>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
menu-1
omicidi_stato_usa_550.jpg
USA: assassinio di Stato?
Stampa
  Text size
Secondo la versione ufficiale, la causa della tragedia del volo 3407 Continental Connection  precipitato a Buffalo sarebbe il ghiaccio sulle ali. Ma i dubbi si stanno facendo strada (1). Perchè fra le 48 vittime della catastrofe, a bordo c’erano due donne coraggiose, ed  eccezionalmente scomode per il potere.

La prima era Beverly Eckert. Aveva perso il marito nell’attentato alle Twin Towers e, come tutte le vedove di quegli eventi, aveva ricevuto dal governo Bush l’offerta di 1,8 milioni di dollari pronta cassa, ma ad una condizione: di rinunciare ad ogni ulteriore causa legale e richiesta di investigazione sui fatti dell’11 settembre. La maggior parte delle vedove - coi mutui e le rate da pagare e private del capofamiglia - avevano accettato. Beverly Eckert aveva rifiutato, insieme a pochissime altre («Le Voci dell’11 settembre»): «Il mio silenzio non si compra» era diventato il suo slogan. E s’era impegnata in una dura e costosa battaglia per far riaprire le indagini sull’11 settembre. La commissione creata dal governo (Bush) che ha confermato la versione ufficiale era, non solo secondo lei, addomesticata (2); voleva - e forse stava per ottenere - una commissione federale, in cui i testimoni sono obbligati a deporre sotto giuramento.

Nella commissione governativa, Bush s’era detto disposto a testimoniare, «ma non» sotto giuramento. La Eckert e il suo gruppo voleva chiamare a deporre Bush, Cheney e tutte le autorità responsabili della sicurezza in quei mesi, dai capi dell’FBI alla CIA, e chiamati a rispondere alla domande non di senatori addomesticati, ma dei parenti delle vittime. Pretendeva anche che fossero de-secretati una serie di documenti che potevano fare luce sui fatti, e che non sono mai stati resi pubblici. Da ultimo, Beverly, insieme all’ACLU (American Civil Liberties Union) aveva contestato legalmente la regolarità dei tribunali militari che conducono i processi ai supposti terroristi di Guantanamo, dove gli imputati sono detenuti da anni, con minimi diritti alla difesa, e persino a conoscere di cosa sono accusati. Un’azione instancabile, con poco successo (la magistratura USA s’è ostinatamente rifiutata di accogliere le istanze delle «Voci dell’11 settembre»), ma la Eckert era riuscita ad impedire che sui fatti scendesse la coltre del silenzio totale.



omicidi_stato_usa.jpg



La seconda vittima cruciale: Alison Des Forges, perita nell’incidente aereo, era la più importante consulente per il Tribunale Internazionale dell’ONU insediato ad Arusha in Tanzania per processare i responsabili del genocidio in Ruanda, e le atrocità del Burundi e della repubblica del Congo.

omicidi_stato_usa_bis.jpg«Era una delle massime autorità sulla storia e la politica del Ruanda», ha detto il procuratore del tribunale di Arusha. Alison Des Forges era stata tra le prime a richiamare l’attenzione del mondo sul massacro; aveva anche cercato di salvare più persone possibile, aveva deposto come perito in 11 processi per genocidio ad Arusha, in tre processi in Belgio, ed altri in Svizzera, Olanda e Canada.

Lavorava anche per Human Right Watch, «impegnata per la verità e nell’usare la verità per difendere le persone comuni», come ha commentato il capo di Human Right Watch, Kenneth Roth.  La Des Forges, 66 anni, aveva scritto un libro sul Ruanda il cui titolo suona, purtroppo, profetico: «No witness must survive», nessun testimone deve sopravvivere.

Su soli 44 passeggeri, due personaggi così pubblicamente «impegnati per la verità» nello stesso aereo sono una coincidenza unica. Se poi l’aereo precipita - primo incidente in USA di un apparecchio commerciale in due  anni e mezzo, i sospetti sono inevitabili. La causa sembra essere stata il ghiaccio sulle ali. Ma come ha scritto il New York Times, l’apparecchio (un Dash 8 Q-400 della Bombardier) dispone di «diversi tipi di sistemi per liberarsi dal ghiaccio... che sono attivati da sensori automatici»). Siccome i piloti (come risulta dalle registrazioni rese pubbliche dall’ATC, l’autorità del controllo-traffico) fino agli ultimi minuti hanno risposto di aver attivato i dispositivi anti-ghiaccio (che infatti erano su «ON»), si può temere che essi siano stati resi inattivi da qualcuno?

Certo è che è lunga la lista dei personaggi ostili all’amministrazione Bush - Cheney e morti in strani incidenti aerei (3). Nell’ottobre 2002 toccò al senatore Paul Wellstone, perito con tutta la famiglia sul suo Beechcraft King Air in Minnesota. Democratico, il senatore Wellstone era stato uno dei pochissimi a votare contro l’intervento in Iraq, anche contro i democratici di rilievo (da Hillary Clinton a Nancy Pelosi) che avevano votato in obbedienza a Bush; più in generale, era uno dei più coraggiosi e ostinati accusatori dei metodi dell’amministrazione. Nei giorni della sua scomparsa, stava battendosi in una campagna elettorale nel suo Minnesota, dove tutti i pezzi più grossi dell’amministrazione Bush avevano fatto tappa per sostenere il candidato repubblicano.

Ma nonostante la superiorità dei mezzi propagandistici e finanziari del rivale, Wellstone era dato vincitore dai sondaggi: la sua popolarità era aumentata da quando aveva votato contro la guerra. La versione immediatamente diffusa dai media diceva che la tragedia era dovuta al cattivo tempo; circostanza smentita dalla ATC e da numerosi piloti in volo negli stessi istanti. L’inchiesta tecnica sull’incidente non è mai stata pubblicata.

omicidi_stato_usa1.jpg3 aprile 1996: un Boing 737 dell’Air Force precipita mentre si appresta ad atterrare a Dubrovnik in Croazia. Tra i 34 morti c’è il segretario al commercio della presidenza Clinton, Ron Brown. In veste di ministro, Brown aveva avuto durissimi scontri con il Pentagono e i falchi del settore militare e dell’intelligence: essendo finita la guerra fredda, voleva sollevare le restrizioni alla vendita a Paesi esteri di tecnologie di possibile uso militare; controlli che, disse, «svantaggiano le ditte americane di fronte ai loro concorrenti esteri, senza peraltro raggiungere il risultato desiderato, di bloccare l’accesso ad alte tecnologie» a Paesi sgraditi. Effettivamente, Clinton aveva tolto l’autorità di decidere su questo tipo di vendite al Dipartimento di Stato e l’aveva affidata al Commercio, ossia a Ron Brown.

L’Air Force condusse una inchiesta molto lacunosa. Si disse che il corpo di Brown presentava un buco nella testa, come da colpo di pistola, ma non fu fatta mai l’autopsia. Sulle cause, la versione ufficiale fu: errore dei sistemi di navigazione. Per l’Air Force, dall’aeroporto croato era stato... rubato un radiofaro, il che potrebbe lasciar intendere che l’aereo poteva essere stato sviato dalla rotta da un radiofaro spurio posto sulle montagne, contro le quali si schiantò. Ma si può rubare un radiofaro? Avrebbe dovuto rispondere a questa domanda Niko Jerkic, il responsabile degli apparati di questo tipo a Dubrovnic: ma tre giorni dopo l’incidente, si suicidò. Altri dicono: fu suicidato.

omicidi_stato_usa2.jpg19 dicembre 2008: muore in incidente aereo Michael Connell. Chi era costui? Un maneggione, esperto elettronico, che era stato direttamente implicato nelle sospette frodi elettorali che - secondo gli accusatori - avevano portato alla elezione di Bush nel 2000, e poi ancora nel 2004. Stava infatti andando in volo a Washington per deporre su un caso di frode elettorale in Ohio nel 2004. Era un teste-chiave: il Congresso aveva emesso un’ingiunzione al presidente Bush e al suo «spin doctor» Karl Rove, che ordinava loro di produrre le email scambiatesi alla Casa Bianca pertinenti al caso. Bush e i suoi avevano risposto che erano state cancellate; ma Connell aveva installato un sistema alternativo che le conservava in un altro server, e stava appunto per metterle a disposizione del Congresso. Connell, che guidava lui stesso l’aereo al momento della tragedia, aveva nelle settimane precedenti cancellato due voli avendo scoperto che il suo aereo era sabotato. Lui e sua moglie erano stati minacciati da Karl Rove al telefono.

Altre morti dubbie, per lo più archiviate come suicidii, punteggiano gli anni della presidenza Bush.

omicidi_stato_usa3.jpgRaymond Lemme era un funzionario dell’ufficio dell’Ispettore Generale della Florida, e stava conducendo un’indagine su frodi elettorali, segnalate da una soffiata di Clint Curtis, un altro tecnico elettronico, secondo cui nel sistema delle macchine per il voto era stato inseito un software che falsava i conteggi. Il primo luglio 2003, Lemme venne trovato morto in un motel, con i polsi tagliati. Il fatto  sospetto è che aveva pagato e firmato una ricevuta da cui risulta che aveva lasciato l’hotel il giorno prima, 30 giugno, alle ore 6.54 del mattino. Altri indizi facevano ritenere che il poveretto fosse stato «suicidato» altrove, e portato lì dopo.

Bruce E. Ivins era un biologo che lavorava per l’esercito. Era la persona che, cinque anni dopo il fatto, l’FBI aveva incriminato come l’autore delle lettere all’antrace, spedite a senatori democratici da un ignoto, che si voleva far passare (nelle lettere di accompagnamento) per un fanatico islamico.  L’amministrazione Bush (in primo luogo Paul Wolfowitz, viceministro della Difesa) furono troppo lesti a proclamare che l’antrace contenuto nelle lettere era di origine irachena, ed era una prova non solo del fatto che Saddam aveva armi batteriologiche, ma che era complice di bin Laden; questa accusa fu smentita da inchieste giornalistiche, che appurarono che quella particolare forma di «antrace militarizzato», ceppo Ames, era prodotto solo in un laboratorio dell’US Army Dugway, presso Salt Lake City.

Era chiaro che bisognava indagare sui pochi esperti scientifico-militari che lavoravano a quel programma segreto. L’FBI ha tuttavia trascinato i piedi per cinque anni finchè - pochi mesi prima dell’uscita di Bush dalla Casa Bianca - ha «chiuso il caso» denunciando formalmente Ivins; e ancor più definitivamente Ivins ha chiuso il caso, provvedendo a «suicidarsi» il 29 luglio 2008, prima di essere interrogato.

omicidi_stato_usa4.jpgIl suicidio lascia enormi dubbi. Il dottor Ivins era stato parte del gruppo di scienziati che avevano assistito l’FBI nel condurre le indagini. Dopo la sua morte, s’è detto ufficiosamente che era una sorta di scienziato pazzo, che spedendo le lettere all’antrace voleva solo sperimentare un antidoto di sua invenzione sulle vittime della tossina: ma perchè avrebbe mandato le spore per posta, e solo a giornalisti e a senatori democratici - che probabilmente, senza quella intimidazione, avrebbero bocciato le leggi speciali dette Patriot Act - facendosi per giunta passare per un islamico? E perchè  alte personalità del governo avevano cominciato ad ingollare pillole di «Cipro», l’antidoto dell’antrace, prima ancora che le lettere arrivassero? La circostanza è stata confermata dal giornalista Richard Cohen: lui stesso cominciò a prendere il Cipro su consiglio di un pezzo grosso di Washington, sicchè, conclude, «l’attentato non doveva essere completamente inatteso» (4).

Inoltre, tutti i colleghi di Ivins, i suoi familiari e il suo avvocato giurano che egli non poteva aver fatto una cosa simile, che era innocente e dunque non aveva nè intenzione nè motivo di suicidarsi.

J. Clifford Baxter era il vice-presidente della Enron, il colosso industriale al centro del più grosso scandalo imprenditoriale della storia USA. Baxter, un miliardario, era atteso a testimoniare sullo scandalo davanti alla Commissione della Camera per l’Energia; e si diceva che la sua deposizione avrebbe potuto mettere nei guai «i più alti livelli dell’amministrazione Bush». Ma non potè: fu trovato morto in auto il 25 gennaio 2002. Suicidio, fu immediatamente accertato. Solo che Baxter aveva usato, per colpirsi alla testa, non un proiettile ma una cartuccia (da caccia) di piccolo calibro (per piccoli animali: «rat shotgun»), che ha il vantaggio di non lasciare bossoli sul terreno, e perciò di rendere impossibile l’identificazione dell’arma. E pochi giorni prima di «suicidarsi», Baxter aveva detto a un suo collega di «aver bisogno di una guardia del corpo».

Del resto, poche settimane prima, il primo dicembre 2001, una cartuccia dello stessso tipo aveva suicidato James Daniel Watkins, un responsabile contabile  della Arthur Andersen, la ditta che certificava i bilanci (falsi) della Enron. Kenneth Lay, il fondatore della Enron, morirà invece anni dopo, il 5 luglio 2006, poco prima di entrare in prigione a scontare l’ergastolo: «attacco cardiaco», la versione ufficiale. E perchè a nessuno in futuro saltasse in mente di metterla in dubbio e chiedere una riesumazione, il suo corpo è stato immediatamente cremato e le sue ceneri sepolte o disperse in località sconosciuta.

omicidi_stato_usa5.jpgGary Webb era un giornalista famoso, vincitore del Pultizer per una serie sensazionale di articoli che dimostravano come la CIA si autofinanzi con il traffico di coca dal Sudamerica. Anche lui, trovato suicida con un colpo in testa (forse di shotgun: il volto era irriconoscibile) il 12 dicembre 2004. Anzi, il coroner dichiarò inizialmente, ai giornalisti accorsi alla villetta del collega suicida, che Webb era morto per «diversi colpi d’arma da fuoco; poco dopo, i «multipli» erano diventati «un singolo colpo». Webb aveva segnalato di aver ricevuto minacce di morte. A Gary Ross, una delle sue fonti, aveva confidato di aver sorpreso pochi giorni prima degli uomini che erano saliti sul balcone della sua casa arrapicandosi dai tubi esterni, ed erano fuggiti quando l’avevano visto.

«Ovviamente non ladri, ma gente del governo. Professionisti», aveva commentato il futuro suicida.

Deborah Jeane Palfrey, subito soprannonimata la «DC Madam», tenutaria di una agenzia di «accompagnatrici» per i pezzi grossi di Washington DC, era stata denunciata per riciclaggio ed altri reati; aveva minacciato di rivelare cose interessanti sulla sua clientela del mondo politico, di cui sosteneva di avere «10 o 15 mila numeri di telefono». Una sua deposizione avrebbe stroncato molte carriere politiche.

omicidi_stato_usa6.jpgMadame Palfrey, che conosceva i suoi polli (li aveva visti con i pantaloni calati), aveva detto per ben quattro volte pubblicamente ai giornalisti: «Sappiatelo, non ho intenzione di suicidarmi. Se mi accade, è assassinio». Nonostante ciò, è stata trovata impiccata dentro un’autorimessa di sua madre, che abita in un trailer in Florida. Anche una delle sue ragazze, di nome Brandy Britton, aveva già commesso suicidio nel gennaio di un anno prima (2007), pochi giorni prima di essere chiamata in giudizio per prostituzione. Anche lei impiccata.

Adamo Bove, 42 anni, era il capo della sicurezza di Telecom Italia. Uscito per fare spese (così aveva detto a sua moglie) il 21 luglio 2006, il suo corpo era stato trovato poco dopo sotto un cavalcavia napoletano, da cui apparentemente si era buttato. Suicidio, si disse. Era depresso perchè doveva presentarsi ai giudici di Milano in una faccenda di intercettazioni telefoniche. Ma la procura milanese dichiarò che Bove non era un imputato, bensì una loro fonte preziosa: aveva dato una mano da esperto nell’identificare le tracce dei cellulari della cosiddetta «Special Removal Unit», il gruppo di agenti CIA che (si pensa col l’aiuto del SISMI) avevano sequestrato a Milano il mullah egiziano Abu Omar, poi trasferito al Cairo dove era stato torturato. A quanto pare, Bove stava anche parlando di come i capi Telecom avessero organizzato delle intercettazioni illegali e la distruzione di indizi elettronici relativi.

omicidi_stato_usa.jpgIl «suicidio» Bove era stato preceduto 16 mesi prima da un «suicidio» molto simile in Grecia: vittima, Costas Tsalikidis, 38 anni, un ingegnere elettronico che aveva scoperto un sofisticatissimo «bug» inserito nella rete mobile Vodafone, di cui era dipendente. Lo spyware ascoltava i cellulari di personaggi importantissimi, dal primo ministro ellenico fino al capo dei servizi segreti greci, nonchè giornalisti, attivisti pacifisti e uomini d’affari arabi residenti ad Atene. Le comunicazioni, come appurò l’inchiesta ufficiale durata 11 mesi, venivano trasmesse da questo software a quattro antenne collocate presso l’ambasciata USA in Atene; alcune erano ritrasmesse ad un numero telefonico di Laurel, Md., USA, vicino alla sede della National Security Agency (5).

Secondo i familiari, Tsalikidis era contento del suo lavoro e molto allegro negli ultimi giorni, perchè stava per convolare a nozze con la sua fidanzata di sempre. Invece, nel marzo 2005 sua mamma lo trova impiccato nel bagno, i piedi a soli dieci centimetri dal pavimento.

Nell’agosto 2007, un B-52 con sei missili a testata atomica decollò dalla base aerea di Minot e atterrò ore dopo alla base di Barksdale, dal capo opposto degli USA. Lì rimase per dieci ore sulla pista, fino a quando qualche ufficiale dell’Air Forces si accorse che questo volo era avvenuto al difuori della catena di comando (ordinato non si sa da chi), e in violazione di tutte le procedure di sicurezza per il trasporto di testate nucleari sul suolo americano: fra l’altro, apparentemente, i missili erano innescati, e uno dei missili sarebbe scomparso durante la lunga sosta. Secondo Wayne Madsen, a Barksdale un certo numero di ufficiali rifiutarono di lasciar partire il B-52 che sarebbe stato diretto, per ordine di Cheney, verso l’Iran in missione atomica, sventando una ennesima tragedia firmata Bush (6); una specie di rviolta militare. Fatto sta che diversi ufficiali della base sono poi morti in vari «incidenti».





1) David Byers, «Mystery of New York flight that dropped out of sky, killing 49 in Buffalo suburb», Times, 13 febbrio 2009.
2) David Ray Griffin, «9/11 commissione Report: omissions and distortions». Qui di seguito, dal sito luogocomune, una lista in italiano delle omissioni rilevate da Griffin: «Il Rapporto non riconosce il fatto che nessun grattacielo dalla struttura in acciaio, anche se divorato da un incendio, è mai crollato prima. Il Rapporto non menziona il completo crollo dell’edificio 7 del WTC, grattacielo di 47 piani, d’acciaio, alle ore 5:20 del giorno dell’attacco. Il Rapporto non menziona la dichiarazione del proprietario dell’edificio numero 7, il quale afferma di aver deciso, assieme ai vigili del fuoco, di  ‘tirare giù’ (utilizza il verbo ‘pull’) l’edificio 7 - ammissione evidente di una cospirazione per abbattere l’edificio con tutto ciò che conteneva (occorrono giorni o anche settimane per sistemare le cariche per una demolizione controllata, non è una cosa che si può improvvisare da un minuto all’altro, quindi avevano già progettato di demolirlo in anticipo).
Il Rapporto non menziona la rapida rimozione e riciclaggio dell’intelaiatura d’acciaio degli edifici collassati del World Trade Center, né tantomeno offre giustificazioni per una tale decisione. * Il Rapporto non menziona una dichiarazione rilasciata dall’allora sindaco Rudolf Giuliani a Peter Jennings, nella quale afferma di essere stato avvisato degli imminenti crolli: "Stavamo operando là fuori quando ci hanno detto che il World Trade Center stava per crollare, e in effetti crollò prima che avessimo il tempo di uscire dall’edificio". * Il Rapporto non contiene alcun riferimento di resoconti e testimonianze di esplosioni precedenti il crollo della Torre Sud. * Il Rapporto omette il fatto che il fratello di George W. Bush, Marvin Bush, e suo cugino, Wirt Walker III, fossero entrambi direttori della compagnia incaricata della sicurezza del World Trade Center, la Stratesec, né tantomeno menziona tale compagnia. * Il Rapporto omette il fatto che appena sei settimane prima dell’attacco il complesso del World Trade Center era stato preso in gestione da un nuovo locatore (Larry Silverstein), il quale ottenne una polizza assicurativa che copriva contro eventuali attacchi terroristici e riuscì ad avere dalle compagnie assicurative il raddoppio del valore multi-miliardario della polizza. * Il Rapporto ripete l’elenco dei 19 sospetti identificati dall’FBI nei giorni dell’attacco, ma omette che per almeno sette di loro è stato accertato che siano ancora vivi. * Il Rapporto non menziona il fatto che le liste dei passeggeri rilasciate al pubblico non contengono nomi arabi - un fatto denunciato da coloro che dubitano della versione ufficiale. * Il Rapporto omette il fatto che non è stato reso pubblico nessun filmato credibile dell’attacco al Pentagono, nonostante sia risaputo che l’FBI ha confiscato filmati dell’attacco ripresi da edifici vicini.

* Il Rapporto evita di menzionare diversi verbali che testimoniano che ufficiali governativi e leader d’affari erano stati avvisati ed evitarono i bersagli degli attacchi. Tra questi dispacci di allerta sono compresi:
1- Un avvertimento da parte dell’FBI, che raccomandava al procuratore generale John Ashcroft di evitare di volare su linee aeree commerciali.
2- Il rapporto che indica che ufficiali del Pentagono hanno improvvisamente annullato piani di viaggio la sera prima dell’attacco.
3- L’annullamento della partecipazione di Ariel Sharon ad un evento a New York City l’11 settembre 2001.
4- Un avviso al sindaco di San Francisco Willie Brown di evitare di volare.
5- L’avvertimento da parte di Scotland Yard, che impedì allo scrittore Salman Rushdie di volare il giorno degli attacchi.
* Il Rapporto evita di menzionare un avviso di allerta ricevuto da impiegati della Odigo alcune ore prima dell’attacco.

* Il Rapporto omette il fatto che lettere contenenti antrace sono state spedite ai due senatori più potenti, i quali cercavano di rallentare l’approvazione della legge anti-terrorismo denominata USA PATRIOT ACT dopo gli attacchi dell’11 settembre.»
Eccetera eccetera. Chi è interssato alle distorsioni e menzogne della commissione 9/11, può leggersele su http://subito911.altervista.org/omissioni_distorsioni.htm.
3) Diana Lee, «Suspicious deaths of those who knew too much under Bush’s watch», 29 gennaio 2009. Anderw Hughes, «Continental Express Flight 3407: disturbing parallels», http://meltdown101.livejournal.com/26165.html.
4) Richard Cohen, «How did I get Iraq wrong?», Slate, 18 marzo 2008.
5) Paolo Pontoniere, Jeffrey Klein, «Two  strange deaths in European wiretapping scandal», Indymedia, 20 agosto 2006.
6) Wayne Madsen, «B-52 Nukes Headed for Iran: Air Force refused to fly weapons to Middle East theater», GlobalResearch, 27 settembre 2007.


Home  >  Americhe                                                                                           Back to top


La casa editrice EFFEDIEFFE ed il direttore Maurizio Blondet, proprietari
dei contenuti del giornale on-line, diffidano dal riportare su altri siti, blog,
forum, o in qualsiasi altra forma (cartacea, audio, etc.) e attraverso attività di spamming e mailing i suddetti contenuti, in ciò affidandosi alle leggi che tutelano il copyright ed i diritti d’autore. Con l’accesso al giornale on-line riservato ai soli abbonati ogni abuso in questo senso, prima tollerato, sarà perseguito legalmente anche a nome degli abbonati paganti. Invitiamo inoltre i detentori,a togliere dai rispettivi archivi i nostri articoli.

 
Nessun commento per questo articolo

Aggiungi commento


La Dittatura Terapeutica
L’unica ed estrema forma di difesa da questo imminente, sottovalutato, tragico pericolo particolarmente grave per l’Italia, è la presa di coscienza
Contra factum non datur argomentum
George Orwell con geniale e profetico intuito, previde l’oscuramento delle coscienze, il tramonto della civiltà, l’impostura e apostasia dalla verità che viviamo, quando scrisse “nel tempo...
Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità