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Cassazione: rimosso il giudice anticrocifisso
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Il giudice di Pace del tribunale di Camerino, Luigi Tosti, rifiutava di tenere udienza per la presenza del crocifisso nelle aule di giustizia. Il Csm lo aveva sanzionato con la perdita del posto. E la Cassazione ha confermato la decisione

ROMA
- C'è un uomo che da anni si dà da fare per rimuovere il crocifisso dalle aule di giustizia. La sua - dice - è una "battaglia di libertà e laicità". Il protagonista di questa singolare vicenda è un giudice di pace, Luigi Tosti, del tribunale di Camerino. Nel 2005 si era rifiutato di condurre quindici udienze. Poi, non ottenendo alcun risultato, ha pensato bene di non svolgere più le proprie mansioni. Questa "sfida" gli è costata la sospensione dalle funzioni (e dallo stipendio) fino alla rimozione dal servizio, decisa dal Csm lo scorso maggio. Oggi la Cassazione ha confermato la decisione dell'organo di autogoverno della magistratura. La presenza del simbolo religioso nei tribunali - che in Italia, come diceva anche Benedetto Croce, ha anche un innegabile valore culturale - non può essere visto come una minaccia alla libertà religiosa. Quindi il crocifisso deve restare al suo posto.

Giusto il verdetto del Csm Secondo la Suprema Corte - sentenza 5924 delle sezione unite civili - è corretto il verdetto disciplinare emesso dal Consiglio Superiore della Magistratura il 25 maggio 2010 che ha pronunciato la destituzione del giudice "anticrocifisso". La presenza di un crocifisso - scrive la Cassazione - può non costituire necessariamente minaccia ai propri diritti di libertà religiosa per tutti quelli che frequentano un’aula di giustizia per i più svariati motivi e non solo necessariamente per essere tali utenti dei cristiani, con la conseguenza" che il giudice Tosti non poteva "rifiutare la propria prestazione professionale solo perché in altre aule di giustizia (rispetto a quella in cui egli operava) era presente il crocefisso".

Unico simbolo ammesso Nel suo ricorso Tosti aveva anche chiesto che, ove si fosse deciso di non rimuovere il crocifisso, venisse almeno accolta la richiesta di esporre anche altri simboli religiosi (il giudice di pace chiedeva, in particolare, l'esposizione della Menorah, simbolo della fede ebraica). La Cassazione, però, ha bocciato anche questa richiesta. Per esporre negli uffici pubblici simboli religiosi diversi dal crocifisso - spiegano gli ermellini - "è necessaria una scelta discrezionale del legislatore, che allo stato non sussiste". Capitolo chiuso? Poche settimane fa il giudice anticrocifisso aveva fatto sapere che sarebbe andato avanti, sino alla Corte di Strasburgo... La storia, quindi, è tutt'altro che archiviata.

Fonte >  Giornale.it


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