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Il «vangelo di Giuda»: pieno di falsi
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Ricordate il vangelo di Giuda?

Quel testo copto che la (massonica) National Geographic Society ha preteso di aver scoperto, che ha diffuso con spese enormi ed enorme grancassa pubblicitaria, ripresa dai «grandi media» come la verità ultima e nascosta su Gesù?

In questo testo, ci dicevano, Giuda appare nella sua vera luce: non è il traditore ma il vero salvatore, avendo compiuto la volontà di Cristo fino in fondo.

Adesso uno studioso serio, April D. DeConick, docente di Studi Biblici alla Rice University, ha esaminato a fondo il testo e ci ha scritto un volume per smentire la grancassa mediatica.

«The Thirteenth Apostle: What the Gospel of Judas Really Says».

Rivelando false traduzioni ed altri trucchi usati dai banditori della «nuova verità».

Lo studioso ha scritto anche un fondo per il New York Times (1).

Eccolo:

 

«Con molta pubblicità, l'anno scorso, il National Geographic ha annunciato che era stato trovato un testo perduto del terzo secolo, il Vangelo di Giuda Iscariota.

Fatto impressionante: Giuda non aveva tradito Gesù.

Anzi Gesù aveva chiesto a Giuda, il suo più fido e amato discepolo, di consegnarlo per farlo uccidere.

Il premio per Giuda: l'ascensione al cielo e la sua esaltazione al disopra degli altri discepoli.

Una grande storia. Peccato che, dopo aver ri-tradotto la trascrizione del testo copto presentata dalla National Geographic Society, io ho trovato che il significato reale del testo è molto diverso.

La traduzione del National Geographic sosteneva l'interpretazione provocatoria di Giuda come eroe; una lettura più attenta chiarisce che Giuda non solo non è un eroe, ma (per il testo) un demone».

«La traduzione della Società e dei suoi esperti si distacca in più punti dal senso e dai metodi comunemente accettati nel nostro campo di studi.

Per esempio, la trascrizione della National Society, nel punto in cui Giuda è chiamato undaimon', traduce la parola conspirito'.

Di fatto, il termine universalmente accettato perspirito' è ‘pneuma'; nella letteratura gnostica, ‘daimon' è sempre usato nel senso didemonio'.

Altro punto: Giuda non è preservatoper' la santa generazione, come dicono i traduttori del National Geographic, ma separatoda' essa».

 

«Egli non riceve i misteri del regno perchéè possibile per lui entrarci'.

Li riceve perché Gesù sostiene che egli non potrà entrare, e Gesù non vuole che Giuda lo tradisca per ignoranza: vuole che sia informato, in modo che il demonico Giuda soffra tutto quanto merita.

Ma il più grosso errore che ho trovato è stato forse una alterazione del testo originale copto.

Secondo la tradizione del National Geographic, l'ascensione di Giuda alla santa generazione sarebbe stata maledetta.

Invece è chiaro dalla trascrizione che gli esperti del National hanno alterato l'originale copto, eliminando una particella negativa dalla frase originale».

Devo dire che la Società ha riconosciuto questo errore, ma veramente molto tardi per cambiare la sbagliata concezione del pubblico.

Cosa dice dunque in realtà il vangelo di Giuda?

Dice che Giuda è un demonio specifico, chiamato il Tredicesimo'.

In certi testi gnostici, questo è il nome per il re dei demoni, una entità nota come laldabaoth' che vive nel tredicesimo piano sopra la terra.

Giuda è l'alter ego umano di questo demone, il suo agente infiltrato nel mondo.

Questi gnostici identificavano laldabaoth' con l'ebraico Yahweh, che accusavano d'essere una divinità gelosa e vendicativa, avversa al Dio supremo che Gesù era venuto sulla terra a rivelare.

Chi ha scritto il vangelo di Giuda era un aspro critico del cristianesimo dominante e dei suoi riti. Siccome Giuda è un demone che lavora per laldabaoth', così sostiene l'autore, quando Giuda sacrifica Gesù, lo sacrifica ai demoni, non al Dio supremo.

Con ciò, vuol prendersi gioco della fede cristiana nel valore salvifico della morte di Gesù e dell'efficacia della Eucarestia».

 

«Com'è possibile che siano stati fatti errori così gravi [dal National Geographic]?

Sono stati proprio errori, o qualcosa di consapevolmente deliberato?

Questa è la domanda che si pone, e non ho una risposta soddisfacente.

D'accordo, la Società aveva un compito difficile, restaurare un vecchio vangelo che stava da secoli in una cassa ridotto in briciole.

Era stato trafugato da una tomba egizia negli anni 70 e ha languito per decenni nel mercato antiquario clandestino, e ha persino passato del tempo nel freezer di qualcuno.

Per cui è davvero incredibile che la Società ne abbia recuperato anche solo una parte, anzi è riuscita a ricomporlo all'85%.

Detto questo, il problema grosso è che la Società voleva un'esclusiva.

Per questo ha voluto che i suoi traduttori esperti firmassero un impegno al segreto, e a non discutere il testo con altri competenti prima della pubblicazione.

Il miglior lavoro scientifico si riesce a fare quando, di un nuovo manoscritto, vengono pubblicate foto di ogni pagina in grandezza naturale prima' di fornire una traduzione, in modo che i competenti del ramo, in tutto il mondo, possano scambiarsi le informazioni mentre lavorano indipendentemente sul testo».

«Un'altra difficoltà è che quando il National Geographic ha pubblicato la trascrizione, il fac-simile del manoscritto originale che ha reso pubblico era ridotto in dimensioni del 56%, ciò che lo rende inutilizzabile per un lavoro scientifico.

Senza copie in grandezza naturale, siamo come il cieco che conduce altri ciechi.

La situazione mi ricorda molto il blocco che tenne lontano gli studiosi dai Rotoli del Mar Morto decenni orsono.

Quando i manoscritti sono accaparrati dai pochi, ne nascono errori e unmonopolio

dell'interpretazione' che è molto difficile rovesciare, anche quando l'interpretazione è dimostrata falsa».

«Per evitare questo tipo di situazioni la Society of Biblical Literature ha varato nel 1991 una risoluzione per cui, se l'accesso ad un manoscritto è riservato a pochi a causa delle condizioni del manoscritto stesso, allora è obbligatorio diffondere prima di tutto una copia fotografica di esso.

E' una vergogna che il National Geographic, e il suo gruppo di esperti, non abbiano obbedito a questa molto sensata disposizione.

Mi domando perché tanti esperti del mestiere e tanti scrittori abbiano tratto ispirazione dalla versione del vangelo di Giuda fatta dal National Geographic.

Magari ciò deriva da un comprensibile desiderio di cambiare la relazione tra ebrei e cristiani.

Giuda è un personaggio spaventoso: per i cristiani, è colui che aveva avuto tutto il bene e ha tradito Dio per una manciata di monete.

Per gli ebrei, egli è il personaggio la cui vicenda è stata usata dai cristiani per perseguitarli nei secoli.

Sono d'accordo sul fatto che dobbiamo continuare verso la riconciliazione di questo antico scisma; ma fare di Giuda un eroe non mi pare la soluzione giusta».

 

Così termina DeConick, lo studioso di copto e di vangeli gnostici.

Possiamo fare una scommessa: benchè la sua autorevole asserzione sia apparsa sull'autorevolissimo New York Times, essa non sarà ripresa da nessuno dei «grandi» media, specialmente non da quelli italioti.

E già che ci siamo, vi diamo un'altra notizia a sfondo religioso che sarà sicuramente censurata. Questa, che è stata diramata dal Catholic News Service: «Un libro rilegato con la pelle di un gesuita sta per essere messo all'asta in Inghilterra» (2).

Avete capito bene.

Il gesuita trasformato in rilegatura si chiamava padre Henry Garnet, ed era forse il generale dell'ordine nell'Inghilterra del 1605, all'epoca del «Complotto delle Polveri», lo storico e falso attentato alla vita del re Giacomo I di cui i protestanti approfittarono per massacrare i «papisti»: almeno 70 mila cattolici furono sterminati.

L'accusa era di aver cercato di far saltare in Parlamento britannico con 36 barili di polvere da sparo, scoperta in tempo, per vendetta contro Giacomo I che aveva promesso di porre fine alla persecuzione dei cattolici e non aveva mantenuto la promessa.

Secondo la versione oggi ammessa, Giacomo meditava lui stesso di tornare, e far tornare la Corona, sotto la Chiesa, e ne fu impedito dalla «scoperta dell'attentato» contro di lui (un altro antecedente dell'11 settembre).

 

Fatto sta che padre Garnet, che era confessore di alcuni dei congiurati ma negò la sua partecipazione al complotto, fu condannato ad essere impiccato, «tratto» (ossia trascinato da cavalli) e «squartato» (due tiri di cavalli avrebbero dovuto smembrarne il corpo, tirando da una parte e dall'altra).

L'esecuzione del martire ebbe luogo il 3 maggio 1606 davanti alla cattedrale di San Paolo a Londra. Dalla folla, diverse persone impedirono al boia di squartarlo da vivo; alcuni si appesero alle sue gambe per affrettarne la morte da impiccagione, onde preservarlo dagli orrori dello squartamento. Forse erano cripto-cattolici che si fecero coraggio, in quella che fu una delle pagine peggiori, quasi staliniane, della storia inglese.

La sua pelle fu conciata e servì a rilegare il libro oggi messo all'asta dalla Casa d'Aste Wilkinson nel Doncaster.

Stampato da Robert Barker, lo stampatore reale, il libro racconta il processo e l'esecuzione del gesuita, come spiega il titolo: «A True and Perfect Relation of the Whole Proceedings Against the Late Most Barbarous Traitors, Garnet a Jesuit and His Confederates».

 

Sid Wilkinson, il banditore della casa d'aste, ha spiegato come appare il volume: «La copertina è un po' sinistra, perché la pelle vi appare con molte pieghe e macchie, e si capisce che viene da una testa barbuta».

Ha aggiunto che era frequente, all'epoca, rilegare gli atti dei processi con la pelle dei condannati liquidati.

«Cose del genere si trovano nei musei».

Cominciava la civiltà occidentale sotto egemonia anglosassone.

Ma i media non ve ne parleranno.

Parleranno invece dei crimini dell'Inquisizione.

 



1)
April DeConick, «Gospel's Truth», New York Times, 1 dicembre 2007.

2) Simon Caldwell, «Book bound in skin of executed Jesuit to be auctioned in England», Catholic News Service, 28 novembre 2007.

 


 

 
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