isacco «sul monte». Abramo arriva fino a piedi del monte con due servi a l’asino carico della legna per il rogo, e da qui procede da solo col figlio.

«Allora disse ai suoi due servi: sedetevi e restate qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin là, faremo adorazione e torneremo da voi».

Sarebbe questa la «base biblica»! I talmudisti hanno fatto anche della Bibbia il «sepolcro imbiancato» dentro cui nascondono le loro sporcizie, i loro tradimenti della Legge e l’odio coltivato verso i goym.

Il rabbino Louis Finklestein (1), direttore dello Jewish Theological Seminary in USA, negli anni ‘30 autore di un libro storico in due volumi The Pharisees, vanta:

«Il farisaismo divenne talmudismo (dove) lo spirito degli antichi farisei dura inalterato. Quando un ebreo studia il Talmud, di fatto ripete le argomentazioni usate dalle accademie palestinesi. Dalla Palestina a Babilonia (in Iraq, dove esisteva ancora fino al 1950 una delle più grosse comunità giudaiche, ndr); da Babilonia al Nord-Africa, Italia, Spagna, Francia e Germania; da qui in Polonia, Russia ed Europa dell’Est, il farisaismo antico si è sparso».

Lo stesso Finklestein scrive nel suo The Jews-Their History, Culture and Religion (volume 4, pagina 1.332, Jewish Publication Society of America, 1949):

«Il Talmud trae la sua autorità dalla posizione che ebbe nelle antiche accademie (farisaiche). I maestri di queste accademie, sia di Babilonia sia palestinesi, furono ritenuti i legittimi successori dell’antico Sinedro (…). Oggi, il popolo ebraico non ha alcuna autorità centrale vigente comparabile ai membri dell’antico Sinedrio né alle accademie. Per questo, ogni decisione riguardo alla religione ebraica deve essere fondata sul Talmud in quanto compendio finale di quelle antiche autorità».

È importante sottolineare ancora che, nel giudaismo, il Talmud ha più autorità della Bibbia, e le sta al disopra sotto ogni riguardo.

Una nota del trattato Nedarim 35a e 37a, attesta che

«la Scrittura è stata generalmente ritenuta come un argomento di studio degno solo di bambini, mentre gli adulti investigano i il significato più profondo... Da qui deriva che era usuale insegnare la Bibbia alle ragazze, nonostante la deduzione talmudica che le figlie non necessitano di essere istruite (Kiddushin. 30 a). L’opposizione di rabbi Eliezer ad insegnare la Torah alla figlia (Sotah 20a: “Chi insegna alla propria figlia la Torah è come se le insegnasse la lascivia”) era probabilmente diretto contro l’insegnare (alle donne) la Legge Orale (il Talmud, ndr) e le branche di studi più alte».

A maggior ragione, il Sanhedrin 59a, vieta di insegnare ai goym:

«Un pagano (un goy) che studia la Torah merita la morte, perché è scritto: Mosè ci ha comandato in eredità una legge;è la nostra eredità, non la loro (…). Egli è colpevole come chi violenta una vergine fidanzata (ad un altro)».

E una nota a piè di pagina precisa il vero motivo: «Si ritiene che rabbi Johanan temeva la conoscenza dei gentili in questioni di diritto (talmudico), perché l’avrebbero usata contro gli ebrei nei tribunali».


Non è strano che i rabbini non siano mai stati interessati a far conoscere ai goym questo che considerano il più luminoso monumento del genio ebraico, anzi abbiano provato a nasconderne i dettami più velenosi, magari ricorrendo ad eufemismi?

Per esempio, i più osceni insulti contro Gesù in Gittin 57a (dove si immagina che Gesù sia immerso nell’inferno in escrementi bollenti, perché «ha deriso le parole dei Savi» di Sion), o in Sanhedrin 106 a (dove si maledice il Risorto come «colui che si rende vivo col nome di Dio», ossia con un atto di stregoneria) sono indirizzati contro un personaggio chiamato Balaam, come il biblico stregone, e infatti una nota attesta: «Balaam è frequentemente usato nel Talmud come tipo per Gesù».

Quasi non sono mai esistite traduzioni del Talmud, che è in ebraico e aramaico, in lingue moderne; se non compendi abbreviati e versioni edulcorate, e prive di indici. Così la prima traduzione inglese del 1903, opera di tale Rodkinson (alias Levi Frumkin) è priva dei numeri dei fogli, rendendo impossibile orientarsi in quella congerie labirintica di argomenti, temi e pareri rabbinici. Solo la Edizione Soncino, iniziata nel 1934 e completata nel 1952, può ritenersi integrale: lavoro colossale di una equipe diretta da Rabbi Isidore Epstein del Jews College di Londra, che è risultata in 35 volumi, dove i passaggi censurati nelle precedenti edizioni del Talmud sono stati recuperati, i testi sono stati dotati di un apparato di note a pie’ di pagina, e vi sono state aggiunti un glossario, un indice dei riferimenti biblici e un indice generale per argomenti.

Ciò, come constaterà il lettore, non rende più agevole la comprensione: il Talmud è frutto di una mentalità tortuosa, esercitatasi nei secoli nelle sue sottigliezze autoreferenziali, che per giunta ha rifiutato deliberatamente i principii della logica greca – identità e non-contraddizione sono cose da goym – e all’adeguarsi dell’intelletto alla cosa (adaequatio rei et intellectus) che è la definizione di «verità» per San Tommaso d’Aquino. Ma almeno, è possibile ritrovare nell’immane groviglio i passi che interessano.

Il Talmud è diviso in sei grandi parti chiamate Sedarim (Ordini), ma ognuna delle sei grandi divisioni e delle sub-divisioni (i «Trattati») è un ammasso dove si trova ogni immaginabile argomento: il tutto fra pomposità, vere e proprie idiozie, crudeltà sadiche, rovesciamento dei dettami biblici, regole e leggi create apparentemente al solo scopo di inventarne la loro circonvezione ed evasione, e una ininterrotta bava d’odio per Cristo e i cristiani.

Il primo Seder si titola ZERAIM (semi) ed è composto dai seguenti trattati:
a) Berakoth (Benedizioni), 405 pagine nell’edizione Soncino. Gli altri 10 trattati occupano le restanti 406 pagine.

b) Pe’ah (angolo)

c) Demai (dubbio)

d) Kil’ayim (misture)

e) Shebith (sette)

f) Termuah (offertori)

g) Maseroth  (decime)

h) Ma’aser  Sheni (seconda decima)

i) Hallah (pasta)

j) Orlah

k) Bikkurim (primizie).


SEDER MOED (festività) comprende i trattati:  

a) Sabbath (le stringenti, severissime leggi sul Sabato, e su come aggirarle «legalmente»)

b) Erubim (mescolanze)

c) Pesahim (pasqua)

d) Shekalin (shekels, i sacri denari)

e) Yoma (Yom Kippur)

f)  Sukkah  (capanne)

g) Yom Tob (giorno festivo)

h) Rosh Hashona (anno nuovo)

i)  Ta’anit (digiuno)

j) Megillah (il rotolo di Ester, letto nel Purim). È la sadica celebrazione della distruzione, grazie all’astuzia di un’antica lobby ebraica, di un nemico immaginario, con gioia sanguinaria e ubriachezza. Il Talmud ammonisce che quel giorno, è dovere dell’ebreo ubriacarsi tanto da non capire più la differenza tra «benedetto sia Mordecai» (il capo dello lobby presso Assuero) e «maledetto sia Aman» (il nemico).

k) Moed Katan (mezze feste)

l) Hagigah (banchetto)


SEDER NASHIM (donne), nella Soncino, questo Seder include una prefazione di 13 pagine di rabbi Hertz, segno dell’importanza attribuita agli argomenti: che sono, per dirla delicatamente con un rabbino contemporaneo, «la categorizzazione dei più intimi comportamenti umani», ossia essenzialmente i rapporti fra uomo e donna; il che dà la stura a infinite e voluttuose speculazioni sugli atti sessuali, fissazione specifica dei Savi Anziani di Sion:

a) Yebamoth (i matrimoni levirati). Qui si tratta dell’obbligo, per i fratelli del morto, di sposare la vedova del fratello deceduto senza figli, per farla procreare, ed ovviamente del rituale con cui il fratello del deceduto può sottrarsi a tale obbligo. Nella Soncino, la faccenda è sceverata per ben 871 pagine in due volumi. Ci sono anche le questioni su a chi resti la proprietà dei beni nel caso di questi matrimoni. È il tipo di argomento su cui i sadducei fecero a Gesù la nota domanda di Marco 12-18: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che se muore il fratello di uno e lascia la moglie senza figli, il fratello ne prenda la moglie per dare discendenti al fratello. 20 C’erano sette fratelli: il primo prese moglie e morì senza lasciare discendenza…». A questa sottigliezza talmudica Gesù rispose, come sappiamo, esasperato.

b) Kethuboth (il risarcimento dovuto a una moglie ripudiata): 728 pagine, con molti particolari sul sesso e la sessualità. Qui si decreta che una bambina di tre anni può essere violentata impunemente da un pio ebreo, «perché la verginità ritorna a tre anni».

c) Nedarim (voti). Qui si tratta dei voti fatti al Signore da un pio ebreo, e dei mille modi per violarli legalmente. Anche qui, molto sesso.

d) Sotah (la sospetta di adulterio) Come si capisce, l’argomento scatena una serqua di lubriche sottigliezze su come provare l’innocenza o la colpevolezza di una adultera sospetta.

e) Kiddushin (fidanzamento)

f) Gittin (Divorzio) 439 pagine sulle sottigliezze tecniche e legali da sciogliere o rispettare in caso di divorzio, come il trattato precedente tratta delle regole del fidanzamento e di come romperlo. Ma nel Gittin trovano spazio i famosi passi su Cristo gettato all’inferno,e sui cristiani che lo seguono laggiù.


SEDER NEZIKIN (danni):  

a) Baba Kamma (la prima porta): 719 pagine di divagazioni talmudiche sul tema danni e risarcimenti: la cui regola generale è che danneggiare la proprietà dei gentili è consentito, danneggiare la proprietà di un ebreo è come ingiuriare Dio, eccetera.

b) Baba Mezia (la porta di mezzo) ancora una intricatissima matassa  di rescritti e commentarii sulle transazioni commerciali, frodi in commercio, affittti e salari, come il seguente:

c) Baba Bathra (la porta finale), nell’insieme tali trattati costituiscono quello che si potrebbe chiamare il codice civile-commerciale giudaico, con puntate sul penale, ed ampio spazio ad azioni odiose contro i gentili.

d) Sanhedrin: questo trattato «costituisce il principale deposito delle leggi penali del Talmud» (dalla prefazione all’edizione Soncino). In realtà, oltre a questo codice (o accozzaglia), il Sanhedrin contiene le più virulente calunnie contro Gesù, e i voluttuosi supplizi immaginari che gli ebrei gli avrebbero inflitto: lapidazione, immersione nello sterco, decapitazione, strangolamento nelle feci, e suo finale appendimento (crocifissione) per «aver bestemmiato» i saggi farisei.

e) Makkot (fustigazioni), parla anche delle testimonianze collusive e della città rifugio.

f) Shebuoth (giuramenti) sui tipi di giuramento e di come aggirarli.

g) Eduyoth (testimonianze) , miscellanea di casi legali.

h) Avodah Zarah (culti stranieri) sul modo di trattare nei rapporti coi gentili, altresì detti idolatri e non umani.

i) Aboth (padri), raccolta di detti memorabili dei padri talmudisti.

j) Horayot (decisioni) su decisioni dei tribunali rabbinici.


SEDER KODASHIM (sacrifici) comprende 11 trattati:  

a) Zebahim sui sacrifici di sangue, animali e uccelli.

b) Menahot, sulle offerte a base di grano.

c) Hullin sulla macellazione rituale e il mangiar carni.

d) Bekorot, leggi riguardanti il «riscatto» del primogenito maschio, sia animale sia umano.

Ricordo di epoche in cui il primogenito doveva essere sacrificato a Baal.

e) Arakin norme sulla dedicazione del valore di un campo o di una persona al Tempio.

f) Keritot (escisione, ma anche sterminazione) detta le pena del «karet», ossia della scomunica e della «separazione dal popolo», per trentasei peccati gravissimi, fra cui il non essere circoncisi e mangiare alimenti lievitati nella pasqua ebraica.

g) Meila (sacrilegio) norme riguardanti la restituzione di proprietà del Tempio di cui ci si sia impadroniti.

h) Tamid, sui sacrifici quotidiani.

i) Middot,  sulle misurazioni del secondo Tempio.

j) Kinnim, sulle complicatissime norme a proposito del «mescolare le offerte di volatili». Qualunque cosa ciò significhi.


SEDER TOHOROTH (pulizia, purità) contiene sei trattati:  

a) Niddah (donna mestruante): 509 pagine ove si discute di odore, colore, apparenza del sangue mestruale e di come i rabbini lo debbono esaminare, senza alcuna evidente ragione medica e sanitaria se non il gusto per il ripugnante.

b) Kelim: sulla pulizia di utensili e stoviglie. Sono queste le regole che hanno fatto esclamare a Gesù: «I Farisei puliscono l’esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di sporcizie e impurità».

c) Oloth (letteralmente, «tende»), si diffonde per 18 capitoli sulla impurità dei cadaveri, con relative discussioni necrofile sulla qualità che detti cadaveri hanno di rendere impuri gli oggetti. È considerato un libro di eccelsa importanza dai talmudisti, al punto che secondo una «narrativa» talmudica, Re Davide chiese a JHVH che la lettura dei Salmi da lui composti avesse lo stesso valore e merito spirituale dello «studiare lo Oholot». Da cui si deduce che i Salmi sono, per i rabbini, meno sacri del trattato di necrofilia kosher elaborato dai loro antenati.

d) Nega’im Infinite elecubrazioni sulle piaghe della lebbra e delle malattrie simili alla lebbra, e su come rendano impuri vestiti, uomini e abitazioni.

e) Parah (la giovenca). Tratta della Giovenca Rossa, dal cui olocausto si otteneva una cenere-unguento necessario per i sacerdoti per poter compiere il sacrificio nel tempio, e non meno necessario per purificare persone venute a contatto con cadaveri. Si discute con instancabile minuzia su quanti peli bianchi siano tollerabili in una vacca rossa per essere considerata rossa. Come noto, i gruppi ebraici contemporanei (ed anche protestanti americani) che puntano alla ricostruzione del Terzo Tempio a Gerusalemme, con la relativa ripetizione del sacrificio dell’agnello, cercano da anni di selezionare, anche con ingegneria genetica, una vacca rossa che sia la vera vacca rossa.

f) Tohoroth miscellanea di leggi sulla purità rituale, con tutti i meccanismi di contrazione dell’impurità involontaria, e le norme sulla purità dei cibi.

g) Mik’vaot o bagni rituali, quelli che devono prendere le donne mestruanti prima di  avere rapporti carnali col marito, a scanso del malocchio.

h) Makshirin sui liquidi che rendono il cibo ritualmente non-kosher.

i) Zabim, sulle conseguenze rituali e impurità portate dalla eiaculazione, polluzioni notturne e gonorrea.

j) Tevul Yom, ancora sui bagni rituali, e sulla speciale condizione per cui una persona che ha fatto i bagni rituali resta tuttavia impura per il resto del giorno.

k) Yadayim (Mani) tratta delle impurità contratte con le mani.

l) Ukzim (steli, anche piccioli) tratta dell’impurità – evidentemente pericolosissima – dei gambi, raspi, steli della frutta.


(Continua)

Talumd /1
Talmud /3
Talmud /4
Talmud /5
Talmud /6
Talmud /7
Talmud /8
Talmud /9




1Questo Finklestein è stato una delle «Luci dell’Ebraismo», una galleria di 120 esimie personalità giudaiche, designate come tali dalle Kehillas (comunità) in quanto onoravano  l’ebraismo. Fra le «Luci», c’erano Albert Einstein, Felix Frankfurter (giudice della Corte Suprema USA) e… il commissario comunista sovietico Maxim Litvinov  (1876-1951: vero nome Meir Henoch Mojszewicz Finkelstein). Figlio di banchieri bielorussi, come rivoluzionario Litvinov si segnalò per rapine in banca onde finanziare il partito bolscevico. Divenne ambasciatore sovietico in USA nel 1941-43, anni della grande alleanza fra Washington.

 

IL NUOVO LIBRO EFFEDIEFFE

L’ebreo nel mistero della storia

L'associazione culturale editoriale EFFEDIEFFE, diffida dal copiare su altri siti, blog, forum e mailing list i suddetti contenuti, in ciò affidandosi alle leggi che tutelano il copyright.   


 
Nessun commento per questo articolo

Aggiungi commento


La Dittatura Terapeutica
L’unica ed estrema forma di difesa da questo imminente, sottovalutato, tragico pericolo particolarmente grave per l’Italia, è la presa di coscienza
Contra factum non datur argomentum
George Orwell con geniale e profetico intuito, previde l’oscuramento delle coscienze, il tramonto della civiltà, l’impostura e apostasia dalla verità che viviamo, quando scrisse “nel tempo...
Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità